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La chimera di Vassalli, appunti e sintesi, Appunti di Italiano

Descrizione dei personaggi e degli eventi, punti salienti del libro e della trama.

Tipologia: Appunti

2022/2023
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Caricato il 21/01/2023

beatricegvz
beatricegvz 🇮🇹

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Scarica La chimera di Vassalli, appunti e sintesi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! la Chimera 1 LA CHIMERA – ANALISI Chimera: PREMESSA - il nulla Dalle finestre di questa casa si vede il nulla. Soprattutto d'inverno. Nelle mattine d'estate, e nelle sere d'autunno, il nulla invece è una pianura, vaporante, … Capita anche di tanto in tanto - diciamo venti, trenta volte in un anno - che il nulla si trasformi in un paesaggio nitidissimo, in una cartolina dai colori scintillanti; soprattutto in primavera, …. Si vede allora un orizzonte molto vasto, di decine e di centinaia di chilometri; con le città e i villaggi e le opere dell'uomo inerpicate sui fianchi delle montagne, e i fiumi che incominciano là dove finiscono le nevi, e le strade, e lo scintillio di impercettibili automobili su quelle strade: un crocevia di vite, di storie, di destini, di sogni; un palcoscenico grande come un'intera regione, sopra cui si rappresentano, da sempre, le vicende e le gesta dei viventi in questa parte di mondo. Un'illusione... Luogo: Zerbino (“Giardino”)  un villaggio come quelli che si vedono (nella descrizione) sotto il monte Rosa  cause della sparizione: 1. Alluvione del Sesia 2. Peste del 1630 3. Battaglia 4. Incendio Tempo: all’inizio del ‘600 (1590-1610) -Vassalli non era sicuro di raccontare la storia di Antonia per la distanza che c’era tra il 20° e il 17° secolo. -Questa storia è venuta alla luce perché prob. si sono perse delle carte e poi sono state ritrovate, invece di essere state distrutte Il presente è rumore: milioni, miliardi di voci che gridano, tutte insieme in tutte le lingue e cercando di sopraffarsi l'una con l'altra, la parola «io». Io, io, io... Per cercare le chiavi del presente, eper capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po' a sinistra e un po' oltre il secondo cavalcavia, sotto il «macigno bianco» che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto. La “chimera” del titolo rimanda: da un lato al profilo del Monte Rosa, che immobile osserva lo svolgersi delle scellerate vicende umane nella pianura nei pressi di Novara, dall’altro alle invenzioni oniriche che esistono solo nella fantasia: tali sono infatti, nonostante la storia degli inquisitori pretenda di insegnare qualcosa di diverso, le magie, i sacrifici rituali e le streghe. Il padre di Vassalli descrive il m. Rosa “macigno bianco” Chi è Dino Campana? la Chimera 2 CAPITOLO PRIMO – Antonia Antonia: *ANTONIA RENATA GIUDITTA SPAGNOLINI  trovata -quando: la notte tra il 16-17/01/1590, (S. ANTONIO abate) -dove: nel torno della casa di carità di S. Michele a Novara -come: in un brandello di coperta -da chi: dalla bayla Giuditta Cominoli da Oleggio  battesimo -2 giorni dopo il ritrovamento, di domenica -nella chiesa medievale di S. Michele annessa alla Pia Casa -* (all’epoca si poteva imporre col battesimo anche il cognome)  descrizione - neonata con occhi, capelli, pelle scuri (quasi un mostro per l’epoca) - bambina dagli occhi e capelli nerissimi - (neo sopra il labbro)  poi va all’ospizio -divisione maschi e femmine -retto dalle monache della congregazione di s. Orsola -le rasano i capelli, le danno un grembiule verde fino ai piedi ( per tutto l’anno) - a 5 anni comincia a uscire dalla Pia Casa con monache e compagni per sfilare con ceri in mano nelle processioni per mostrare la bontà umana rivolta agli esposti (pag. 18) - morivano bambini sia d’estate che d’inverno, quindi molti funerali non c'è niente che stimola la vita, nei giovani e non solo nei giovani, come l'abitudine alla morte! - le compagne di Antonia andavano nel suo letto di notte ALTRI AVVENIMENTI: ֍ A Novara arriva il nuovo vescovo Bascapè (pag. 19) ֍ All’ ospizio scompare la superiora delle orsoline: suor Anna e arriva suor LEONARDA ֍ Migliorano le condizioni igieniche, ma vieta i giochi e introduce castighi (pag 20) ֍ La conversa Clelia insegna alle esposte il catechismo e ripetono nelle “ricreazioni” passi significativi delle storie dei santi * Antonia: S. Antonio Renata: col battesimo è rinata (non conoscendo il vero giorno) Giuditta: la balia che l’ha trovata Spagnolini: la pelle e gli occhi scuri avevano fatto pensare a una discendenza da uno dei soldati spagnoli che erano a Novara la Chimera 5 Giovan Battista Cavagna da Momo: - diventerà celebre ² - si diceva che Dante avesse previsto la sua nascita già 3 secoli prima e che avesse pensato a lui per il verso “oca bianca più che burro” - veniva da una zona del novarese ricchissima di oche - sembrava lui stesso un’oca (andatura, voce, struttura fisica, sederone, spalle strette, collo lungo e testa piccola) Carlo Bascapè: - magrissimo - pelle color cera - barba e capelli grigi - fortunato nella 1° parte della sua vita, nella 2° la sorte gli ha tolto tutto ciò che gli aveva dato e qualcosa in più - nobile per nascita - raffinato per educazione e per cultura - sa latino