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"La Celestina" riassunto introduzione D. Severin, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

Appunti delle lezioni della professoressa Elisabetta Sarmati integrati con il riassunto dell'introduzione di Dorothy Severin dell’opera “La Celestina” di Fernando de Rojas. Documento completo e dettagliato.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 05/12/2021

giorgia-gabrielli
giorgia-gabrielli 🇮🇹

4.4

(7)

4 documenti

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Scarica "La Celestina" riassunto introduzione D. Severin e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! LA CELESTINA All’improvviso nel XV, dalla stessa cultura dalla quale era emerso il cavaliere cortese, emerge un altro cavaliere, non meno aristocratico e ardente di passione, che paga una mezzana per circuire l'amata riluttante, corrompe i servi, viola la dimora della fanciulla e va nelle sue stanze, a pochi passi dai genitori ignari. Questo cavaliere degenere è il protagonista della Celestina, una tragicommedia composta più o meno negli anni in cui Montalvo rielabora il manoscritto dell’Amadis, e stampa a Burgos, forse per la prima volta, nel 1499. Il suo avvento apre una prospettiva nuova e sconcertante nel rapporto fra la società cortigiana dell’epoca dei Re Cattolici e gli ideali della cortesia . La letteratura spagnola non offre, per ora, il totale rovesciamento del mito, ma mente rilancia il mondo della cortesia come ideale di virtù e di eroismo, sa anche affrontare le convenzioni, per un'altra via, con occhio aggressivo e disincantato; non crea un'alternativa seria al centralismo della corte, ma accoglie una cultura diversa, polemicamente umanistica, spregiudicata e antiaccademica, aperta a echi di un Petrarca moralista e di un Boccaccio realista e borghese. Nell’epoca della stilizzazione di modelli per una società ideale, la Celestina rappresenta un . Lo stile è finalizzato alla rappresentazione scenario non viola i confini temporali di una plausibile attualità e non elude quelli spaziali di una città riconoscibile; a personaggi che hanno volti, abiti e mestieri concreti, che parlano una lingua familiare e che, se fanno battute auliche o retoriche, lo fanno per un calcolo interno del racconto. Ciò non vuol dire che l’opera è uscita dal nulla, e tantomeno che autorizzi a ipotesi di banale gratifica di immediatezza. È un fatto, che personaggi e caratteri hanno radici in un’ampia tradizione di realismo medievale, nei cui schemi l’opera si inserisce, dalle Commedie di Plauto e ti Terenzio, al Libro de buen amor. LE REDAZIONI E GLI AUTORI A parte la dubbia esistenza di una redazioni limitata al primo atto scritta da mano diversa, restano due redazioni della Celestina: una in 16 atti col titolo Comedia de Calisto y Melibea, di cui rimangono l’edizione di Burgos del 1499 (la prima conosciuta, che manca di frontespizio e del materiale introduttivo e finale); e quella di Toledo del 1500; Segue quella di Siviglia d el 1501 con le aggiunte introduttive e finali; infine l’altra in 21 atti di cui la più antica edizione è quella d i Siviglia del 1502 e che cambia il titolo in Tragicomedia de Calisto y Melibea. Ancora un atto sarà aggiunto ma non da Rojas e né dà Proaza, nell'edizione di Valencia del 1514: il cosiddetto Auto de Traso. Quanto al titolo di Celestina, poi universalmente assunto appare per la prima volta dell'edizione italiana del 1506. Chi ha scritto la Celestina? L'autore è coperto da anonimato, se non rigoroso, prudente. Il nome dell’autore è leggibile in un acrostico. Un caso simile a quello del Libro de buen amor, in cui è piuttosto l’opera a far luce sullo scrittore. Entrambi gli anonimati possono avere un significato, la mancanza di dati può essere un dato in sé della cultura