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La chimera di Sebastiano Vassalli RIASSUNTO, Sintesi del corso di Storia della musica

Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, sembra, ma che in realtà racchiude una storia incredibile. Quella di una donna, Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, scelta da due contadini e portata in paese, dove cerca di vivere nella fede e con semplicità, come le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente. Con quegli occhi scuri, con quella pelle scura, come i capelli... bella, troppo bella, e forse troppo indipendente... una volta è persino svenuta al cospetto del vescovo Bascapè: qualcosa di strano ci deve essere, in lei, qualcosa di diabolico. Vassalli riporta alla luce una vicenda clamorosa, la tragica vita di Antonia, "la strega di Zardino", esplorando gli angoli più oscuri di un secolo senza Dio e senza Provvidenza, in un turbine di menzogne e fanatismi di un anfratto paradossale, e spaventosamente attuale, della nostra storia italiana

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 14/09/2023

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isabella-cappucci-1 🇮🇹

13 documenti

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Scarica La chimera di Sebastiano Vassalli RIASSUNTO e più Sintesi del corso in PDF di Storia della musica solo su Docsity! Analisi del romanzo “La Chimera”di Sebastiano Vassalli (Isabella Cappucci) La Chimera di Sebastiano Vassalli è un romanzo storico, che racconta la vita di un’orfana abbandonata sul torno nel lontano inverno del 1590 a Novara, Antonia, una ragazza che come tante altre come lei non ricevette altro che crudeltà dal mondo. Tra le città italiane dell’epoca Novara era una delle più traviate dalla povertà, in parte a causa della presenza spagnola, che aveva stretto patti con i corrotti signori novaresi rendendo possibile la distruzione di numerosi edifici popolari che avrebbero dovuto fare spazio a grandi fortificazioni e difese spagnole, ma che mai vennero costruite. Ma soprattutto questa città era conosciuta per il gaudente clero che la frequentava, gli stessi novaresi disponevano per questo clero peccaminoso grandi bordelli e case da gioco. Non solo questi si davano all’usura e alla predicazione di menzogne a discapito dei poverelli che li ascoltavano. Tutto ciò accadeva nonostante gli avvenimenti del concilio di Trento e della controriforma di qualche decennio precedente, che vietava duramente a sacerdoti e monaci attività mondane e che li obbligava al celibato. Vivendo in un contesto del genere Antonia ebbe un'infanzia difficile, venne affidata alle monache della Casa Pia, ma non per questo scappò da malattie e fame che la circondavano in quel monastero, a nessuno, più di tutti la badessa, importava della sorte di quei bambini. All’età di nove anni era già la più bella tra le esposte, con i suoi capelli scuri e occhi grandi e profondi, venne infatti scelta dalla superiora, suor Leonarda, per recitare la poesia di benvenuto al nuovo vescovo Carlo Bascapè, uomo molto severo determinato a rinnovare la situazione a Novara. Per l’occasione le monache tempestarono Antonia di mille attenzioni, consigli e ammende, ma queste pressioni causarono lo svenimento della bambina, cadde di fronte a tutti nel bel mezzo della poesia, venne poi in seguito perdonata dal vescovo ma sgridata duramente dalla badessa. L’anno successivo, dopo essere stata scelta, venne condotta a Zardino da due contadini, Bartolo e Francesca Nidasio, che decisero di allevarla come una figlia legittima. Lì nella campagna venne a conoscenza di un mondo totalmente differente, incontrò Don Michele, un falso prete che si occupava più degli affari rispetto che alle questioni religiose. Conobbe i risaroli, uomini poveri e spesso disabili obbligati a sgobbare nelle risaie, essi erano ovunque nelle campagne della pianura padana, venivano venduti o uccisi nel caso di necessità e le loro condizioni di vita erano talmente pessime che Antonia aveva pianificato di farli fuggire insieme alla sua amica, Teresina, ma non sarebbe mai stato possibile perché i poveretti erano controllati dai temibili Fratelli Cristiani, uomini preposti a recuperare gli eventuali fuggitivi a ogni ora del giorno e della notte. Come ogni piccolo villaggio a Zardino non mancavano le superstizioni