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La congiura di Catilina: Crisi finale della Repubblica romana, Dispense di Storia

La congiura di catilina, una tentata insurrezione contro la repubblica romana nel 63 a.c., guidata da catilina e finanziata da marco licinio crasso. Informazioni sui personaggi coinvolti, il loro background politico, le loro motivazioni e i tentativi di cicerone di contrastare la congiura. Inoltre, vengono descritti i tentativi di catilina di ottenere la carica di console e il suo programma politico, che includeva la cancellazione dei debiti. Inoltre informazioni sui processi legali che seguirono la congiura e sui risultati della stessa.

Tipologia: Dispense

2023/2024

Caricato il 07/03/2024

Clinamen12
Clinamen12 🇮🇹

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Scarica La congiura di Catilina: Crisi finale della Repubblica romana e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! La congiura di Catilina La crisi finale della Repubblica romana di Cicerone. Dal punto di vista geografico, a partire dell'inizio dal I sec. a.C., dopo quella tremenda guerra sociale, cioè con i soci italici, tutta l'Italia a sud del Po faceva parte del dominio di Roma, quindi la città di Roma si identifica con la penisola di fatto a sud del Po e sarà Cesare che darà la cittadinanza anche ai traspadani. Le magistrature sono legate alla città e si eleggono andando a Roma da un elettorato potenzialmente Italico: dalla questura che è il primo gradino al consolato, al consolato che è l'ultimo di questo cursus honorum; Quindi i vari municipi e le élite municipali, soprattutto più sensibili e più anche economicamente in grado di muoversi e stabilirsi a Roma per un certo tempo per votare, si preparano a una scadenza annuale, perché si vota ogni anno per rinnovare le magistrature. Nella lingua latina la parola democrazia non esiste, c'è in greco ma non c'è in latino. Anzi, quando i teorici della politica come Cicerone, il più noto di quell'epoca, vogliono indicare la democrazia la definiscono un’aberrazione. Agli occhi di Cicerone, il modello democratico greco ateniese era il risultato di un eccesso di libertà. Roma era una repubblica aristocratica sostanzialmente, sapientemente costruita su un equilibrio di forze e modellata sulla struttura dell'esercito. Si vota per centurie e le centurie sono le formazioni dell'esercito. Le centurie delle prime due classi sono espresse in base al censo, quindi composte da senatori e cavalieri, per cui sono complessivamente di numero pari a tutte le altre anche se le persone fisiche appartenenti alle centurie delle due classi di censo sono numericamente di gran lunga di meno rispetto a tutti gli altri. Se quelle due classi si mettevano d'accordo vincevano pur essendo una minoranza numerica. In questo meccanismo, che è centrale nella vita politica, sono soprattutto le persone che hanno le risorse economiche sufficienti a candidarsi per fare una campagna elettorale. Tuttavia, a fare da contrappeso c’erano le famose leggi de ambitu, cioè sulla corruzione elettorale. Una delle più aspre è quella proprio di Cicerone medesimo quando diventa console per l'anno 63, la lex Tullia de ambitu con pene severissime. La legge fu proposta da Marco Tullio Cicerone, durante il suo consolato, per inasprire le disposizioni sull'ambitus. Cicerone stesso racconta di aver partecipato all'attività di legiferazione in alcune delle sue opere: «Fui io stesso, è vero, l'autore della legge sui brogli elettorali: ed evidentemente non ne fui autore per abrogarla di fronte al precetto, che mi ero già da tempo imposto, di soccorrer con la mia difesa i cittadini in pericolo. Se io dunque riconoscessi che broglio vi fu, e sostenessi che fu giusta cosa, malamente agirei, se anche altri fosse stato l'autore della legge; ma poiché io affermo che nulla fu compiuto contro di essa, perché mai dovrebbe essermi ostacolata la funzione di patrono?» La Lex Tullia vietava ai candidati, nel biennio anteriore alla candidatura, di dare giochi gladiatorii, salvo che per obbligo testamentario. Confermò le decisioni prese con la legge Acilia Calpurnia aggiungendo un esilio di dieci anni per i colpevoli del crimine di ambitus “con la mia legge ho punito con l'esilio il broglio elettorale”  ; minacciò, inoltre, pene contro gli iudices quaestiones che cercassero di sottrarsi al loro ufficio, forse vietò anche che si proponessero le candidature di assenti. Questa legge, tuttavia, fu impunemente violata da Pompeo in favore di Afranio. Le informazioni in merito a questa legge sono tramandate dallo stesso Cicerone nella sua orazione contro Vatinio del 56. A distanza di un solo anno dall'approvazione di questa legge, Cicerone si trovò a dover difendere Lucio Licinio Murena, suo amico, che nel frattempo era diventato console, secondo l'accusa del suo