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La crisi e la caduta della Repubblica romana, Sintesi del corso di Storia Romana

Le tappe principali della crisi della repubblica romana fino al passaggio al principato.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 11/04/2020

Alessia_1997_
Alessia_1997_ 🇮🇹

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Scarica La crisi e la caduta della Repubblica romana e più Sintesi del corso in PDF di Storia Romana solo su Docsity! La rivoluzione del II sec a.C. 133 a.C. cessione del regno di Pergamo ai Romani da parte di Attalo III, chiedendo che fosse garantita la libertà di Pergamo e ne fosse ampliato il territorio. Ma Aristonico diede il via a una lunga rivolta, richiamando alle file gli antichi schiavi e fondando Doulon polis, la rivolta fu repressa dopo quattro anni. Rivolte degli schiavi 136 a.C. Euno, Sicilia. La fama dei loro successi accesse rivolte un po’ ovunque, finchè i Romani riuscirono a vincere l’assedio di Taormina. 73 a.C. Spartaco, Sicilia. Elementi di un progetto utopico nuovo: il bottino viene diviso in parti uguali secondo un principio egualitaristico di comunismo primitivo. I morti sul campo furono decine di migliaia, e la marcia di Spartaco fu un percorso di inenarrabili crudeltà, suscitando qualche ammirazione anche presso l’opinione pubblica romana. Terza guerra punica 148-146 a.C. - Molti erano impressionati dall’enorme ricchezza di Cartagine - Avvertimento contro il regno di Numidia che si stava espandendo in Africa - 148: Scipione Emiliano console, che era a favore di una soluzione finale Vennero anche iniziate delle trattative di pace attraverso cui Roma guadagnava tempo per ingannare gli avversari. Man mano Cartagine si affidò alla fides dei Romani, inviò 300 ostaggi, consegnò le armi. Ma alla fine, i Romani vollero anche che tutti gli abitanti abbandonassero la città. cartagine dichiarò guerra e sostenne un assedio di circa tre anni. Nel 146 divenne territorio pubblico dei Romani. I Gracchi Premesse: A conclusione delle guerre in Oriente la società romana presentava forti problemi: un progressivo incremento della popolazione, la crisi delle campagne ( in molti casi i contadini al ritorno dalla guerra avevano trovato la loro proprietà venduta, lo stato di abbandono di alcune terre richiedeva l'impiego di molto denaro) che aveva spinto i contadini in città, creando una fascia di sottoproletariato urbano che viveva di espedienti. Inoltre possedeva un esercito poco efficiente e ridotto. Tiberio Figlio di Tiberio Sempronio Gracco e Cornelia, è stato un politico romano della fazione dei Populares, tribuno della plebe nel 133 a.C., durante il suo mandato fece approvare una legge agraria che prevedeva il trasferimento della terra dai ricchi patrizi al resto della popolazione. La forte opposizione del Senato, della fazione degli Optimates e dei grandi proprietari terrieri, le cui proprietà erano minacciate dalla riforma, sfocerà nel suo assassinio. La lex agraria, con l'aiuto del pontefice massimo Crasso e del console Publio Muzio Scevola, prevedeva la redistribuzione delle terre del suolo italico, usurpate dai ricchi ai più poveri e offerte ai forestieri per la lavorazione. La legge limitava l'occupazione delle terre dello stato a 125 ettari e riassegnava le terre eccedenti ai contadini in rovina. Una famiglia nobile poteva avere 500 iugeri di terreno, più 250 per ogni figlio, ma non più di 1000; i terreni confiscati furono distribuiti in modo che ogni famiglia della plebe contadina avesse 30 iugeri (7,5 ettari). Il compito era comunque complesso perché l’occupazione delle terre demaniali era iniziata da molti anni ed era ormai difficile decidere quali erano le terre occupate illegalmente. Tre obiettivi: - Risolvere il dramma sociale attraverso le assegnazioni - Insediare nelle campagne spopolate i contadini che si erano inurbati - Aumentare la popolazione e quindi la leva militare I possidenti si appoggiarono ad un altro tribuno della plebe, il giovane Marco Ottavio, che accettò di porre il veto alla legge agraria, così Tiberio fece revocare dai comizi la nomina del suo collega, sostenendo che poteva essere deposto chi non agiva nell'interesse della plebe. Sorvegliare l'equità della divisione spettò, oltre allo stesso Tiberio, al suocero Claudio Pulcro (princeps del senato) e al fratello Gaio Sempronio