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La Casa In Collina riassunto, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

riassunto dettagliato di La Casa in Collina di Cesare Pavese.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 06/02/2021

Saint-12
Saint-12 🇮🇹

4.6

(15)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Casa In Collina riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! la casa in collina 1947-8 il protagonista1 sta tornando di sera dalla città, da Torino, verso le colline. le colline non sono le sue, prima abitava presso altre. cammina con persone che hanno terminato come lui una giornata di lavoro, ma non tutte hanno una casa dove tornare e qualcuno si ferma sui prati con i materassi portati in bicicletta. parlano dell’imminente disastro, parlano della guerra che ha fatto spopolare la zona e ora c’è di nuovo buio e silenzio come quando il protagonista era piccolo. si ritrova spesso a pensare a sé stesso da giovane come per farsi compagnia. “Eravamo noi soli, il ragazzo e me stesso. Rivivevo le scoperte selvatiche d’allora.”2 riflettendoci, la guerra non è stata la causa di quello che sarebbe successo (a quanto pare parla a posteriori). è come se la guerra avesse legittimato certi atteggiamenti già in atto, come lo stare soli e il non pensare al domani, il non rimpiangere. “Quella specie di sordo rancore in cui s’era conchiusa la mia gioventù, trovò con la guerra una tana e un orizzonte.“3 arrivato davanti casa e trovato Berto, il cane, che lo aspetta, decide di non rientrare subito per evitare le chiacchiere delle due padrone di casa da cui affitta una stanza, madre e figlia. la figlia Elvira ha quarant’anni e non è sposata. facendo una passeggiata col cane decide di seguire delle insolite voci che provengono dal serale vociare del buio dei versanti. suona l’allarme: cala il silenzio e ogni porta e finestra viene chiusa per non far uscire la luce. Belbo si infila in un cortile con persone che sono uscite di casa, lui le raggiunge e trova una famiglia. gli viene offerto del vino e tale Fonso si mette ironicamente a citare qualcuno (“- Non si può, siamo in guerra. Italiani, - qui la voce cambiò, - questa guerra l’ho fatta per voi. Ve la regalo, voi siatene degni. Non si dovrà più né ballare, né dormire. Dovete solo fare la guerra, come me. - Sta’ zitto, Fonso, se ti sentono“4). nel buio l’atmosfera lo riporta a otto anni prima quando aveva cominciato il mestiere di insegnante di scienze a Torino, vivendo da solo con le proprie amicizie e avventure. al cessato allarme tutti festeggiano. parlando con una ragazza la riconosce come Cate, vecchia compagna del gruppo di Torino di chissà quanto tempo prima. tornando a casa Elvira è insistente come al solito e fatica a lasciarlo da solo a cenare. cenando pensa: “Mi pareva di avere riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d’averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. Era questo che avevo scordato.“5 ai vecchi tempi aveva questi amici e le avventure con le donne e le sorelle degli amici e i caffè dove parlare di quello che si scriveva.6 disfatto questo gruppo - non aveva più visto Cate da allora - aveva cominciato a lavorare, vissuto altre avventure, ma acquisendo l’abitudine di serena rassegnazione alle occasioni perse che la guerra avrebbe giustificato. è grato che l’incontro con Cate fosse stato breve e buio. una sera suona l’allarme e interviene l’antiaerea, si sentono colpi e oggetti precipitare, si vede arrossarsi fuori dalle finestre, il cessato allarme arriva all’alba e quando esce fuori di casa la valle è in fiamme. “La mattina rientrai con molta gente in città mentre ancora echeggiavano in lontananza schianti e boati. Dappertutto si correva e si portavano fagotti. L’asfalto dei viali era sparso di buche, di strati di foglie, di pozze d’acqua. Pareva avesse grandinato. Nella chiara luce 1 racconto in prima persona. 2 p. 4 3 p. 3 4 p.6 5 p.7 6 molto dell’opera calza la biografia dell’autore, o meglio certe opinioni. si veda “la guerra tra le colline” in Lajolo e “il brivido religioso” in Mondo. questo romanzo è un’elaborazione letteraria degli avvenimenti, ma si avvicina ad un emblema di condizione esistenziale più che di scrittura della resistenza. crepitavano rossi e impudichi gli ultimi incendi.