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La Casa in Collina, Cesare Pavese: Riassunto e Analisi, Appunti di Italiano

Analisi, riassunto ed esposizione dei temi principali del romanzo del 1948 sulla seconda guerra mondiale scritto da Cesare Pavese.

Cosa imparerai

  • Che temi tratta il racconto 'La casa in collina'?
  • Come la solitudine è descritta nel racconto?
  • Come la guerra influenza i personaggi del racconto?

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 21/10/2022

LeonardoVecchietti
LeonardoVecchietti 🇮🇹

4.7

(29)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Casa in Collina, Cesare Pavese: Riassunto e Analisi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Corrado è un professore Torinese che decide di rifugiarsi sulla collina vicino alla città durante il periodo della seconda guerra mondiale. Inizia a vivere in una piccola casa con due donne: Elvira e la madre. Le giornate passano piacevolmente quando incomincia a frequentare un’osteria con un gruppo di persone che, come lui, cercano di evadere l’atmosfera della guerra. Per la prima volta dopo tanti anni vede Cate, una vecchia fiamma che aveva abbandonato per la troppa responsabilità della relazione. Lei ora ha un figlio, Dino, che potrebbe essere di Corrado nonostante Cate insista sul fatto che lo abbia avuto con un altro. La situazione peggiora quando l’Armistizio del ‘43 crea un clima di tensione in tutta Italia. Il protagonista si dirige più spesso a Torino e vede qualche suo compagno della collina. I tedeschi intanto riescono a catturare la comitiva dell’osteria e Corrado, che nel frattempo stava rincasando dalla città, osserva la scena e si salva in tempo. Si sposta dalla casa di Elvira ad un collegio di Chieri, dove arriverà più tardi anche Dino. Quest’ultimo insiste e ottiene di unirsi ai partigiani. Corrado quindi ritorna al paese dei suoi genitori, dove trascorse l’infanzia, vicino a Belbo, dove riflette sulla guerra in corso. Il racconto prende spunto dalla vita di Cesare Pavese: dopo la caduta del fascismo si rifugia con la famiglia della sorella in una paesino del Monferrato. Qui nasce l’idea di creare un libro che abbia come temi la solitudine, l’esame di coscienza, il dissidio e l’incapacità di legarsi agli altri. L’ambientazione in collina non è assolutamente marginale per diversi motivi. In primo luogo Pavese ha sempre avuto a cuore le località piemontesi come le Langhe e quasi tutti i suoi romanzi sono ambientati proprio in quei paesi, che gli offrono un senso di nostalgia nella vecchiaia. Anche il linguaggio rispecchia questo sentimento: molte parole sono un misto di dialetto parlato e termini longobardi (zufolare, biroccino, ridda, forra, meliga, stoppia, sottecchi). La seconda ragione è che la collina è un topos letterario almeno da Leopardi, che l’autore stimava molto. Sulla collina della Langa più alta si intravede il mare e se non lo si vede lo si immagina, in modo simile al poeta marchigiano nella poesia “L’infinito”. L’orizzonte delle colline è, per entrambi gli autori, un limite da cui nasce sempre il desiderio del suo superamento. Il personaggio di Pavese vorrebbe oltrepassare le colline, scoprire il mondo che c’è dietro, ma questa tensione viene risolta in modo arduo e tragico. La collina è vissuta veramente solo quando la si contempla silenziosamente e rispettosamente, camminando per i sentieri a piedi, costeggiando le viti e ammirando il paesaggio circostante. <<Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere. Per esempio, non vedevo differenza tra quelle colline e queste antiche dove giocai bambino e adesso vivo: sempre un terreno accidentato e serpeggiante, coltivato e selvatico, sempre strade, cascine e burroni. Ci salivo la sera come se anch'io fuggissi il soprassalto notturno degli allarmi, e le strade formicolavano di gente, povera gente che sfollava a dormire magari nei prati, portandosi il materasso sulla bicicletta o sulle spalle, vociando e discutendo, indocile, credula e divertita.>> La vita cittadina per Pavese è essenzialmente inautentica, banale e rende Torino e le grandi città negative. L’unico modo per scoprire se stessi è tornare alle radici della propria infanzia, staccarsi dalla vita mondana e meditare da soli. La solitudine è sempre incapacità di vivere e di comunicare agli altri. “La casa in collina” è l’opposto di un’opera corale: tutti gli altri personaggi ricordano la miseria del protagonista, i suoi fallimenti sia in amore sia nella resistenza. La non realizzazione e l’isolamento lasciano spazio solamente alla guerra. Questa è la definizione che dà Corrado della solitudine. <<Il coraggio di starsene soli come se gli altri non ci fossero e pensare soltanto alla cosa che fai>> Nella solitudine la guerra prova a prendere significato per tutti i personaggi, come ad esempio per i partigiani rossi. <<[Tono il socialista a proposito della guerra] Tutti si cerca di salvarsi. Noi combattiamo perché tutti, anche i padroni, anche i nostri nemici,
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