Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Casa in collina-analisi, Dispense di Italiano

Analisi:La Casa in Collina; autore: Cesare Pavese. Biografia, riassunto, personaggi, temi, stile, commento

Tipologia: Dispense

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 15/09/2019

eduardo-di-paolo
eduardo-di-paolo 🇮🇹

4

(4)

7 documenti

1 / 6

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Casa in collina-analisi e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! La Casa In Collina Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, paesino in provincia di Cuneo, dove il padre, cancelliere del tribunale di Torino, aveva un podere. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino, anche se il giovane scrittore rimpiangerà sempre con malinconia i luoghi e i paesaggi del suo paese. Una volta nella città piemontese di lì a poco il padre muore; questo episodio inciderà molto sull'indole del ragazzo, già di per sé scontroso e introverso. Egli infatti vedeva il contatto umano come il fumo negli occhi, preferendo lunghe passeggiate nei boschi in cui osservava farfalle e uccelli. Un altro aspetto inquietante che si ricava dalla personalità del giovane Pavese è la sua già ben delineata "vocazione" al suicidio, che si riscontra in quasi tutte le lettere del periodo liceale. Compie gli studi a Torino dove ha come professore al liceo Augusto Monti, figura di grande prestigio della Torino antifascista e al quale molti intellettuali torinesi di quegli anni devono molto. Successivamente si iscrive all'Università nella Facoltà di Lettere. Mettendo a frutto i suoi studi di letteratura inglese, dopo la laurea, si dedica a un'intensa attività di traduzioni di scrittori americani (come ad esempio Lewis, Melville, Anderson). Nel 1931 Pavese perde la madre, in un periodo già pieno di difficoltà. Lo scrittore non è iscritto al partito fascista e la sua condizione lavorativa è molto precaria, riuscendo solo saltuariamente a insegnare in istituti scolastici pubblici e privati. In seguito, Pavese viene condannato al confino per aver tentato di proteggere una donna iscritta al partito comunista; tornato a Torino pubblica la sua prima raccolta di versi, "Lavorare stanca" (1936), quasi ignorata dalla critica; continua però a tradurre scrittori inglesi e americani come Dos Passos o Defoe, e collabora attivamente con la casa editrice Einaudi. Durante la guerra si nasconde a casa della sorella Maria, a Monferrato, il cui ricordo è descritto ne "La casa in collina". Il primo tentativo di suicidio avviene al suo ritorno in Piemonte, quando scopre che la donna di cui era innamorato nel frattempo si era sposata. Il 27 agosto 1950, in una camera d'albergo a Torino, Cesare Pavese, a soli 42 anni, si toglie la vita. Lascia scritto a penna sulla prima pagina di una copia de "I dialoghi con Leucò", prefigurando il clamore che la sua morte avrebbe suscitato: "Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi". Il romanzo “La casa in collina” fu scritto da Pavese nel 1947. Il periodo storico nel quale è ambientato il romanzo è quello della II Guerra Mondiale, più precisamente l'estate del 1943, il periodo in cui la popolazione civile fu chiamata a fare una scelta in campo politico: stare dalla parte dei fascisti e dei nazisti, oppure prendere parte alle organizzazioni clandestine di gruppi partigiani. Il protagonista del romanzo è Corrado, un insegnante circa quarantenne di origini contadine che si è rifugiato sulla collina torinese per sfuggire ai bombardamenti. Qui vive presso una famiglia composta di due donne di estrazione borghese: Elvira, una materna zitella di mezza età segretamente innamorata del professore e, l’anziana madre di lei. Entrambe lo proteggono con le loro assidue premure. In una delle sue quotidiane passeggiate in collina, accompagnato dal cane Belbo, Corrado giunge all'osteria Le Fontane, dove ritrova Cate, la donna che aveva amato un tempo e che poi aveva abbandonato per il desiderio di evitare ogni forma di responsabilità e di isolarsi nel suo individualistico egoismo. Corrado si unisce dunque al gruppo dell’osteria e, pur non scoprendo mai la verità circa la paternità di Dino, figlio di Cate che porta lo stesso nome del protagonista, inizia a trascorrere molto tempo con lui. Nel frattempo il protagonista si interroga