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La comunicazione narrativa, Schemi e mappe concettuali di Semiotica

Riassunto diviso per capitoli, qui trovate tutti gli argomenti trattati dal libro sintetizzati e riassuntivi.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017

Caricato il 18/01/2017

Smenuxx
Smenuxx 🇮🇹

3.7

(9)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La comunicazione narrativa e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Semiotica solo su Docsity! RIASSUNTO - COMUNICAZIONE NARRATIVA STEFANO CALABRESE La comunicazione narrativa si fonda sulla capacità di narrare, definita anche “Storytelling”. La capacità di raccontare si fonda sulla possibilità di appellarsi a delle esperienze di vita vissuta “life stories” che posso essere: • biografiche • temporali • causali (si mette in relazione continuità e cambiamento) • tematiche (evocative) Ogniuna di queste life stories per essere compresa deve poter far riferimento a degli stereotipi comuni, definibili come SCHEMI / SCHERMATA ( processo statico) – SCRIPT/ CAPACITA' DI CODIFICA (processo dinamico) Mentre per poter essere narrata fisicamente deve far riferimento a degli “SCRIPT”, articolazione sintattica, la messa su carta, l'aspetto pragmatico. SCHEMA/FRAME: Teoria che si basa sulla convinzione che ogni nostra esperienza viene compresa sulla base di un confronto con un modello stereotipico, derivato da esperienze simili registrate nella memoria → ogni nuova esperienza viene valutata sulla base della sua conformità o difformità rispetto ad uno schema pre-esistente. Sistema di attese si forma a partire dal 3° anno di età, attraverso una lenta comparazione cognitiva tra ciò che accade intorno al bambino e la memoria di ciò che gli è accaduto. Uno schema è solo un'etichetta astratta. SCRIPT: Capacità di decodificare quello che avviene entro la schermata astratta. Questi scripts si riferiscono a processi dinamici → modo in cui si producono attese, relativamente alla maniera in cui si verificano le sequenze di eventi. A questo punto è opportuno identificare i passaggi obbligati che rendono una narrazione comprensibile, riassumibili con un effetto di DOMINIO: 1) Setting → ambientazione delle future gesta 2) Fattore causale → innesco della storia 3) Risposta interna → reazione dell'attore al fattore causale 4) Obiettivo → l'attore sviluppa un obiettivo da raggiungere, una volontà da soddisfare 5) Intenzione → l'intento di compiere un'azione per raggiungere un l'obiettivo 6) Azione → compimento dell'intento 7) Reazione → raggiungimento dell'obiettivo Tutti questi passaggi e altri elementi danno origine all'architesto, architettura della narrazione; Un mondo di “finzione”, uno di “Storyword”. I primi esempi di narrazione ci arrivano dai periodi Arcaici dove: “Raccontare significa Esistere” ..8 leggi arcaiche per sopravvivere. 1) Apertura e chiusura → la narrazione inizia e finisce con CALMA. 2) Ripetizione → la trama non è mai troppo articolata, al massimo si verifica per 3 volte la ripetizione di singoli elementi o intere sequenze. 3) Personaggi sulla scena → i personaggi non sono mai più di 2, l'eventuale presenza di altri ne determina un ruolo irrilevante. 4) Contrapposizione binaria → le storie narrano di situazioni sempre OPPOSTE, mai parallele, come il bene e il male. 5) Gemelli → nel caso in cui si narri di personaggi con ruoli paralleli, allora sono raffigurati come personaggi piccoli e indifesi, oppure con caratteristiche contrapposte, mortale, immortale. 6) Intreccio monotendenziale → la trama segue sempre lo stesso filo conduttore, la focalizzazione è sempre interna/esterna- fissa. 