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La coscienza di Zeno -riassunto, Appunti di Letteratura Contemporanea

La coscienza di Zeno, analisi e riassunto per capitoli.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 20/03/2022

alessia-russo-55
alessia-russo-55 🇮🇹

4.4

(25)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La coscienza di Zeno -riassunto e più Appunti in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! La coscienza di Zeno: La coscienza di Zeno esce nel 1923, presso l'editore Cappelli di Bologna e tra il secondo e l'ultimo dei romanzi di Svevo intercorre quindi un quarto di secolo. Viene pubblicato dopo il lunghissimo periodo di silenzio letterario, che è dovuto a diverse ragioni, di carattere psicologico e pratico. La ragione più importante sembra essere pressoché totale indifferenza della critica nazionale ai primi due romanzi, la cui pubblicazione, a spese dell'autore, destò un limitato interesse solo nella città natale di Svevo, Trieste. I venticinque anni nei quali si colloca il "silenzio" di Svevo sono, per Trieste, decisivi: Quando, nel 1919, Svevo inizia a pensare alla Coscienza, la guerra mondiale è appena terminata, ma l'entusiasmo dei triestini che avevano voluto l'entrata in Italia è spento dalla crisi economica del dopoguerra (ha sottratto traffici al porto, fiorente quando era lo sbocco al mare del vasto impero austroungarico) Da città internazionale che era, Trieste è diventata una qualsiasi città della provincia italiana. Completamente mutato è il contesto culturale: non siamo più nell'epoca del positivismo, ma in quella della psicoanalisi, della teoria della relatività. Da oltre un decennio sono nate le nuove avanguardie letterarie, il cui principale obiettivo polemico è il Naturalismo Svevo si trova in una situazione singolare: lui, provinciale, del tutto estraneo agli ambienti culturali che contano, è stato in realtà un precursore nel campo della sperimentazione letteraria (questo lo aveva capito benissimo James Joyce, amico personale di Svevo ed estimatore entusiasta di Senilità). Fino all'annessione di Trieste all'Italia, Svevo era stato da un lato svantaggiato, dall'altro privilegiato dalla sua condizione di abitante un'area periferica rispetto alla cultura italiana, ma appartenente a un grande impero multinazionale, e per questo attraversata dalle più moderne correnti culturali europee. Per esempio, il suo interesse per la psicoanalisi è in relazione all'attività di divulgazione del freudismo del dottor Weiss, uno psicoanalista che operava in Trieste. Il titolo del gioca sulla varietà dei significati e sulla potenziale ambiguità del termine italiano "coscienza" come "coscienza morale" oppure "consapevolezza" Che a sua volta può intendersi in due modi:  come consapevolezza già acquisita o come consapevolezza che si sta acquisendo, La "coscienza" di Zeno può inoltre intendersi in positivo  Come in negativo: cioè consapevolezza delle proprie azioni e delle loro motivazioni, oppure come loro inconsapevolezza L’organizzazione del racconto: La coscienza di Zeno è la storia della sua malattia, il tema fondamentale della narrazione è la storia del protagonista narratore, non un’autobiografia. La coscienza di Zeno è suddiviso in sette capitoli preceduti da una prefazione:  Preambolo  Il fumo  La morte di mio padre  La storia del mio matrimonio  La moglie e l'amante  Storia di un'associazione commerciale  Psico-analisi Nei sette capitoli a scrivere è Zeno, che parla della propria vita e della "coscienza" che ne ha e ne ha avuta: Si divide quindi l’io narrante dall’io narrato. Zeno è pertanto il protagonista-narratore, e a lui soltanto va attribuita la responsabilità del resoconto e dei giudizi sui fatti che vengono narrati. Con una avvertenza: Zeno è un nevrotico (non per niente è in cura psicoanalitica), e chiunque abbia una coscienza anche minima della psicoanalisi sa che nel nevrotico opera in modo particolarmente forte la rimozione. Quest'ultima comporta l'allontanamento dalla coscienza degli eventi più traumatizzanti: essi vengono sepolti nell’inconscio dal quale riemergono mascherati del linguaggio oscuro e simbolico dei sintomi, dei lapsus, dei sogni. Il nevrotico non potrà perciò essere mai un testimone attendibile dei fatti che sono in relazione con la sua nevrosi. Il lettore della Coscienza, quindi, non potrà mai prendere per buone le interpretazioni e le ricostruzioni stesse degli avvenimenti e del proprio comportamento effettuate da Zeno. Altrettando inattendibile è lo psicoanalista che lo ha in cura (Ne sono prova la sua scarsa ortodossia freudiana, il suo esibito carattere vendicativo, il suo dichiarato