Gracco. Intanto l'opposizione dei più ricchi si faceva sempre più estenuante, e ruotava intorno alla figura di Scipione Emiliano. Tiberio fu ucciso dopo essersi candidato nuovamente a tribuno della plebe, malgrado una legge che evitava di ricoprire la stessa magistratura prima di un intervallo di dieci anni. Gaio Gracco Eletto al tribunato della plebe dieci anni dopo, non si limitò alla priorità della legge agraria: - Lex frumentaria, bloccava e calmierava il prezzo del grano e fece costruire appositi magazzini per contenerlo - Lex iudiciaria, nei tribunali privilegiava i cavalieri rispetto ai senatori - Lex de sociis et nomine latino: voleva concedere il diritto di voto a tutti gli alleati italici, ma l’opposizione a Roma era violenta, da qui si sfaldò il suo progetto e finì per farsi uccidere da uno schiavo. Conseguenze Ricorda che la legge agraria non metteva in discussione la proprietà della terra, ma l’uso e il possesso temporaneo delle terre pubbliche, e doveva Legge che istituiva un tribunale giudicante a chi si fosse abusivamente inserito tra i cives romani. Legge, questa, che accrebbe il malcontento dei ceti elevati italici, che miravano alla partecipazione diretta alla gestione politica e che fino a quel momento erano a volte riusciti più o meno legalmente a introdursi fra i cives. Marco Livio Druso tribuno della plebe si schierò per la causa italica avanzando proposte di legge a favore dell'estensione della cittadinanza, ma la proposta non piacque né ai senatori né ai cavalieri. Il più accanito rivale di Druso fu il console Lucio Marcio Filippo, che dichiarò illegale la procedura seguita per le leggi di Druso, cosicché queste non vennero nemmeno votate. Nel novembre del 91 a.C. seguaci estremisti di Marcio Filippo mandarono un sicario ad assassinare Druso. 91 a.C. ASSASSINIO DI DRUSO SCOPPIO GUERRA SOCIALE La rivolta scoppiò ad Ascoli, nel Piceno. I ribelli si organizzarono in una libera Lega con un proprio esercito, e stabilirono, dapprima a Corfinium (oggi Corfinio) poi ad Isernia la loro capitale, dove crearono la sede del senato comune e mutarono il loro nome da Lega Sociale a Lega Italica. Coniarono persino una propria monetazione[3]. Gli italici organizzarono un esercito di oltre 100.000 uomini costituito in legioni secondo l'ordinamento romano; il gruppo settentrionale era diretto da Poppadeius Silo e quello meridionale da Papius Mutilus. Si mirava non certo a distruggere Roma ma ad arrivare a un compromesso. La rivolta apparve come una ripresa della lotta per la libertà italica. 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare decise di promulgare la Lex Iulia, con la quale si concedeva la cittadinanza agli italici che non si erano ribellati e a quelli che avrebbero deposto le armi. 89 a.C. la Lex Plautia Papiria concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutti gli italici a sud del Po, i quali avrebbero però dovuto lasciare le armi entro 60 giorni. Il risultato fu di dividere i rivoltosi: gran parte deposero le armi, mentre altri continuarono a resistere. Roma spese ancora due anni per sconfiggere le città in armi grazie all'intervento di Silla e di Strabone (lex Pompeia, a nord del Po concedeva lo ius Latii, ovvero li trasformava in colonie latine concedendo la cittadinanza ai loro magistrati). Tuttavia, lo scopo che gli Italici si erano proposti era stato raggiunto: essi potevano divenire a pieno titolo cittadini romani. Conseguenze E se con la concessione della cittadinanza, l'Italia peninsulare divenne ager romanus, la stessa portò:  ad una larga diffusione del diritto romano in tutta la penisola e ne accelerò la sua romanizzazione;  alla formazione di clientele anche enormi in Italia  all'ingresso nella classe dirigente romana di cittadini provenienti da colonie e municipi italici, potendo così accedere alle diverse magistrature ed al senato di Roma. Il territorio venne riorganizzato col sistema dei municipia (che prevedeva dei magistrati, un senato locale e un’assemblea popolare) e nelle comunità italiche venne avviato un grande processo di urbanizzazione che si sviluppò lungo tutto il I secolo a.C., poiché l'esercizio dei diritti civici richiedeva specifiche strutture urbane (foro, tempio della triade capitolina, luogo di riunione per il senato locale). Decentramento politico-amministrativo: i municipi ebbero di fatto maggiore