7) Situazione PLASTICA centrale → la vicenda si sviluppa in appoggio ad un'unica situazione “EROICA” ad alto coinvolgimento 8) Monoattorialità → come l'intreccio monotendenziale presenta un'unico protagonista attorno al quale si sviluppa tutta la vicenda. Questo “storytelling” è tipico delle vicende Epiche, delle favole. Il “FOLKLORE” : (“folk”= popolo “lore”= sapere), è l'insieme delle tradizioni popolari trasmesse oralmente e relative ad una determinata area geografica o popolazione. Il Folklore ovvero la conversazione si sviluppa con 6 differenti aspetti: 1) Leggenda → narra la vita di un santo che funge da modello esemplare di cristianità e capace di dare luogo a eventi straordinari, ma col tempo di riferimento cambia e l'impresa straordinaria passa dal Miracolo, al Record sportivo, la reliquia della coppa. 2) Saga → narra gli sviluppi di CONSANGUINEI, clan, famiglie, stirpi; a quanto pare aiuta a consolidare i rapporti in tempi di crisi. 3) Mito → = parola, discorso. Fornisce risposte a domande oscure, discorso orale e irripetibile. 4) Memorabile → ha lo scopo di essere RICORDATO, e di far ricordare chi lo ha narrato, come nei formati giornalistici fornisce il resoconto di fatti realmente accaduti che sviluppano un grande effetto. 5) Fiaba → da al lettore un senso di sognante soddisfazione, come se la realtà fosse perfetta e armoniosa, lieto fine. 6) Scherzo → si prende gioco delle regole del linguaggio, allo scopo di rilassare gli utenti e renderli disinibiti. Queste caratteristiche conversazionali godono di grandi successi, in quanto rendono possibile l'abbattimento dei muri culturali, trattano i concetti con modalità e tematiche comuni a tutti i popoli. Una storia solitamente esiste allo scopo di scacciare una paura dovuta all'ignoranza, così il MITO viene narrato per sanare conflitti, mediare tra due rivali, un esempio è quello della saggezza del Re Salomone, al quale posto a sanare la disputa di 2 donne che reclamano la maternità di un unico figlio. Propone di dividere il figlio in 2, cosicchè da riconoscere la vera madre che è sicuramente disposta a cedere il figlio pur di non saperlo morto. EPICA Nell'epica non sono presenti colpi di scena, tutte le narrazioni si svolgono più o meno con lo stesso profilo: 1) Invocazione delle muse → si presenta quando il protagonista è a corto di informazioni. 2) “Media Res” → equivale a: riepilogo delle puntate precedenti, si presenta solo quando la narrazione si rifà ad altre narrazioni, c'è la presenza di una ANALESSI, rievocazione di informazioni allo scopo di capirne altre. 3) Similitudine → si presenta quando il narratore paragona il protagonista ad altre figure basandosi su qualità o debolezze. 4) Discorso diretto → nell'epica è importante sottolineare le qualità anche intellettive dell'eroe, avviene attraverso il discorso diretto, che enfatizza l'oralità, la facondia del protagonista. 5) Cataloghi → liste di condottieri e relativi insediamenti. 6) Ekphrasis → consiste nella descrizione molto dettagliata di un oggetto, che procura tempo al narratore e consente al lettore di interpretarlo e collocarlo, funzionalmente, nella storia. TRAGEDIA E COMMEDIA La tragedia e la commedia viaggiano agli opposti della narrazione. TRAGEDIA COMMEDIA Errori del protagonista Ostacoli posti dall'Antagonista Ostacoli esterni che riflettono l'interiorità conflittuale del protagonista L'eroe supera gli ostacoli e conquista il lieto fine medium. – TELLING / DIERESI → maggior mediazione narratoriale a scapito della resa scenica meno dettagliata di situazioni ed eventi. Narratore consapevole dell'atto che sta compiendo. MODO MODO → si riferisce ai differenti tipi di discorso o rappresentazione all'interno di un testo narrativo ( la narrazione, il resoconto, la descrizione, il commento). Un