dell’epoca. Da quello che rivela l’acrostico inserito in alcune ottave introduttive ‘aggiunte nell'edizione di Siviglia del 1501, Fernando de Rojas è un converso, un ebreo convertito, che esercitò l'avvocatura; sappiamo che al tempo della prima stesura dell’opera era baccelliere a Salamanca; e infine, che a partire dall’edizione del 1501 è richiesta la collaborazione di un correttore, Alonso de Proaza, insieme a cui Rojas integra l’opera, e accetta che si aprano spiragli sul suo nome e sulle ragioni dell’opera ( in particolare mette in risalto il fine moralizzatore che lo ispira, dice dei tempi della stesura, cioè il breve arco di un vacanza, e soprattutto precisa di aver solo terminato una commedia che qualcun altro aveva lasciato incompiuta al primo atto. Nell'edizione dell’anno successivo, 1502, appaiono 5 nuovi atti, e un prologo in cui l’autore giustifica il prolungamento inatteso come un tributo ai gusti e alle richieste dei lettori. Se si pensa che Rojas scrive la Celestina dopo il 1492 (anno della cacciata degli ebrei dalla penisola) è difficile non mettere in rapporto la sua situazione di converso con le ragioni dell’anonimato. L'identità di questo co-autore non è certa, è stata messa in discussione finché non furono effettivamente scoperti alcuni documenti che invece attestano una reale personalità storica, e da questi troviamo il suo testamento, scopriamo che esistette un Fernando de Rojas che nacque nella Puebla de Montalvan che si trova in provincia di Toledo. Da questi documenti si evince che Sappiamo che . Scopriamo che era un laureato in giurisprudenza che esercitava la professione e che de la Reina (o de Los Reyes) e qui entriamo nello specifico del problema del perché usa tanta cautela nel dire chi è, e che . quando abbiamo iniziato il corso abbiamo esaltato quel clima di convivenza che permise a religioni diverse, ebrei mussulmani e cattolici di vivere in un clima di grande tolleranza, almeno fino al XII sec. tanto che questa sagna delle origini viene chiamata: LA SPAGNA DELLE TRE RELIGIONI. È vero che con la conquista di AI Andalus si stabilì una sorta di convivenza pacifica, legata al pagamento di contributi in entrambi le zone spagna cristiana e mussulmana. Tutto questo dura più o meno fino al 1300, per quanto riguarda gli ebrei, perché come in tutte Europa anche se più tardivamente dell’Europa, a causa di una serie di problemi legati a una crisi economica che interessò l’Europa nel XIV sec. legata soprattutto a grandi epidemie di pesta del 1330 e del 1343 (quella del 1343 fu devastante in cui morì la Laura di Petrarca) queste epidemie e anche periodi di siccità portarono ad un impoverimento che soprattutto del popolino, legato a questo impoverimento si sovrappose la predicazione di certi religiosi che cominciarono a imputare agli ebrei l'origine di queste sventure per aizzare il popolo contro gli ebrei. Gli ebrei si erano distinti da sempre dall'alto medioevo costituivano il 5 percento della popolazione della spagna e si erano contraddistinti nel commercio e nel maneggio del denaro, , proprio per il loro ruolo di si distinsero come il patriziato burocratico, da qui ne deriva che diventarono un bersaglio, vennero accusati di far scarseggiare i viveri nei mercati, vennero accusati di essere la causa sostanziale anche di diffondere l'epidemia, di avvelenare i pozzi. Queste predicazioni incitavano alla violenza razziale e comportarono dei veri e proprio PROGROM temrine con cui si intende l'assalto alle sinagoghe, ai ghetti che non erano ancora ghetti ma solo quartieri ebraici. Gli ebrei cominciarono ad essere perseguitati, famosi sono gli eccidi del 1391 che portarono a un vero e proprio sterminio di comunità ebraiche, la spagna delle tre religioni tramontò definitivamente, anche perché i sovrani che avevano sempre apprezzato