“7 arrivato a scuola, l’edificio è intatto ma intorno è tutto imbrattato, i cavi dei tram rotti, c’è poca gente. lezione ovviamente non c’è, lui e un collega trovano un ciclista che dice che è morta un sacco di gente, mezza Torino è distrutta, hanno puntato alla stazione e al mercato e torneranno la sera stessa. i soldati controllano per cadaveri e vivi sotto le macerie. i giornali ancora arrivano, parlano di una guerra difficile ma frutto di forza e passione, Roma è stata bombardata, e un conoscente al bar dichiara che la guerra è già vinta dato che mai come prima sta circolando denaro e beni. si ricorda di Anna Maria che lo elogiava per essersi elevato dall’ambiente contadino, gli aveva insegnato i viaggi e i salotti, lui le chiedeva di sposarlo prima della guerra, cominciata tre anni prima. poi ha rinunciato, ha preso la cattedra e la guerra è cominciata. “Se restavo in città fino a sera, non c’era un motivo. Tutta una classe di persone, i fortunati, i sempre-primi, andavano o se n’erano andati nelle campagne, nelle ville sui monti o sul mare. Là vivevano la solita vita. Toccava ai servi, ai portinai, ai miserabili, custodirgli i palazzi e, se il fuoco veniva, salvargli la roba. Toccava ai facchini, ai soldati, ai meccanici. Poi anche costoro scappavano a notte, nei boschi, nelle osterie. Dormivano poco. Ci bevevano sopra. Discutevano, dieci in un buco. Mi era rimasta la vergogna di non essere dei loro, e avrei voluto incontrarne per i viali, discorrere. O forse godevo soltanto quel facile rischio e non facevo proprio nulla per cambiare. Mi piaceva star solo e immaginarmi che nessuno mi aspettava.“8 la sera non sentendo nessun vociare torna col cane verso la casa, dove trova un bambino che corre spaventato chiamando la mamma. spunta Cate. parlando viene fuori che abita con la nonna e il bambino, Dino, e hanno un’osteria, Le Fontane9; che vive lì e non più a Torino. lui riconosce alcuni suoi modi di fare di tanto tempo prima, la voce ferma, il sorriso, capisce che non è sposata e si arrende quando dichiara che non ha voglia di stargli a spiegare se quello fosse davvero figlio suo. parlano del fatto che un loro amico del vecchio gruppo è morto soldato in Sardegna. lei chiede se può chiamarlo ancora Corrado e scopriamo il nome del protagonista. Corrado continua a chiederle se una certa sera si fosse offesa ma l’argomento viene deviato per tutta la conversazione. non è colpa della guerra se nella vita di qualcuno le altre persone diventano sconosciute da un giorno all’altro. i giorni a seguire conosce un ragazzo di quelli della prima sera, Fonso, e discutono del regime e della guerra, che se non ci ribelliamo siamo tutti fascisti, che il terrorismo oppure l’attesa che tutto crolli sono le uniche tra cui scegliere, Corrado propone la ribellione e Fonso l’attesa ormai sanno i fascisti di aver perso. finito giugno, Corrado ci prende gusto all’atmosfera familiare e la posizione in alta collina dell’osteria, dove va spesso. Dino comincia ad affezionarsi a Corrado, parlano della guerra e del fatto che il bambino vuole fare la guerra e va a cercare i pezzi di bomba e i bossoli e non capisce perché i grandi dicono che vogliono perderla. Cate sembra gelosa di questo rapporto, Corrado chiede di nuovo se è arrabbiata per quella volta di quando erano giovani, lei si mostra gelosa di Elvira e arrabbiata perché sono tutti amici allo stesso modo per lui. passa il tempo passeggiando e catalogando le piante che trova. 7 p. 10 8 p. 14.suggerisco https://rickyproverbioblogger.wordpress.com/2016/01/17/la-casa-in-collina/ 9 la coppia casa-osteria ricalca quella de Il Carcere. rispetto al Carcere però la collina non è simbolo di pace e ricordo, è un rifugio violato dalla Storia, qui più presente. un’altra differenza è la maggiore profondità delle riflessioni a monologo che sono anche arricchite dai numerosi dialoghi che offrono altri mezzi di confronto. è come se Il Carcere fosse un manuale teorico di isolamento, in cui il tempo rimane assoluto, e La Casa in Collina il rispettivo manuale pratico, in cui si comprende l’inutilità della pretesa. speranza. La salvezza non venne. Vennero, bisbigliate, le prime notizie di sangue.