e spagnolo - scrive in italiano e latino - esperto di diritto ecclesiastico, civile e dotato - apprezzato da Filippo II di Spagna, Carlo Borromeo, Gregorio XIV e Innocenzo IX (papi) - a 39 diventa cardinale - cacciato da Roma da Ippolito Aldobrandini e mandato a Novara - voleva costringere i suoi contemporanei ad essere santi - nei 5 anni che era a Novara si era fatto dei nemici, alcuni suoi fedeli avevano provato a ucciderlo, ma senza riuscirci avevano cercato di ripagarlo con la stessa moneta, ma senza successo: come si fa ad assassinare un defunto? Sacrista: sagrestano Pulon: ? Bracco: razza di cane Ranno: acqua di cenere Asciugatoj: asciugatoio Mitria: copricapo allungato del vescovo la Chimera 6 CAPITOLO TERZO – Rosalina Dall’arrivo del vescovo: - il torno girava con meno frequenza e c’erano in giro meno prostitute. - la città era meno gaudente - tutti lo maledivano per aver rotto le uova nel paniere Un giorno scomparve suor Livia, venne ritrovata il giorno dopo da Adelmo che, andando a suonare le campane all’alba, la trovò impiccata. Alla fine tutti gli esposti vennero a sapere lo scandalo (una suora suicidata) Da lì la morte apparve ad Antonia come una cosa reale. Antonia stava portando giù dalle scale la ruera con Carla, quando sentì “un formicolio fino all’inguine” e lasciò la presa lavando suor Leonarda. Finì in punizione nello sgabuzzino del digiuno per 3 giorni dove Rosalina le raccontò tutto sul sesso. Le dice “Farò la puttana: cos'altro credi che possiamo fare nella vita, noialtre esposte?” «Del resto, loro stesse sono le prime a non crederci... Ma si farebbero ammazzare piuttosto di dirvi che, come donne e come esposte, la sola cosa che vi aiuterà ad affrontare il mondo è quell'affare che avete tra le gambe. Li c'é la Provvidenza, quella vera, l'unica che ci viene in aiuto anche quando il mondo intero ci è contro! Antonia non voleva credere alle cose che Rosalina le stava raccontando. ingallare: “inseminare” lune: mestruazioni ruera: contenitore di ceramica dove gli esposti urinavano mammana: a capo del bordello Rosalina: - esposta adulta con cui le esposte più piccole non dovevano avere nessun tipo di rapporto - alta, ben fatta, occhi azzurri, capelli color stoppa - 17 anni - a 10 anni era stata presa in sposa dall’ospizio da un panettiere che, appena possibile l’aveva ingravidata e poi abbandonata in strada - accolta da una mammana faceva la prostituta per 4 anni e molti dei suoi clienti erano preti. - arrivato il vescovo la mammana era scappata e gli sbirri l’aveva rispedita alla Pia Casa - lì le hanno dato degli incarichi da svolgere, ma lei aveva cercato di scappare, ma l’avevano beccata ed era stata mandata nello sgabuzzino del digiuno - dice che riproverà a scappare la Chimera 7 CAPITOLO QUARTO – La bassa chi “adottava” le esposte/gli esposti - nobili squattrinati, strapelati cercavano un paggio - artigiani o mercanti cercavano garzoni - Per farla breve: mentre i maschi, alla Pia Casa, più erano belli e più venivano richiesti, le femmine trovavano chi si interessava a loro soltanto se erano gobbe, o storpie, o bruttissime Nell’ aprile del 1600 arrivarono 2 contadini dalla bassa (Francesca e Bortolo), furono accompagnati da suor Clelia a vedere le esposte, diedero loro dei biscotti (biscottini di Novara / biscottini di San Gaudenzio) I 2 contadini scelgono Antonia e la portano con loro. Lei all’inizio è triste di separarsi dalle compagne, ma sul carro è distratta dal paesaggio. Francesca le spiega che se si comporterà bene loro la tratteranno come loro figlia e avrà un matrimonio da signora, non da esposta. Descrizione del Sobborgo di San Gaudenzio, di strada, sorto abusivamente, della risaia. (pag. 52-56) Del resto, era una precisa tecnica di governo al tempo della dominazione spagnola in Italia, questa di costringere i sudditi a convivere con leggi inapplicabili e di fatto inapplicate, restando sempre un poco fuori della legge: per poterli poi cogliere in fallo ogni volta che si voleva riscuotere da loro un contributo straordinario, o intimidirli, o trovare una giustificazione per nuove e più gravi irregolarità. Così è nata l'Italia moderna, nel Seicento: ma può essere forse motivo di conforto, per noi, sapere che il malcostume ci è venuto da fuori, e che è più recente di quanto comunemente si creda. Si comportavano come al mercato dei cavalli Bartolo Nidasio da Zardino: - circa 50 anni - basso e tarchiato - barba grigia - sorriso un po’ goffo - con un cappello a cono = “cappello aguzzo” Francesca: - moglie di Bortolo - viso rotondo senza età - occhi azzurri - con uno scialle e un vestito di lanetta lungo fino ai piedi - seno enorme e sedere grosso - chiamata dalle esposte “culona” - suo marito diceva che aveva tre cose troppo grandi: il «davanti», il «didietro» e infine il «cuore»; La bassa: La parte piana del contado di Novara, ricca d’acque sorgive, e coltivata prevalentemente a riso la Chimera 10 CAPITOLO SESTO – I fratelli cristiani A Pasqua piovve e il fiume straripò, inondando boschi e campi Dopo Pasqua arrivarono i risaroli (uomini d’aspetto miserabile) scortati dai capi (armati di staffile, che li avevano scovati e reclutati  I risaroli: - svolgevano uno dei lavori più disumani che ci fosse - erano poveri o sfigurati , menomati