concetto più specifico di modo indica la regolazione dell'informazione narrativa, ossia il tipo e la qualità di informazioni comunicate in un testo (distanza, prospettiva, focalizzazione). Platone nel III libro della Repubblica, distingue 3 modi di narrare: • Per MIMESI (imitazione): il poeta parla attraverso i personaggi, come se fosse qualcun'altro. • Per DIEGESI (discorso): il poeta parla a proprio nome. • Secondo una FORMA MISTA (mimesi+diegesi): la narrazione semplice si alterna ai dialoghi (epica). Platone stesso condanna la mimesi, sostenendo che si tratta solo di “una copia della copia”, e inoltre col suo carattere illusorio potrebbe influenzare negativamente il pubblico. La questione pro e anti mimesi si potrarrà nel tempo (ad esempio, nel Rinascimento sarà il concetto centrale della teoria estetica= l'imitazione è la via diretta per la bellezza). Nella modernità (fine 800) vengono sviluppati dei nuovi concetti corrispondenti a quelli di mimesi e diegesi: SHOWING e TELLING. Genette sostiene che è il TELLING la vera natura della narrativa, mentre lo SHOWING è solamente un'illusione momentanea. I MODI della narratologia: 1) TESTUALE → il significato narrativo è codificato in segni materiali. 2) INTERNO → è immagazzinato nella memoria e fatto agire nel teatro mentale del ricordo, immaginazione, sogno. No testualizzazione. 3) AUTONOMO → il testo trasmette una storia che è inedita al ricevente. 4) ILLUSTRATIVO → narrazione pittorica, descrittiva, precedente conoscenza del plot da parte del ricevente. 5) RICETTIVO → il destinatario è passivo. 6) PARTECIPATIVO → il destinatario è attivo (giochi di ruolo, videogame, teatro di improvvisazione). 7) DETERMINATO → la trama è definita minunziosamente. 8) INDETERMINATO → la trama è definita a grandi linee. 9) LETTERALE → la narrazione è esauriente e corretta. 10) METAFORICO → la narrazione è altrettanto esauriente ma ancora più esaustiva, in quanto evoca concetti sfruttando le similitudini e le metafore. Connessa al modo è la categoria narratologica della DISTANZA . In ogni narrazione c'è sempre una distanza metaforica, più o meno maggiore, tra gli elementi della narrazione ( autore, narratore, personaggi, lettore, etc). Tale distanza può essere di tipo: – TEMPORALE → posso raccontare eventi che sono accaduti due ore o due anni prima. – INTELLETTUALE → un personaggio è più intelligente di un'altro. – MORALE → dietro c'è una morale – EMOTIVA → colpisce le emozioni e sentimenti. E' detta “distanza della narrazione” la distanza tra gli avvenimenti e il momento in cui vengono narrati: l'autore raccontando un fatto passato, usa il tempo presente proprio per annullare la distanza, e rendere l'azione quanto più possibile reale. La distanza tra il narratario e la narrazione è tanto più vicina quanto meno è mediata dal narratore: la mediazione narratoriale è quindi ridotta al minimo nella mimesi, ed è maggiore nella diegesi. Tra i modelli narrativi si posiziona il COMMENTO. 1) COMMENTO METAFINZIONALE → svela la finzionalità della narrazione. 2) COMMENTO METANARRATIVO → contiene riferimenti autoriflessivi allo storytelling. 3) COMMENTO SULLA STORIA → il narratore spiega un evento, una motivazione di un personaggio o il significato di un elemento narrativo (interpretazione), esprime le proprie opinioni personali e i propri valori morali. 