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la crisi del 1929- muro di berlino, Temi di Storia

riassunto della crisi del 1929 e del muro di berlino e le conseguenze che ha avuto

Tipologia: Temi

2022/2023

In vendita dal 14/07/2023

maria-ferraro-17
maria-ferraro-17 🇮🇹

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Scarica la crisi del 1929- muro di berlino e più Temi in PDF di Storia solo su Docsity! LA CRISI DEL 1929 E LA RISPOSTA DEL NEW DEAL La Prima guerra mondiale aveva lasciato dietro di sé un panorama di dissesto ma tra 1920 e 1925 si registrò però una buona ripresa economica A guidare l'espansione erano gli Stati Uniti, infatti, (Trionfava l'American way of life, lo «stile di vita americano», basato sul consumismo) i prezzi delle azioni a Wall Street continuavano a salire, ma molti continuavano ad acquistarle. I beni erano alla portata di molti consumatori, pilotati dalla pubblicità e agevolati dagli acquisti a rate. COLLEGAMENTO VERGA: e sulla soddisfazione individuale dei bisogni. Si affermò l'ideologia del self made man, l'«uomo che si fa da sé», magari riscattandosi da umili origini. La Borsa americana, aveva attirato con il suo miraggio molti piccoli risparmiatori. Negli ulti- mi anni, essi avevano acquistato azioni a mani basse, indebitandosi con le banche per procurarsi il denaro necessario. Sembrava una strategia vincente, perché in breve tempo il valore delle azioni si era moltiplicato, dando a molti l'illusione di essere diventati ricchi. Le cose cambiarono il 24 ottobre 1929, il cosiddetto «<giovedì nero» di Wall Street: i prezzi delle azioni crollarono all'improvviso, perché si eravisto che il loro prezzo nominale era troppo alto e non corrispondeva al valore effettivo. La conseguenza del crollo fu che le aziende non riuscirono più a trovare finanziamenti presso i risparmiatori; molte dovettero dichiarare il fallimento e chiudere. Anche le banche furono trascinate nel fal- limento, perché le aziende non poterono restituire i capitali ricevuti in prestito; le banche si ritrovarono in tal modo senza più liquidità. Si trattava di un crollo annunciato. Un'economia non può mai espandersi senza fine. Nelle aziende statunitensi si accumulò una pericolosa sovrapproduzione, le merci rimaneva nei magazzini, perché il mercato non le assorbiva più come prima. I salari dei lavoratori erano troppo bassi per smaltirle; inoltre, la ripresa europea metteva a rischio le esportazioni dell'agricoltura statunitense. Dunque la crisi di Wall Street rispecchiava uno squilibrio economico generale. COLLEGAMENTO GLOBALIZZAZIONE La produzione industriale e il reddito nazionale statunitense si ridussero addirittura della metà; gli investimen ti privati crollarono; si ebbero fallimenti bancari a catena. Anche i prezzi dei beni agricoli collassarono; gli agricoltori furono costretti a indebitarsi e molti dovettero cedere le loro terre. I salari si ridussero del 40%, mentre un quarto circa dei lavoratori americani rimasero disoccupati e milioni di famiglie si ritrovarono sul lastrico. Le prime categorie a essere colpite furono le più deboli, afroamericani in testa; la crisi dilagò in Europa, dove il sistema economico risultava da poco in ripresa, ma su basi ancora fragili. In conseguenza della crisi americana, infatti, i capitali statunitensi investiti all'estero vennero fatti rapidamente rientrare e l'Europa, di fatto, venne abbandonata a se stessa. Gran Bretagna si contarono circa 3 milioni di disoccupati; il governo fu costretto a misure impopolari, come i tagli ai sussidi di disoccupazione e la riduzione degli stipendi pubblici. I governi europei adottarono misure per «proteggere» le industrie nazionali e scoraggiare le importazioni di beni dall'estero, alzarono i dazi doganali, cioè le imposte sul passaggio dei beni alla frontiera. Questo scoraggiò ancor più i commerci: in tal modo la crisi si avvitò su se stessa per parecchi anni. La crisi si trascinò per diversi anni, finché, nel 1932, non fu eletto un nuovo presidente, Franklin D. Roosevelt Egli realizzò coraggiose riforme: lanciò il New Deal ("nuovo corso"), ispirato dall'ottimismo americano e dall'idea che lo Stato può e deve guidare la ripresa. Secondo il grande economista britannico John Maynard Keynes, infatti, per uscire dalla depressione economica non ci si poteva affidare ciecamente al mercato, cioè alla libera iniziativa economica dei singoli: proprio il mercato abbandonato a se stesso aveva causato la crisi del 1929. Con il New Deal, perciò, lo Stato intervenne nell'economia, sia eseguendo lavori pubblici, che diedero lavoro a molti disoccupati,sia preoccupandosi di rafforzare le banche. Roosevelt sottopose l'intero sistema banca- rio al controllo della Federal Reserve e pose la garanzia statale sui depositi privati fino a 5000 dollari: essi sarebbero stati restituiti anche in caso di fallimento di quell'istituto di credito. In tal modo cominciò a tornare la fiducia dei cittadini nelle banche e queste ultime concessero nuovamente credito (cioè prestiti) alle aziende. Si fissarono perciò salari minimi, furono posti sotto controllo i prezzi dei beni essenziali, venne garantita la libertà sindacale, a miglior tutela dei lavoratori. Fu anche introdotto il principio della contrattazione collettiva, in base al quale tutti