“14 chissà come si arrangiano tutti i soldati che fuggendo non hanno casa a portata ma dall’altra parte dell’Italia. dalle persone che passano per le campagne fuggendo si parla di farsi vedere che è uguale a farsi ammazzare, di arresti di donne per avere i mariti, di rappresaglie, di incendi alle case e ai raccolti. è peggio della guerra, in città non ci si può più andare, ogni notizia della radio posticipa la fine sempre di più. Dino si fa fare lezioni da Corrado, ma è sempre turbato, come tutti. Tono, uno del gruppo dell’osteria, è stato arrestato. questa è la guerra dei disperati, è impensabile che da altre parti questa situazione sia vissuta da anni. d’inverno Dino è regolare a venire in casa per le lezioni e porta notizie. Elvira dal giorno delle lacrime non si è più tradita, avere problemi diversi da quelli del caso, considerando la fortuna di avere una casa e un camino, è da ingrati. a novembre la Repubblica sembra costruire un nuovo esercito. un collega di Corrado, Castelli, ex fascista, chiede se ci si possa fidare a ricominciare la scuola, a farsi vedere come aderenti al nuovo governo, questione irrisolvibile. Corrado viene richiamato a scuola, che ricomincia al freddo dell’edificio, in sordina, con le campanelle che fanno trasalire tutti. riprende la routine scolastica con il rientro giornaliero con Cate e Dino su per la collina. visto che chi ha la pagnotta non si muove, il destino della guerra è un destino di classe. a scuola il povero Castelli consegna le dimissioni e Lucini invece, ancora dichiarato fascista, no; ognuno ha una concezione diversa di cosa significhi rischiare di compromettersi. Corrado sostiene che è assurdo licenziarsi per evitare di essere accusati di aver servito “quel governo”, secondo un ragionamento del genere tutti i dipendenti pubblici dovrebbero farlo. organizzano una cena nei giorni di Natale, Dino il pomeriggio racconta di aver visto la fucilazione di tre patrioti il giorno prima in città. Corrado gli regala dei libri e una torcia. ci sono tutti, tranne Tono che dal carcere sarebbe stato mandato in Germania allo sterminio. si parla come se fosse tutto normale, hanno tutti smesso di parlare della fine di tutto questo. l’atmosfera è calda ma hanno la morte sotto ai piedi. al ritorno a scuola dicono a Corrado che Castelli è stato sospeso e arrestato. è stato tradito dalle dimissioni, dalla richiesta legittima ma sospetta di congedo per problemi di salute - diabete, e dicono se la sia anche cercata e ora si sentono tutti controllati. “Scordammo anche Castelli. Voglio dire, smettemmo di parlarne. Ma come Tono, come Gallo, come il soldato di Valdarno e il fratello dell’Egle, Castelli mi tornava in mente all’impensata, davanti a un disagio, a un allarme, a un’alba agghiacciata di brina, all’angoscia delle notizie.“15 il fratello di Egle si sa che ha disertato e lavora in borghese. i conventi e le chiese sono spesso dei rifugi per chi si deve nascondere, ma rappresentano davvero un ritorno all’odore di incenso dell’infanzia e un attimo vero di pace ritrovata? Corrado entra in una chiesa e prega e la risposta è no. o meglio, solo nell’attimo in cui dopo si esce e si respira aria fresca. chiede a Cate se ci crede, lei risponde che credeva, adesso col mestiere che fa - l’infermiera - serve mantenere i nervi e pregare non serve a niente. anche preti e suore non sono calmi perché pregano ma perché è un mestiere disgraziato anche il loro. ora in tal caso è come se fossimo tutti in un ospedale. anche se nell’atto della preghiera si pensa di essere sani, pregare non serve a niente. Cate è contrariata che la nonna porti Dino a messa e a catechismo e vorrebbe crescerlo a pensare alle cose per conto proprio. 