il contributo dell’intelligenza ebraica, a un certo punto a partire da ENRICO IV (regno dal 1454 al 1474) si cominciò a chiedere alla chiesa romana la possibilità di mettere in spagna dei tribunali, famosi e tragici tribunali della Santa Inquisizione, nel 1478 grazie alla rinnovata richiesta dei re cattolici riuscirono a stabili il tribunale. | re (cacciata degli ebrei, conquista di grande scoperta dell’America) chi non si convertiva al cristianesimo doveva lasciare la Spagna, questo determinò l'esodo degli ebrei della Spagna, che andarono nella maggior parte dei casi sulle coste del Marocco (comunità sefardite, perché chiamavano la spagna SEFARAD, come per gli arabi era AI Andalus). Il problema non si esaurì. Una volta che gli ebrei si furono convertiti il problema non terminò perché l’inquisizione iniziò a indagare sugli ebrei convertiti quelli che lo avevano fatto sinceramente, e quelli che lo avevano fatto solo per poter rimanere. Iniziò una sorta di caccia a queste conversioni considerate false e che nel termine tecnico era il CRIPTO GIUDAISMO, coloro che avevano pubblicamente adottato gli usi della religione cattolica ma che privatamente mantenevano gli usi e i costumi della religione ebraiche, per esempio considerare come libro sacro solo il vecchio testamento, oppure festeggiare il sabato invece della domenica, non mangiare la carne di maiale. Come si poteva distinguere una conversione sincera da una non sincera? Non c'era sufficiente polizia per poter verificare che in ogni casa i riti osservati fossero effettivi e quindi si stabilì un controllo sociale, ognuno poteva denunciare il vicino o chiunque anche solo per sospetto giudaismo, e per un'accusa di sospetto partiva la verifica del tribunale dell’Inquisizione. Agli ebrei che erano sospettati e riconosciuti come giudaizzanti venivano sottratti tutti i beni. Questa operazione servì anche alle casse della corona per arricchirsi. In un certo senso la società spagnola, da società delle tre religioni divenne una . In questa società dilaniata visse Fernando de Rojas, un opera che può essere uno dei quali è sicuramente sentimentale erotico, in delusi sia dalle gioie del padrone, sia dai profitti dell’affare, corrono a casa della vecchia e le chiedono la parte del loro denaro, Celestina di rifiuta e loro la uccidono davanti a Elicia. Per fuggire dalla polizia saltano dalla finestra e muoiono. Calisto appreso ciò, rimane sconvolto ma teso al compimento del desiderio non ha altro pensiero che correre da Melibea appena fa notte. Muore al momento del congedo da lei, mentre cercava di varcare il muro. Melibea sconvolta, si toglie la vita gettandosi dalla torre del palazzo dopo aver reso un'estrema confessione al padre Pleberio. Il davanti la figlia morta è l’ultimo “assolo” del dramma. In tutto questo c'è un evidente tesi di che leggiamo nelle parti introduttive, non sembrano accorgimenti presi dall'autore per rafforzare il suo credito, scosso dall'origine ebraica, o magari per obbedire a un luogo comune del didatticismo medievale. La La morte di Calisto in particolare, spietata nella banalità del movente, casuale e senza gloria. Insomma, l’autore ha voluto fare esattamente ciò che dichiara nei prologhi. + e d'altronde esiste una vera antitesi tra i valori e le intenzioni di Rojas? Non si vede in base a quale criterio (se non a un malinteso della nostra ottica storiografica) il fatto che un’opera appartenga all'ambito delle “moralità” tardomedievali, debba essere un ostacolo al vitalismo e al realismo. Rojas è portatore di una cultura complessa, ricca di contrasti e ambivalenze sottili, alimentate da un largo contatto con la realtà che potenzia il pessimismo etico in cui l'opera si iscrive. ll senso nuovo, del suo moralismo è: conoscere, anzitutto, per censurare, e dunque entrare nella casa