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la crisi delle certezze collegamenti maturità, Appunti di Italiano

crisi delle certezze dell'uomo dell'900, tutti i collegamenti per la maturità : italiano latino fisica scienze arte inglese storia filosofia

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 02/07/2023

viviana-gargiulo-1
viviana-gargiulo-1 🇮🇹

4.3

(20)

42 documenti

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Scarica la crisi delle certezze collegamenti maturità e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! CRISI DELLE CERTEZZE INTRODUZIONE Nel periodo compreso tra fine Ottocento e inizio Novecento si verifica una vera e propria rivoluzione che colpisce i più diversi campi del sapere e sancisce il passaggio dall' uomo moderno all' uomo contemporaneo. Questa svolta epocale può essere definita " crisi delle certezze dell’uomo " , perchè vengono messi in discussione tutti i valori della ragione classica : non si crede più a un mondo necessario , alla centralità dell' uomo, all' esistenza di una verità assoluta , unica e conoscibile . La cultura della crisi sostituisce a questo insieme di valori una molteplicità di prospettive , una pluralità di punti di vista , cioè si entra nell' ambito di un totale relativismo. Il passaggio a questa nuova epoca è molto brusco perchè coinvolge ogni tipo di indagine dell' uomo sulla realtà e su se stesso , e questi passaggi non sono semplici evoluzioni delle varie discipline , ma vere e proprie rivoluzioni che minano alle fondamenta le conoscenze precedenti . ITALIANO : SVEVO : Italo Svevo fu uno degli interpreti più importanti della cultura della civiltà degli anni che precedettero e seguirono immediatamente la prima guerra mondiale. Egli seppe prendere piena coscienza della crisi esistenziale che si agitava intorno e dentro di lui. Lo scrittore italiano si rese perfettamente conto con una lucidità energica della profonda crisi esistenziale che caratterizzò l’età del Decadentismo. In tale autore la crisi novecentesca si rifletté in tutta la sua serietà e complessità anzi egli riuscì a trasferirla dal piano storico a quello esistenziale. Inoltre, Svevo seppe attribuire i caratteri e le sofferenze dell’uomo del decadentismo alla stessa condizione umana. Completamente nuovo tutto inserito nella tematica e nell’arte del maggior decadentismo europeo è il terzo romanzo di Svevo intitolato "La coscienza di Zeno”.Il protagonista di tale romanzo Zeno Cosini ormai vecchio si prepara a una cura psicanalitica nel corso della quale richiama a sé in un apparente disordine la sua vita passata . Pertanto, il tema del romanzo è questa vita ma non quale essa effettivamente si svolse ma quale si rivela nel momento in cui viene rivissuta intrecciata indissolubilmente al presente. Secondo Svevo il presente dirige il passato come un suonatore d’orchestra dirige i suoi suonatori . Questo passo di Svevo è altamente significativo perché secondo lui Zeno Cosini va come il protagonista di Proust alla “ Ricerca del tempo perduto” .Il passato secondo Svevo e secondo Proust riemerge come da un abisso di nebbia cosicchè gli uomini si costruiscono attraverso il loro ricordare e non esiste in ultima analisi che questo prendere coscienza di sé e del passato .Pertanto, Zeno non è che “la coscienza di Zeno “e la sua vita non è altro che quell’intreccio di presente e di passato nel quale il passato riveste un ruolo da protagonista in un gioco sofisticato. Il passato si riflette in ogni azione propria e altrui in un gioco sofisticato di stati di coscienza ogni volta diversi .Questa concezione nuova dell’uomo si accompagna in Svevo come in tutti gli scrittori del Decadentismo a una sfiducia acuta nella razionalità della storia e del mondo .Di conseguenza ne deriva quel senso di solitudine e di alienazione che caratterizza la letteratura del