interesse economico, il ricatto a cui sottopone il paziente per vendetta) Sembrano esserci due opposti punti di vista entrambi inattendibile:  quello di Zeno  quello del dottor S La narrazione è quindi organizzata in modo da richiedere una continua collaborazione del lettore alla ricostruzione del significato di quanto sta leggendo. La coscienza di Zeno appare come un esempio tipico di "opera aperta": un'opera, cioè, il cui significato è, secondo le intenzioni stesse dell'autore, plurivoco, e il cui lettore è pertanto invitato a collaborare alla costruzione del senso. Prefazione: La morte di mio padre, la genesi edipica della malattia viene inequivocabilmente suggerita al lettore, anche se Zeno si ostina a negarla: si narra di un’ostilità fra padre e figlio, nascosta, con il tipico procedimento della rimozione freudiana, dietro l'amore" che secondo il senso comune deve necessariamente esistere tra il figlio e il genitore, poi si rappresenta la tremenda esperienza di Zeno che riceve uno schiaffo dal padre poco prima che questi muoia. Zeno non può fare a meno di interpretarlo come l'estrema punizione che il padre ha voluto infliggergli. La morte del padre è un topos ricorrente nella letteratura, viene solitamente sancita una continuità di valori e tradizioni, si passa il testimone di un’eredità morale e spirituale. E’ il momento in cui il padre mostra o meno affetto verso i figli. Nel caso di Zeno è la malattia che impedisce la comunicazione tra padre e figlio, insieme alla distanza caratteriale e culturale tra i due. La morte della madre di Zeno, che avviene durante la sua adolescenza viene descritta come sofferta, mentre quella del padre come un vero e proprio sconvolgimento della propria vita.  La morte della madre è gestita più serenamente  Con il padre muore quello che rappresenta il principio di realtà La morte del padre rappresenta l’abbandono dell’individuo ad un mondo senza ordine. La presenza del padre consente al figlio di rimanere sempre bambino, di non prendere della responsabilità, tanto c’è il padre che rappresenta questo e su cui carica tutto. Zeno per tanto evita la conversazione con il padre, è durante la malattia che si avvicina a lui. Durante una sera si apre un discorso sulla religione, da un incontro che aveva avuto Zeno con un suo amico, in questa circostanza il padre rivelerà a Zeno di dovergli insegnare qualcosa ma l’avanzare della malattia lo porta a dimenticare. Quella notte sarà l’ultima notte cosciente del signor Cosini, egli affronterà una brutta crisi e verrà poi soccorso da un medico con il quale Zeno finisce per discutere. Il padre è ormai costretto a letto, per lui non ci sono più speranze ma il medico senza il consenso del figlio fa applicare dall’infermiere delle sanguisughe. Zeno inveisce contro il medico considerandolo un accanimento terapeutico, ma il dottore rovescia la prospettiva facendolo apparire come colui che volesse velocizzare la morte del padre. Anche in questo caso Zeno afferma la propria posizione con un atteggiamento immaturo. Il figlio deve assicurarsi di far stare al letto il padre, in questo modo è anche a lui superiore in questo momento, ha un potere contro il padre ed esercita la propria volontà su di lui. Il padre però tenta di alzarsi e viene bloccato dal figlio, in quel momento uno spasmo fa si che il padre gli dia uno schiaffo prima di chiudere per sempre gli occhi. Questo gesto viene interpretato come una punizione per il controllo che Zeno stava avendo nei suoi confronti e morendo subito dopo questo impedisce anche il figlio di discolparsi e giustificare la propria azione. Il padre era sempre stato contrario ai medici e alle medicine, altro motivo per cui Zeno si condannerà e si sentirà colpevole di non aver effettivamente dato le dovute attenzioni al padre così come sostenuto dal medico. Fino a questo punto la narrazione ha la forma di una trattazione per argomento; il modello formale, piuttosto che quello di un'autobiografia tradizionale, è quello del trattato di psicologia, coi relativi esempi che non sono disposti secondo un criterio cronologico, ma secondo il-criterio della loro funzionalità dimostrativa,. Nei tre successivi capitoli, viceversa (La storia del mio matrimonio, La moglie e l'amante, Storia di un 'associazione commerciale), la vicenda si sviluppa in una successione temporale sufficientemente lineare, dato che il criterio della disposizione cronologica si associa a quello della disposizione per argomento. Storia del matrimonio di Zeno: A Zeno viene improvvisamente l'idea di sposarsi Egli conosce, prima ancora della futura sposa, il suo futuro suocero, Giovanni Malfenti, da lui ammirato per l'abilità ne-gli affari, e si trova a scegliere fra le tre Figlie in età da marito di costui. Subito sceglie Ada, la più adulta, e la più, bella, ma inconsciamente-fa-di tutto per apparire agli occhi di lei ridicolo, e comunque lei è innamorata di un altro. Intanto, senza, volerlo, coscientemente e senza avvedersene, ha fatto innamorare di séAugusta, delle tre la più brutta (la-sua inferiorità è segnata da un occhio strabico). Pur essendo ormai certo che Ada non lo ama, preso da un bizzarro impulso, dietro il quale sta però l'angosciosa esigenza di non essere definitivamente allontanato da casa Malfenti, fa in immediata successione la proposta di sposarlo a le prime due sorelle (la più giovane), e ambedue, con diverse motivazioni, lo rifiutano; Infine ad Augusta, che lo accetta con questa motivazione: «Voi, Zeno, avete bisogno di una donna che voglia vivere per voi e vi assista. Io voglio essere quella donna». Lo scapestrato e donnaiolo Zeno si unisce quindi alla ma- terna Augusta nel più borghese dei matrimoni, e quasi subito, secondo le più collaudate tradizioni borghesi, si mette in condizione di tradirla Dopo aver perso il padre Zeno trova un nuovo punto di riferimento tramite il matrimonio (massima espressione borghese) Zeno si affeziona prima al suocero e poi alla sua sposa, infatti, non è nemmeno a conoscenza del fatto che egli avesse figlie in età da marito. Conosce Giovanni Malfenti in borsa, abile commerciante, conquista la simpatia di Zeno perché egli incarna qualcosa che il genero non sente di possedere: la salute. Il voler sposare un delle figlie è infatti solo un tentativo di rimanere legato a lui. (Questo attaccamento al suocero può essere visto come una risoluzione inconscia freudiana di cui il protagonista non si rende conto) Si conclude la parte che racconta i rapporti con il suocero e inizia effettivamente la storia di come arriva al matrimonio Sposare una delle figlie Malfenti per Svevo voleva dire tentare di migliorare la propria discendenza: lui, soggetto debole e malato, sceglieva per i loro figli il nonno come modello di forza, dalla quale potevano ereditare le sue caratteristiche positive. Zeno si innamora delle maggiori delle quattro figlie, Ada, di cui apprezza la serietà e la precisione e la vicinanza caratteriale nei confronti del suocero. Ada oltre a non ricambiare i sentimenti di Zeno, mostra chiari segni di fastidio in sua presenza, lo considera immaturo, incapace di prendersi responsabilità, riconosce in lui il bisogno di essere continuamente accudito. La situazione viene complicata da Guido Steyer, giovane che inizia a fare la corte alla maggiore delle sorelle Malfenti. Guido è un giovane proveniente da una famiglia triestina trasferitasi in Argentina. Il cognome del ragazzo fa dubitare Zeno della sua provenienza e gli viene chiesto se fosse tedesco, la sua dizione italiana perfetta portano Svevo ad aggiungere in questa scena un accenno ad una riflessione sulla lingua che verrà ripresa solo nell’ultimo capitolo: Qui l’italiano viene già designata come lingua artificiale, un’acquisizione scolastica ben diversa dal dialetto triestino. Nella nota del 3 maggio 1935, queste affermazioni vengono riprese, è lo stesso Zeno che descrive l’italiano lingua della menzogna contrapposto al dialetto, e che gli episodi da lui narrati sono stati scelti in base a ciò che poteva riportare in modo immediato senza l’utilizzo del vocabolario. Considerare il mancato uso del dialetto come mancanza di autenticità fa si che i fatti narrati vengono ancora più caricati di incertezza. Guido riesce facilmente a conquistare Ada, motivo per cui Zeno, comprende di dover agire e decide di rischiare tutto dichiarandosi all’amata: Approfittandosi di un momento di distrazione, in cui i due restano soli perché il resto della famiglia si era allontanata per soccorrere la piccola Anna, si dichiara in modo diretto. Ada è stupita e spaventata dalla dichiarazione di Zeno, si meraviglia che egli abbia deciso comunque si dirle tutto direttamente e del fatto che non avesse compreso i segnali del suo mancato interesse. Il rifiuto di Ada è molto cortese, indirizza Zeno verso Augusta (innamorata di lui), ma l’uomo preso dal momento finisce per offendere Guido davanti a lei, cosa che provoca una reazione negativa da parte della ragazza e che inducono Zeno a prendere la decisione di andarsene. Zeno compie il gesto di andar via solo perché spera di essere trattenuto da qualche membro della famiglia, nel momento in cui si accorge che uscire in quel momento di casa sarebbe potuto significare perdere un legame con la famiglia Malfenti, nel vedere che nessuno avesse cercato di