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La critica cinematografica - Alberto Pezzotta, Appunti di Storia E Critica Del Cinema

Come ragionano i critici? Quali sono le premesse in base alle quali emettono i loro verdetti? Il giudizio di valore (magari sintetizzato in "stellette") è un momento imprescindibile della critica o una prova della sua scarsa scientificità? Che differenza c'è tra una recensione e un'analisi accademica? Il libro analizza la critica cinematografica con gli strumenti della retorica e della teoria dell'argomentazione, per esaminare miti consolidati (dal primato dell'autore al concetto di autoriflessi

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 24/08/2022

Mitch12345678
Mitch12345678 🇮🇹

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Scarica La critica cinematografica - Alberto Pezzotta e più Appunti in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! TRA TEORIA GIORNALISMO E ANALISI L'espressione CRITICA CINEMATOGRAFICA è ambigua e designa varie realtà. La critica è il singolo testo, la recensione scritta o anche orale. La critica è un insieme di testi riconoscibile: un genere di scrittura giornalistica o saggistica , facilmente identificabile come tale sui giornali, sugli scaffali delle librerie o sui siti internet. La critica è un mestiere, non sempre ufficialmente riconosciuto. La critica è un'istituzione, un fenomeno culturale ed è oggetto di insegnamento accademico. Comune denominatore: la critica parla di FILM. Ma in che modo? La critica informa, spiega, classifica, giudica, analizza, interpret... a volte divaga. (p.17) REGISTI CONTRO CRITICI A contestare la leggitimità della critica sono stati anche i registi:: Morandini, un critico che più volte è stato querelato dai produttori e contestato dai registi. Per lo sceneggiatore Ugo Pirro il critico era: Un autocrate, un fascista. BAZIN: LA CRITICA INUTILE MA NECESSARIA Anton ego di rattatouille: per molti versi la professione del critico è facile. Rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Al tempo stesso ovviamente i critici hanno cercato di dimostrare l'utilità del prorprio lavoro. Bazin ad esempio in reflexions sur la critique constata che la critica è certamente “inutile” dal punto di vista quantitativo ed economico, e non ha influenza su chi il cinema lo fa; ma dal punto di vista dello spettatore si mostra “necessaria”. Il ruolo che Bazin attribuisce alla critica è didattico: La missione della critica non è tanto di spiegare l'opera, ma di dispegare il suo significato....Suo compito è aiutare chi legge ad arricchirsi a contatto con l'opera: intellettualmente, moralmente e nella propria sensibilità La critica aiuta ma non crea nulla: mette in luce qualcosa che già esisteva nel film. : …...La funzione della critica non è offrire su un piatto d'argento una verità che non esiste, ma prolungare lo shock dell'opera d'arte il più a fondo possibile, nell'intelligenza e nella sensibilità di chi legge. Condurre per mano il lettore alla scoperta della bellezza e della complessità dell'opera, facendo appello all'intelligenza e alla razionalità. Andrè Bazin: (1918-58) fondatore nel 1951 dei “Cahiers du cinema”, è il padre spirituale della Nouvelle Vague, scopritore e maestro di Truffaut. Pur non avendo scritto libri di teoria, ha creato un modo di scrivere di cinema, intrecciando l'analisi tematica con quella storica, estetica e del linguaggio. “Il cinema imbalsama il tempo che scorre” Per questo il suo gusto privilegia il realismo. LA DECADENZA DELLA CRITICA NELLA SOCIETA' DELLO SPETTACOLO Daney scrive acutamente un mutamento culturale. All'epoca della Nouvelle Vague l'autore era un mito intoccabile e il critico il suo “avvocato” difensore, che cercava di traghettare il pubblico verso di lui. Nell'epoca postmoderna, secondo Daney l'autore è diventato un marchio di fabbrica e il critico non seleziona più. Alla critica classica dalla parte dell'autore e al critico auctoritas, si è sostituito il critico dalla parte del pubblico, che