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la crisi dei poteri universali e l'affermazione degli stati nazionali, Appunti di Storia

il papato alla fine del medioevo la crisi dell'impero

Tipologia: Appunti

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Scarica la crisi dei poteri universali e l'affermazione degli stati nazionali e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La crisi dei poteri universali e l’affermazione degli Stati nazionali Il Papato alla fine del Medioevo Innocenzo III ha sempre cercato di dimostrare di voler rafforzare il suo potere grazie al programma teocratico che aveva. Riuscì a rafforzare il prestigio e l’autorità della Chiesa, ma non riuscì a fare altrettanto con le basi territoriali dello Stato pontificio. Infatti, rimase diffuso l’autogoverno nei Comuni, nelle comunità rurali, nelle signorie territoriali e in alcuni feudatari potenti. A migliorare la situazione furono i successori di Innocenzo III, che potenziarono la Curia pontificia, che era l’organismo a capo delle finanze della Chiesa e della documentazione papale. Questo programma papale però nel Duecento ebbe diversi scontri con imperatori svevi contrari. Perciò, per sconfiggere questi nemici, venne costruito un “asse guelfo” sostenuto da Carlo D’Angiò e dai mercanti fiorentini. Questa crescita e ricchezza che stava avendo la Chiesa però non vedeva tutti d’accordo: infatti, si scatenarono diversi movimenti pauperistici e idee radicali di riforma, che sostenevano il fatto che la Chiesa non dovesse essere ricca ma semplice. La Chiesa non era d’accordo con questo pensiero, perciò cercò il più possibile di soffocarlo. Poi nel 1294 ascese a pontefice Pietro da Morrone, un eremita che diede diverse speranze ai pauperisti. Adottò il nome di Celestino V. Egli cercò di far diffondere il pensiero pauperista, ma senza successo, perché venne ostacolato dalla gerarchia ecclesiastica che non voleva rinunciare alle caratteristiche già acquisite. Celestino V sentendosi inadeguato nel suo ruolo decise di dimettersi (nella Divina Commedia farà parte degli ignavi, visto che “oppose il gran rifiuto”). A seguito delle dimissioni di Celestino V nel 1294, venne nominato papa il cardinale Benedetto Caetani, detto Bonifacio VIII. Egli riprese il programma teocratico di Innocenzo III e durante il suo pontificato fu molto nepotista (usò il suo potere per favorire i suoi parenti sotto la sfera politica ed economica), infatti la famiglia dei Caetani divenne potentissima. Lo ricordiamo soprattutto perché fu il papa che nell’anno 1300 (Anno Santo) indisse il Giubileo. Per il quale, chiunque avesse fatto pellegrinaggio a Roma entro quell’anno, confessandosi e visitando le due basiliche di San Pietro e San Paolo un certo numero di giorni, avrebbe ricevuto l’indulgenza plenaria (il peccatore sarebbe stato liberato del tutto o in parte della sua pena da scontare). Con questo Giubileo, Bonifacio VIII dimostrò il suo grande potere spirituale. SCONTRI DI BONIFACIO VIII: i sovrani europei non volevano riconoscere al papa la possibilità di intervenire nelle faccende politiche. Per questo motivo, scoppiò un grave scontro tra Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello, re di Francia. Le questioni delle controversie erano principalmente di tipo finanziario, e furono due:  1296: Filippo il Bello ordinò che il clero francese pagasse delle tasse alla corona, e Bonifacio VIII si oppose ferocemente a questa decisione, infatti, proibì l’uscita di oro e argento dal regno, così il denaro non sarebbe potuto giungere a Roma. Per dimostrare il suo dissenso, Bonifacio VIII indisse la bolla Clericis laicos;  1301 in poi: in quest’altro caso, Filippo il Bello voleva processare un vescovo in un tribunale regio piuttosto che ecclesiastico, ma Bonifacio VIII, ancora una volta in ampio disaccordo, convocò un concilio per scomunicare e destituire Filippo. Così nel 1302, Bonifacio VIII indisse la bolla Unam Sanctam che ribadiva la preminenza del potere spirituale rispetto a quello civile. Filippo il Bello però non voleva cedere, perciò inviò una spedizione armata guidata da Guglielmo di Nogaret (il quale affermava la preminenza assoluta del re) e con cui l’obiettivo era quello di arrestare Bonifacio VIII nella sua città natale: Anagni. In questa spedizione, uno della famiglia dei Colonna osò dargli uno schiaffo. Bonifacio VIII, ormai anziano, morì poi nel 1303. A seguito della sua morte, Filippo il Bello riuscì a eleggere a papa il vescovo Bertrand de Got, detto Clemente V. Egli nel 1309, sotto insistenza del re, trasferì la sede papale da Roma ad Avignone, in Francia. La Curia rimase li fino al 1377. Questo trasferimento diede inizio al periodo detto CATTIVITÀ AVIGNONESE: esso fu un periodo particolare per il Papato, perché nonostante i grandi condizionamenti che sottoponeva la monarchia francese, durante questa permanenza ad Avignone, ci fu un’evoluzione amministrativa della Curia pontificia, che venne divisa in cinque uffici:  Cancelleria apostolica (gestione patrimonio ecclesiastico e assegnazione benefici)  Camera apostolica (gestione finanze e organizzazione corrispondenza)  Dataria (esamina suppliche e concessioni di grazia)  Sacra penitenziera (tribunale religioso)  Sacra rota (tribunale civile) In questo periodo, inoltre, ad Avignone venne costruito un maestoso palazzo papale, con al suo interno magnifici affreschi, dipinti da grandi pittori quali Martini. Visto questo tenore di vita molto alto e lussuoso, il papa venne costretto a dover essere sottoposto a prestiti finanziari. Per questo motivo, nella Curia si diffusero pratiche spirituali che potevano avere un fine economico, ad esempio la vendita delle indulgenze. Questi comportamenti levarono molti movimenti pauperistici che protestavano il fatto sia della ricchezza indebita della Chiesa, che il fatto che l’organizzazione gerarchica non fosse adatta. Queste idee pauperistiche venivano espresse dal teologo Wyclif, che ispirò il movimento dei lollardi, nonostante nel 1382 vennero considerate ufficialmente come idee eretiche. Oltre a loro, anche diversi grandi intellettuali, tra cui Dante, protestavano per il fatto che l’unica sede papale possibile era quella di Roma. Nel 1377, Gregorio XI riportò la Curia a Roma. Tornati indietro, ci fu una morte precoce del papa, e da quel momento iniziò un periodo di grande crisi. Questo perché a Roma venne eletto a papa Urbano VI (Bartolomeo Prignano), mentre i francesi, non rassegnati della perdita della sede papale, elessero un antipapa: Clemente VII, stabilitosi ad Avignone. Le monarchie dovevano decidere se stabilirsi con l’uno o l’altro papa, perciò l’Europa si ritrovò divisa in due. Da quel momento si aprì una grave frattura nella Chiesa, detta Scisma d’Occidente. La situazione si è protratta per quarant’anni. Si tentò di sanare la frattura con un concilio a Pisa nel 1409, ma la cosa fallì, anzi peggiorò, visto che ci si ritrovò con tre papi in carica. Poi si decise di riconvocare un altro concilio nel 1414, a Costanza. In questo concilio, i tre papi in carica vennero deposti, e si elesse a papa Martino V (Oddone Colonna). Egli ricompose la frattura creatasi con lo Scisma e divenne definitivamente l’unico pontefice in carica con sede a Roma. Nel 1418, nonostante lo Scisma si fosse risolto, c’erano diverse voci di protesta contro il potere politico del papa, che sembrava essere come un monarca decadente. In questa situazione vennero messe in primo piano le dottrine conciliariste che miravano a dare alla Chiesa una forma più collegiale e riconoscevano il concilio come autorità suprema. Questo movimento era motivato da idee pauperistiche e di riforma, e anche dall’idea di promuovere le Chiese locali. Tra coloro che sostenevano queste dottrine, c’era Jan Hus, un teologo boemo. Egli era contro lo stile di vita lussuoso della Chiesa e voleva che la gerarchia ecclesiastica venisse riformata. Così, sotto l’appoggio del re di Boemia e avendo diversi seguaci, andò al concilio di Costanza per esporre le sue idee, ma con risultati disastrosi: venne arrestato e arso sul rogo (1415). A seguito della sua morte, scoppiò una rivolta, che nel 1419 vide il suo apice. I contrasti che ci furono tra il movimento conciliarista e il papa emersero molto bene nel concilio di Basilea (1431), in cui si cercò di fare una formulazione formale delle istanze di riforma già affermate nel precedente concilio. In questo caso, il papa eletto non accettò le limitazioni di potere dategli, e quindi sciolse l’assemblea, che a sua volta lo depose. Il termine di questi contrasti fu nel 1449 con la sconfitta dei conciliaristi. La crisi dell’Impero A seguito della morte di Federico II e di Manfredi e Corradino, nel regno di Germania si aprì una lotta per il potere. IL “GRANDE INTERREGNO”: è il periodo che va dal 1254 al 1273, in cui il trono imperiale rimase vacante. In questi vent’anni, in Germania si consolidarono le autonomie che erano già nate nel periodo degli imperatori svevi e vescovi, signori, feudatari e città entrarono in contrasto per espandere la loro influenza territoriale. Questo periodo si concluse con l’elezione di Rodolfo D’Asburgo, che si occupò di “germanizzare” l’impero. Ristabilì il potere regio in Germania e si espanse nelle regioni austriache. In seguito, nel 1291, per contrastare questa grande espansione, tre regioni di montagna si legarono in un patto di autogoverno, che è l’inizio della futura Confederazione svizzera, che ottenne la totale indipendenza dagli Asburgo con la pace di Basilea del 1499. Dopo la morte di Rodolfo D’Asburgo e del suo successore, il trono passò a Enrico VII di Lussemburgo, che volle riottenere l’investitura imperiale a Roma, e quindi si concentrò sull’Italia. Andò nella penisola nel 1310, ma da quel momento le lotte diventarono sempre più aspre. Perciò il re si mise a capo dei ghibellini, e nel 1312 riuscì a ottenere la corona. Purtroppo, però morì improvvisamente dopo solo un anno. Il suo successore, Ludovico IV di Baviera (detto “il Bavaro”), andò in Italia nel 1323 e nel 1327. Anche a lui purtroppo non andò bene, perché nella prima spedizione il papa suo alleato venne scomunicato, mentre nella seconda ottenne la corona sul Campidoglio, ma il suo potere era molto debole, perché non era stato sancito dal papa ma da nobili romani che avevano secondi fini riguardanti l’ottenimento del potere interno.
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