trattenerlo, non va via. Istintivamente, preso proprio dal voler legarsi al futuro suocero, decide di rigirare la proposta di matrimonio alla seconda sorella, Alberta. (Anche perché Zeno vuole una moglie, vuole trovare pace, non cerca una donna che lo ami ma un ruolo determinato all’interno della sua vita) La seconda sorella in modo più amichevole declina gentilmente la proposta di Zeno, non essendo in ogni caso interessata a sposarsi, e ciò porta l’uomo verso l’ultima sorella in età da marito: Augusta. Anche in questo caso Zeno reagisce in modo impulsivo, infatti avverte di essersi messo in una situazione scomoda e il fatto che non sarebbe potuto tornare indietro, nel caso in cui avesse potuto lasciare il salotto si sarebbe sentito salvo, il matrimonio e la salvezza vengono messe in estrema opposizione. La proposta mossa ad Augusta è molto diretta, e sincera, tanto che Zeno confessa di aver mosso la stessa richiesta alle sue due sorelle prima di lei. Augusta ne resta sorpresa ma lei aveva compreso perfettamente il carattere di Zeno, decide consapevolmente di ricoprire il ruolo di cui egli aveva bisogno. Il rapporto tra i due è un rapporto squilibrato, il personaggio di Carla risulta difficile da interpretare, addirittura Montale vede in lei della furbizia, una finta innocenza. Ma allo stesso modo è possibile interpretarla anche come un personaggio romantico. Una caratteristica che dimostrerebbe la buona fede di Carla (letta da Montale come una messa in scena) è il suo rifiutare i soldi di Zeno, il suo prendere pochissime cifre utilizzando delle scuse e ciò fa sentire Zeno in debito, perché percepisce il loro come un rapporto mercenario. La ragazza, tramite i racconti di Zeno, percepisce che lui non ami davvero la moglie, che il suo fosse un matrimonio di convenienza e quindi si sente legittimata nella sua relazione. A distanza di tempo, si rende conto che le parole dette sono state interpretate in maniera diversa da Carla e del fatto che si fosse convinta che non amasse Augusta. Anche nel caso del tradimento Zeno trova degli alibi, la colpa del tradimento viene addossata alla donna, essendo il soggetto che doveva desistere dalle tentazioni. Il tradimento migliora effettivamente il rapporto con Augusta, Zeno riesce meglio a legarsi a quelle convenzioni e a quelle regole matrimoniali a cui teneva la moglie (come rispettare gli orari dei pasti) Ma in realtà dopo che i due diventano amanti Zeno riesce a legarsi molto a quelle convenzioni e a quelle regole matrimoniali a cui teneva tanto la moglie come ad esempio rispettare gli orari dei pasti (Solo una volta Zeno farà ritardo e si sentirà onesto solo per il semplice fatto di aver pensato alla scusa senza che venisse mai rivolta ad Augusta) Zeno riesce bene ad instaurare un rapporto in cui la moglie era necessaria per amare l’amate e viceversa, infatti Augusta è soddisfatta delle attenzioni del marito. La storia tra i due finisce perché Carla inizia a farsi più esigente nei confronti di Zeno, fino a muovergli la richiesta di poter vedere sua moglie. Zeno gli da le indicazioni per far si che lei possa vedere Ada invece che Augusta, senza sapere che in quel periodo la cognata avesse scoperto i tradimenti di Guido, e che sarebbe poi vista da Carla con gli occhi arrossato di pianto e con un viso sofferente. Carla mostra sensibilità nei confronti della donna e decide di troncare la relazione di Zeno, cedendo al corteggiamento del suo nuovo maestro di canto. Nell’incontro con la donna Zeno mantiene i suoi atteggiamenti infantile, piange e all’ultimo addio della donna lui risponde dicendole “a domani”, cosa che spaventa la donna che ribadisce il suo saluto definitivo. La stessa sera in cui Carla prende la decisione di lasciare Zeno, Augusta gli confida che Ada avesse scoperto i tradimenti di Guido, sorprendendolo mentre abbracciava la domestica (cosa che nega e verrà accettata per amore da Ada). La notizia riempie di orgoglio Zeno, che si sente un marito migliore di Guido, si sente di avere la coscienza pulita proprio perché era stato in grado, a differenza del cognato, di dividere il rapporto con la moglie e quello con l’amante, preservando la quiete familiare (che ancora più si mostra come una convenzione) Il giorno dopo la donna non si farà trovare in casa da Zeno, verrà accolto dalla madre della giovane, a cui lascia un importante somma di denaro per la ragazza, che lui conservava per sdebitarsi per il loro rapporto. Zeno era a conoscenza che la ragazza l’avrebbe ringraziato o rifiutato il denaro e così si vedono un’ultima volta. I tentativi di Zeno continuano perché lui le scriverà una lettera nella quale tenterà nuovamente di