i lavoratori di un certo settore godono delle condizioni concordate a livello nazionale tra i sindacati e gli imprenditori di quel settore. II Welfare State contrastato Fondamentali furono poi le leggi a favore dei disoccupati, degli an- ziani, degli inabili al lavoro, tutti provvedimenti che rispondevano alla logica del Welfare State, lo "Stato sociale", una linea già intrapresa in Gran Bretagna. Nel giro di 2-3 anni, l'economia si riprese. Il mondo di divide in 2 blocchi La Seconda guerra mondiale, conclusa nel 1945, aveva coinvolto moltissimi Paesi. I Paesi vincitori si riunirono per discutere sull'assetto futuro da dare al mondo. Vi parteciparono Churchill per la Gran Breta gna, Roosevelt per gli USA, Stalin per l'URSS. Il risultato di quei colloqui e la divisione dell'Europa in due distinte «sfere d'influenza» (Est e Ovest). Tale divisione fu voluta da Stalin, desideroso di esportare il comunismo fuori dell'URSS, su almeno metà dell'Europa. Churchill e Roosevelt accettarono, timorosi che un eventuale contrasto con l'URSS avrebbe precipitato il mondo in una nuova guerra (nel febbraio 1945, va ricordato, la Seconda guerra mondiale era ancora in corso).Le decisioni divennero subito operative, anche se i trattati di pace furono firmati successivamente, a Parigi, nel 1947. In base a questi trattati, i tre Paesi sconfitti in guerra (Germania, Italia, e Giappone) seguirono vie diverse. L'Italia ottiene subito la libertà grazie alla Resistenza antifascista, che aveva agevolato l'opera degli Alleati angloamericani, il nostro Paese ebbe condizioni di pace complessiva- mente più favorevoli rispetto a Germania e Giappo- ne, perché si vide subito riconosciuta la libertà politica (mentre Germania e Giappone furono soggetti a un periodo di occupazione militare da parte dei Paesi vincitori). Tuttavia fu privata delle colonie africane e, inoltre, dovette cedere l'Istria e la Dalmazia, con le città di Fiume e Zara, alla Jugoslavia. Queste decisioni ebbero gravi ripercussioni sulle popolazioni. Infatti a Trieste e l'Istria, nel 1945, i comunisti jugoslavi, rimasti liberi di agire, compirono veri e propri eccidi. Le loro vittime furono non solo i fascisti istriani, ma anche molti Italiani di quelle terre, colpevoli solo di essere Italiani, e quindi - automaticamente - di avere sostenuto il fascismo. Almeno 15 000 persone vennero gettate nelle foibe. Questa situazione terminò grazie all'occupazione militare angloamericana. Infine, nel 1954, Trieste ritornò piena- mente all'Italia. Il Giappone fu occupato militarmente dagli Stati Uniti e governato per alcuni anni. Riebbe la piena indipendenza nel 1951 e divenne il più solido alleato degli Stati Uniti nell'area asiatica. Nel corso degli anni l'economia giapponese si svilupperà enormemente, grazie agli aiuti americani. Quanto alla Germania, fu costretta a pagare ingenti danni di guerra all'URSS. L'esercito fu sciolto e il territorio venne diviso in quattro parti, controllate dai quattro Paesi alleati vincitori della guerra; USA, URSS, Gran Bretagna e Francia. Nel frattempo, i capi del nazismo furono processati a Norinberga. Nel 1949 le quattro parti divennero soltanto due: a Est la Repubblica Democratica Tedesca (DDR o Germania Est), soggetta a controllo sovietico; a Ovest nella Repubblica Federale Tedesca (RFT o Germania Ovest) le truppe angloamericane, invece, abbandonarono la Germania Ovest, divenuta uno Stato federale indipendente. La capitale della Germania est era Berlino, o meglio, Berlino Est, cioè la fetta di città occupata dai Russi. Anche Berlino, infatti, fu divisa in quattro zone, controllate da Francesi, Americani, Inglesi e Russi. Le decisioni di Yalta coinvolsero anche altri Paesi europei. • L'Austria fu separata dalla Germania (i due Paesi si erano uniti con l'Anschluss del 1938). Anch'essa venne divisa in quattro zone, occupate dai Paesi vincitori. Ritornò libera e indipendente solo nel 1955. • La Polonia dovette cedere definitivamente all'URSS tutti i suoi territori orientali, quelli che erano stati invasi da Stalin nel 1939. Riacquistò però i territori occidentali, che erano stati invasi, sempre nell'au- tunno 1939, della Germania di Hitler. • La Jugoslavia venne considerata come uno Stato vincitore, grazie all'attiva resistenza opposta dai partigiani comunisti locali all'avanzata di Hitler. Divenne quindi una repubblica socialista indipen- dente, governata da Tito, comandante partigiano. Inoltre incamerò alcuni territori italiani, l'Istria e la Dalmazia; 350 000 nostri connazionali furo- no costretti ad abbandonare le loro case e cercare scampo oltre il confine.La Gran Bretagna aveva avuto il grande merito di essere rimasta l'unica, nel 1940- 1941, a contrastare la Germania hitleriana. Tuttavia la guerra ridimensionò il suo ruolo, sia politico sia economico, anche perché l'impero britannico cesse- rà di esistere nel giro di pochi anni. Dal conflitto emersero due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, dotate di un grande apparato industriale e militare e anche di armamenti atomici.Finita la guerra comune contro Hitler, USA e URSS si posero subito come potenzialmente nemici l'uno dell'altro, anche perché incarnavano due visioni molto diverse della società e dell'economia.
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