Novecento .Appunto perché la crisi di Zeno è esistenziale, crisi dell’uomo compare nel libro il sentimento di uno sconvolgimento universale nel quale siamo tutti travolti .Secondo Svevo tale sconvolgimento dovrà sfociare un giorno in una catastrofe cosmica .Coerentemente con queste novità riguardanti la psicologia e la concezione dell’uomo e della storia Svevo rinnovò i suoi mezzi espressivi PIRANDELLO : L’opera di Pirandello, uno dei massimi interpreti della situazione esistenziale dell’uomo moderno, si sviluppa in un clima spirituale totalmente confuso in cui l’uomo, sfiduciato e deluso dal fallimento del Positivismo, si ritrova solo in un mondo ormai privo di certezze e di valori. “Il fu Mattia Pascal”, in cui l’omonimo protagonista è testimone dell’assurdità della sua esistenza, dominata dal caso e dalle convinzioni sociali. Questo personaggio interpreta perfettamente il dramma dell’uomo che, imprigionato fin dalla nascita in un ruolo ben preciso, in un’infrangibile maschera, soltanto in qualche breve momento di lucidità, prende coscienza della sua realtà. È questa, tuttavia, una realtà che il protagonista è incapace di vivere, per cui egli finisce con il “vedersi vivere” dagli altri, combattuto tra una sofferta rassegnazione e una volontà di ribellione a quell’angosciante contrasto fra apparenza e l’essenza che lo tormenta. Ed è proprio attorno a questo contrasto che si sviluppa “Uno, nessuno e centomila”. MONTALE : Il componimento risale al 1923 e inaugura la sezione intitolata Ossi di Seppia: sono in tutto ventidue brevi liriche, scritte tra il 1921 e il 1925, che diedero poi il titolo all'intero libro. La lirica è una dichiarazione di poetica; Montale dichiara, come tutti i poeti del 900, ed anche per questo parla al plurale, di non essere in grado di offrire all'uomo, al lettore, un messaggio forte, un messaggio di certezza, di sicurezza, di verità. Per questo i poeti possono solamente parlare al negativo; possono solamente dare la testimonianza della sofferenza, del disagio esistenziale che attraversa l'uomo contemporaneo. È da notare, come già abbiamo detto, l'uso del correlativo oggettivo, cioè l'oggetto che simboleggia la condizione esistenziale del soggetto; inoltre c’è anche l'uso di suoni volutamente allitteranti, per dare l'idea di una sofferenza, di una fatica nell'espressione della propria intimità, del proprio modo di essere. Con il suo paesaggio di aridità, e con la sua parodia dell'uomo che se ne va senza problemi, sicuro e che evita di porsi le domande fondamentali, Non chiederci la parola illustra con ammirevole sinteticità la condizione di solitudine e di amarezza spirituale in cui si muove l’umanità contemporanea. Non solo: Montale aggiunge che è finito il tempo in cui ai poeti si riconosceva l’ultima parola o la possibilità di soluzioni positive. La poesia di oggi non può che presentarsi come nuda (e fraterna) testimonianza della crisi in atto. LATINO : CRISI DELL’ELOQUENZA QUINTILIANO E TACITO : Quintiliano rispetto a Tacito pecca di "superficialità"d'indagine,nel De Causis Corruptae Eloquentiae ad esempio, il tema principale:la decadenza dell'oratoria a Roma,viene presentato secondo una visione più limitata rispetto a Tacito, che in più si curò di approfondire le cause politiche e il panorama storico, contemporaneo e non, delle vicende di Roma. Nonostante Quintiliano supera il moralismo generico che vedeva nella decadenza dell'oratoria il riflesso della decadenza dei mores, non si propone di "indagare"sul contorno, sullo sfondo politico, sulla corruzione del senato, sulla figura del princeps, sul passaggio continuo da bene a male nel corso della storia, ma tende a soffermarsi solo sull'ambito relativo alla scuola e l'educazione. Crede che l'oratoria possa essere salvata solo grazie alla scuola e all'aiuto della famiglia,e la causa della decadenza è da attribuire