avversario politico Servio Sulpicio Rufo, proprio attraverso la corruzione nella competizione elettorale. In questo quadro, chi si avventurava nella carriera politica si indebitava e se non si avevano le risorse avendo una prospettiva dopo l'anno magistrale, teneva conto che poi c'era un anno in provincia. Si diventa nobili attraverso il meccanismo della carriera, Cicerone è un homo novus perché non ha antenati che abbiano ricoperto la pretura o il consolato, lui è diventato console e quindi è anche nobilis, che è una nobiltà interessante che si conquista attraverso il meccanismo della conquista delle cariche. Secondo Tito Livio il console ha lo stesso potere dei re, solo che per fortuna i consoli sono due e si limitano a vicenda e durano un anno soltanto. (Lo dice quando racconta, nei libri che abbiamo conservati, il passaggio dalla monarchia alla Repubblica). Questo per inquadrare le norme del potere che ha il console e quindi l'importanza di conquistare quella carica attraverso i vari gradini. Quando si va in provincia, ci si rimette un po' economicamente ma c'è un inconveniente, cioè provinciali non sempre sono pronti a subire e ti intentano tramite denuncia un processo: trovano uno a Roma che si accolla il processo e portano la documentazione di tutte le ruberie, le sopraffazioni anche le violenze che sono state commesse e quindi il pro magistrato, già governatore che rientra ben pingue deve affrontare un processo su tutto quello che ha rubato. Cesare ha cominciato in questo modo. Catilina quando si trova davanti Cicerone, che lo attacca e lo definisce “inquilino della città di Roma”. Catilina è nobile, ha una carriera alle spalle turbolenta, è stato sillano. Al servizio di Silla ha fatto come tutti nelle guerre civili cose terribili. C'è stato poi un momento di cancellazione di tutte le colpe. Nel 67 a.C. diventa pretore, da pretore svolge i suoi compiti che sono compiti giudiziari essenzialmente. E come pro pretore gli danno la provincia d'Africa. Quando torna a Roma ha puntualmente un processo, perché ha fatto certamente di tutto per dissanguare o spremere i poveri provinciali sudditi dell'impero, ai quali la cittadinanza verrà data dopo secoli tempo di Caracalla nel 212. Questa circostanza però gli crea un problema, cioè è sotto processo. Cicerone è tentato di fargli da avvocato, c'è infatti una lettera ad Attico, una delle primissime della raccolta in cui Cicerone dice: “Avrei l'idea di fargli da avvocato”, poi in realtà le cose non vanno bene da questo punto di vista perché la causa non è tanto rassicurante e Cicerone non fa l'avvocato in modo indiscriminato. Comunque, Catilina non può candidarsi perché il processo dura troppo e rinuncia a candidarsi al consolato dell'anno dopo. Alle sue spalle c'è Marco Licinio Crasso, banchiere di ceto equestre e non di ceto senatorio, era l'uomo più ricco di Roma, come giustamente veniva definito perché era un grande proprietario latifondista. Crasso era in Senato anche se proveniva da una famiglia equestre. Crasso paga le campagne elettorali a Catilina, ma perché lo fa? Cominciamo a considerare Catilina come pedina di un gioco più grande. Nel 70 a.C. Crasso e Pompeo sono consoli insieme, perché stanno per scannarsi come Mario e Silla e preferiscono mettersi d'accordo, e mettendosi d'accordo smontano una parte dell'ordinamento instaurato da Silla con la sua dittatura, che colpiva i tribuni della plebe, i loro privilegi e la plebe urbana indirettamente. Diventano entrambi molto popolari, ma è Pompeo che ha davanti una prospettiva formidabile, cioè quella dei comandi militari, prima contro i pirati, che sono un problema per la Repubblica Romana, il che gli consente di avere un imperium su tutte le cose del Mediterraneo per poter colpire la pirateria e poi proseguire la guerra contro Mitridate. La vittoria su Mitridate era stata largamente preparata la Lucullo, che abbatte la dinastia seleucide che era in fin di vita, e crea la provincia di Siria violando il tempio di Gerusalemme e si prepara a tornare a Roma con un appetito politico molto robusto. Pompeo era quindi molto di più che un console che dopo un anno deve andare a casa. Crasso non ha questa prospettiva, però pensa di conseguire una posizione egemonica molto superiore a quella consentita dalle magistrature ordinarie, usando anche Catilina fin tanto che Pompeo rimaneva in Oriente. Sappiamo in modo vago di una cosiddetta prima congiura, secondo Svetonio la cosiddetta prima congiura sarebbe dunque un tentativo che ha concepito Crasso di assumere la dittatura; Il progetto era di creare una situazione di ordine pubblico molto grave, nominarsi dittatore con accanto Cesare come magister equitum ( era un grado militare che veniva assegnato e tolto da un dittatore. L'incarico cessava comunque al
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