4) COMMENTO SUL DISCORSO → include riferimenti autoscoscienti al processo della narrazione è il commento metanarrativo. IL PERSONAGGIO Il PERSONAGGIO è inteso come partecipante allo storyword, ovvero ogni individuo che si presenta in una fiction narrativa. Già nella poetica di ARISTOTELE è presente una “teoria del personaggio”: egli pose per primo la questione tra azione e agente, ossia si chiede quale dovesse prevalere, se l'azione o il personaggio. Aristotele sottolinea con forza la preminenza dell'azione sul personaggio tanto che l'intreccio è paragonato al disegno di un quadro e il personaggi ai colori che riempiono gli spazi. Il primo a contestare l'assunto aristotelico è FORSTER che afferma che il nostro interesse di lettori non deriva dall'imitazione di un'azione, ma dal fatto che il narratore svela al lettore “la vita segreta del personaggio” presupponendo cosi che i personaggi abbiano una vita propria. Forster distingue tra: • Personaggi piatti (flat characters): sono poco approfonditi dal punto di vista psicologico e hanno tratti costanti nel racconto. I personaggi piatti sono di solito descritti solo per alcuni elementi caratterizzanti e funzionali a spiegare certi comportamenti, come nel caso della novella di Giovanni Verga, La Lupa. • Personaggi a tutto tondo (round characters): hanno tratti imprevedibili (spesso si tratta dei protagonisti ma non sempre) sono più complessi, sono descritti nei minimi dettagli sia per quanto riguarda il carattere sia per quanto riguarda l'aspetto fisico e dunque maggiormente credibili. Le opinioni sul personaggio di molti strutturalisti assomigliano a quelle di Aristotele. Anch'essi parlano di opposizione tra personaggio e l'intreccio, affermano che i personaggi sono subordinati all'azione e bisogna valutare solo ciò che compiono, e non ciò che sono, in quanto sono un prodotto dell'intreccio. Ad esempio la strutturalista PROPP nella sua opera “Morfologia della fiaba”, in cui analizza un corpus di 100 fiabe popolari russe, fornisce la definizione di “attante”: per attante (o dramatis persona) si intende un ruolo fondamentale che si contrappone agli attori, i quali compaiono nella struttura superficiale del testo e sono costituiti da personaggi concreti. Nell'analisi di Propp è più importante quello che fa il personaggio, e non chi è il personaggio: se un eroe è una fanciulla, un principe o un orso è indifferente, a caratterizzare lo svolgimento della trama è l'azione che l'eroe compie e non le sue caratteristiche fisiche. Propp distingue 7 ruoli attanziali: 1) L'antagonista 2) Il donatore 3) L'aiutante 4) La principessa e suo padre 5) Il mandante 6) L'eroe 7) Il falso eroe GREIMAS → riformula i ruoli attanziali di Propp, giungendo ad un modello con 6 attanti incentrato sull'oggetto del desiderio agognato dal soggetto: 1) Soggetto 2) Oggetto 3) Destinatore (chi pone l'oggetto come oggetto di desiderio e di valore) 4) Destinatario (chi trae beneficio dall'oggetto) 5) Aiutante 6) Oppositore La relazione tra attanti e attori può manifestarsi in 3 modi diversi: • ISOMORFISMO: a un attante corrisponde un solo attore (1 ruolo= 1 personaggio) • DEMOLTIPLICAZIONE: a un attante corrispondono più attori (1 ruolo= +personaggi) • SINCRETISMO: un solo attore corrisponde a più attanti (+ruoli= 1 personaggio) Oggi le teorie strutturaliste sono molto criticate perchè è chiaro che al lettore resta impresso molto più di un segmento di testo: il personaggio non è una banale struttura testuale, ma qualcosa capace di lasciare qualcosa di positivo o di negativo nella coscienza del lettore. Sono stati TODOROV e BARTHES ad aprire la prospettiva strutturalista e a rivalutare il personaggio, passando da una concezione funzionale ad una connotativa---> il personaggio viene considerato come un paradigma di tratti psicologici. Il tratto → è un concetto strutturalista che individua la qualità minimale del personaggio: il personaggio è un paradigma di tratti, ossia un insieme verticale di qualità minimali. Todorov individua due categorie narrative: – la categoria apsicologica – la categoria psicologica ( il