unicamente al troppo spazio che viene lasciato,durante le lezioni,ai temi fittizi. Quintiliano pertanto,come già detto,concentra tutta la sua attenzione sull'importanza della scuola e sugli aspetti legati ai fanciulli e al loro apprendimento,tant'è che la sua opera più importante "Institutio Oratoria" riguarda l'educazione e la formazione stilistica dell'oratore,sottolineando le varie tematiche relative alla scuola di retorica. Una visione quella di Quintiliano quindi,più restrittiva e più ottimista rispetto a quella di tacito,che indubbiamente sente il peso e l'oppressione del vivere in un epoca dove governa la tirannide. Tacito già nelle Historie,e poi negli Annales,si domanda come sia possibile che nella storia si possa passare così facilmente e ripetutamente dal male al bene(da Domiziano a Traiano)e ancora di più da <<Male a male>>. moderati a favore dei comunisti e dei nazionalsocialisti, ormai diventati il secondo partito. Il Partito Nazista sembra a molti l’unico capace di risolvere i problemi del Paese. Adolf Hitler, il capo, promette di restituire alla Germania l’antica potenza e di vendicare l’umiliazione di Versailles; al centro del suo pensiero sono il concetto della superiorità della razza germanica e la teoria dello “spazio vitale”, che il popolo tedesco ha il diritto di conquistare espandendosi verso l’Est dell’Europa, abitato da popolazioni di “razza inferiore”. Nel 1933 il Partito Nazista vince le elezioni. Hitler diventa cancelliere e forma un Governo con altri partiti, ma dopo poco scioglie le Camere e organizza nuove elezioni. La campagna elettorale vede i nazisti scatenati contro gli avversari politici, che vengono arrestati e torturati. Malgrado questa campagna di terrore, nel marzo del 1933 i nazisti non ottengono la maggioranza assoluta; Hitler però accentra su di sé tutti i poteri e inizia la sua personale dittatura: si nomina anche capo dello Stato, si fa chiamare Führer e annuncia la nascita del Terzo Reich tedesco. Grazie alle SS e alla Gestapo, la polizia politica segreta, crea un regime di terrore. Nel 1935, con le Leggi di Norimberga, i nazisti privano gli Ebrei della cittadinanza tedesca e li perseguitano e umiliano in ogni modo. Il primo obiettivo della politica interna di Hitler è la ripresa economica. Egli dà perciò una forte spinta ai lavori pubblici e attua la politica del riarmo grazie alla quale la produzione industriale raddoppia e la disoccupazione è quasi sconfitta. Si crea così una situazione di diffuso benessere e di consenso verso Hitler. Nel 1933 i Tedeschi escono dalla Società delle Nazioni e nel 1935, violando il Trattato di pace di Versailles, rimettono il servizio militare obbligatorio. Nel 1936 si alleano con l’Italia. Dal 1936 al 1938 Hitler invade la Renania, s’impadronisce dell’Austria e della Saar, occupa la Cecoslovacchia. La reazione delle potenze democratiche è debolissima, e fra i politici europei c’è chi pensa che una Germania forte possa servire da barriera contro il comunismo sovietico. FISICA : Mancavano ancora sei anni all'inizio della seconda guerra mondiale. Ma nel gennaio del 1933 Hitler e i nazisti presero il controllo del Parlamento tedesco e non passò molto tempo prima che le prime ombre minacciose di una dittatura fascista si insinuassero da Berlino. Il primo campo di concentramento fu costruito quel marzo fuori dalla città di Dachau. I cosiddetti "nemici dello stato" hanno iniziato a scomparire dall'oggi al domani. Quando Einstein salì alla ribalta nei circoli accademici, divenne apertamente critico nei confronti dei nazisti e le tensioni tra lo scienziato e il Terzo Reich si intensificarono rapidamente. Il mese successivo i libri pubblicati da Einstein furono tra quelli bruciati nelle proteste di piazza da teppisti e simpatizzanti nazisti. Alla fine, il governo ha sequestrato i suoi conti bancari personali, e