anche sul suo amore per Cate, che forse non si è del tutto estinto, e sul suo impegno storico e civile in un drammatico frangente storico, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Tuttavia Corrado non esterna mai le proprie idee e non si risolve mai all’azione, osservando da spettatore la barbarie della guerra, che devasta il mondo delle Langhe, strettamente legato ai ricordi infantili di Corrado. I mesi che seguono l'armistizio trascorrono in una situazione di calma angosciosa e di paura. Un giorno, l'osteria viene perseguitata dai tedeschi e Cate e gli abituali ospiti del locale vengono catturati. Corrado, che aveva osservato la scena da una distanza rassicurante, per non farsi catturare si reca nel collegio di Chieri. Nella sua fuga è poi raggiunto da Dino. A lungo andare però nemmeno il convento sembra essere un sicuro rifugio per Corrado e gli viene consigliato di allontanarsi; egli capisce allora che il paese della sua famiglia avrebbe forse potuto essere il rifugio più sicuro per lui e così si mette in cammino verso di esso. Il viaggio è per lui motivo di dolorosa riflessione e maturazione interiore. Egli scopre di aver vissuto un'intera vita in un inutile isolamento, di aver vissuto "una futile vacanza, come un ragazzo che giocando a nascondersi, entra dentro un cespuglio e ci sta bene, guarda il cielo da sotto le foglie, e si dimentica di uscire". La vista del sangue, in occasione di un agguato partigiano, lo ha risvegliato, si rende conto che se ora vive lo deve ai morti. "Ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione: la guerra è di tutti e nessuno può sottrarsi ad essa". Con questa riflessione e intuizione del narratore, termina "La casa in collina". Il protagonista, come detto, è Corrado un insegnante solitario e tutt’altro che coraggioso sulla quarantina. Di estrazione sociale molto semplice, ha studiato e ciò gli ha permesso di farsi una posizione di privilegio. Vive a Torino dove insegna in una tranquilla scuola superiore, ma ogni sera torna nelle stanze della casa di Elvira e di sua madre. Seguendo la passione per le scienze naturali, vive in solitudine in collina. Quando comincia a frequentare Le Fontane, riscopre una certa voglia di frequentare la gente: instaura uno stretto rapporto di amicizia con la sua ex compagna, Cate; il gruppo dei “sovversivi” (come li definisce Elvira) gli piace ed anch’essi lo accettano così com’è, lo rispettano pur riconoscendolo più istruito, ne apprezzano le idee e sembra quasi che lo considerino del gruppo. La persona che lo conosce più a fondo è Cate; quando lo rincontra, ella ne fa un quadro completo dicendogli che “è buono ma senza voglia, lascia sempre fare, non dà confidenza, non si arrabbia neppure, non vuole bene a nessuno, non mostra se stesso agli altri, ma ha paura e questo lo spinge ad essere cattivo con gli altri nel parlare”. apatia; il primo che non si oppone a questo destino avverso è lo stesso protagonista principale Corrado, che abbandona perfino Dino (suo ipotetico figlio) al suo destino; il secondo tema è quello del coraggio degli amici di Corrado che invece cercano di reagire a questa realtà cruenta ed avversa. Il terzo tema è quello della solitudine, della paura e della conseguente incontrollabile voglia di fuga. Anche questo romanzo, realista e cruda rappresentazione di ciò che comporta l’esperienza della guerra, è un racconto di paura e di solitudine. La paura di un paese dilaniato da una guerra che non risparmia nessuno, togliendo certezze e cambiando irreparabilmente la vita di tutti i protagonisti: “D’ora innanzi anche la solitudine, anche i boschi, avrebbero avuto un sapore diverso”. La solitudine di Corrado, personaggio in parte autobiografico, nel cui animo l’autore penetra esprimendo insicurezza, precarietà ed inquietudine. Il professore cerca rifugio in collina, luogo che gli dà fiducia e speranza, dove cerca di rivivere, in compagnia dell’inseparabile Belbo, la pace, la tranquillità e l’innocenza dell’infanzia. Torino, invece, rappresenta per lui un luogo dove si sente minacciato dal confronto con la paura della guerra. L’incontro con gli amici dell’osteria, personaggi così vitali, che cercano la speranza di un avvenire migliore nel socialismo e nella lotta, il loro arresto e la loro deportazione, faranno sentire Corrado un vigliacco: “Guardando dal vetro le vigne deserte penso che vivere per caso non è vivere. E mi chiedo se sono davvero scampato”. E’ un romanzo che non ho trovato avvincente, ma di grande riflessione perché affronta in modo schietto il tema universale e sempre attuale degli orrori e della paura della guerra. In questo libro l'autore vuole, primariamente, presentare in modo realistico e completo ciò che comporta la guerra dagli occhi di un uomo dalla vita ben più tranquilla di un partigiano o un disertore. Inoltre, Corrado considera la collina, ovvero la natura, come un luogo che dà fiducia e speranza, probabilmente per questo motivo dopo l'arresto dei suoi amici delle Fontane decide di ritornare nelle Langhe. Il protagonista pensa di trovare pace interiore e tranquillità nei luoghi dell'infanzia, ma purtroppo si trova davanti ad una situazione molto diversa dalle sue aspettative. Tutti i personaggi vengono messi a contatto con la dura e crudele realtà della guerra sia con la perdita dei propri cari, sia con la vista del sangue e di corpi senza vita di sconosciuti, descritti nel libro con freddo e distaccato realismo. Anche se non stiano cercando di allontanarsi, devono fare i conti con la guerra. Corrado alla fine del libro si rende conto che non avrebbe più rivisto le colline delle corse e dei giochi, del rapporto intenso con la natura, ma quelle dove si organizzava la Resistenza, dove si moriva per un ideale che lui per tanto tempo aveva represso e dove l'orrore della morte incombeva su tutti, superando le divisioni politiche. Messaggio conclusivo, che ci sentiamo di condividere fino in fondo: solamente quando tutte le persone si renderanno conto dell'inutilità, dell'ingiustizia della guerra, essa potrà finalmente finire e tutti piangeranno gli uomini caduti in guerra, senza distinzione alcuna. Un tema fondamentale del libro è il dramma di Corrado, solo ed isolato di fronte alla guerra, incapace di aderire all'azione della Resistenza e di inserirsi attivamente all'interno delle formazioni partigiane. Pavese affronta dunque il tema dell'impotenza ad agire dell'uomo di cultura nel momento in cui la guerra, la caduta del fascismo e l'occupazione tedesca mettono a dura prova la stabilità e l'equilibrio di vita tenacemente ricercato. Egli vanamente si illude che proprio la guerra consenta di "vivere alla giornata", di "chiudersi ancor meglio nella sua solitudine sperimentata da gran tempo". Proprio la guerra invece lo pone di fronte ad una prova essenziale. Cate lo rimprovera della sua inerzia ed egli non sa che rispondere "alzando le spalle.." dall'alto della sua superiorità intellettuale. Anche se alla fine dirà si accorgerà di aver vissuto lontano in maniera isolata, nascondendosi finché possibile. C'è infine il tentativo di ritrovare il perduto equilibrio tra le colline delle Langhe (simbolo dell'infanzia innocente) con un ritorno avventuroso a S. Stefano Belbo. Tale recupero del passato è comunque impossibile: la guerra sta lasciando tragiche testimonianze della sua presenza anche tra i filari delle vigne dove giacciono corpi martoriati dai colpi delle armi. In contrasto, la città (ovvero Torino) è in generale simbolo di angoscia e morte, mentre la collina e la campagna dovrebbero essere simbolo di purezza e rigenerazione. Il protagonista ha il ruolo di narratore, dunque il racconto è in prima persona. La focalizzazione è sul personaggio e la storia viene raccontata attraverso il punto di vista di Corrado. È molto frequente il discorso diretto con numerosi dialoghi che mettono in evidenza le posizioni politiche dei vari personaggi che si trovano sulla collina con il protagonista. Difatti, lo stile è quasi colloquiale, con frasi corte ma incisive. A mio parere, le ultime pagine del romanzo sono state le più avvincenti. Riflessioni sulla guerra e sul senso della sua esistenza. Uomini che muoiono, altri che sopravvivono e che rimpiangono di non essere morti, di essere rimasti impotenti e di non aver vissuto la loro missione fino in fondo. Il libro è molto scorrevole e avvincente, grazie anche al linguaggio e allo stile adottato dall'autore. Sono pressoché assenti descrizioni paesaggistiche, utili per il lettore, ma probabilmente scontate per l'autore, il quale ha trascorso l'intera vita in questi luoghi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved