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L'educazione come pratica attenzionale: intenzione e attenzione, Appunti di Antropologia

Della differenza tra intenzione e attenzione in educazione, utilizzando l'esempio della camminata. L'autore distingue la camminata basata su principi di intenzione (volizione) e attenzione, e illustra come queste due approcci differiscono nella pratica educativa. Egli anche riprende l'idea di heidegger sulla distinzione tra stare al mondo e abitare la terra, e sottolinea l'importanza di abitare l'esperienza per imparare e relazionarsi con il mondo.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 27/08/2022

axcx
axcx 🇮🇹

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Scarica L'educazione come pratica attenzionale: intenzione e attenzione e più Appunti in PDF di Antropologia solo su Docsity! Ma quand’è che l’antropologia può dirsi davvero congruente con l’esperienza educativa? Per exducere, condurre fuori, è importante passare da una trasmissione ad una attenzione, non mettere al centro una mera trasmissione, ma una lettura dell’educazione come pratica attenzionale (*polisemia) Ingold fa poi un’altra distinzione attenzione e intenzione - Intenzione: che muove delle pratiche educative tradizionalmente viste come mere trasmissive - Attenzione: centrale nel ripensamento virtuoso dell’educazione, ciò che muove pratiche educative virtuose, rilette secondo la prospettiva di co-apprendimento Per spiegare la differenza tra esse Ingold fa l’esempio della camminata e ne da delle descrizioni di uno stesso atto, quello della camminata a piedi, due diverse descrizioni, una si ri fa al principio di intenzione, una al principio di attenzione - Camminata secondo un principio di intenzione (o volizione): camminata si propone di farci vedere un bel paesaggio, per migliorare la forma fisica, per prendermi un momento per pensare, ci sono anche cose a cui prestare attenzione mentre cammino, e anche prima di uscire, mi devo preparare, preparare lo zaino. Questo tipo di attenzione che entra in gioco nel momento in cui intendo la camminata secondo un principio intenzionale, è un tipo di attenzione diverso rispetto al significato complesso di attenzione (cura, ascolto attivo…); perché il tipo di attenzione che entra in campo nel momento in cui faccio un’azione secondo un principio intenzionale è un tipo di attenzione attraverso cui la mente si limita a controllare il mondo, a verificare che tutto ciò che incontro mentre cammino è dove ho immaginato che fosse secondo le mie intenzioni prima di iniziare a camminare. Quindi prima di camminare si controlla di avere tutto nello zaino, come se dovessi spuntare una lista, quindi è un principio di attenzione volto a controllare e verificare Quando sono lungo la strada e sto camminando continuo a mettere in pratica un principio di attenzione, e corrisponde al verificare che ciò che vedo corrisponde su ciò che vedo sulla mappa o sul navigatore del cellulare -> in questo caso fare attenzione significa far corrispondere i contenuti della mia mente, quello che io mi aspetto, con gli oggetti del mondo che incontro nelle geografie del reale, e significa stabilire una correlazione univoca tra la mia specifica rappresentazione mentale e le specifiche rappresentazioni fisiche che incontro camminando - Camminata secondo un principio di attenzione, che I collega all’abitudine. Quando camminiamo il camminare ci chiama ad essere reattivi rispetto a quello che incontriamo, agli elementi che incontriamo, per reagire e rimanere attenti a degli stimoli che ci arrivano mentre facciamo l’azione dobbiamo mettere in campo un altro tipo di attenzione che si fa durante l’esperienza, non è preordinata come il controllare una lista, è un’attenzione esperienziale, e implica un saper guardare, ascoltare, percepire L’attenzione nel primo esempio interrompe o sospende il movimento, es. per controllare la mappa, perché controllando magari vedo che ciò che c’è nella realtà non corrisponde alla mia aspettativa\ intenzione e questo mi paralizza, mi fermo a controllare L’attenzione esperienziale invece che significa stare attenti nel momento in cui procedo, facendo attenzione, ascoltando, percependo; è un’attenzione diversa dall’attenzione intenzionale, perché si fonda anche sulla distrazione, il distrarmi, l’imprevisto, ciò