con questo bastava. Einstein annunciò al mondo che avrebbe rinunciato alla cittadinanza tedesca e avrebbe lasciato per sempre il suo paese natale. Essendo ebreo, si sarebbe rivelata una mossa prudente. Più Einstein attaccava pubblicamente Hitler, più la stampa nazista reagiva, scrivendo articoli calunniosi sul fisico, arrivando a pubblicare una sua foto con la grottesca didascalia: “NON ANCORA IMPICCATO”. RELATIVITÀ : Verso la fine del XIX secolo, i due fisici Larmor e Lorentz scoprirono che, sebbene corrette e verificate sperimentalmente, le leggi di Maxwell non erano invarianti rispetto alle trasformazioni galileiane. Significava che tali equazioni, cambiando il sistema di riferimento, mutavano forma. Questo ovviamente contraddiceva il principio di relatività. Tale scoperta sconvolse il mondo della fisica dell’epoca, poiché se l’equazioni di Maxwell non erano invarianti, significava che non rispettavano l’invarianza di tempo e spazio. A quell’epoca, infatti, tempo e spazio continuavano ad essere ritenuti assoluti. Nel 1897, Lorentz pubblicò un saggio in cui riformulava le trasformazioni galileiane, definendo delle nuove relazioni, dette appunto trasformazioni di Lorentz. Nel corso della sua trattazione, il fisico cercò di sostituire al principio di relatività galileiana il concetto di etere. Egli lo definì come una sorta di sistema di riferimento immobile e immutabile che viene attraversato dalle onde elettromagnetiche. Nel 1905, fu un giovane che lavorava all’ufficio brevetti di Berna a risolvere l’incongruenza, riuscendo a trovare l’anello mancante. Tramite un articolo dal titolo “Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento“, Einstein rivoluzionò il mondo della fisica, segnando il passaggio alla fisica moderna. Egli rivalutò e ampliò le trasformazioni galileiane, utilizzando le trasformazioni di Lorentz. Ma il suo grande contributo fu quello di postulare che in ciascun sistema di riferimento inerziale la velocità della luce è pari a \(c = 300000 Tale postulato fu la vera rivoluzione nel mondo della fisica, poiché obbligò a riformulare il concetto di tempo. Sappiamo ormai che nei sistemi riferimento inerziali, ossia sistemi in moto rettilineo uniforme tra loro, si ottengono misurazioni diverse della lunghezza dei corpi. In particolare la lunghezza a riposo, ossia la lunghezza misurata da un osservatore in un sistema di riferimento solidale con il corpo, è sempre maggiore della lunghezza misurata da un osservatore moto relativo rispetto al corpo (o rispetto a cui il corpo è in moto). La lunghezza a riposo inoltre è la massima lunghezza misurabile per il corpo. Uno dei principi da cui siamo partiti per scrivere le equazioni di Lorentz prevedeva di considerare il tempo come una coordinata relativa, impostando cosi un tempo t per il sistema S e un tempo {' per il sistema S' Tale presupposto è un'assoluta novità rispetto alla Meccanica Classica, in cui abbiamo sempre considerato il tempo come una coordinata assoluta, cioè uguale in qualunque sistema di riferimento. Immaginiamo di sederci su un'astronave (sistema S”) e supponiamo che essa sia viaggi a una velocità prossima alla velocitá della luce, ad esempio 0, 7 c. Accendiamo per un istante un accendino ad un tempo e poi riaccendiamolo qualche istante più tardi al tempo t. Nel nostro sistema di riferimento la posizione dell’accendino non è cambiata, quindi non abbiamo modificato le coordinate spaziali in S'. Per noi e per un qualsiasi osservatore solidale con l'astronave è trascorso un intervallo di tempo dato da : . Ci chiediamo adesso quale sia l'intervallo di tempo misurato da un osservatore esterno nel sistema in quiete S. Dalle trasformazioni di Lorentz esplicitate per le coordinate di S', abbiamo: dove : . Poiché l'accendino non si è mai mosso all'interno dell'astronave, vale ovviamente . Ricaviamo dove è il