di Calisto e sorprenderlo nel suo umiliante rapporto con i servi, studiarne i gesti e il linguaggio alterati dalla follia amorosa; o varcare le soglie della stanza di Melibea mentre si trova con Calisto, per additarne l'intimità violata; mettere il palazzo sontuoso accanto alla dimora dell’alcahueta, la città alta a ridosso del suburbio, mescolare le lingue. FORMA DRAMMATICA E STILE Per realizzare tutto questo serviva, una forma abbastanza duttile e aperta da abbracciare spostamenti di livelli e dinamiche così accentuate. Perciò la scelta cada sul dialogo vivo (e dunque prosa) e che non può non essere azione drammatica, teatro. Teatro al livello potenziale, uno schema di commedia travolto da una geniale inadempienza di norme, restio a ogni accostamento classico. Il primo scompenso è nel numero degli atti, nel rapporto fra l’unità di tempo complessiva e la pluralità dei tempi in cui è divisa, passo dopo passo, l’azione. Contrariamente agli usi di qualsiasi drammaturgo, cui sono i fatti e i pensieri dei personaggi, e non un modulo teatrale fisso. È come se l’autore, adattasse agli ingredienti tipici della commedia un soggetto ideato inizialmente per la narrativa. Quindi è un teatro che non si preoccupa di una futura messa in scena, è scritto in progressione, addizionando l’uno all’altro tanti atti quanti ne occorrono a compiere il disegno. L'autore del primo atto, e Rojas, hanno in mento uno schema preciso, un taglio di spazi e di tempi saggiamente calibrato. Anche quell’incertezza nel qualificare l’oepra, prima Commedia poi Tragicommedia dimostra l’importanza che assume il problema di una struttura unitaria da cui si possa ben individuare lo spirito del dramma. Allo stesso modo . Si noterà che gli eventi della Celestina sono il frutto di una preparazione accorta, capillare molto simile a una lenta gestazione, i quali una volta accaduti sono oggetto di commento e di riflessione da parte dei vari personaggi: continuamente riepilogati, interpretati, esaltati, derisi. Rojas così diviene il drammaturgo dell’illustrazione totale dei pensieri e delle azioni dei suoi eroi, e procede a passi lenti annotando anche le fasi intermedie, i particolari secondari. L’opera è tutto un susseguirsi di lente analisi > si può dire che la Celestina è la prima opera in cui prende corpo quel topos della riflessione interiore sulle azioni umane, i pensieri dei protagonisti formano attorno agli eventi uno spesso strato di attesa. | personaggi si studiano tra loro, da qui deriva lo stile sentenzioso con cui i personaggi conversano tra loro, per lo più attraverso clausole brevi che accolgono sullo stesso piano mutamenti di tono, i luoghi comuni della retorica letteraria e quelli della saggezza popolare. STILE > Non vi sono nell’opera due linguaggi diversi, non c'è retoricismo e popolarismo, c'è piuttosto un'unica tendenza all’astrazione. Gli stessi personaggi che si attardano a parlare, sanno anche scambiarsi battute brevi e repentine. Lo stile della Celestina è il risultato della tensione che si stabilisce tra questi due modi di comunicare: uno lento, tendenzialmente astratto; l’altro rapido, simultaneo col gesto. STRUTTRA La vicenda della Celestina ruota praticamente intorno a tre temi; 1) l'appagamento dell'amore 2) la sete di . È il racconto della corsa parallela dei primi due temi verso il trionfo del terzo; il resto è tutto un groviglio di strategie e pensieri. Vi sono due ritmi principali: uno intermedio preparatorio, che esprime indizi e avvertimenti su ciò che sta per accadere; e uno centrale, che è il punto d'arrivo dell'altro. In senso puramente formale Tragicommedia urbana Se i suoi personaggi commuovono i lettori più che i protagonisti dei romanzi cavallereschi e sentimentali è perché essi ruotano intorno a una cultura urbana e un'identità sociale precisa. In