14 p. 50. https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_in_Italia_(1943- 1945)#Il_25_luglio_1943:_la_caduta_del_fascismo 15 p.66. i personaggi direttamente connessi con la guerra sono però sempre in cornice. i personaggi costanti riflettono le vicende interiori del protagonista. un giorno arrivato a casa Elvira gli dice che lo hanno cercato e va a Le Fontane, dove dicono che Giulia del gruppo è stata presa. quando il momento arriva fa meno paura di tutto il vivere con l’incertezza che lo ha preceduto. sono preoccupati che piuttosto che un arresto causale sia stato l’esito di un’osservazione più lunga della fabbrica di Fonso che è centro di sovversivi. Corrado si stupisce di scoprire adesso che posso spedirsi pacchi ai detenuti, significa che nessuno a scuola pensava davvero al povero Castelli che è solo. sale l’angoscia di venire rintracciati fino a lassù. a Carnevale ci sono feste in maschera per una Torino sbriciolata e Giulia è ancora dentro. Fonso ha trasferito qualsiasi attività in collina e usa Le Fontane come deposito, per prepararsi a qualsiasi cosa venisse con la primavera. sono ufficialmente compromessi tutti quanti. arriva la primavera. portano via tutti da Le Fontane, anche la Cate16, anche la vecchia. Corrado assiste alla scena da lontano, dopo che le macchine partono Belbo trova Dino in un cespuglio che racconta l’accaduto, hanno picchiato Nando e rubato del vino. tornando su a casa Elvira dice che i tedeschi sono passati anche lì e hanno chiesto di lui, gli hanno visto la stanza. ci siamo, lui l’ha scampata e tutti gli altri no, neanche il castigo si è meritato, vivere per caso non è vivere17. Corrado corre a nascondersi lasciando detto a Elvira di riferire ai tedeschi che lui non c’è mai in casa e non sa dove dorme, a Dino di prendergli i soldi e documenti. nascosto fra le felci il cielo sembrava visto da un carcerato. passano due ore infinite e non passa nessuno. Elvira si fa trovare con la sua roba infagottata, del cibo e una lettera del parroco che gli avrebbe permesso l’accoglienza al collegio di Chieri, e non ha altre alternative che incamminarsi. i giorni passano come assistente ai ragazzi, dormendo in soffitta, ci sono altre persone che guardano i gruppi quando non c’è lezione e per sicurezza le evita. dopo qualche tempo di completo distacco dal mondo arriva Elvira. nessuno né sulla collina né a Torino l’ha più cercato, neanche a casa sua perché l’ultima lettera della sorella è scritta senza niente di diverso, avranno avuto tutti altro da fare che stare appresso a lui. Dino rimasto senza nessuno è venuto a stare in collegio. portandogli i saluti della madre di Elvira e di Egle gli dicono che entrambe hanno sognato di vederlo scendere le scale. in collegio Corrado e il bambino fanno finta di non conoscersi, Dino fa amicizia con altri e si trova bene, tra lui che è intraprendente e Fonso che rischia la pelle per le montagne tutti i giorni in un perenne stato provato da Corrado solo la mattina degli arresti non si sa a chi somigli meno. Dino protesta che vuole fuggire a militare per le montagne con Fonso, che come Nando visto l’incremento della presa sulla città è un miracolo se siano ancora vivi. “- Piuttosto, - gli dissi, - serve a qualcosa rileggere sempre le stesse parole? - Trattandosi di preghiere, - disse padre Felice, - non conta la novità. Tanto varrebbe rifiutare le ore del giorno. Nel giro dell’anno si riassume la vita. La campagna è monotona, le stagioni ritornano sempre. La liturgia cattolica accompagna l’annata, e riflette i lavori dei campi. Questi discorsi mi calmavano, mi davano pace. Era il mio modo di accettare il collegio, la vita reclusa, di nascondermi e giustificarmi.“18 si diffonde la voce di un ragazzo avanguardista e attaccabrighe che ha intenzione di denunciare tutti i nascosti nel collegio, e Corrado viene invitato ad andarsene dal rettore. trascorre dei giorni a casa dall’Elvira, sempre nascosto, e viene a sapere che Dino è scappato. rientrato l’allarme Corrado rientra in collegio. 16 col susseguirsi degli eventi e col finale sospeso tipico pavesiano, non si saprà mai chi è il padre di Dino. 17 la Storia irrompe eliminando la cesura tempo assoluto-tempo relativo che il protagonista (e Pavese) hanno cercato disperatamente di mantenere. si crea una dicotomia Corrado passato-Corrado presente, ma anche Corrado-Pavese. 