che non mi aspetto, mi porta ad essere attento Es. quando esco di casa faccio sempre le stesse cose, non mi faccio più domande, non presto attenzione, perché sto facendo azioni secondo un principio routinario, nel momento in cui siamo in strade che non conosciamo, dove ci sono ostacoli, qualcosa che ci disorienta, allora riportiamo attenzione su ciò che stiamo facendo, e così si esce dal sentimento di assuefazione e una problematizzazione, arrivando così ad evitare il fallimento di una qualsiasi relazione educativa Questo tipo di attenzione I la riprende da Erin Manning The Minor Gesture in cui si parla di attenzione come attenzionalità, ma che si fa nella relazione, ad un corrispondere tra me e gli altri, tra me e l’ambiente che abito; questo ci porta alla preposizione importante nel ripensare all’educazione come forma attentiva e non trasmissiva CON, quindi processo educativo che ha a che fare con qualcuno non IN qualcuno o un processo di conoscenza SU qualcuno I dice che le operazioni che compie una mente educativa attenzionale non sono cognitive, ma ecologiche, perché si mette in campo una corrispondenza con gli altri e l’ambiente, con gli oggetti del mondo entro cui esperisco, e svolgo educazione educativa Corrispondenza per I non è un’omologia tra insiemi ed elementi, non in senso matematico, che è più simile al principio intenzionale, ciò che dice I è simile ad un procedere insieme CON, processo quello della corrispondenza per cui individui e cose si corrispondono dentro ad un ambiente, un mondo Altro termine che rientra nel ripensamento dell’esperienza: abitare l’esperienza Inanzitutto fa una differenza che Ingold ripropone facendo riferimento al filosofo Martin Heideger, che in Costruire, abitare e pensare traccia una distinzione tra ciò che significa stare al mondo e abitare la terra; nel momento in cui nasciamo tutti stiamo al mondo, ma è differente da abitare la terra, che implica un passo in più, implica la responsabilità di stare al mondo, attivarsi, mettere in pratica quel principio di attenzione – ad tendere – tendere verso. Quindi essere cittadini che tendono verso, prendersi cura, aspettare, procedere con gli altri, aspirare a qualcosa.. Qui emerge l’importanza di abitare l’esperienza (rif. sempre per Ingold di mostrare congruenza tra a e e) e riconoscerne la centralità dentro ad una pratica educativa virtuosa, significa che si impara a conoscere il mondo non solo ossservandolo ma vivendolo, facendone esperienza, movendosi dentro, questo è importante perché cambia il paradigma\posizionamento, per imparare a conoscere il mondo non posso essere un osservatore esterno, ma occorre che io mi ci metta dentro, mi muova dentro e ne faccia esperienza Quindi educazione con pratica di conoscenza del mondo non può essere qualcosa di separato dall’esperienza, l’educazione è intrinsecamente esperienziale, quello che I chiama l’essere ecologico, cioè essere dentro la relazione con il mondo, altri, cose che abitano il mondo che ci permette di mettere in campo una relazione educativa che possa essere educativa Infatti educare da ex ducere ci conduce fuori nel mondo, e questo stare nel mondo, abitare l’esperienza che nel mondo facciamo, finiamo per corrispondere con il mondo Ingold riprende una metafora di un poeta inglese William Yeats: educare come accendere un fuoco, educare significa accendere un fuoco in questa prospettiva, non gettare cose a secchi vuoti, ma tirarle fuori, accendere la miccia  Emerge tutta la portata epistemologica dell’approccio ecologico che in antropologia viene in particolare prima che da Ingold dall’antropologo Bateson, marito di Mead Margaret Egli scrive due libri fondamentali sul principio ecologico (Verso un’ecologia della mente e Mente e natura), in entrambi si sottolinea la portata epistemologica di un approccio ecologico all’educazione, l’importanza epistemologica di questo approccio ecologico sta nel fatto che non c’è più una opposizione binaria tra osservatore e osservato, tra mondo e osservatore esterno, come se l’osservatore facesse un salto dentro il mondo, si supera la distinzione moderna tra dentro e fuori, e si afferma l’importanza di una prospettiva relazionale, il focus è sulla relazione E allora la prospettiva ecologica si basa sulla centralità che ha la relazione
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