psichici, invalidi, vecchi, disperati e quasi morti di fame - accettavano una schiavitù temporanea, ma completa - si contrattavano e compravano sulla pubblica piazza - ne morivano in gran numero ogni anno - L'Europa, quando poi ha scritto la sua storia e quella di tutte le altre pani del mondo, ha pianto ipocrite lacrime sui neri che lavorarono nei campi di cotone in America e su ogni genere di schiavi, moderni o antichi: ma non ha speso una parola, una sola!, sui risaroli. - ci sono anche state delle denunce che però sono state ignorate - la tratta dei risaroli proseguì fino all’ 800, quando vennero sostituiti da donne (mondariso/mondine)  Antonia a Zerbino passava la > parte del tempo con Anna Chiara e Teresina Barbero - figlie minori dei coloni - madre: Consolata - Teresina ha quasi 13 anni e predisposta naturalmente all’assennatezza Antonia, vedendo i risaroli rimane impressionata, e vorrebbe liberare quelli che arriveranno dai Nidasio, ma Teresina le dice che potrebbero essere uccisi dai fratelli cristiani (membri della confraternita di San Rocco).  Teresina porta Antonia a vedere i fratelli cristiani (dipinti) in chiesa - Vanno a cavallo di notte, con le torce; e finché portano in testa il cappuccio con la croce, devono difendersi l'uno con l'altro, e restare insieme senza mai dividersi: uniti fino alla morte! Perciò si chiamano fratelli... Ci riportano i risaroli quando scappano e ci proteggono dagli zingari, dai ladri di cavalli, dagli spiriti delle persone insepolte e perfino dal Diavolo... - San Rocco è il loro protettore - Antonia li aveva già visti nelle processioni del venerdì sento a Novara (pag. 76)  Teresina racconta ad Antonia altre “leggende” di Zardino - «Mia madre dice che, di notte, tutt'attorno a Zardino ci sono i Diavoli. Vengono giù dai dossi o dalla parte del mulino… Ce n'è uno che tutti chiamano il Biron ed è un capro con gli occhi rossi come la brace, che si porta via le ragazze se le trova fuori di casa quand'è buio. Se ne è portate già tante! Anche le mie sorelle più grandi, la Liduina e la Giulia, uscivano di notte e il Biron le ha prese». - ci sono le Madri (se passi vicino all’altare devi sacrificare qualcosa che avevi addosso) - c’è la Melusia (“medusa” che rapisce i ba,bini che si sporgono nelle acque del gorgo della Crosa) - i dossi di dx e sx (l’unico che non ha paura di andare lì è Pietro Maffiolo,) la Chimera 11 staffile: striscia di cuoio dei capi usata per frustare i risaroli pistolese: coltello a lama corta cocolle: veste con cappuccio di alcuni ordini monastici tenebrofori: portatori di tenebre (delle bare?) camparo: addetto al controllo e della manutenzione dei canali irrigui Pietro Maffiolo: - il camparo di Zardino - alto e magro con le gambe lunghissime - armato di un bastone uncinato - È un mezzo Diavolo lui stesso... la Chimera 12 CAPITOLO SETTIMO – Zardino Descrizione di Zardino e della vita del paese (pag. 79-89)  per il mulino dei 3 re passavano ogni giorno contadini che portavano a macinare melga, melghetto, formento… A volte questi contadini molestavano le lavandere e a volte dovevano intervenire i mariti o i fratelli perché dalle parole si passava ai fatti  pénat - le voci gli attribuivano vizi e malvagità - le comari lo odiavano, ma lo adulavano anche perché era l’unico che comprava le loro piume delle oche e per loro era l’unico modo per guadagnare indipendentemente dai mariti - poi lui rivendeva le piume a molto di più  i dossi: formati dal Sesia accumulando materiali durante le piene 1. ceppi rossi: un fulmine aveva distrutto 2 querce e i ceppi erano stati ricoperti da licheni rossi e il dosso era popolato da serponi innocui 2. dosso dell’albera: c’era un castagno secolare (albera dei Ricordi), non si sanno le origini del motivo per cui si diceva che lì andavano le streghe  i contadini litigavano (pag. 88) - con Novara perché non avevano abbastanza acqua - tra di loro perché per avere l’acqua scardinavano le chiuse lasciando spesso i vicini senza acqua baragie: terreni incolti, brughiere melga e melghetto: granoturco e grano saraceno bacialè: sensale di matrimoni berlinghe: monete d’argento lombarde fontanili: delle acque sorgive sabba: ballo delle streghe capitozza: albero potato di tutti i rami. la Chimera 15 CAPITOLO NONO – La tigre Nella primavera del 1601 migliaia di persone della bassa Valsesia andarono in pellegrinaggio a Biandrate per vedere la tigre e altri animali imbalsamati che i padri Gesuiti avevano portato lì. Andarono anche: - Antonia, Teresina, Anna Chiara, Irnerio, Luigia - Consolata Barbero e Francesca (con 2 paniere stracolme) Quando passarono per il dosso “albera dei ricordi” notarono che non c’erano più le Madri e che, al posto delle pietre che le rappresentavano c’era un altarino dedicato alla Madonna. Arrivate in paese c’erano acrobati, mercanti e un grande mercato che vendeva ogni genere di cose, alla fine del mercato c’erano i Gesuiti che predicavano.  