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la casa in collina descrizione del libro di cesare pavese la casa in collina descrizione d, Appunti di Letteratura

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Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 08/03/2024

meredith-de-carlo
meredith-de-carlo 🇮🇹

11 documenti

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Scarica la casa in collina descrizione del libro di cesare pavese la casa in collina descrizione d e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! LA CASA IN COLLINA Esiste una relazione tra Pavese e Quasimodo: siamo negli anni 47 48, l’autore Pavese pubblica il romanzo ‘’La casa in collina’’ che precede la stesura di un altro romanzo dal titolo ‘’La luna e i falò’’. ‘’La casa in collina’’, rispetto alla ‘’luna e i falò’’, abbraccia il periodo della resistenza, ma non solo della resistenza, è definito il romanzo più autobiografico di Pavese perché attraverso il racconto del protagonista Corrado, che nella finzione letteraria scrive della sua esperienza dopo essere tornato a casa, restituisce la sua stessa insofferenza, restituisce i conflitti interiori provati durante la guerra. Inoltre molti episodi, come quello della fuga da Torino, sono modellati su esperienze avute dallo stesso Pavese, lo scopo dell’autore con questo romanzo è quello di delineare un resoconto della sua esperienza con la guerra, giustificando allo stesso tempo il disimpegno di cui si sentiva colpevole quando si confrontava con gli amici che invece partecipavano attivamente al conflitto. In questo romanzo la funzione della collina assume un ruolo topico, centrale: si ripresenta portando con sé i turbamenti, i tormenti del protagonista Corrado alla disperata ricerca di una fuga dal ‘’transeunte’’, dal contingente storico dove un rifugio possa rivivere quel mito dell’infanzia ed appagare la necessità di una pace interiore. In Quasimodo, se volessimo trovare un punto di contatto, potremmo far riferimento alla poesia ‘’La dolce collina’’ tratta da ‘’Nuove poesie ‘’ del 1942, dove anche lì la collina diventa il luogo di una fuga soave. La collina rappresenta per Corrado non solo un ‘’regressus ad uterum’’, un’occasione grazie alla quale poter rivivere l’infanzia, ma in Pavese si rivela come un vero e proprio modo di vivere. Ecco l’elemento mitico-simbolico che entra nella realtà e condiziona questa realtà. È un romanzo delle dicotomie, dei contrasti: abbiamo anche qui una poetica degli opposti, anche qui cogliamo quello che è la dissociazione interiore con una differenza però: nel protagonista Corrado, il luogo che si fa rifugio, dove poter rivivere l’infanzia, la condizione primigenia, costituisce un vero e proprio modo di vivere che deve portare il protagonista a sottrarlo da quella responsabilità, da quell’impegno verso il quale sono molto più sensibili i suoi amici. C’è la tensione regressiva sia in Quasimodo (alla Sicilia) che in Pavese, ma in Pavese la tensione regressiva è strumentale allo scrittore e quindi a Corrado per sottrarsi ad una responsabilità civile, quella di far parte della resistenza. Da un lato abbiamo l’eroe, dall’altro l’inetto, da una parte l’azione, dall’altra l’infingardaggine. La collina madre permette a Corrado di vivere fuori dalle vicende storiche, in un tempo scandito solo dal succedersi delle stagioni, una visione opposta a quella dell’ultimo Quasimodo, in cui abbiamo notato che Quasimodo accetta le leggi della vita, Quasimodo appare operoso, lui così come tutto ciò che lo circonda. La solitudine in Pavese è assoluta, e lo porterà al suicido, al fallimento assoluto e questa si ravvisa anche in Corrado, che quindi risulta come un alter-ego dell’autore. Corrado rimane confinato nella fisicità, non riesce come Quasimodo a costruirsi quell’avulso ‘’locus amoenus’’. La solitudine in Quasimodo talvolta non è mai assoluta: quella solitudine che ha contrassegnato il primo Quasimodo si traduce in un linguaggio ermetico, oscuro, invece nell’ultimo Quasimodo questa solitudine si stempera. UNA scrittura quella di pavese che è dicotomica, abbiamo una densità semantica, ma è una scrittura statica, ferma perché sono statici i personaggi che Pavese mette in scena. I due termini verbali chiave si trovano a pag 5 e sono ‘’rivedere’’ e ‘’rivivere’’: è possibile rivedere quella condizione ancestrale primigenia. Questo rivedere e questo rivivere determinano però tormento, angoscia, frustrazione, annientamento di sé E QUA STA LA DIFFERENZA CON QUA. CORRADO VIVE UN’ESISTENZA IN CONFLITTO TRA TENDENZE OPPOSTE COME SOLITUDINE E SOCIALITA’, quindi un realismo diverso da quello quasimodiano perché quello di qua è un realismo concreto e talvolta drammatico come in ‘’giorno dopo giorno’’, un realismo in cui al centro della riflessione dell’autore è la devastazione dell’umanità, del mondo e le stimmate di questa distruzione si notano nella natura. Pavese vuol ritornare alla collina, dove poter trovare lì una condizione di isolamento dalla socialità. Pavese/Corrado cerca la solitudine per non dover affrontare, fronteggiare il confronto con altri individui che lo porterebbero a soffrire per le proprie non-scelte ma anche