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La celestina - Fernando de Rojas, Dispense di Letteratura Spagnola

Riassunto tratto dal libro L’età d’oro della Letteratura Spagnola: Il Cinquecento, a cura di. M. G. Profeti, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1998

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 31/01/2023

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(4)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La celestina - Fernando de Rojas e più Dispense in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! La Celestina La Celestina è un’opera medievale del 1499 e preannuncia il Rinascimento spagnolo, in ritardo rispetto a quello italiano. Viene considerata un’opera di transizione perché per alcuni versi è medievale, per altri è rinascimentale. La modernità dell’opera sta nelle domande e nei problemi che affronta e nelle diverse interpretazioni che può avere. Problemi dell’opera Questa opera presenta diversi problemi: 1. Versioni Esistono due versioni principali dell’opera:  La 1° versione, il cui titolo era “Comedia de Calisto y Melibea”, presenta 16 atti. Non era chiaro a quale genere appartenesse, ma dato che l’unica terminologia che poteva esserle attribuita era quella teatrale, venne definita “comedia”. Compare per la prima volta a Burgos, nel nord della Spagna, forse nel 1499.  La 2° versione, che apparve a Siviglia nel 1502, presentava un titolo diverso, “Tragicomedia de Calisto y Melibea”, ed è composta da 21 atti. 1.1Comedia vs. Tragicomedia La 1° versione venne definita “comedia” non perché facesse ridere (come nell’accezione moderna del termine), bensì perché i personaggi appartengono alle classi sociali più basse, come nella commedia aristotelica classica, dunque i ceti superiori ridevano di loro. Nella 2° versione divenne poi “tragicomedia”. Secondo la tradizione aristotelica classica, la tragedia aveva come protagonisti persone appartenenti alle classi sociali più nobili, le quali potevano affrontare i problemi più seri, spesso andando incontro ad un finale tragico. Venne definita quindi “tragicomedia” perché i personaggi appartengono sia alla alta borghesia che alla classe sociale più bassa. Eliminando la distinzione generica, viene eliminata anche la distinzione sociale: i poveri ed i ricchi appaiono insieme, ma i poveri si comportano da ricchi ed i ricchi si comportano da poveri. Il messaggio che arriva al lettore è moderno, considerando l’epoca in cui è stato scritto: non esistono le classi sociali, sono solo un invenzione dei ricchi per sottomettere i poveri. 1.2Actos La 1° versione aveva solo 16 atti. Secondo i lettori erano pochi, dunque chiesero all’autore di “allungare il piacere dei giovani innamorati”: il primo caso di feedback tra autore e lettori. L’autore decise di ascoltare il pubblico e nella 2° versione, a metà della storia, inserisce 5 atti. In totale divennero dunque 21 atti. Tuttavia, i 5 atti vennero aggiunti per rendere la storia più drammatica e didattica: allungando il periodo di piacere si può comprendere meglio la punizione finale. Secondo alcuni critici, è un messaggio per dire che l’amore è così forte che ne vale la pena, qualunque sia la fine. Nei 5 atti viene descritto l’amore in tutte le sue forme: fisico, spirituale,… 1.31499 vs 1502 La 1° versione fu pubblicata con 3 diverse edizioni: la 1° edizione apparve a Burgos nel 1499, la 2° edizione apparve a Toledo nel 1500 e la 3° edizione apparve a Siviglia nel 1501. La distanza molto ravvicinata delle 3 edizioni lascia dedurre che la “comedia” era diventata in pochissimo tempo un Best Seller. Tuttavia l’argomento non era una novità: l’amore travagliato tra due giovani amanti era un tema comune nella letteratura universale. Dunque ci chiediamo, cosa ha coinvolto tutti i lettori? Cosa lo rende davvero un capolavoro? La 1° versione, nella sua 1° edizione, mancava della prima pagina e dell’ultima, poiché non aveva una copertina come i libri moderni. Nella 1° pagina erano presenti i dati di pubblicazione e nell’ultima erano presenti i versi acrostici (leggendo la prima parola di ogni verso viene fuori un significato), dunque manca il nome dell’autore. La 2° edizione, invece, era completa e presentava una lettera dell’autore ad un suo amico (prologo). L’autore la inserì perché aveva capito che c’era qualcosa da spiegare. Alla fine della “comedia” l’autore reinserisce anche i versi acrostici. Inoltre, in forma di epilogo, compare un lungo componimento poetico di Alonso Da Proaza, che dice che è stato il correttore dell’opera, che l’opera affronta temi importantissimi dell’umanità con un grande bagaglio culturale. Nella 