avvicinarsi a lei, ma la donna risponde in modo cordiale e distaccato, chiudendo definitivamente il rapporto tra i due. (ci viene però raccontato che i due si vedranno poi in futuro e ci sarà dell’affetto tra i due, senza alcun risentimento) Storia di un’associazione commerciale: Nel capitolo Storia di un 'associazione commerciale l'ambivalenza dell'atteggiamento di Zeno si manifesta in modo particolare nei confronti di Guido, l'uomo che ha sposato Ada e che quindi è stato il suo principale rivale in amore Lo Zeno narratore afferma ripetutamente che, al tempo degli avvenimenti narrati, ogni rivalità tra lui e il cognato era ormai scomparsa, ma le sue stesse parole si incaricano di smentirlo- Guido aveva fondato un'azienda commerciale e aveva chiamato Zeno a fare da contabile: Zeno assicura che ogni suo sforzo fu volto ad aiutare il cognato, ma il lettore ha qualche motivo per dubitarne. Si potrebbe anche avanzare l'ipotesi che egli, con opportune dimenticanze, abbia-contribuito in maniera decisiva a rovinare economicamente lo sprovveduto Guido, e che colpevolmente non abbia dato peso, quando ormai-rovinato, a chiari sintomi della sua propensione al suicidio. Dopo la morte del cognato, speculando in Borsa a nome di questi, Zeno ne ricostituisce in parte il patrimonio, Ma il trionfo derivante da questo successo è solo temporaneo. Egli commette infatti un lapsus da manuale di psicoanalisi: sbaglia funerale, seguendo non quello di Guido, ma quello di uno sconosciuto Ada gli perdonerà, ma con una motivazione che Zeno non si aspetta: “Che ci avresti fatto tu al suo funerale? Tu che non lo amavi!” Il fatto che Zeno abbia salvato il patrimonio di Guido è viceversa, per Ada, causa di un inasprimento del dolore: «Così hai fatto in modo ch'egli è morto proprio per una cosa che non ne valeva la pena!», Ada partirà poi per il paese della, famiglia di Guido, l'Argentina, e scomparirà quindi dalla vita di Zeno In questo caso, Zeno si giustifica subito con un alibi, essendo stato coinvolto dal cognato in questa faccenda. Guido decide di fondare una casa commerciale e di coinvolgere Zeno senza caricarlo di responsabilità. Questa esperienza viene indicata da Zeno come fallimentare sin dall’inizio, già la scelta dei mobili sembra rivelarsi per loro un affare fallimentare. Nell’ufficio oltre ai due cognati vengono assunti due dipendenti: Luciano, l’unico che effettivamente mostra interesse per gli affari e Carmen, ragazza che Guido assume per la sua bellezza e che presto diventerà la sua amante. Guido è completamente inadatto al ruolo: è avaro, si dedica alle relazioni sociali per lui necessarie al mantenimento degli affari, si dedica alla relazione con l’amate. Oltre che all’azienda viene trattata la malattia di Ada, il morbo di Basedow, (che porta all’ipertiroidismo). Zeno è colui che per primo coglie tutti i tratti della malattia della cognata dal suo aspetto. La situazione in cui si troverà la donna la porterà ad affidare a Zeno il controllo e la protezione del marito soprattutto per quanto riguarda l’azienda, essendo lei obbligata anche a vari viaggi in diverse case di cura. La cosa porterà anche Zeno a riflettere sull’affetto che lei prova nei suoi confronti. Nonostante Zeno si rendesse conto degli errori del cognato, si deresponsabilizza completamente e giustificandosi come colui che non poteva decidere dei soldi di Guido, fino alla sua morte non prenderà mai decisioni importanti all’interno dell’azienda. Sotto consiglio di un amico del padre, Guido compra un grosso carico di rame dall’Inghilterra, che per una disattenzione dell’ufficio finisce per essergli ceduto ad un prezzo molto più alto del valore corrente: questo, tra gli altri affari falliti, porta l’azienda in bancarotta. Guido cerca di riprendere parte del capitale giocando in borsa, soprattutto sotto consiglio di Ninili, un vecchio compagno del liceo di Zeno, che facendo i suoi interessi porta il ragazzo alla rovina. Viene inscenato quindi un primo suicidio, per convincere la moglie a cedere una parte della sua dote per salvare l’azienda (cosa che inizialmente non è concessa proprio perché la donna è a conoscenza del tradimento). Il secondo tentativo risulta però letale e Guido muore. Zeno è colui che avrebbe potuto prevedere il tentativo del cognato, che a conoscenza del suo percorso nella facoltà di chimica, approfitta di lui per richiedere quale tipo di calmante fosse efficace per uccidere una persona. La dose risulta in realtà fatale e per mancato soccorso, (essendoci una tempesta in atto) guido muore. Ma il cognato si rende conto che il medicinale usato da Guido non era quello che da lui consigliato come più