autonomia che non le precedenti comunità alleate, formalmente indipendenti. La prima guerra civile 83-82 a.C. MARIO vs SILLA La guerra civile romana dell'83-82 a.C. vide il conflitto tra la fazione degli optimates, guidata da Lucio Cornelio Silla, e quella dei populares, o mariani perché seguaci del sette volte console Caio Mario morto nell'86 a.C. Quest'ultima fazione era guidata dal giovane Gaio Mario, figlio del grande generale, e da Gneo Papirio Carbone; alla fazione democratica si unirono anche le agguerrite milizie Sannite e Lucane che temevano dalla vittoria dei sillani la perdita dei diritti civili ottenuti dopo la guerra sociale. La guerra civile, costellata di battaglie dall'esito alterno, da repressioni e da efferati massacri, venne combattuta in Italia, in Sicilia, in Spagna e in Africa, e si concluse con la completa vittoria di Silla (battaglia di Porta Collina) e con la morte o l'esilio dei principali capi della fazione democratica. Il contrasto che poi sfociò nella prima guerra civile si verificò quando il Senato decise di affidare il comando della spedizione militare contro il re del Ponto Mitridate a Silla. Mario, che avrebbe voluto il comando per sè, riuscì con l’aiuto dei tribuni a toglierlo al rivale e a farselo affidare. Silla rifiutò il contrordine e convinse i suoi soldati a marciare in armi contro Roma, quindi partì per l'Oriente. Approfittando della sua assenza, Mario rientro a Roma e fece strage dei propri nemici; quando la situazione si fu normalizzata si fece eleggere console per la settima volta, ma poco tempo dopo morì. Sconfitto Mitridate Silla fece ritorno in Italia e, dopo aver schiacciato la resistenza degli ultimi fedelissimi di Mario, nell’ 82 a.C. entrò in Roma. Con Silla si schierarono le truppe guidate da due giovani ma abili comandanti, Crasso e Pompeo. La vendetta contro gli avversari fu disumana: vennero pubblicate delle liste di proscrizione, veri e propri elenchi di persone destinate ad una morte cruenta e che chiunque poteva uccidere senza incorrere in alcuna sanzione punitiva. Fattosi nominare dittatore a tempo indeterminato, Silla emanò varie disposizioni che intendevano restituire il potere all’aristocrazia: - vennero ridotti i poteri dei tribuni della plebe a tutto vantaggio del Senato (saranno ripristinati nel 70 a.C. col consolato di Pompeo e Crasso); - ai senatori venne nuovamente assegnata l’amministrazione della giustizia togliendola ai cavalieri (annullamento lex iudiciaria) - riforme nel campo della magistratura, dell’amministrazione provinciale, del diritto 63 a.C. congiura di Catilina Guerra sociale e civile disagio economico e sociale (insurrezione di Spartaco) Di questo disagio approfittò Catilina, seguace di Silla, presentatosi invano già più volte alle elezioni consolari, noto per la congiura che porta il suo nome, un tentativo di sovvertire la Repubblica romana, e in particolare il potere oligarchico del Senato. Catilina si fece interprete di una politica idealista a favore della plebe, il suo più aspro nemico fu Cicerone che era conservatore. La congiura fu scoperta, i suoi complici assassinati e Catilina, ritiratosi in Etruria, fu disfatto a Fiesole. Il coinvolgimento di Cicerone gli costerà l’esilio e la confisca dei beni da parte di Clodio Pulcro, tribuno che agiva con la plebe urbana. Sarà poi richiamato in patria da altri tribuni che organizzarono bande anti-clodiane. Cicerone Console nel 63 a.C., aveva sempre fatto propri gli ideali della classe dirigente senatoria del II secolo, ed era indubbiamente un conservatore, pur comprendendo la novità dei tempi e la necessità di aggiornarsi. Due momenti principali nella sua teoria e prassi politica: ● concordia ordinum, senato e classe dovevano sanare i propri contrasti, non erano classi sociali diverse ma erano diverse le funzioni. Politica che fallisce dopo il 63 ● consensus omnium bonorum, generale coinvolgimento politico di tutte le forze benpensanti contro una politica di forza e violenza. Il punto debole della costruzione sta nella delega al senato della forza scelta alla gestione del potere, nella speranza di poter superare la degenerazione del sistema. Il princeps moderatore della vita politica dello stato è un simbolo collettivo di questa nuova classe politica. Programma di riscatto morale con largo coinvolgimento dei ceti medi, difesa della iustitia e dei