si pone al suo livello. “A mediare la relazione autore-consumatore, ci pensa da sola l'industria culturale, che s'incarica di lanciare direttamente gli scrittori sul mercato”. “Di fronte a certi film come l'orso (1988) la critica non serve più” oggi potremmo dire lo stesso con Harry Potter, perchè non paiono leggibili con gli strumenti della critica della tradizione di Bazin e Daney: Sono film d'autore? Qual è la visione del mondo del loro regista? Producono uno shock estetico che va spiegato e prolungato? Sono domande che non sono più pertinenti per questo tipo di prodotti. Si tratta di spostare l'oggetto dell'analisi: più che di ricostruire la poetica dell'autore, sarà più utile utilizzare gli strumenti dei cultural studies e della sociologia; più che occuparsi della bellezza dei piani sequenza , sarà più utile analizzare le strategie di marketing. Esplicative sono le parole di Antonio Pietrangeli: ….Il fenomeno del cinema presenta un interesse che va oltre il fatto particolare di essere o non essere un'opera d'arte: e cioè un interesse sociale, morale e politico...... Se si considera che un film non è tanto l'espressione di opinioni individuali, quanto l'espressione di opinioni morali o politiche di un sistema, di una classe, di un popolo, si vedrà subito come un film che sembra sciocco, privo di qualunque interesse artistico si carichi di significati caratteristici di una mentalità, di un gusto collettivo, di una civiltà insomma. Serge Daney: (1944-1992) Se Bazin si chiedeva “che cosa è il cinema?” Daney si chiede che cosa ne rimanga in un mondo globalizzato e sempre più irreale. Educato alla scuola della Nouvelle Vague. Altri due film spartiacque Apocalypse now di Coppola e I predatori dell'arca perduta di Spielberg ne ridefiniscono i ruoli., il capolavoro annunciato, il film atteso per anni che arriva sugli schermi assieme all'interpretazione confezionata dal regista “in modo da orientare in anticipo la propria fortuna critica”. Dall'altra il film citazionista e postmoderno, che ricostruisce, omaggia e cita i generi del passato. Nel primo caso è ridotto a divulgatore del verbo dell'autore e a eco mediatica dell'evento, nel secondo caso si trasforma in un cinefilo alla rincorsa delle citazioni. I film vengono analizzati come testi che parlano di altri film o del cinema, prima ancora della realtà. Si evidenzia l'identità di un nuovo spettatore che non si identifica più con i personaggi, ma con lo spettacolo nella sua totalità. Film come Batman di Tim Burton inaugurano il postmoderno di massa: e alla critica si pone il dilemma se partecipare al gioco o rinchiudersi in una torre d'avorio DAGLI ANNI 90 AL PRESENTE Negli anni 90 il cinema entra in crisi, come industria e come fenomeno culturale. Sui quotidiani la critica perde progressivamente prestigio. Si assiste al tramonto della figura del critico-auctoritas, arbitro del gusto e dispensatore di consigli di visione. Questo anche perchè le sedi e i modi del discorso cambiano radicalmente. Nel nuovo millennio su internet fioriscono blog, forum e siti di cinema. Questi da una parte contestano in modo più o meno esplicito, la credibilità della critica istituzionalizzata dall'altra offrono spazi di discussione e socialità che sostituiscono i cineforum e luoghi di dibattito precedenti. FORME E LUOGHI DELLA CRITICA LA RECENSIONE Casetti: la recensione è il genere esemplare, ideale e forte della critica. Si può restringere a scheda o allargarsi a saggio da rivista, conservando la propria natura: che è quella di parlare di un film o gruppo di film. Essa bilancia informazione – interpretazione – giudizio. E' il prodotto di una lunga storia che si è articolata secondo uno schema fisso: cappello – trama – commento -conclusione. La recensione è il prodotto di un critico. L'auctoritas del critico è legittimata dalla testata su cui scrive, dalla sua fama e riconoscibilità. La recensione privilegia l' aspetto informativo ma non è una scheda neutra: esprime una valutazione. L'inventore della recensione