tempo proprio, cioè l'intervallo di tempo che intercorre tra due istanti e che viene misurato nello stesso punto del sistema di riferimento da un orologio solidale rispetto all'osservatore. ARTE : PICASSO, CUBISMO E LES DEMOISELLES D’AVIGNON Sulla scorta delle nuove teorie di Enstein, lo spazio non andava più misurato soltanto attraverso l’altezza, la larghezza e la profondità ma tenendo conto di un nuovo fattore, il tempo, senza più prescindere dall’idea di movimento. È quindi lecito affermare che Picasso si fece, come Einstein, partecipe dello spirito di quegli anni e che il pittore e il fisico, separatamente, giunsero con le loro due opere – il quadro e l’articolo – alle due medesime conclusioni: che non esistono sistemi di riferimento privilegiati e che la concezione plurimillenaria dello spazio classico andava ricusata. Einstein, attraverso un nuovo modello matematico, e Picasso, attraverso una geniale intuizione artistica, elaborarono, nella sostanza, lo stesso concetto di relatività. LES DAMOISELLES D’AVIGNON : Indubbiamente, la potenza deflagrante di questo quadro, al netto dei precedenti cezanniani, sta nel definitivo e radicale abbandono del sistema prospettico tradizionale. La prospettiva decostruita di Picasso, in opere in cui l’immagine veniva scomposta e ricomposta in una sola ma complessa visione multicentrica, stava non soltanto mandando in frantumi la concezione classica dello spazio ma proponendo una nuova, rivoluzionaria concezione di dimensione spazio-temporale. Per quanto potesse, a quella data, non esserne ancora del tutto consapevole, Picasso applicava alla sua nuova pittura la teoria della quarta dimensione. Ma cos’è la quarta dimensione? La questione è scientificamente molto complessa, ancora oggi non è pienamente risolta e il dibattito resta aperto. La quarta dimensione è una direzione diversa da tutte le direzioni dello spazio normale. Alcuni dicono che la quarta dimensione è costituita dal tempo e, in un certo senso, questo è vero. Altri affermano che la quarta dimensione è una direzione dell’iperspazio affatto diversa dal tempo. la quarta dimensione venne riferita al tempo. Fu nel 1905 che Einstein rivide completamente la concezione classica del tempo e dello spazio. Einstein, asserendo che non esistono sistemi di riferimento assoluti, teorizzò una nuova forma di spazio-tempo quadridimensionale unificato, a cui riferire tutti gli eventi del nostro universo. IL CUBISMO E I DIVERSI MOMENTI. INGLESE : FITZGERALD E GREAT GATSBY SCIENZE : LA CLONAZIONE Le scoperte scientifiche si susseguono ormai troppo rapidamente perché l'uomo comune riesca a rendersene conto. Spesso, quindi, i non "addetti ai lavori" hanno impressione che il progresso scientifico e tecnologico vada troppo a rilento e restano perplessi, sbalorditi e talora preoccupati quando viene reso noto l'esito di qualche esperimento impensabile per loro. E' il caso, ad esempio, della pecora Dolly che ha sconvolto l'opinione pubblica che, grossomodo, sconosceva il significato della parola clonazione o che comunque non credeva potesse essere così facile da raggiungere. Ma il vedere nascere e vivere la pecora Dolly ha portato inevitabilmente al crollo delle certezze e ci ha spinto a domandarci se la clonazione, le mutazioni genetiche negli esseri viventi e nella fattispecie nell'uomo trova posto solo nei romanzi di fantascienza o anche nella realtà. Sempre più spesso ormai si sente infatti parlare di interventi genetici e nelle piante, e negli animali e, soprattutto( ciò che più preoccupa) negli uomini. Non si sa più che credere e , soprattutto, si ha paura di cosa può succedere. Quello che gli scienziati affermano di fare è senza dubbio positivo e propositivo ma, purtroppo, la realtà nella quale ci troviamo è spesso ben diversa e molto più sconcertante.
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