deboli politica, Ottaviano ha infatti pensato da subito a formarsi una vasta e sicura base di consenso politico, presentandosi ai senatori come il paladino delle istituzioni e delle tradizioni romane (conquistando in questo modo per esempio, la fiducia di Cicerone), e al popolo invece come l’erede politico di suo zio, figura da questo venerata al pari di una divinità. Ma anche Antonio sta lavorando per estendere la propria sfera d'influenza politica. Nel 43 egli tenta infatti di impadronirsi della Gallia cisalpina, regione che egli stesso ha precedentemente assegnato a Bruto. Riuscito nell’impresa, egli verrà tuttavia a propria volta sconfitto presso Modena da Ottaviano, agente peraltro su incarico del Senato. I due schieramenti si sono quindi ormai definitivamente costituiti: da una parte vi è Cesare Ottaviano, che con l’appoggio e il consenso della nobiltà comanda a Occidente; dall’altra vi è invece Marco Antonio, i cui domini e le cui aree di influenza finiscono inevitabilmente per situarsi a Oriente. 43 a.C. SECONDO TRIUMVIRATO: Ottaviano, Marco Antonio e Lepido Si trattava di fatto della spartizione del potere in vista della guerra contro i cesaricidi. Tra le prime vittime delle proscrizioni ci fu Cicerone. Un elemento importante per costringere le varie fazioni cesariane a stare insieme fu la pressione esercitata dalle masse militari cesariane. Nel 43 sono questi i motivi essenziali di preoccupazione:  la presenza di Bruto e Cassio, con i rispettivi eserciti, nei Balcani;  il fenomeno della pirateria mediterranea, guidata da Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno;  infine, la presenza in Roma di figure politicamente ostili, che costituiscono un elemento di disturbo per l'ascesa politica dei triumviri. 42 a.C. battaglia di Filippi, Marco Antonio e Ottaviano sconfiggono Bruto e Cassio, la fazione repubblicana dei cesaricidi. Marco Antonio si assunse il compito di riorganizzare le province orientali e ottenne anche il controllo delle Gallie, mentre Ottaviano si stabilì al centro del potere in Italia. La posizione in Italia di Ottaviano era insicura, e la peggiorò la questione della confische territoriali fatte in Italia nel 41, sulle quali fece leva il fratello di Marco Antonio (guerra di Perugia contro Ottaviano). Ma Ottaviano potè poi presentarsi come restauratore della pace dopo la definitiva sconfitta di Sesto Pompeo (da parte di Agrippa) Dopo un continuo variare di alleanze e alterne vicende, infine l'intento egemonico di Ottaviano e la politica incoerente e orientaleggiante a favore della regina d'Egitto Cleopatra da parte di Marco Antonio resero inevitabile uno scontro finale. Il vero e proprio scontro bellico tra le due parti dell'Impero avviene a causa delle richieste politiche fatte dalle regioni orientali a quelle occidentali. Tali richieste infatti, rivendicanti una maggiore autonomia e un maggior peso politico per l'Oriente, si scontrano con i presupposti stessi della dominazione imperialistica di Roma. Proprio per questo, sotto la guida di Antonio e di Cleopatra si forma una Confederazione di stati orientali (i quali peraltro accettano pur sempre il legame con l'autorità centrale di Roma), i quali cercano di affermare la propria indipendenza, se non addirittura il proprio predominio, nei confronti delle zone occidentali. Sarà il tardo Impero - con la propria divisione in due zone indipendenti: una occidentale e l'altra orientale - a vedere effettivamente il trionfo di questa visione politica: una visione che tuttavia, per il momento, costituisce ancora una strada impraticabile. Troppo schiaccianti sono infatti la potenza e la superiorità dell'Occidente e delle sue regioni (più giovani, meglio organizzate e più ricche) rispetto a quelle orientali! La guerra tra i due eserciti non viene, difatti, praticamente nemmeno combattuta. Il conflitto si divide essenzialmente in due battaglie: 31 a.C. battaglia di Azio L’anno successivo Ottaviano si impadronì dell’Egitto. Antonio e Cleopatra si uccisero. Conseguenze principali: - pace e sicurezza viste come beni anche più importanti della libertà politica - accentuazione decentramento municipale a causa del potere nelle mani di uno - coinvolgimento popolazioni italiche - declino di alcune forme tradizionali della cultura politico-letteraria, come l’oratoria
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