Gesuiti: - fondatore: Francesco Saverio e Ignazio di Loyola - teste rasate, grandi barbe - sull’abito avevano un cuore d’argento (- Il papa del periodo era Papa Clemente VIII) la Chimera 16 CAPITOLO DECIMO – Don Teresio Parentesi in cui il narratore scrive in 1° persona (il romanzo è scritto in 3° persona) e parla di una foto che lui stesso ha scattato in cui è raffigurato un affresco di Antonia vestita dalla Madonna che ha scoperto dopo essere stata dipinta dal pittore ambulante Bertolino d’Oltrepò A Zerbino arriva Don Teresio Rabozzi, che entra nella casa del cappellano don Michele. Da fuori si sentono accuse urlate da Don Teresio e dalla finestra cadono i contenitori delle erbe di Don Michele. A un certo punto escono dalla casa e Don Michele, arresosi dice che quello è il nuovo cappellano di Zarbino. Don Teresio la mattina dopo predica a messa. Dice che: - tutti avrebbero presto dovuto confessarsi per purificarsi l’anima e rispettare le regole della Chiesa, altrimenti sarebbero stati scomunicati - dice che vuole scomunicare tuto il paganesimo, come vuole il vescovo - «Di ciò che era dovuto a Dio negli anni trascorsi, e che non gli è stato dato, sarà lui stesso a presentarvi il conto quando morirete. Di ciò che invece gli dovete nel presente, per l'anno in corso e per i mesi che verranno, sarò io, suo servitore, a chiedervi ragione. Con i miei poveri mezzi, se questi, come mi auguro, basteranno; oppure anche ricorrendo alle leggi degli uomini ed ai loro Tribunali, se sarà necessario per la maggior gloria di Dio e della sua santa Chiesa. Così sia». Don Teresio Rabozzi: - giovanissimo, aveva al max 25 anni - magro e pallido - occhiaie incavate - pelle chiara e guance lisce - barba mal rasata sotto il mento la Chimera 17 CAPITOLO UNDICESIMO – Il Caccetta L’inverno tra il 1601 e il 1602 fu ricordato come “l’inverno del Caccetta”. Con la magra del fiume e i pochi controlli i suoi uomini attraversavano il Sesia e compivano razzie, rapimenti tra i paesi della bassa. A tutte le ragazze, anche ad Antonia, erano date delle raccomandazioni e divieti per non trovarsi in pericolo. Con la primavera le acque del fiume si alzarono e le razzie cessarono. Un giorno però arrivò il Caccetta in paese e Teresina, Antona e Consolata si nascosero dietro la siepe di biancospino per non farsi vedere. Fece uscire dalle case i mangiaterra e cercava i consoli. Non fece male a nessuno, fece solamente dire loro: «Abbasso Spagna! Viva Franza! Viva il Roi!» Giovan Battista Caccia (il Caccetta): - feudatario novarese - abitava a Gattinara, negli stati del duca di Savoia - nato il 22/07/1571 (cancro) - basso, OMICIATTOLO - gambe corte e gracili, busto robusto, brutto - pelle del colore della cera - occhi sporgenti e lucidi - fronte rotonda e prominente - erede di nome illustre e cospicua fortuna - aveva come maestro e istitutore un prete Alciato che lo “viziava” - credeva: che nel mondo esistono due categorie di persone, quelle che possono tutto e quelle che non possono niente… crescendo, la perfezionò e la integrò con un'opinione altissima e certamente eccessiva del suo intelletto e del suo rango - prima di 20 anni sposò Antonia Tornielli (non per <3) e da lei ebbe 1 figlio (Gregorio) - un giorno a Novara vide una donna di cui si infatuò (Margherita Casati) (pag. 124) e … per averla uccide tutte le persone che sono un problema e che lo ostacolano chiedendo favori - per il resto della sua vita dovrà restituire i favori di chi lo aveva aiutato - nel 1600 per la prima volta viene condannato a morte da un Tribunale, ma riesce ad uscirne consegnando un altro criminale (stessa cosa anche nel 1601) - nel frattempo cominciò a non sopportare più gli spagnoli e a pensare che Milano presto sarebbe diventata del Roi (francese) (pag. 128) farinelli: chi viveva ai margini della legge trafficando per conto proprio (non per conto di un signore) la Chimera 20 CAPITOLO QUATTORDICESIMO – Biagio Antonia crebbe rapidamente e divenne la ragazza più bella di tutta la Valsesia; al processo questo venne visto come un’opera del diavolo dall’ inquisitore Manini: - un autore pagano, Giovenale in una delle sue famosissime Satire aveva scritto «rara est adeo concordia formae atque pudicitiae», cioè: bellezza e onestà raramente vanno d'accordo tra loro. Gli atti del processo (che iniziò il 20/08/1610) sono scritti in latino tranne gli interrogatori di Antonia e dei testimoni che sono in volgare. Nell’arringa d’apertura l’inquisitore Manini nomina: - la natura malvagia della bellezza di Antonia - la vicenda di “Biagio lo scemo” La vicenda di Biagio lo scemo fu denunciata dalle gemelle Borghesini che accusarono Antonia di aver rovinato Biagio con le sue arti magiche, mettendogli il Diavolo dentro. Perché prima era sano e forte e un buonissimo ragazzo. (pag. 159) - complicò la lite tra i vicini (iniziata perché le gemelle volevano che i Nidasio spostassero il mucchio di letame) - le gemelle quando videro loro nipote parlare con Antonia, la accusarono di volergli portare via loro nipote In realtà Biagio si era innamorato di Antonia (lui 17 anni lei 15) e faceva ridere la bassa coi suoi tormenti d’amore: - episodio mentre lei sta lavando i panni con le altre ragazze mentre cantavano “la bergera” e lui si butta nell’acqua gelida per raggiungerla, ma rimane immobile in mezzo - quando si arrampica sul tetto della chiesa e lei deve salire per farlo scendere - quando di notte esce chiamando il suo nome svegliando tutto il paese Per far uscire il diavolo che, secondo loro, Antonia gli aveva messo dentro: - all’inizio lo legarono e lo misero in un sottoscala - prima chiamarono don