efficace, si rende conto che egli non aveva intenzione di morire e per riscattare l’uomo decide di giocare in borsa e ridurre i debiti. Preso dal lavoro in borsa, tarda al funerale del cognato e per errore segue un altro corteo, ma Zeno a quel punto decide di non assistere dato che era ormai troppo tardi per raggiungerlo. In quel momento Zeno riesce finalmente a respirare davvero, dopo tanti giorni passati in ufficio, paragonandosi a Guido si sente sano. Inoltre ora era l’unico uomo della famiglia ma anche il migliore, colui che non aveva fatto soffrire la moglie con i suoi tradimenti e che era riuscito a liberare la famiglia dai debiti. Si reca poi a casa di Guido dove vien accolto freddamente prima di rivelare la somma a cui era riuscito a ridurre i debiti, viene quindi giustificato e ringraziato dalla famiglia. Ada, offesa dalla mancata presenza del cognato decide di affrontarlo privatamente e senza che lui possa inventarsi una scusa o confessarle la vera ragione per la sua mancanza, lo accusa di aver messo la capacità e la stupidità di Guido risanando i suoi debiti. Zeno così facendo aveva fatto risaltare l’inettitudine di Guido e Ada presa dalla rabbia smaschera gli alibi del cognato, accusandolo di non aver mai amato Guido, di non essergli mai stato accanto e di aver fatto tutto solo per il suo amore. Che se avesse amato il marito sarebbe stato attento a lui, e non sarebbe assolutamente mancato al suo funerale. Zeno reagisce piangendo, definisce ingiuste le accuse di Ada, frutto della rabbia del momento. I personaggi riportano prospettive completamente diverse dello stesso accaduto, riportando lo stesso problema di interpretazione della realtà effettiva, perché il gesto di Zeno viene descritto come affetto verso il defunto cognato. Nel presente in cui scrive le note finisce per rievocare il confronto, ma Ada partirà senza che Zeno possa mai spiegarsi o giustificarsi per ciò che era successo, perché la cognata partirà per Buenos Aires dai genitori di Guido e non farà mai più ritorno. Esattamente come con il padre, restano delle cose non dette. L’evento della guerra sconvolge la vita di Zeno che si trova lontano dalla famiglia e dall’amministratore, gestisce per la prima volta i suoi affari e avverte questo come segno certo dalla sua salute. In questo momento non la sua salute non segue nessun paragone, ne con Guido, ne con Ada, ne con Augusta ma si sente sano assolutamente. (le persone forti sono coloro che hanno una sola idea e non la mettono in discussione, al contrario di come diceva il padre) Zeno confessa che scriverebbe la sua vita in modo completamente diverso in luce della sua cura. Ultime pagine di diario, datate 24 marzo 1916: Zeno da quasi un anno si trova a Trieste, separato dalla famiglia e libero dalla tutela dell'Olivi, l'uomo che per volontà testamentaria del padre amministra il suo patrimonio, escludendolo dalla gestione attiva dei stoi affari. Senza il prudente amministratore, egli può disporre dei suoi averi speculando a suo piacimento. Nell'economia di guerra, caratterizzata dalla scarsezza dei beni e dal continuo rialzo dei prezzi, l'imperativo e comperare Zeno prontamente si adegua, è compra qualunque merce gli venga-offerta Il protagonista-narratore fa quindi le sue considerazioni generali sulla vita. Qualunque sforzo di procurarci la salute è vano, perché la salute non può appartenere all' «occhialuto uomo», il cui progresso si basa sugli «ordigni». Se c'è stata salute e nobiltà in chi inventò gli ordigni, quasi sempre esse mancano in chi li usa. La salute forse potremo recuperarla solo traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni», quando un uomo inventerà un «esplosivo incomparabile Il romanzo termina poi con un’importante riflessione sulla salute e sulla malattia: L’uomo non è in grado di adattare il proprio corpo come gli animali, per adattarsi crea oggetti fuori da se. Creando ordigni fuori da se, arriva da estensioni del proprio corpo (pistole) a fortissimi esplosivi e ci sarà un giorno un uomo che creerà un esplosivo incomparabile che permetterebbe di riportare la salute eliminando tutto ciò che c’è sulla terra. L’unico modo per tornare alla salute è la catastrofe, la salute si realizzerebbe solo liberandosi della vita. Il romanzo si conclude con l’accettazione della vita così com’è, con l’impossibilità di tendere ad una cura. La salute si rivela sfuggente e la vita va accettata così com’è invece di tendere ad una continua ricerca verso di essa. L’influenza della psicoanalisi: La coscienza di Zeno è un romanzo psicoanalitico La conoscenza della teoria freudiana è stata determinante per la sua concezione e per la sua struttura: Esso è nato in un determinato periodo della storia culturale europea, e a questo periodo bisogna fare riferimento se lo si vuole comprendere nella sua genesi. Svevo dimostra di aver appreso la psicoanalisi proprio perché mette il dottor S in ridicolo: la dissacrazione a cui egli sottopone la psicoanalisi ufficiale del suo tempo è volta a rendere evidente come ogni spiegazione in chiave causale sia arbitraria e come ogni vera analisi non possa essere che «interminabile» Il romanzo si conclude con una guarigione solo apparente: alla fine della narrazione Zeno sembra avere acquistato un suo equilibrio, fondato sulla consapevolezza che solo rinunciando al tentativo di capire e controllare «la vita orrida vera» possiamo raggiungere con questa un compromesso che la renda sopportabile, dato che essa premia in definitiva coloro che sono malleabili, e non pretendono di costruire la realtà a proprio piacimento. In realtà, diventando profittatore di guerra, anche Zeno non fa che preparare la catastrofe dell'umanità provocata da chi costruisce, compra e vende gli «ordigni» La sua «malattia» viene a far parte della malattia di un'intera civiltà, destinata alla scomparsa per autodistruzione. Il rifiuto dell’ideologia: L'effetto di demistificazione di ogni più assodata opinione sui vari aspetti della vita e dei rapport familiari e sociali è raggiunto da Svevo mediante un'operazione formale: non tanto con la narrazione di una vicenda, quanto con la scelta del modo in cui narrarla. Nella Coscienza di Zeno, viceversa, non sappiamo mai se un fatto è rilevante o irrilevante, e se esso è da mettersi o no in rapporto causale con i fatti precedenti e seguenti. Ciò deriva dalla struttura stessa del romanzo che si presenta come una memoria stesa da un nevrotico per niente interessato a guarire dalla sua nevrosi, in cura presso uno psicoanalista che è del tutto preda di fattori umorali. L'ironia è un tratto costitutivo dell'opera e serve a rendere doppio il suo senso. Per esempio, la salute psichica della moglie Augusta, che è una tipica moglie della borghesia me dio-alta, viene definita da Zeno atroce, tanto che egli, scrivendone, comincia a dubitare use quella salute non avesse avuto bisogno di cura o d'istruzione per guarire L’io narrante e l’io narrato: Lo Zeno narrante, mediante la memoria destinata allo psicoanalista, compie un'indagine per ricostruire come la sua nevrosi è nata Il livello di consapevolezza dello Zeno che scrive, quindi, si suppone che sia più alto di quello dello Zeno di cui si scrive. Questo dislivello di consapevolezza tra l'io narrante e l'io narrato è una caratteristica costante di qualsiasi autobiografia di tipo tradizionale, ma prima dell'esperienza della psicoanalisi non si dubitava della propria capacità di giudicare il passato, capacità che era la principale legittimazione dell'operazione stessa dello scrivere. L'autorità del narratore non veniva pertanto messa in dubbio nel corso della narrazione. Il nevrotico Zeno, viceversa, manca di qualsiasi criterio per giudicare il proprio presente e il proprio passato. Di ciò è intimamente consapevole, anche quando ricaccia questa consapevolezza sotto il livello della coscienza proclamando, nelle ultime pagine, che egli è finalmente arrivato alla «sanità». Il rapporto tra l'io narrante e l'io narrato non è quindi, per così dire, gerarchico: nel senso che l'io narrante è istituzionalmente superiore, per la sua maggiore consapevolezza, all'io narrato. Il primo deve conquistarsi la propria legittimazione continuamente, dato che continuamente dubita e, anche quando con decisione afferma, intimamente avverte che la sua sicurezza è infondata. Nell'ultimo romanzo di Svevo il tempo della narrazione è il tempo interiore della coscienza; un tempo che è stato definito «impuro» e «misto», poiché gli avvenimenti che in esso si svolgono sono sempre alterati dal desiderio del narratore. Dal momento che il tempo non è più una realtà oggettiva, ma una continua creazione della «coscienza», all'ordinato susseguirsi degli avvenimenti secondo una disposizione lineare subentra un loro continuo intersecarsi secondo diversi piani temporali: il presente si insinua nel passato, il passato nel presente. Al sovvertimento della dimensione tradizionale del tempo corrisponde il sovvertimento della gerarchia tradizionale dei fatti: anche una mosca che ha ricevuto un colpo e cerca di rimettersi dritta sulle zampe ferite può catalizzare l'attenzione di Zeno. Di qui l'attenzione per i fatti minimi, e soprattutto per quelli che si presentano come sintomi della sua malattia e che per questo interessano morbosamente Zeno. Altro motivo fondamentale che