2° versione, ossia la “tragicomedia”, viene aggiunto un lungo prologo, una sorta di presa in giro al lettore. Dopo il 14° atto, inoltre, vengono aggiunti 5 atti e vengono modificate ed aggiunte altre parti per fare in modo che risultino coerenti tra loro. 2. Storia editoriale della “tragicomedia” Compaiono diverse edizioni e tutte dicono di essere di Siviglia e del 1502. Per i mezzi tecnici dell’epoca, però, questo era impossibile, dunque alcune dovevano per forza essere false. Ma come mai tutti dichiaravano di essere la versione di Siviglia del 1502? Perché tutti volevano essere considerati l’originale? Adesso sappiamo che molte di quelle edizioni sono state pubblicate tra il 1516 ed il 1520. Un’edizione italiana, in italiano, del 1506 pubblicata a Roma è stata fondamentale per ricostruire la sua storia editoriale. Grazie ad essa, gli studiosi capirono quale fosse il testo originale usato per la traduzione (esempio: manzana= mela, no pera). Tante furono le edizioni, e tra esse una delle più importanti è quella di Salamanca, che fu un’edizione accademica nella quale gli studiosi vollero recuperare la purezza del testo originale. Già allora, infatti, i professori dell’università la consideravano un grande capolavoro della letteratura spagnola. Tra il 1499 ed il 1634 vennero pubblicate in tutto 109 edizioni, di cui 24 in francese, 19 in italiano, 2 in tedesco e una in latino. 3. Problema dell’autoria L’autore che compare sulla prima pagina si chiama Fernando de Rojas. Ci racconta che studiava all’università di Salamanca e successe che un giorno i suoi amici tornarono a casa e lui, non potendo, decise di andare a fare un giro per le librerie. In una di queste trova un manoscritto, che poi divenne il 1° atto de “la Celestina”. Lo compra, torna a casa, lo legge e rimane colpito dalla bellezza della storia, ma è deluso perché è incompleto. Dunque decide di continuare la storia. Per secoli si è pensato che il primo capitolo e il resto della comedia fossero stati scritti dallo stesso autore e che tutto fosse solo una presa in giro. 30 anni fa, invece, nel palazzo reale di Madrid, si è scoperto che Rojas non mentiva: il 1° atto era stato scritto da un autore anonimo, mentre il resto era opera di Rojas. Ma continuò l’opera rimanendo all’altezza di esso. Dunque ora ci chiediamo: chi può essere il ”primero autor”? Rojas, riguardo il 1° capitolo, dice “è come se lo avessero scritto Cota o Mena”. Rodrigo Cota morì nel 1504, era un autore relazionato con Salamanca e scrisse un’opera chiamata “Dialogo entre el amor y un viejo”. La storia racconta di un vecchio che afferma che l’amore non ha più potere su di lui, il dio amore, allora, per dimostrargli il contrario, lo ammalia prendendo le sembianze di una bellissima donna. Il tema principale della Celestina è il potere dell’amore, tuttavia il 1° atto dimostra una cultura enorme (classica e umanistica) che purtroppo Cota non possedeva. Juan de Mena, invece, morì nel 1456 (troppo tempo prima rispetto al ritrovamento del 1° atto). Possedeva una cultura enciclopedica, perfettamente coerente con i riferimenti del 1° atto. Fu un eroe della letteratura spagnola dell’epoca, e ci si chiede come sia possibile che un autore tanto conosciuto abbia potuto lasciare un manoscritto così importante senza che nessuno si accorgesse che lo aveva scritto lui. Inoltre, questo autore, non era solito affrontare i temi presenti nella Celestina. Dunque, non sappiamo chi sia l’autore del 1° atto, sappiamo solo che è un intellettuale umanista che voleva dimostrare che le tante convinzioni della società dell’epoca erano in realtà delle bugie. 3.1Fernando de Rojas Fernando de Rojas nasce nel 1465 e scrive la Celestina quando era molto giovane. Nasce in un paesino della provincia di Toledo, 100km a sud di Madrid (una città importantissima anche all’epoca). Apparteneva alla Spagna rurale ed era un converso. In Spagna, fino al 1492, convivevano pacificamente 3 religioni: cristiana, ebrea e musulmana. Quando i Re Cattolici unificarono la penisola politicamente, imposero la sola religione cristiana. Gli spagnoli non cristiani, dunque, si videro costretti a scappare o convertirsi per non essere uccisi. In poco tempo la Spagna divenne unicamente cristiana. Gli spagnoli musulmani ed ebrei, dunque, dovettero scappare senza poter portare i loro beni. Vennero lasciati tanti beni soprattutto dagli ebrei, che erano benestanti ed acculturati. I musulmani, invece, erano quelli che coltivavano la terra. Gli spagnoli che scapparono in tutto il Mediterraneo presero il nome di “sefarditi” e ancora oggi parlano lo spagnolo del ‘500. Il Re della Spagna 12 anni fa si è ufficialmente scusato con i discendenti di questi sefarditi e per chiedere perdono dell’evento ha annunciato che chiunque abbia un antenato spagnolo, ha diritto alla cittadinanza. 