Teresio perché lo esorcizzasse - poi, vedendo che non funzionava, chiesero a Emiglio Bagliotti, castratore esperto, di castrarlo. Quando videro che Biagio era debole e sveniva spesso, querelarono il castratore e il vicino perché le risarcissero suo nipote per averlo “rovinato”, al tribunale civile, ma la faccenda finì nel nulla. Allora si rivolsero al tribunale della Chiesa denunciando Antonia come strega, ma per questa accusa servivano prove di - eresia - magia - partecipazione al sabba la Chimera 21 bergera: in dialetto piemontese vuol dire pastora fare la pula: mettere il riso davanti alla casa dell’amante respinto come segno di derisione conzare: castrare barbero: ?? (Mercurino, ha aiutato il castratore) famigli: famiglie la Chimera 22 CAPITOLO QUINDICESIMO – Il pittore di edicole prima del 1609, secondo le carte del processo, Antonia diede prova di “eretica pravità” in 3 circostanze riferite da 3 testimoni diversi: 1. facendosi ritrarre da un pittore nelle vesti e nell’atteggiamento della Madonna del Divino Soccorso in un’edicola votiva all’entrata di Zardino 2. dando pubblico scandalo durante la visita del vescovo 3. fraternizzando con un gruppo di lanzi (di confessione luterana) che erano di passaggio a Zardino 1. L’incontro tra il pittore Bertolino e Antoni avvenne casualmente quando lei aveva circa 15 anni, appena fuori Zardino. Lei e delle sue amiche si fermarono a guardare il suo bellissimo carro (con moltissime raffigurazioni) quando lo incontrarono mentre erano andate a far pascolare le oche e il pittore disegnò uno schizzo di Antonia. Le 2 ragazze se n’erano andate ricordandosi delle oche. «Belle gioie, non scappate. Non avete visto il mio carro? È il carro del pittore!» Erano circa 2 anni che Diotallevi Barozzi aveva costruito quell’edicola dopo che era sopravvissuto ad una tempesta estiva e come atto di riconoscenza, invece di andare in pellegrinaggio a Loreto, aveva voluto fare un’edicola votiva. Ma i pittori di Novara costavano troppo così, quando sentì di questo bravissimo pittore Bertolino d’Oltrepò, si recò subito da lui per vedere quanti soldi chiedesse. Lui gli disse che avrebbe potuto dargli quanti soldi avrebbe ritenuto giusto dargli una volta finito il lavoro. Quando gli abitanti di Zardino videro che la Madonna dell’edicola era Antonia non sapevano se ritenerla una bestemmia o se attribuirla alla bizzarria del pittore Bertolino d’Oltrepò: - era molto bravo - omaccione robusto - capelli più bianchi che grigi - parlava un dialetto abbastanza simile a quelli della bassa novarese - prima di fare il pittore dipingeva finti marmi nei cantieri dove i Maestri arrivavano quando gli altri avevano già finito il loro lavoro, poi si era messo in proprio - aveva visto al lavoro lo Stella e il Lanino, 2 dei migliori maestri dell’epoca - era un pitùr (nella bassa= imbianchino/pittore) lanzi: soldati tedeschi e di confessione luterana genare: mettere a disagio méliga: mais la Chimera 25 Attila: - un gigante - grandi baffi e grandi basette - guance rosse = grande bevitore e mangiatore - parlava tedesco, di italiano/spagnolo sapeva solo qualche parola pistolese: robusto pugnale triduo: periodo di 3 giorni completamente dedicato a preghiere e a funzioni religiose la Chimera 26 CAPITOLO DICIOTTESIMO – L’ultimo inverno L’ultimo inverno di Antonia (1609-1610) fu molto rigido. L’inverno per le donne è la stagione delle veglie e dei pettegolezzi. Quell’inverno si parlava soprattutto: a. del Caccetta, che era morto b. dei pretendenti di Antonia a. Il Caccetta era stato decapitato il 19/09/1609 a Milano dopo 7 anni di carcere e 6 di processo. Ad assistere alla sua morte c’erano un sacco di villani che volevano vederlo morire. - aveva in testa un cappello nero a tesa larga perché gli avevano tagliato tuti i capelli - il boia era il mastro Bernardo Sasso - prima di morire baciò il crocifisso - come ultime parole disse: «Io mi muoio per le colpe che ho commesso ed altresì per quelle che non ho commesso» (frase che non ha avuto effetti sulla folla) «Abbasso Spagna! Viva Franza e viva il Roi!» (mentre il boia gli stava tagliando la testa e che quindi non ha sentito nessuno) - fu condannato ufficialmente perché aveva commesso molti omicidi, in realtà pechè sospettato di aver tramato contro la Spagna) - dopo la sua morte si parlò molto anche della sua eredità, che però alla fine fu presa dallo stato - e dopo la sua morte divenne una leggenda della bassa, l’uomo delinquente per amore… b. Antonia quell’inverno aveva rifiutato molti uomini e le comari dicevano che era una strega perché prima attirava gli uomini poi li prendeva in giro e li respingeva. - Dicevano che sciupava i morosi degli altri - alcuni dei ragazzi che aveva respinto non l’avevano presa bene, alcuni erano anche impazziti - le comari criticavano Francesca Nidasio e i tempi che erano cambiati Antonia rifiutò anche un ricco feudatario: Pier Luigi Caroelli la Chimera 27 Pier Luigi Caroelli: - nobiluomo - strapelato - circa 35 anni - alto e ossuto, senza colore sulle guance - parlava con le erre arrotondate - vestiva con una certa pretenziosità - abitava a palazzo Caroelli a Novara - suo zio era il conte Ottavio - lo chiamavano perdapé - portava i vetri occhiali (il gufo) - dicevano che era un cüpia - era un