breve è stato probabilmente Filippo Marinetti, scrive il puntuario per una critica adatta: esattezza, semplicità velocità e simultaneità. Kezich nel 1966 viene invitato a scrivere su Panorama per trovare una nuova formula per le recensioni. E fonda una “critica veloce” che negli anni avrà sempre più diffusione. Prima di raccontare la trama Kezich inquadra lo stile narrativo del regista, in seguito fornisce elementi pertinenti per comprendere la poetica del film. L'INTERVISTA La scrittura giornalistica sul cinema comprende oltre alla recensione molti altri generi. Con il Cinema secondo Hitchcock, Truffaut ha dimostrato che si può fare critica in forma di conversazione. Partendo da una sintonia di fondo, Truffaut intervistatore non ha paura di sprimere dissensi, si lascia correggere, e sa bene quali sono le domande che piacciono all'intervistato. ALTRI GENERI: DAL SAGGIO AL DIZIONARIO In campo editoriale, il saggio monografico è la forma di scrittura critica più diffusa. Appare come un'espansione delle recensioni nella forma di una serie di recensioni cucite insieme. Il saggio critico è stato protagonista negli ultimi anni di collane fortunate. Una forma critica diffusa a partire dalla fine del secolo scorso è il dizionario, che in Italia ha preso piede sul modello di pubblicazioni americane. I più diffusi sono quello di Mereghetti e Morandini. Questa formula cerca un equilibrio tra guida alla visione dei film, enciclopedismo e intervento militante. DALLA SALA AL DIGITALE Da pag 48 a 52 LA CRITICA COME ARGOMENTAZIONE Che cosa fa la critica?Interpreta giudica e magari porta la luce qualcosa di nuovo, essa vuole condurre il suo destinatario ad aderire ad una tesi: per esempio, film bello brutto, importante o irrilevante. È efficace se accresce questa adesione in modo da spingere all'azione, Per esempio andare a vedere il film o condividere l'interpretazione proposta. Come scriveva Bazin , la critica non ha per oggetto la verità. Il suo campo è quello dell' opinabile e del verosimile; discorso non è di tipo dimostrativo, ma di tipo argomentativo. L'argomentazione si pone come una logica del verosimile, distinta sia dalla dimostrazione scientifica, dall'arbitrarirtà delle credenze. Pereleman e Tyteca nel loro Trattato dell'argomentazione: intendono analizzare gli strumenti di tutti quei campi che non attengono alla scienza e alla ricerca della verità suprema, ma dove lo scopo è provocare o accrescere l'adesione delle menti alle tesi che vengono presentate al loro assenso. La retorica classica distingue vari generi di discorsi argomentativi: (1) il discorso deliberativo promuove l'utile consigliando o sconsigliando un'assemblea a prendere determinati provvedimenti. (2) il discorso giudiziario difende il giusto, persuadendo l'uditorio che decide dell'esito di un processo (3) il discorso epidittico loda o biasima, avendo per oggetto il bello o il brutto, appello valori condivisi All'interno della riscoperta della retorica, il Trattato rivaluta in modo particolare quest'ultimo tipo di discorso: In apparenza meno finalizzato all'azione pratica, ma con scopi spesso estetici. L'uditore del discorso epidittico voleva soprattutto godere di una bella argomentazione: la critica letteraria nasce da qui. C'è un'ultima funzione del discorso retorico, che il Trattato tende a inglobare nel discorso epidittico: quella pedagogica. L'insegnante non difende una causa contrapposta a un'altra, ma si fa portavoce dei valori di una comunità, promuovendo l'adesione ad essi. LA CRITICA CHE CONSIGLIA La critica rientra nel discorso deliberativo quando si rivolge al regista per consigliarlo: invitandolo a proseguire per una data strada o a riprendere quella abbandonata. LA CRITICA CHE GIUDICA Il critico che attribuisce stellette, che dice cosa sia bello o brutto, rientra nel campo del discorso giudiziario. La funzione giudicante può avvenire in modo sfumato: la difesa di un film sottovalutato, la rivalutazione di un attore o altre sentenze che il critico emette di fronte al