4. Il problema della religione Dopo l’unificazione religiosa della Spagna, molti sono stati costretti a convertirsi, anche se falsamente, solo per salvarsi. Questi convertiti e la loro discendenza furono costretti per secoli ad indossare un segno che li distinguesse da chi aveva “la sangre pura”. Il problema religioso diventa, dunque, un problema sociale poiché una grande parte della popolazione spagnola, i conversi, viene messa da parte, socialmente e fisicamente. Molti autori facevano parte di questa fetta del popolo, tra cui Rojas, il quale era un converso di 1° generazione (la madre ed il padre erano conversi). I conversi erano sospettosi nei confronti della società perché essa non gli permetteva di inserirsi. La Celestina si oppone alla Chiesa (di allora e di oggi). Si vanta di essere una “sacerdotessa del sesso” perché dice di aver raggiunto tutte le conoscenze nel campo, sia al livello teorico che pratico, poiché è stata una prostituta. È capace di argomentare le bontà del sesso anche facendo riferimenti colti, come Aristotele e la Bibbia. La Celestina vuole dimostrare che il pensiero della Chiesa è sbagliato: afferma che amore e sesso sono la stessa cosa, mente la Chiesa sostiene che il sesso serve solo a riprodursi e non ha niente a che fare con l’amore. La Celestina, in realtà, non crede che amore e sesso siano la stessa cosa, ma vuole dimostrarlo, servendosi della sua esperienza e manipolando le fonti classiche e non. Afferma che il sesso non deve essere qualcosa da fare solo all’interno del matrimonio, andando così contro il pensiero della Chiesa. Inoltre, per lei, l’amore cortese non esiste: tutti, senza distinzione, sentono il sesso nello stesso modo, la distinzione è un modo di mascherare ciò. La Celestina, inoltre, approfitta dell’ipocrisia degli uomini per guadagnare. Lei afferma che il sesso è una cosa gioiosa ed appartiene solo agli esseri umani, perché per gli animali consiste solo nel riprodursi, mentre per gli uomini è anche spiritualità. Aggiunge che il sesso non doveva essere per forza privato ma poteva essere anche pubblico. La Celestina continua a “vendere il sesso” ed a difendere i suoi affari. Possiede una capacità retorica talmente colta che, grazie ad essa, riesce a difendere la sua professione, pur essendo vecchia e brutta (ex-prostituta): riesce a convincere tutti anche quando lei stessa non è convinta. Rojas credeva che l’amore loco fosse una stupidaggine, ma lascia che la Celestina sostenga il contrario. Nell’opera, inoltre, i giovani espongono chiaramente che godono con l’amore fisico e gli insegnamenti della Celestina. Nella letteratura non si era mai visto che i giovani innamorati parlassero di sesso. La magia Nel 1500 la magia era un tema molto diffuso: le persone ne parlavano e ne avevano paura. Rojas la inserisce per i suoi lettori ma non possiamo escludere l’idea che lui stesso ne fosse interessato. Il tipo di magia che inserisce è la philocaptio (prendere l’amore) e consiste nel provocare un amore sfrenato tra due persone, tramite l’evocazione di Satana (o chi per lui). Sembra strano che Rojas creda alla magia perché possiede una grande cultura ed una forte tradizione ebraica. La Celestina è connotata come strega da tutti. Rojas, tuttavia, sapeva che il vero potere della Celestina non era la magia. Qual è il vero potere della Celestina allora? Molti critici pensano che sia la sua capacità retorica: argomenta molto bene le sue opinioni ed è capace di convincere tutti di qualsiasi cosa. Questa capacità retorica, però, era spesso associata al demonio e la domanda che ci si poneva era: come fa una ex-prostituta a convincere tutti con tanta cultura? I personaggi Tra tutti i personaggi dell’opera (circa 17), solo 2 raccontano il proprio passato, degli altri non sappiamo nulla, neanche di Calisto e Melibea, i due protagonisti. Considerando che molte delle cose che noi facciamo sono conseguenza del nostro passato, allora qualcuno ha pensato che omettere il passato della maggior parte dei personaggi sia stata una distrazione di Rojas. Altri invece, sono dell’idea che Rojas abbia voluto dare un messaggio: non importa cosa hai fatto prima, cosa sei o da dove vieni, la realtà ti travolge e il potere dell’amore cancella anche il passato. Ad esempio, dopo il discorso del padre di Melibea, capiamo delle cose su di lei, che se fossero state scritte all’inizio, ci avrebbero aiutato a capire meglio l’opera. Uno dei personaggi di cui ci viene raccontato il passato è la