signorino, ma non era bello e, anche se le comari criticavano Antonia per averlo rifiutato, per le loro figlie avrebbero fatto lo stesso - portava sempre il registro sotto il braccio che chiamavano “asse da polenta” - voleva essere un poeta lame: paludi d’acqua sorgiva lùsc: lucci torchie: torce cüpia: pederasta (gay) e pervertito la Chimera 30 Gasparo: - era un camminante - era il capo dei risaroli del massaro Serazzi/Seghezzi del paese di Peltrengo - era chiamato “il Tosetto” - è il moroso di Antonia - è un po’ briccone - è straniero Pirin Panchet (Pierino Seggiolino): - omiciattolo basso - viso da folletto con grande fronte - occhi dilatati - pochi capelli rossi - pochi denti - un tic nervoso per cui contraeva la parte destra della faccia in una smorfia - faceva il mungitore e il sagrestano - si spostava sempre con un seggiolino (panchet) attaccato al sedere mezzadri: conduttori di poderi per conto dei proprietari degli stessi monda: pulitura apenditij: aggiunte donatici e regalie: tributi obbligati la Chimera 31 CAPITOLO VENTUNESIMO – La sposa 14/05/1610 Bartolo accompagna le donne al tribunale di Novara; non le avrebbe mai portate “solo per i preti”, aveva approfittato del mercato di sementi a Borgo San Gaudenzio che era di strada Antonia era vestita come una sposa (donna in età da marito). - costume tipico della bassa: gonna nera lunga, corpetto colorato, camicia bianca, scialle e suclòn - in testa aveva l’argento Per strada (sul carro): Antonia pensava che se il moroso era sposato non valeva la pena del processo per lui, sennò ok Francesca le faceva delle raccomandazioni su come rivolgersi all’inquisitore Bartolo si lamentava della siccità Arrivarono nella piazzetta del tribunale (voluto insieme agli altri edifici della piazza da Domenico Buelli (vedi pag. 237) nel 1585). Furono accolte da un giovanotto barbuto e strabico che portò Antonia nella camera del consiglio dove sarebbe stata giudicata dall’inquisitore Manini e dal prete e frate Michele Prinetti, cancelliere. Manini parlava in lingua, seguendo le regole toscane e gesticolando, e Antonia non capì subito quello di cui stavano parlando. Antonia nell’interrogatorio: - negò di essere una strega - screditò i 3 testimoni contadini: - uno era in lite coi Nidasio per l’acqua, - gli altri erano due sudicioni che l’avevano molestata per strada - seguì le raccomandazioni che le erano state fatte - disse che non aveva riso del vescovo, ma di qualcosa che l’era stato detto di un’amica, prob. - disse che era stata colta alla sprovvista dai lanzi Francesca intanto era rimasta in entrata e le si era avvicinato un uomo, Taddeo, che diceva di poter influenzare l’inquisitore sul suo giudizio, sempre più sfrontato… «Voi mi piacete, signora! - le aveva detto. - Se tornerete a trovarmi nei prossimi giorni, vi darò notizie di come è andato l'interrogatorio di vostra figlia!» Le aveva messo una mano su un ginocchio e lei era sobbalzata: «Cosa state facendo? Siete diventato matto?» la Chimera 32 Novara del 1600: - affollamento (formicaio) - rumore provocato dalla quantità di gente e animali - escrementi sotto il naso e gli occhi di tutti Michele Prinetti: - frate e prete - cancelliere - compilò i registri dei verbali di Antonia scrivendo in calce le lodi a Dio - a volte svolgeva la funzione di interprete (dall’italiano al volgare) Taddeo: - diceva di essere il creato - calvo - basso - scuro di pelle - viso da mariuolo - si era atteggiato da amico e protettore con Francesca precetto: la convocazione in tribunale suclòn: zoccole di legno delle contadine l’argento: segno distintivo delle spose cavagne: contenitori conici fatti di canne mariuolo: persona la cui furfantesca abilità costituisce un pericolo creato: il pupillo dell’inquisitore la Chimera 35 Domenico Buelli: - da Arona - professore di teologia - inquisitore del Sant’Uffizio - padre priore dei Domenicani di Novara - predecessore di Manini - basso e grasso - calvo - rubizzo e pieno di vita - dogmatico, megalomane e ambizioso - aveva avuto per maestro Papa Pio V, che aveva continuato a favorirlo - aveva scritto il suo nome su una lapide a Novara, in piazza San Quirico - pensava che la sua opera sarebbe rimasta a lungo dopo la sua morte, oggi non ne rimane neanche la memoria - morì di infarto nel 1603 - funerale celebrato personalmente dal vescovo Gregorio Manini: - alto, snello, pallido - gradevole - elegante anche nell’abito monacale bianco e nero - dita affusolate e mani curatissime - eloquio e vocaboli ricercati - occhi grigiazzurri - era vanitoso e crudele, un attore - aveva scoperto la sua vocazione a 18 anni ascoltando predicare la Quaresima da un padre domenicano a Novara - si era fatto frate - aveva studiato teologia a Roma e poi aveva seguito un corso di arti oratorie e di retorica - a 40 anni era diventato inquisitore a Novara - era ossessionato dall’idea e dalla pratica della castità a cui dedicò anche un’opera (pag. 262-263) - in cui dice anche che le streghe sono le spose del diavolo e in cui parla anche sei sogni (precedendo Freud di 3 secoli) rubizzo: di aspetto sano e vegeto 8riferito a persone anziane) dogmatico: Fondato su uno o più principi dati come veri e indubitabili la Chimera 36 CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO – La tortura Antonia