per non far conoscere sé stesso: una sorta di uomo senza qualità. Unica compagnia durante i momenti di solitudine è ‘’essere sé stesso ragazzo’’ cioè rivivere la sua condizione originaria attraverso il mito che presto sarà sostituito dalla figura di Dino nel quale Corrado rivedrà molti dei suoi tratti giovanili. La tendenza di Corrado è quella di guardare le cose, guardare alle cose attraverso una ‘’soglia’’, ovvero qualsiasi elemento naturale, piante alberi ecc…, che sembrano limitare la visione ma che una volta superata permette allo sguardo di spaziare e quindi permette di godere di una condizione diversa da quella spaziale-reale. In Qua ritroviamo questa condizione, nel ‘’falso vero verde’’ ricerca l’oltre mitico per ricongiungersi alla sua ‘’origo’’, Pavese guarda l’oltre per sottrarsi alla realtà per non riesce ad affrontare questa realtà, avverte la sua impotenza e inattitudine-inettitudine di realizzarsi. La collina dunque a fare da soglia, come la siepe nell’infinito leopardiano verso una visione più profonda delle cose, un’alterità non tanto fisica quanto spirituale. Quest’alterità è utopica, non concretamente realistica. Pavese usa questo espediente della soglia per permettere alla sua realtà descrittiva di farsi mistero ma anche per collegare il mito e la storia, ma lo scrittore vuole uscire dalla storia perché questa rappresenta la realtà e andare verso la collina e quindi verso il mito. Ritorno alla collina-rifugio, così come in Qua abbiamo la collina ritorno, la collina-rifugio è solo un modo per sottrarsi al suo impegno civile. Costretto alla fuga come un animale braccato, Corrado avverte il bisogno di un viaggio a ritroso che gli permetta di aggrapparsi all’ultima e definitiva ancora di salvezza. Il ritorno a casa si carica in questo romanzo di soggettivismo elegiaco, mesto, di dolci memorie, di un possibile dialogo con l’elemento naturale che possa dargli quel rifugio, possa permettergli quell’ ‘’exitus’’ dalla realtà in cui il poeta non si riconosce. Altra dicotomia: autenticità-inautenticità. Corrado ha acquisito consapevolezza, la paura costante di essere scoperto, che la storia possa strapparlo dai luoghi materni lo tormenta. La visione di una casetta annerita (il colore rappresenta lo stato d’animo del protagonista) sulla strada verso casa trapela l’impossibilità del rifugio di fronte alla distruzione causata dalla storia che vanifica ogni tipo di illusione di chi non riesce a collocarsi. Non solo non riesce a collocarsi e riconoscersi nella realtà ma non riesce nemmeno a ritrovarsi: non solo la mancanza di collocazione, quindi, ma anche l’impossibilità di relazione con essa, con la natura. Viene meno quella possibilità di dialogo con la realtà, sempre per paura che gli altri, più adatti e più operosi di lui, sappiano chi sia lui, la sua condizione. In questo luogo del disvelamento che la realizzazione finale si carica di amarezza. Una scrittura narrativa che non si chiude con un invito alla solidarietà come Qua, la scrittura in Pavese si carica di inquietudine. La mancanza di confronto ma anche la mancanza di un vero e proprio orientamento conoscitivo di Corrado il quale vorrebbe che la storia potesse mutare secondo la sua visione ma ovviamente non avviene così e quindi deve confrontarsi con una realtà che non lo soddisfa. Una ricerca di sé e ricerca in sé che però si rivela definitivamente ‘’altro da sé’’. Il romanzo è impostato su questo incessante interrogarsi di Corrado riguardo la legittimità del suo modo di vivere che gli avvenimenti storici hanno messo in discussione: abbiamo una propensione del protagonista di trovare una sua affermazione identitaria ma non riesce a cogliere quel dialogo con la natura, che invece è presente in Qua, in cui la natura si fa trasposizione della soggettività del poeta quindi c’è una corrispondenza ‘’di amorosi sensi’’ tra poeta e natura, un’assimilazione tra poeta e natura, cosa che è non ravvisabile in Pavese. Positività-negatività: quella di Pavese è una scrittura problematica, critica, improntata ad una negatività non solo della storia, della realtà, ma anche la negatività dell’essere. È l’essere che non esplicita il suo pieno riscatto da sé, l’essere è ‘’altro’’ e di questo il poeta è consapevole. Anche Qua era consapevole ma Pavese è nichilista, si uccide, Qua è poeta civile, attivo, intellettuale militante, altrimenti non avrebbe messo al centro della sua riflessione il ‘’mito della libertà’’ o non avrebbe detto che ‘’rifare l’uomo è il nostro impegno’’: lo sa benissimo che non è possibile rifare l’uomo ma almeno dimostra impegno. I personaggi di Pavese sono esemplati sul suo modello e questi non ritrovano una legittimità del proprio modo di vivere: cioè la ricerca di sé diviene ‘’altro da sé’’ cioè volge alla morte. Il modo di vivere di Corrado è antietico rispetto alla compagnia dell’osteria ‘’Le fontane’’, ma questo glielo farà notare anche Kate (vedi dopo). Il disimpegno di Corrado non si manifesta solo sul piano politico ma anche su quello sentimentale: Corrado si dimostra essere un personaggio statico rispetto a quella dinamicità, a quel flusso di coscienza
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