una città ripresa dal vero, il susseguirsi dei viaggi e delle ambascerie non ha solo il significato simbolico-morale di un cammino verso la perdizione, diventa anche una fonte di conoscenza oggettiva della realtà visitata. Il corredo di dati verosimili, costringe il personaggio a smascherarsi lentamente, a connotarsi di elementi attuali e decifrabili. SECONDA REDAZIONE IN 21 ATTI Nel 1502 l’autore inserisce 5 nuovi atti nel momento cruciale dell’azione drammatica, cioè a metà del XIV atto, un istante dopo la scena d'amore, un attimo prima della morte di Calisto. L’operazione mantiene intatto il finale, ma nel dare spazio all’intrigo di Elicia e Areusa che progettano di far uccidere Calisto da un sicario, Centurio, determina anche un prolungamento del legame tra Calisto e Melibea. La partte aggiunta incede sull’opera con alcune modifiche sostanziali: trasforma un unico incontro amoroso, in una relazione segreta di alcuni mesi, allunga la distanza tra le conquista dell'amore e il precipizio della morte (e dunque, affievolisce il valore punitivo della morte). Ancora una volta l’opera, con queste aggiunte presenta un ulteriore arricchimento. La parte aggiunta diventa radicato nell’insieme dell’opera, i personaggi crescono senza snaturarsi, . C'è infine, Centurio la sua degradazione acquista il risalto di un ingrediente satirico di prima qualità. Anzitutto il mestiere: dovrebbe essere un sicario di qualità, invece i suoi omicidi si risolvono in gran baccano. Egli non fa assolutamente nulla, parla ma non agisce, e cos’ crea un vuoto d’intreccio che ha un significato preciso: si direbbe che con l'aggiunta di Centurio, Rojas abbia voluto smontare il meccanismo a cui si era adattato pensando al gusto del gran pubblico: cioè l'inserimento di una storia di agguati notturni, la dove c'erano solo servi impauriti e morti accidentali. Ebbene, l'agguato notturno fallisce, le morti restano casuali come nelle prime redazioni LA CELESTINA E | LETTORI: la fortuna dell’opera si deve soprattutto, sulla possibilità di una partecipazione attiva del lettore, di un suo coinvolgimento gratuito (non indotto, cioè solo da elementi didascalici o esemplari). È come se nella Celestina i personaggi inventati vivessero fino in fondo, per la prima volta, anche la vita del particolare. È un’o pera moderna nel senso che qui, non si contrappongono ai personaggi riprovevoli i diligenti e i degni di . Personaggi come questi oggi non sembrano peccatori o colpevoli di infamie, attira piuttosto, la simpatia degli eroi, vittim e di una precarietà in cui si riconosce una condizione umana perenne. LE INTENZIONI DELL'AUTORE, TESTI PRELIMINARI Rojas ripete in numerose occasioni, il fatto che esista nell’opera un aspetto non solo comico, ma anche osceno. Pone attenzione nell’avvertire il lettore a non distrarsi completamente per quell’aspetto osceno, ma che si concentri sulle più serie intenzioni che l’opera racchiude. Il proposito dell’opera secondo Rojas è quello di insegnare agli amanti come fuggire dall'amore, e per questo raccomanda di far riferimento all’’argomento di tuta l’opera”, e al “Pianto di Pleberio”. Inoltre, non solo la patria ha bisogno di un’opera come questa, ma anche un suo amico. FINALE La storia delle Celestina termina con un’ecatombe, tutti muoiono. Ma c’è una cosa che è stata notata, delle 5 morti delle Celestina, 4 di queste morti avvengono dall’alto verso il basso, cioè: la prima morte è quella delle Celestina che muore perché Parmeno e Sempronio vogliono che lei gli dia parte della ricompensa di Calisto. Celestina non vuole dividere con loro il guadagno e quindi i servi la uccidono, temendo di essere accusati saltano dalla finestra e nel saltare si fanno male e vengono giustiziati. SALTANO DALLA FINESTRA.
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