tribunale della storia del cinema, sperando di fare finalmente giustizia. LA CRITICA CHE INSEGNA Il discorso della critica è epidittico e pedagogico quando cerca di spiegare e trasmettere nozioni. Il critico può trasmettere un'idea di cinema, della società del mondo. Per programmi così impegnativi, il critico maestro deve avere una auctoritas. Ma questa può essere fragile o discutibile. A volte il critico è conformista: quando non propone alternative all'esistente. LE BASI DELL'ARGOMENTAZIONE Secondo Bazin la critica serve soprattutto al pubblico, ma è anche vero che quest'ultimo è necessario alla critica. L'oratore deve sapere quali sono la natura e l'opinione preventiva di coloro ai quali si rivolge. Utilizzare un linguaggio adatto al contesto di pubblico a cui si rivolge. PREMESSE E GERARCHIE DI VALORI L'adesione preventiva dell'uditorio a una determinata premessa o gerarchia di valori, rafforza la capacità di persuasione dell'oratore; vicevera, se il pubblico fatica ad accettare un valore, condurlo alla tesi desiderata sarà molto più difficile. Il modo in cui la critica presuppone i valori su cui fonda i propri giudizi è di rado oggetto di discussione; tali presupposti, anzi, spesso sono accettati meccanicamente La retorica classica aveva studiato e catalogato le premesse dell'argomentazione. E sotto il nome di luoghi comuni aveva elaborato veri e propri “magazzini di argomenti” elenchi di schemi per costruire un ragionamento. Spesso il valore di un film si decide in una lotta tra convenzioni e autorialità. 2) Il paragone Tecnica argomentativa molto usata. Serve a capire meglio qualcosa, accostando il nuovo a un elemento già conosciuto; allo stesso tempo intuisce gerarchie di valore. 3) L'analogia L'argomentazione per analogia si differenzia dal paragone perchè <<invece di essere un rapporto di somiglianza, è una somiglianza di rapporto>> 4) La metafora Una delle metafore più celebri della storia della critica è quella degli “artisti-termite” e degli “artisti-elefante bianco”dal critico Manny Farber. Spesso le metafore servono per catalogare il mondo: Ungari rappresenta il cinema italiano in due grandi metafore: il cinema autostrada ed è il cinema medio che si sa dove conduce; il secondo, l'isola pedonale è un cinema d'autore sostenuto dallo stato. 5) La dissociazione Questa argomentazione vuole mostrare che una realtà solitamente considerata univoca e monolitica ne nasconde invece due, una profonda e una apparente. I ragionamenti precedenti tendono a unire realtà omogene, anche se possono essere impugnati per mostrare che il legame non esiste. La dissociazione fa nascere due realtà – l'apparente e la vera. CRITERI DI VERIFICABILITA' (Pagina 81-85) LO STILE DELLA CRITICA Il critico come qualunque oratore, organizza i suoi argomenti in una struttura (dispositio) e impiega lo stile più adatto ad esprimerli (elocutio). Questi momenti idealmente distinti in realtà si intrecciano uno con l'altro. E spesso la forma modella il contenuto. La dispositio della recensione nasce con Filippo Sacchi e arriva con poche variazioni fino a oggi, rispettando il seguente schema: – cappello introduttivo con eventuali note di colore, considerazioni personali e agganci all'attualità – esposizione della trama – analisi del contenuto – giudizio sulm film(con eventuali giudizi su attori, fotografia e musica) L'esordio L'esordio di una recensione stabilisce subito il tono e il rapporto tra critico e lettore: colloquiale, tra pari, dall'alto al basso, flessibile etc I recensori-scrittori come Lodoli o i recensori-auctoritas come Kezich amano i cappelli legati all'attualità o alla storia della letteratura e del teatro. Esordio in media res ad effetto ad esempio la recensione di Sacchi di a History of Violence “Nella reception di un motel un uomo punta la pistola contro una bambina. Sbucata da una porta, la piccola lo guarda muto” Si può partire anche da una battuta di dialogo. Oppure dalla analisi del titolo Il racconto della trama La parte centrale della recensione