personaggio prevale sulla trama) Barthes considera il personaggio “un essere di carta fatto di parole” e dunque non gli attribuisce una valenza psicologica: il personaggio è un elemento strutturale del testo. Anche CHATMAN definisce il personaggio come insieme di tratti, ma aggiunge l'aggettivo “aperto”, affermando che il personaggio è un paradigma aperto di tratti, Chatman si apre al lettore: il personaggio deve esser completato dal lettore, mentre legge, integra la costruzione dei tratti del personaggio. Calabrese afferma che tale costruzione si realizza per gradi e che il lettore collabora attivamente con l'autore. Calabrese elabora 3 modelli per studiare il personaggio: 1) Modello SEMANTICO: Il personaggio è considerato incompleto, in quanto facende parte di un mondo funzionale incompleto. L'interazione e lo scambio comunicativo tra autore e lettore ne consentirà il completamento. 2) Modello COGNITIVO: Il personaggio è costituito man mano dal lettore, il quale lo compone grazie agli elementi propri della sua immaginazione e del suo vissuto personale. 3) Modello COMUNICATIVO: Il narratore fornisce una caratterizzazione del personaggio che viene poi valutata, accettata o rifiutata dal lettore. IL LETTORE Il lettore è un individuo reale e concreto che interpreta il testo, e che pertanto, non va confuso né con il narratario né con il lettore implicito. Colui che legge deve decodificare un testo → tramite 5 codici: • Codice proairetico: per organizzare le azioni descritte nella narrazione • Codice referenziale: per connettere lo storyword alla conoscenza • Codice semico: per organizzare i personaggi e i suoi dettagli caratterizzanti 2) romance 3) tragedia 4) satira – ironia → ciascuno di questi contraddistinti da 6 fasi. Totale: 24 categorie. Distinzione di plot in base al conflitto tra mondi privati dei personaggi e reale stato delle cose nel mondo narrativo: CONTRO PLOT → azioni dirette a risultato opposto a quello che guida le azioni del plot principale (azioni del protagonista) DOPPIO PLOT → intreccio che comporta due azioni simultanee di uguale importanza. SUB-PLOT → insieme di azioni coincidente con il plot principale ma subordinato ad esso. MULTI- PLOT → narrazione che segue destini paralleli di tanti personaggi; i destini che si intersecano creano nuove relazioni personali o piani d'azione (soap-opere televisive). QUANTIFICARE CIO' CHE SI COMUNICA – PARATESTO → elementi che contornano un testo per presentarlo, assicurare la sua presenza nel mondo, la sua ricezione. ( titoli, intertitoli, epigrafi, dediche etc) Genette dice che paratesto = peritesto + epitesto. – PERITESTO → elementi inseriti nel libro stesso – EPITESTO → esterno del libro, ambito mediatico (interviste etc) La critica testuale si concentra sul peritesto. – Titolo → identifica e designa l'opera, a volte NO perchè c'è omonomia (Satire di Orazio), a volte è vuoto e non ha a che fare con il testo o pone problemi interpretativi. ROMANZO CONTEMPORANEO → centrale è il ruolo del personaggio + preferenza per titoli evenemenziali ( Ti prendo e ti porto via). – Esergo → motto o citazione all'inizio del testo. (primi a partire dagli anni '600 si affermano '700 /'800) – Dedica → a un personaggio pubblico o privato, si afferma nel mondo latino. – Epigrafe → commenta o chiarisce titolo o l'intero testo. – Intertitoli → anche nei film, per esempio nei cambiamenti di scena. – Inizio → designa la soglia ingressiva di un testo e presenta l'argomento di un libro, nome dell'autore e luogo di provenienza. – Illiade → desiderio legato ad una donna. – Odissea → desiderio di tornare a casa, leggendo il testo poi si capirà cosa accadrà. – Apertura → elementi tra titolo e testo vero e proprio. – Incipt → designa il segmento narrativo che avvia il processo di cambiamento in un plot o azione, zona di ingresso della finzione vera e propria. – Attacco → prime parole di un testo. Tipologie generali di INCIPT: INCIPT NARRATIVI= varie modalità di entrata nella storia, si concretizzano in alcuni Topoi → nascita, partenza e arrivo, scoperta, attesa, risveglio, l'incontro; INCIPT DESCRITTIVI= si classificano in relazione all'oggetto della descrizione (luoghi, personaggi). Romanzo realista → descrizioni topografiche dal generale al particolare, prospettiva di avvicinamento. INCIPT COMMENTATIVI= focalizzazione su ciò che sarà narrato (metatestuale) o sul tipo di narrazione (metanarrativo). L'INCIPT è il luogo in cui si incontrano mittente e destinatario. Funzioni dell'INCIPT: 1) Funzione codificante → situa l'opera nell'intertesto. 2) Funzione seduttiva → strategia di orientamento del lettore, seduzione che mira a mantenere comunicazione con effetto di desiderio. 3) Funzione tematica → presenta gli argomenti del testo. 4) Funzione informativa → fornisce informazione referenziale (reinvia a ciò che è fuori dal testo), a un sapere comune, focalizzandosi sugli elementi dell'universo finzionale. 5) Funzione drammatica → mette in movimento la storia entrando direttamente nell'azione. Classica tipologia di inizio → MEDIA RES (tipico dell'epos), situazione ed eventi importanti già avvenuti, piuttosto che da quelli che sono cronologicamente i primi. INIZIARE DALLA FINE solitamente con la morte del personaggio. In base alla velocità di entrata nello storyword, 4 diversi tipi di incipt: 1) Incipt statico → forma di apertura informativa, preparazione alla storia, in genere modalità descrittiva. 2) Incipit progressivo → ingresso diretto nella storia, elementi informativi sotto forma di indizi. 3) Incipt dinamico → incipt in “media res”, drammatizzazione immediata, presenti ancora elementi informativi. 4) Incipt sospensivo → sospensione dell'inizio e della narrazione, inizio che non può essere percepito come tale. FINE → segmento conclusivo di un plot o di un'azione, fornisce chiarimenti per comprensione degli eventi da cui consegue. CHIUSURA NARRATIVA → soddisfazione delle aspettative e risposta a domande sollevate lungo la narrazione. Creare nel destinatario impressione di completamento e compiutezza. Una narrazione può concludersi senza chiusura → antichiusura o finale aperto (non tutte le narrazioni riescono a risolvere l'instabilità che hanno creato). SPAZIO DILATATORIO → luogo del differimento e della trasformazione. La CONCLUSIONE condiziona l'inizio → opere teleologicamente determinate. – Caratteristica del romanzo post-moderno: smarrimento delle funzioni proprie di inizio ed epilogo. INCASTONATURA → combinazione di sequenze narrative tale che una sequenza sia posta all'interno di un'altra. Tipi di INCASTONATURA: – una storia esigua che funge da cornice crea una situazione drammatica entro cui i personaggi narrano storie (Decameron). – Prolungata narrazione primaria, interrotta da una storia più corta raccontata da un personaggio all'altro (Amore e Psiche nell'Asino d'oro di Apuleio). FUNZIONI PRIMARIE DELL'INCASTONATURA: – drammatica o esplicativa → narrazione incastonata che spiega o influenza il corso della narrazione di incastonatura. – Tematica → sfrutta le differenze o analogie tra le due narrazioni. – Meccanica o gratuita → relazione poco significativa tra due narrazioni. Un tipo particolare di incastonatura → narrazione intercalare = un'istanza narrativa è temporanealmente situata tra due momenti della narrazione. EFFETTI SPECIALI Effetto di realtà → introdotta da Ronald Barthes, osservava che nei racconti realistici si trovavano dettagli descrittivi