fu arrestata e messa nella prigione del Tribunale in piazza San Quirico, senza mangiare (rifiutata) 14 giugno 1610 Antonia fu interrogata per la 2° volta nella stanza degli interrogatori (aula di tribunale + palestra (strumenti di tortura) + sagrestia), non piangeva, ma era completamente assente, sospesa in una sorta di vuoto. Manini entrò e da un sacchetto nero estrasse 3 vasetti e un astuccio e chiese di Antonia e le chiese cosa ci fosse dentro: lei disse (senza ricordarsi le raccomandazioni) che nei vasetti c’erano erbe per profumare, e nell’astuccio, dove c’erano i capelli di Gasparo, mentì e disse che erano i suoi, anche se non era credibile. Accusarono Antonia di aver partecipato al sabba e, dato che lei non confessava, la torturarono: - Taddeo e Bernardo la legarono, con fatica, al curlo - la spogliarono completamente - le ispezionarono la bocca, tra le natiche, tra le gambe con le dita Anche i contorcimenti successivi, della strega appesa al curio per le braccia, o con le gambe spalancate sul tavolo di tortura, facevano parte di un rituale inconsapevole con cui la Chiesa sfogò per secoli, su quelle sciagurate, la sua angoscia e il suo tormento del sesso; la sua paura della donna in quanto Diavolo e il suo bisogno di Diavolo. Ma la bruttezza fisica della strega come riflesso esteriore della sua bruttezza morale é una favola fondata su un pregiudizio: una favola romantica. (probabilmente le streghe erano bellocce per la > parte) Antonia reagì con furore e alla fine disse che avrebbe detto quello che volevano sapere. - io non so chi sia costui che voi chiamate il Diavolo; ma se é il contrario vostro, e del vostro Dio, io mi professo sua devota e sua sposa. - nega le voci delle comari - (pag. 276-277) Taddeo e Bernardo (giovane strabico): - padre e figlio - inservienti del tribunale - Manini ne era quasi attratto - erano 2 scherani del Caccetta andati lì per scampare agli sbirri, poi i preti gli si erano affezionati curlo: strumento di tortura per cui la strega veniva sollevata da terra con delle corde legate ai polsi per 2 o 3 metri e poi era lasciata cadere, rompendole le ossa la Chimera 37 CAPITOLO VENTICINQUESIMO – Il porco I Nidasio furono interrogati solo il 28/06, tardi rispetto al solito (la madre era interrogata per prima perché sospettata di essere una strega pure lei). L’inquisitore chiese loro il perché dell’affidamento di un’esposta femmina e perché Antonia non fosse stata adibita ai lavori di casa, ma fosse cresciuta con spensieratezza. Parlò loro con sufficienza e sgarbatamente con un monologo che non doveva essere interrotto. poi quando li incalzò a parlare: - Francesca scoppiò a piangere, poi disse che Bartolo si era fatto molti nemici e che più o meno erano quelli che accusavano Antonia - Bartolo aveva capito 1/3 di quello che aveva detto Manini, rispose in modo pacato disse che quando era giovane i preti non chiedevano di “cantare e portare la croce” (pag. 279) disse che i discorsi “eretici” di Antonia derivavano dai commenti lamentosi suoi e di altri vecchi disse che molte delle accuse erano pettegolezzi di comari parlò anche di Gasparo A quel punto l’inquisitore annoiato si alzò per andarsene, ma Bartolo lo fermò e provò a corromperlo offrendogli un porco su consiglio di don Michele (che ora faceva quello che faceva prima senza dirsi prete) Manini sconvolto cacciò fuori i contadini. Anche il camparo andò a testimoniare a Novara, ma spontaneamente e a favore di Antonia, ma il suo colloquio con Manini fu burrascoso (il camparo aveva già sentito un uomo parlare così, un conte omosessuale per cui aveva combattuto) - il camparo riferì a Manini di Gasparo - Manini gli disse di vergognarsi della sua stupidità e superbia e lo cacciò - il camparo era offeso per essere stato umiliato e trattato male, dato che Manini era dov’era per le battaglie che aveva combattuto lui e non doveva mancargli di rispetto Manini era appena tornato da Milano, dove era andato dall’inquisitore di Milano per lamentarsi del vescovo, della strega e della situazione a Novara - si aspettava una promessa di appoggio - sperava in una forma di aiuto da parte sua ma non accadde niente, anzi l’inquisitore di Milano gli disse di lasciar stare la storia della strega. maricòn: omosessuale la Chimera 40 CAPITOLO VENTISETTESIMO – L’ultimo viaggio Bascapè non riusciva a dormire: la mano gli faceva male da quando era caduto dalle scale a Roma pregava Carlo Borromeo che lo prendesse presto con sé un viso grigio, profondamente incavato, con tutti i tratti del teschio già visibili sotto la pelle tirata; una barba rada; la mano che reggeva la lanterna, una fascina d'ossa; una gran veste bianca, piena d'ombre; un fantasma che attraversava le tenebre del mondo come s'attraversa per l'appunto un'anticamera: quella di Dio e della vita in Dio dopo la morte, che è l'unica reale. pensava: - all’offesa ricevuta dal nuovo Papa Paolo V, dopo la morte dell’altro (ridevano di lui alle sue spalle) (pag. 303) - a Federigo Borromeo che lo usava per aizzarlo contro gli stessi nemici della Chiesa con cui intanto lui restava in pace - a come a Roma si la politica aveva sostituito lo Spirito di Dio - alla donna di Novara che alcune notti veniva a trovare le sentinelle - al governatore dello Stato che era morto