e le leggende popolari, tra queste Teresina raccontò ad Antonia quella del Dosso dell’albera, luogo dove, secondo le voci, le streghe si riunivano per compiere il sabba, il rituale durante il quale venivano compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi, e quella del ceppo rosso dove si immaginava vivessero serpenti che parlavano fra di loro. Nonostante la povertà degli abitanti della campagna, non mancava mai chi tra i chierici volesse approfittare della loro ingenuità e fede, come accadde proprio lì nella bassa nei pressi di Novara dove dei Gesuiti, ordine istituito nel 1540 da Ignazio Loyola, portarono da un villaggio a un altro degli animali imbalsamati per incrementare le offerte di denaro e beni. Altre volte invece si trattava di reliquie per le quali all'epoca si era disposti a pagare un patrimonio anche solo per toccare, questo e l’avidità di denaro del clero, causò la diffusione di una numerosa quantità di oggetti falsi, la stessa Inquisizione, oltra alla caccia agli eretici si occupava perfino di riconoscere le reliquie originali per far fronte al problema. Antonia crebbe ancora, diventò sempre più bella, attirò in particolare le attenzioni di Biagio, un servo che lavorava per una famiglia di Zardino. Per la sua malattia mentale era trattato crudelmente da tutti, la ragazza invece che era di indole gentile non lo respinse mai, ma anzi cercò di parlargli e insegnargli qualche frase e parola, per questo lui se ne innamorò. Urlava il nome di Antonia e in ogni momento di notte si presentava alla sua finestra ma veniva presto cacciato da Bartolo. Le padrone del molesto ragazzo, credevano che quel comportamento così folle fosse causato da un sortilegio prodotto proprio dalla ragazza, per cui lo castrarono. Molti altri si innamorarono della bellezza della fanciulla, alcuni volevano sposarla altri solo approfittare di lei e ci fu perfino un pittore che che la dipinse nelle vesti della Madonna su un'edicola, che mai fu affissa per l’invidia delle donne di Zardino, esse però non lo ammisero mai giustificando la loro contrarietà verso quel dipinto con le umili e ignote origini di Antonia. Nonostante tutte le attenzioni e le promesse di beni e matrimoni che riceveva dai pretendenti la ragazza li rifiutò tutti, così iniziarono a girare voci sulla sua ingiustificata schizzinaggine, alimentando ancora una volta i sospetti, le invidie e l’odio verso di lei. Poco dopo finì per essere cacciata dalla chiesa del paese da Don Teresio, il rigido sacerdote del paese, uomo che credeva fermamente alla controriforma e alla sua applicazione, per questo motivo non avrebbe mai accettato la presenza in chiesa di Antonia, che aveva ballato con un lanzichenecco, un soldato tedesco di fede luterana, nonostante fosse stata obbligata a farlo per non scatenare l’ira di quei mercenari così distruttivi. Ormai a Zardino non si discuteva d’altro che della strega, a lei erano imputate tutte le disgrazie del villaggio, dalla malattie e la morte dei bambini alla siccità, ognuno la evitava per paura che qualche disgrazia lo avrebbe raggiunto, la prova schiacciante sulla indole diabolica della fanciulla venne infine fornita dai Fratelli Cristiani, Antonia infatti era stata sorpresa di notte mentre si dirigeva sul dosso dell’albera per incontrare un camminante, suo moroso, un certo Gasparo Tosetto Sconosciuta era però la loro relazione quindi fu subito accusata di aver preso parte a un sabba con il diavolo, così il suo caso fu presto presentato a Novara all’inquisitore Manini, incaricato della città. Il processo della strega di Zardino proseguì secondo le precise e crudeli procedure del tempo, descritte fino all’ultimo dettaglio nella terza parte del testo Malleus Maleficarum, pubblicato nel 1487 dal frate domenicano Heinrich Kramer con la collaborazione del confratello Jacob Sprenger. Come da manuale prima vennero interrogati i testimoni tra cui i Fratelli Cristiani, alcuni contadini, la padrona di Biagio, Agostina Borghesini, alcune pie donne di chiesa e alcune tra le comari del villaggio. Manini ascolto tutti i fatti che avrebbero provato la colpa della ragazza e decise di proseguire con il processo. Il 14 maggio del 1510 Antonia si presentò davanti all’inquisitore per la prima volta, le frasi che le vengono poste
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