Celestina. Sappiamo che faceva la prostituta, guadagnava bene e le piaceva il suo lavoro, infatti se ne vanta. L’altro personaggio di cui conosciamo il passato si chiama Parmeno, ed è uno dei servi di Calisto, il più giovane ed ingenuo. Sua mamma era una collega di Celestina. Parmeno è ragionevole, educato, fedele, uno dei personaggi più perfetti dell’opera, grazie al quale viene eliminato il concetto di determinismo sociale. È molto fedele a Calisto, infatti all’epoca, la relazione tra padrone e criado (servo, criar= elevare) era molto forte. Era un legame quasi familiare, dunque Parmeno si considerava parte della famiglia. I personaggi dell’opera sono in costante conflitto l’uno contro l’atro: conflitto amoroso, sessuale, sentimentale. Ma soprattutto erano in conflitto al livello sociale. Alla fine del XV sec, in Spagna, c’era un grande conflitto tra società estamentale e capitalismo (che in altri paesi era già stato risolto). Quella che prima era una relazione familiare (padrone- criado) ora diventa un conflitto, perché i criados vogliono essere trattati come operai, con uno stipendio per il loro lavoro. Per l’epoca era un idea assurda, perché le uniche che venivano pagate per il proprio lavoro erano le prostitute. Sempronio, l’altro criado di Calisto, che ci viene presentato come cattivo, in realtà vuole solo diventare un operaio. Sempronio, Celestina e poi anche Parmeno, applicano una logica capitalista, in conflitto con i signori. 1. I signori dell’opera I signori dell’opera sono:  Calisto, un ragazzo altolocato (alta borghesia), bello, educato e colto. Dopo essere stato travolto dalla passione amorosa diventa un pagliaccio: la passione amorosa gli fa dimenticare i suoi doveri di uomo altolocato. Ad esempio, davanti ai suoi servi che vengono puniti da un altro signore, lui non fa nulla. Calisto rappresenta la burla dell’amore cortese, ridicolo nei rapporti sociali e sentimentali. Prima di incontrare Melibea era un ragazzo esemplare, ma l’amore lo ha reso stupido.  Melibea è il secondo personaggio più interessante dell’opera. Pur essendo un contesto misogino, i due personaggi più importanti, che reggono tutta l’opera, sono donne. Nell’opera, le donne sono descritte come causa del peccato. Melibea, inizialmente, è romantica, non si lascia conquistare da Calisto. Poi, però, scopre i piaceri del sesso. Ciò che per Calisto è istinto, per lei è coscienza. Melibea, infatti, è più matura di Calisto, in più è veramente innamorata e fa qualunque cosa per lui. È pre-romantica, si vanta della sua passione.  I genitori di Melibea si chiamano Pleberio e Alisa. Dovrebbero quasi essere nobili, ma si comportano come dei rozzi incivili. Alisa è più intelligente del marito. Nell’ultimo soliloquio prima del suicidio di Melibea, scopriamo che lei non si è mai sposata per colpa del padre. La madre, invece, capiva che doveva sposarsi. Pleberio, dunque, non ha fatto il suo dovere di padre. L’opera si chiude con un lungo monologo di Pleberio in cui esprime un pessimismo radicale: non importa cosa facciamo e come ci comportiamo, siamo tutti in mano alla fortuna (caso), la cosa migliore che possiamo fare è non avere sentimenti, altrimenti si è destinati a soffrire. 2. La Celestina Celestina ci viene presentata come una vecchia brutta e cattiva, con una certa somiglianza ad un caprone (animale del diavolo). Infatti, le persone associavano la Celestina al diavolo soprattutto perché aveva una cicatrice sulla guancia che era considerata un altro segno di appartenenza a lui. È una donna molto intelligente e secondo la visione deterministica della società, non potrebbe esserlo. Inoltre, ha due difetti principali: le piace il vino e la cupidigia. A causa del vino, ubriacandosi, perdeva la razionalità (come succede per il sesso). A causa della sua cupidigia, invece, ha perso la vita, poiché la sua morte è causata dalla non condivisione del guadagno con i servi. 3. I servi: Parmeno e Sempronio Sempronio viene descritto come un servo cattivo, che vuole fregare il padrone. In realtà si è reso conto di poter guadagnare sfruttando la stupidità del suo padrone. Quando Calisto gli rivela di essersi innamorato, lui inizia un discorso misogino sulle donne, anche se è innamorato di Elicia (una serva di Melibea). Parmeno è fedele e servizievole. Parmeno va contro il determinismo sociale perché, pur essendo figlio di una prostituta è gentile, intelligente, colto e fedele. Rimane fedele anche quando Celestina e Sempronio cercano di convincerlo ad ingannare Calisto. Tuttavia cede quando si rende conto che il suo padrone non si interessa più di lui.
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