che non sembravano avere necessità logica. Possibilità di suscitare un senso di reale attraverso l'uso strategico di dettagli verosimili. • Metalessi → variante della sinonimia ( Giocondo → felice), narrare cambiando livello, l'intrusione nella diegesi di un'ente che proviene da un'altra diegesi, mescidanza di livelli narratici. Calabrese distingue due tipi di metalessi: – Metalessi discendente → realtà scarica sulla finzione le proprie prerogative allo scopo di fingere di farla diventare reale. Per esempio quando nel romanzo dell' 800 i personaggi di pura invenzione agiscono in contesti reali. – Metalessi ascendente → la finzione invade la realtà, inquinandone l'esistenza stessa. Nel post-moderno crolla l'idea che potesse esistere qualcosa di reale, tutto è finzione. Metalessi nel teatro → Pirandello, eliminazione della parete che separa gli attori da spettatori, straniamento. Metalessi nel cinema → fondu sonore ( sulla scena di un film si cominciano a percepire suoni e rumori che appartengono alla scena successiva). Mise an abyme → replica miniaturizzata di un testo, inserita nel testo stesso. DUPLICAZIONE → tre tipi di duplicazione: 1) Duplicazione semplice → frammento che intrattiene con opera un rapporto di similitudine. 2) Duplicazione all'infinito o ripetuta → frammento che lo intrattiene con l'opera che lo include un rapporto di similitudine, che incide anch'esso un frammento che ..etc 3) Duplicazione aporistica → si ha un frammento che include l'opera che lo include. Metalessi e Mise an abyme mirano la verosomiglianza e creano uno straniamento. Viktor Sklovskij coniò il termine → “defamiliarizzazione” (straniamento) → indica il procedimento di rendere estraneo ciò che è familiare, ostacolando la percezione abituale e automatica delle cose, ha come effetto una visione conscia dell'oggetto rappresentato. Su questa base Brecht in ambito teatrale ha sviluppato la teoria dell' “effetto di alienazione” → si sospende il meccanisco di identificazione dello spettatore, affinchè questo trovi la distanza e ne ricavi una nuova libertà di giudizio. IL PUNTO DI VISTA, IL TEMPO E LO SPAZIO L'OSSERVATORE – Punto di vista → posizione fisica, psicologica e ideologica rispetto a cui vengono rappresentati eventi narrati. Può essere all'interno o all'esterno della narrazione. → Interno: da un personaggio o da qualche esistente. → Esterno: narratore più o meno onniscente e limitato. In entrambi: il punto di vista è ipotetico più che reale, svelando ciò che potrebbe essere percepito. Il punto di vista necessita di un'agente che narra e un'agente che focalizza. – Il punto di vista va inteso come: 1) Percettivo → luogo fisico, orientamento ideologico o situazione pratico esistenziale rispetto a cui si pongono in relazione gli eventi narrati. 2) Concettuale → visione del mondo in base alla quale una situazione o un'evento vengono presi in considerazione. 3) Dell'interesse → considerazione delle situazioni e degli eventi narrati in rapporto ai target che riguardano maggiormente un personaggio. Voce narrativa → si riferisce al discorso o ad altri mezzi espliciti tramite i quali gli eventi vengono comunicati al pubblico. Il requisito essenziale di ogni tipo di narrazione è la presenza di un narratore. Punti di vista cinematografici: 1) Visuale oggettiva → consente allo spettatore di accedere all'immagine senza che sia filtrata da un punto di vista di un personaggio. 2) Visuale soggettiva → il regista sceglie di identificare la visione dello spettatore con quella del personaggio, ponendo la macchina da presa dentro il personaggio. 3) Visuale semi – soggettiva → non vediamo esattamente dagli occhi del personaggio ,
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