attraversa il capitolo è quello della colpa è del rimorso del figlio per non aver spinto il padre a curarsi in tempo, per non aver riconosciuto prima i segni della malattia , per non aver assecondato il padre nei suoi desideri, per non averlo saputo amare e salvare. Zeno si riproverà più volte di aver augurato a suo padre la morte, mascherando il suo impulsò aggressivo dietro la compassione per la sofferenza dell’ammalato. L’universo femminile: Frequentando la borsa Zeno conosce Giovanni Malfenti, abile commerciante a cui si lega di un’amicizia paterna, ammirando in lui la decisione è la mancanza di scrupoli negli affari. Giovanni ha 4 figlie: Augusta, Ada, Alberta e Anna e Zeno vorrebbe sposarne una. La scelte cade su Ada, la più seria, la più energica, la più simile al padre, vista da Zeno come colei che possiede ciò di cui aveva bisogno per raggiungere la salute fisica e morale. Zeno finirà però per sposare Augusta (la meno attraete delle sorelle). Ada, Augusta, Alberta e Anna costituiscono le diverse facce di un unico archetipo femminile. Altra figura femminile è poi Carla, giovane amante di Zeno che incarna ciò che manca alle quattro sorelle: la sensualità. La scelta di Zeno si rivelerà meno avventata di quanto egli stesso potesse immaginare  Augusta sarà infatti una moglie premurosa, discreta, intelligente  Ada, (che pure Zeno continua ad amare) subirà l’affronto del morbo di Basedow, che ne sfigurerà il volto e ne comprometterà il sistema nervoso. Ada e Augusta rimarranno per sempre legate nell’immaginario di Zeno come le due facce di un’unica donna, come possiamo dedurre dai sogni trascritti per l’analista, dalle considerazioni di Zeno stesso, ma anche dal suo comportamento: Quando Carla, la sua giovane amante, gli chiederà di conoscere sua moglie Zeno indicherà Ada invece di Augusta. Lo scambio di persona non è casuale e immotivato e porta una conseguenza importante: Carla, infatti, colpita dalla bellezza e dalla grazia di Ada, decide di troncare la relazione segreta e di sposare il suo maestro di musica. Fine della cura come iniziazione della vita: Nell’ultimo capitolo de romanzo Zeno rievoca sotto forma di diario il periodo in cui si è sottoposto alla cura psicoanalista e il successivo abbandono della cura stessa, ritenuta inutile e dannosa. Lo spacco rispetto alla chiusura del capitolo precedente è notevole: trascorrono 20 anni, di cui sappiamo quasi nulla, se si esclude la stesura del manoscritto iniziata nel 1914 e la cura psicoanalitica, durata sei mesi. La partenza di Ada sembra segnare una data cruciale nella vita di Zeno: com’era successo alla morte del padre si verifica un avvenimento definitivo a cui non è possibile porre rimedio. L’evento che permette a Zeno la consapevolezza della guarigione è lo scoppio della guerra, che renderà evidente si suoi occhi l’inconsistenza della sua malattia. Preso dalla volendo della realtà, Zeno smette di sognare e fare propositi per il futuro. La prima parte del diario, dedicata alla cura psicoanalitica contiene anche il racconto dei sogni analizzato dal dottor S, sogni che vengono provocati dall’intervento del medico e che provocano la visualizzazione di immagini create in uno stato di dormiveglia quasi ipnotico, tratte d passato e vivificate da ricordo. Le ultime pagine segnano la definitiva guarigione di Zeno, intesa come accettazione della malattia quale compagna della vita di ogni uomo. La debolezza e l’inettitudine che avevano caratterizzato Zeno fino a questo momento lasciano il posto a una solida salute, coadiuvata dal successo negli affari. Confermando così la diagnosi dell’anno prima del dottor S che aveva dichiarato il paziente guarito. Zeno aveva rifiutato e rifiuterà sempre quel giudizio perché gli appare troppo perentorio e arrogante. La sua guarigione deriva infatti dalla constatazione che la vita stessa è una malattia, una malattia mortale che non ammette cure. Questa conclusione riporta a galla e dà nuovo credito alle teorie darwiniane e spenceriane a cui Zeno aveva accennato in vari punti del suo racconto: la vita altro non è se non una lotta per l’esistenza in cui i più deboli sono destinati a soccombere; ora che la selezione non è più determinata dalle leggi di natura, ma dal grado di “furbizia” di cui l’uomo è in grado di dotarsi, l’umanità corre il rischio di scomparire in seguito a una deflagrazione universale. Svevo riesce a dare una conclusione a un romanzo dalla struttura aperta, superando così la difficoltà di congedarsi dai lettori con un finale che non offre soluzioni, ma che invita a riflettere sul destino dell’uomo contemporaneo.
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