e da cui doveva andare per celebrare le esequie con il cardinale Borromeo e gli altri vescovi Il vescovo quella notte decise di andarsene e fece chiamare don Delfino perché chiamasse suo nipote Michelangelo Marchesi (morto 3 anni dopo funerale fatto dal vescovo, ancora vivo) e dicesse agli altri di prepararsi o di salutarlo perché sarebbe partito per Re, un borgo della Val Vigezzo (Madonna del sangue) (pag. 308). Alcuni dei preti lo compativano perché era malato, altri non lo giustficavano. Il conte abate di San Nazario di Biandate, uno dei giudici del processo di Antonia, chiese informazioni al vescovo per come comportarsi al processo. Lui disse di lasciar fare all’inquisitore, ma di punire la strega (se si doveva) a Zerbino, non a Novara. la Chimera 41 CAPITOLO VENTOTTESIMO – La sentenza 20 agosto 1610 dalle 4 pomeridiane, a Novara faceva caldissimo e cominciavano le preoccupazioni per la peste nera (protettori: S. Rocco, Gaudenzio, Cristoforo, Madonna del Soccorso). Tutti volevano la pioggia e dicevano che per averla bisognava uccidere la strega. la Chiesa avrebbe solo dato un giudizio: se Antonia era ancora salvabile o se bisognava giustiziarla Se era da giustiziare il caso passava al “braccio secolare”, cioè alla giustizia dello stato, che la condannava a morte e curava l’esecuzione. il collegio di giudizio era misto: giudici ecclesiastici e anche laici (in totale in 14 con il cancelliere e Manini) - Pietro Quintano, podestà di Novara e “braccio secolare” - esponenti della magistratura e del patriziato - rappresentante del vicario del vescovo - rappresentanti delle gerarchie ecclesiastiche e dei capitoli - delegati dei più importanti ordini religiosi in città Il processo: 1. arringa dell’inquisitore che accusava la strega di eresia 2. dibattito secondo ogni giudice esponeva il proprio pensiero (di colpevolezza per cui Antonia non poteva neanche più essere salvata dal Diavolo, ma doveva essere uccisa) La sentenza in realtà negli atti è solo allusa, non è mai esplicita. Esecuzione disposta dal pretore Pietro Quintano: - condannata dal braccio secolare ad essere arsa viva - sul dosso dell’albera - di sabato, così tutti potessero vederla - dopo il tramonto, perché il rogo si vedesse da lontano - bruciare l’albera per il rogo - spargere il sale sulle ceneri del rogo e mettere una croce per memoria Per l’esecuzione il conto venne presentato ai Nidasio: 700 lire milanesi - per il boia e i suoi aiutanti da Milano - per abbattere il castagno Per pagare tutto finirono in rovina e andarono raminghi finchè non lavorarono come mezzadri nei fondi altrui. Antonia non seppe nulla della riunione del tribunale. I carcerieri quel giorno le pulirono la cella e prepararono un giaciglio, la notte vennero, la picchiarono e la violentarono entrambi (pag. 322 la Chimera 42 CAPITOLO VENTINOVESIMO – I paratici A settembre faceva ancora caldo e non aveva ancora piovuto e girava voce che non sarebbe piovuto se fosse rimasto qualsiasi segno dell’esistenza della strega: - la strega era stata condannata e sarebbe stata uccisa a breve - il castagno venne abbattuto - l’edicola votiva venne distrutta - riti nella casa dei Nidasio, ma non bruciata per il troppo caldo - bruciato uno spaventapasseri con i vestiti di Antonia Antonia il 21 agosto fu trasferita nella Torre dei Paratici (antica Torre del Broletto= del palazzo del Comune di Novara). Antonia in cella non era sola: c’era Rosalina (come nello stanzino del digiuno dell’ospizio) Rosalina aspettava di essere frustata in piazza dal boia che veniva da Milano per la strega e che approfittava per punire gli altri carcerati, di qualsiasi cosa fossero accusati. Nella Torre il problema erano gli insetti, ma Antonia dormì molto e quando sognava aveva paura di svegliarsi e di tornare alla realtà. (barlocca: pausa pranzo dei marinai) Il boia era arrivato a Novara, ma non capiva perché dovesse presenziare a un rogo, ce considerava una barbarie del passato. Il boia dice a Jacopo di andare al Sesia la mattina e a Bartolone di accompagnare Antonia. Lui avrebbe frustato i carcerati e avrebbe preso da uno speziale qualcosa per alleviare il dolore alla strega. “Bruciare vivi è la morte più orrenda che ci sia e io non credo di togliere nulla alla pena che i giudici hanno stabilito per la strega togliendole un poco di quella capacità di intendere che è anche capacità di soffrire” Rosalina ora: - capelli corti come ce li avevano le puttane da strada - naso schiacciato e storto forse da un pugno - cicatrici sulle guance - ferita d’arma da taglio sul collo - aveva 26/27 anni - raccontò che era stata sotto la protezione di un generale spagnolo, che però un giorno la cacciò via perché aveva un’altra morosa più giovane. - aveva continuato a fare la prostituta e gli spagnoli avevano cominciato ad arrestarla perché infrangeva le grida (pag. 329) e l’avevano rinchiusa nella Torre dove aspettava di essere frustata Bernardo Sasso: - uomo di età più che mezzana - testa e guance rasate - occhi azzurri - padre e nonno boia - molto equilibrato (neanche mai ubriacato) - sposa un’ospite del Deposito di San Zano, dove sono le ragazze scappate di casa - matrimonio felice e solido - 5 figlie 0 figli - aiutanti: Bartolone e Jacopo
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