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La crisi del '29, il New deal e il deficit spending, Appunti di Storia

appunti su - Roaring twenties - La crisi del '29, - il New deal - il deficit spending

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 06/06/2023

jijichan_
jijichan_ 🇮🇹

4.3

(25)

55 documenti

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Scarica La crisi del '29, il New deal e il deficit spending e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La Crisi del 1929 Roaring Twenties: l’economia degli stati uniti negli anni ’20 Superati i difficili anni del Primo dopoguerra, l’economia statunitense comincia a crescere dando avvio ad un periodo di grande prosperità. In questi anni si diffonde il taylorismo, che partendo dallo studio del lavoro in fabbrica ne propugna una maggiore organizzazione per migliorare l’efficienza. L’esempio più noto di questo metodo industriale è rappresentato dall’azienda automobilistica Ford, che riorganizza il lavoro in fabbrica con l’introduzione, nel 1913, della cosiddetta catena di montaggio. A guidare la grande crescita economica del paese sono: ➔ l’industria dell’automobile, perché il mercato dell’auto trascina altri settori come la metallurgia, la raffinazione del petrolio e ➔ Le grandi costruzioni civili, legati alla necessità di nuove strade e ponti. Le innovazioni introdotte nel sistema produttivo portano l’economia statunitense a crescere a un ritmo molto sostenuto lungo tutti gli anni ’20. L’arricchimento degli Usa con le esportazioni in Europa durante la prima guerra mondiale e gli effetti della seconda rivoluzione industriale (taylorismo e fordismo) produce uno sviluppo che si manifesterà negli anni che vanno dal 1920 al 1929, chiamati appunto “i ruggenti anni Venti” ("Roaring Twenties"). Gli anni ’20 nella politica USA sono segnati dall’egemonia del partito repubblicano che propugna una politica economica di tipo liberista, mantenendo la spesa pubblica a livelli molto bassi. Viene favorita la nascita di grandi corporations e l’accumulazione di ricchezza privata, mentre non vi è grande attenzione verso le classi più svantaggiate, come gli operai comuni, dagli immigrati e dalle persone di colore. Si costituisce in questi anni una forte disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. La borghesia americana è pervasa da uno spirito di ottimismo, generato dalla fiducia di una crescita continua e illimitata della ricchezza. Tale euforia collettiva alimenta la crescita economica negli anni ’20 e favorisce una grande attività presso la Borsa di New York- chiamata Wall Street dal nome della via in cui si trova. In particolare, si diffonde la pratica dell’acquisto di azioni a credito, oltre che la vendita a rate dei beni di consumo, alimentando la diffusione di una “economia di carta” sempre più slegata da quella reale: la gran massa di azioni circolanti altera l’economia reale ingigantendo il valore delle aziende a prescindere dalla loro realtà industriale, così che la grande crescita economica poggi in realtà su basi fragili. Inoltre, la produzione delle aziende americane è sovrabbondante per il mercato interno, e favorisce così le esportazioni verso l’Europa. Le due economie risultano sempre più interdipendenti: le banche private statunitensi finanziano la ripresa post bellica in Europa il vecchio continente, con le importazioni di beni, finanzia lo sviluppo industriale e il fiorente mercato degli USA. Nel 1928 inizia a manifestarsi l’aumento dell’inflazione che porta il ceto medio a perdere il proprio potere d’acquisto. Le conseguenze di tale inflazione sono: i magazzini delle fabbriche e industrie statunitensi si riempiono di merce invenduta. i maggiori investimenti in Borsa delle banche tolgono capitali al finanziamento delle economie europee, che a loro volta diminuiscono gli acquisti di beni statunitensi. La crisi e la sua diffusione Nel settembre del 1929 a Wall Street si avvertono i primi segni della crisi, con un'iniziale caduta della Borsa. Si arriva così al 24 ottobre del 1929, passato alla storia come il “giovedì nero”, giorno in cui si determina una grande corsa alle vendite dei titoli, che ne fa precipitare improvvisamente il valore: questi eventi svelano chiaramente le fragilità del sistema. Le vendite continuano anche nei giorni e nelle settimane seguenti. Milioni di americani perdono i loro risparmi e il crollo della Borsa ha trascinato nel baratro l’economia dell’intero paese. Si assiste allo sviluppo di un circolo vizioso: coloro che avevano acquistato beni tramite l’utilizzo di prestiti bancari si trovano sul lastrico, ma d’altro canto le forme di pagamento a rate hanno costituito uno dei fattori trainanti della crescita, in quanto hanno sostenuto la macchina produttiva anche al di sopra delle capacità di assorbimento del mercato. Il crollo delle possibilità d’acquisto della classe media determina una forte restrizione del mercato, che a sua volta conduce ad una diminuzione della produzione e alla chiusura delle fabbriche e all’aumento della disoccupazione. di 1 4 La crisi in Germania La crisi si diffonde rapidamente anche all’estero e in particolare in Europa, dove le economie nazionali sono dipendenti da quella statunitense. Nel Vecchio continente la crisi di Wall Street ha conseguenze gravi in particolare in Germania e in Gran Bretagna, due paesi molto legati agli USA. Dopo la guerra e le pesantissime clausole del Trattato di Versailles la Germania e la Repubblica di Weimar erano state rimesse in moto dai piani di salvataggio americani Dawes e Young. L’ingente introito di capitali americani rende l’economia tedesca strettamente dipendente da quella americana. Con il tracollo azionario del 1929, in Germania e in Austria il sistema bancario collassa, dando il via ad una gravissima crisi monetaria e ad una inflazione galoppante. Il crollo dell’economia tedesca e la conseguente diffusione della disoccupazione costituiranno due elementi fondamentali per la propaganda del Partito nazista di Hitler, che salirà al potere nel 1933. La crisi in Gran Bretagna Anche la Gran Bretagna deve fare i conti con la crisi della Borsa di New York poichè in passato aveva investito negli Stati untiti e in Germania. L’allarme sulla solidità delle finanze inglesi che provoca un crollo della sterlina e molti investitori richiedono la conversione della moneta inglese in oro finché nel settembre del 1931 viene sospesa la convertibilità della sterlina e la moneta inglese viene fortemente svalutata. A questo punto anche altre nazioni europee si trovano costrette a svalutare la propria moneta per non far perdere competitività alle loro merci: la conseguenza più evidente della crisi è una riduzione del commercio mondiale e la creazione di mercati nazionali protetti e autosufficienti. La crisi si diffonde in tutto il mondo, con l’eccezione dell’URSS stalinista, colpendo tutti i settori. La classe politica europea si trova impreparata all’evento e lo affronta con gli strumenti classici, vale a dire perseguendo il pareggio di bilancio, tagliando il più possibile la spesa pubblica e aumentando le tasse. Anche negli USA la politica non riesce a rispondere subito in maniera efficace a questa grande crisi. La vera svolta, anche in termini di fiducia e speranza, si avrà nel 1933 con la vittoria alle elezioni presidenziali di Franklin Delano Roosevelt, che si impegnerà fin da subito per la ripresa del paese, inaugurando una nuova politica economica e sociale che prenderà il nome di New Deal. In Europa si dovrà aspettare il 1933 per un inizio di ripresa, anche se sarà solo con il decennio successivo che l’intero continente uscirà pienamente dalla crisi. di 2 4
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