corrisponde alla narratio e alla confirmatio. La retorica classica raccomanda chiarezza, brevità e credibilità nell'esposizione dei fatti. L'obiettività è solo apparente, dato che l'oratore , come si è detto , seleziona i dati a seconda delle proprie esigenze. Il tono del riassunto può dirla già lunga sul giudizio del critico. La conclusione L'ELOCUTIO Nella retorica classica l'elocotiu concerneva la scelta dello stile: che per prima cosa doveva essere adatto al soggetto. Analisi di figure retoriche prendendo come campionario la critica cinematografica “Sbaglierò, sbaglio sempre. Comunque La caduta degli dei mi è parso uno dei migliori film di Luchino Visconti” Probabilmente del Buono non sa di usare un cleuasmo figura di argomento che consiste nello sminuirsi da parte dell'autore, per attirare la simpatia del pubblico. Forme dell'enunciazione Un'importante strategia stilistica è la scelta della forma enunciativa IL CRITICO COME ARTISTA Che la critica letteraria sia essa stessa un genere letterario, è un fatto accettato da secoli. Che la critica cinematografica compaia nel campo della letteratura, almeno in Italia, non è un fatto assodato. METODI E TEMI RICORRENTI Metodi di analisi Tradizionalmente esistono diverse metodologie critiche con cui si analizzano i film. Ciascun metodo ha un modo caratteristico di fare appello a valori condivisi, di selezionare i dati e di argomentare. Esistono metodologie basate sul senso comune, e che non aspirano ad analisi particolarmente complesse del testo, come fa buona parte dei recensori sui mass media I temi come repertori di argomentazione Bordwell distingue due grandi tipologie di analisi: quella one to many e quella many to one. Nella prima il critico una volta deciso che un tema è rilevante, lo ritrova in ogni elemento del film. Per esempio, in un film di Antonioni il tema dell'alienazione si può trovare nella sceneggiatura, nella recitazione, nello stile visivo, nella costruzione dell'inquadratura. Nella seconda, il critico analizza uno stesso elemento tematico del film con diverse metodologie. Per esempio le citazioni pittoriche nel film di Antonioni possono essere analizzate dal punto di vista dello stile, mostrando le innovazioni formali o come il linguaggio delle immagini rinforzi o sostituisca i dialoghi. Nella pratica queste due tipologie si fondono. Come vengono definiti i temi?Trovando elementi comuni e ricorrenti in gruppi di film omogenei, o all'interno di un solo film. Tali elementi possono riguardare il contenuto, la forma o entrambi. Come ogni argomentazione, ogni tema ha le sue premesse estetiche e ideologiche, presuppone e fonda gerarchie di valori e trova nel testo del film appigli per dimostrare la sua pertinenza e plausibilità. Come tutte le costruzioni culturali, metodi e temi hanno una storia: nascono, fioriscono e passano di moda. La critica psicoanalitica gode oggi di minor fortuna rispetto agli anni 70: il che non significa che certi suoi temi come il voyerismo (provare piacere esclusivamente alla vista della nudità o atti sessuali altrui) non siano più in circolazione. Dettagli significativi Bordwell ha descritto minuziosamente le procedure con cui il critico individua gli elementi significativi nel film,. Tradizionalmente i personaggi sono visti come depositari privilegiati del significato, e le loro azioni sono interpretate come rivelatrici di una società o di una filosofia. Ma l'analisi può prendere in considerazione anhe la scenografia, la costruzione dell'intreccio, qualsiasi elemento dello stile. Il mito dell'autore Dal punto di vista retorico eleggere l'autore a tema centrale dell'analisi significa al tempo invocare un argomento di autorità e fondato sull'associazione. Artista detentore di una poetica e di uno stile, chiave per dischiudere i significati del film, elemento costante che unifica una serie di opere, etichetta di marketing: quando la critica cinematografica parla di autore, può intendere tutto questo.
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