18 p. 81-2. come in ogni opera, anche qui le stagioni sono ben caratterizzate durante lo scorrere degli eventi. si fa maggio, il collegio si svuota con la fine delle lezioni e la linea alleata avanza verso nord. Elvira va da Corrado apposta per dirgli che da Torino arrivano le seguenti notizie: di Dino non si sa niente, tutti gli altri sono stati deportati. con ansia e inquietudine Corrado si fa portare le proprie cose, rimane in collegio finché non viene occupato da tedeschi, prende la strada per andare a casa dei suoi, saltando dal treno nel crepuscolo quando sente i tedeschi interrogare nei vagoni ogni persona. da Chieri è a Villanova e poi ad Asti. seguendo i binari comincia a piovere e si rifugia sotto il portico di un locale con altre persone.19 queste lo informano (“parlai in dialetto”) che da lì a seconda dei paesi questi sono della repubblica o dei nostri, a seconda. la Langa è una battaglia continua. per essere giugno fa fresco ma rimane a dormire nel cortile con altre persone a causa del coprifuoco. un carrettiere gli offre un passaggio e partono all’alba in direzione Alessandria. per le colline dalla ritrovata bellezza passano camion e motociclette di militari di tutte le fazioni e anche se Corrado sa bene che nessuno conosce il suo nome ormai il terrore di tutti è anche il suo. ad una certa scende, mentre il carro riparte ottiene la direzione del proprio paese, si toglie le scarpe per attraversare un greto e va. chissà dov’è Dino, sicuramente se non dovesse trovare Fonso tornerebbe. il paesaggio camminando cambia, non ci sono boschi e ci sono vigneti e allevamenti, salendo si sente l’odore di casa. chiede da mangiare a una signora che lo scambia per un partigiano, continua a salire e per dormire trova un ragazzo, Otino, che gli mostra il fienile e viene nominata per la prima volta la destinazione di Corrado, Rocchetta. in realtà non l’ha mai detto per paura di sentirsi dire che è bruciato perché c’è passata la guerra. mangiano ciliegie. la mattina si lava la faccia al pozzo e parte dopo aver ricevuto indicazioni. salendo ancora rimangono solo cascine ogni tanto. trovandone una bruciata rimane sconvolto all’idea che la guerra possa intaccare casa sua e i suoi ricordi. non fa a tempo di gioire per aver trovato un paese che viene fermato da due partigiani che gli controllano i documenti e non ci credono che sta scappando dai tedeschi, ma quando lo portano alla camionetta dagli altri trova Giorgi, che è passato dalla divisa fascista al partigianato. lo lasciano lì, e scopre di aver sbagliato strada e di essersi allontanato troppo per arrivare in giornata. continuando il cammino assiste ad un’imboscata partigiana e tutto quello che rimane è un autocarro rovesciato circondato da cadaveri, molti feriti20. “Di qui all’alta valle del Belbo sarà un falò solo.”21 spaventato decide di tornare indietro alla ricerca di Otino e finisce per camminare fino a notte, dormire poco in una cappella, ricominciare ancora prima dell’alba, infreddolito, affamato e spaventato. trova le donne della casa di Otino che gli danno da mangiare. finisce a passare nel fienile altre notti, per aspettare che la situazione si placasse. le chiese sembrano l’unico posto sicuro. viene a sapere che proprio durante la sua visita in paese a comprare il pane dal costone di fianco hanno saccheggiato le case, incendiato i fienili e costretto donne e vecchi alla fuga. tanto vale partire. questa volta è meglio seguire la ferriata nonostante i tedeschi che le colline, e partendo il giorno dopo la sera è a casa dai suoi.22 sono passati sei mesi e gli spari da che si sentivano tutti i giorni con relative fughe e spaventi si stanno diradando, quasi a non voler combattere un altro inverno, che già è tanto sapere che bisogna campare e morire in primavera. gli eroi di queste valli hanno tutti l’incoscienza dei ragazzi e senza gli adulti che dicono “venga se deve venire” forse tutto questo sarebbe più pulito. ogni ricordo induce il protagonista a confrontarsi con quello che 19 il protagonista nota la somiglianza coi portici del collegio. c’è anche col portico del fienile di Stefano? 20 il sangue ritorna nelle riflessioni sulla morte, sulla catena di sacrifici che deve essere perpetrata perché solo l’interruzione ne rivelerebbe la follia, sul sangue antico della violazione della donna e del parto, sul rito cristiano. 21 p.97 22 .Pavese fa tornare al paese quasi ogni suo personaggio nonostante lui da Torino non si muoverà mai
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