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La devianza, teorie e politiche di controllo - Scarscelli e Guidoni, Sintesi del corso di Sociologia della devianza

Riassunto del manuale di Sociologia della devianza

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
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Scarica La devianza, teorie e politiche di controllo - Scarscelli e Guidoni e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia della devianza solo su Docsity! LA DEVIANZA: teorie e politiche di controllo Tre questioni fondamentali: • Chi è il deviante? • Come e perché si diventa devianti • Come la società reagisce alla devianza DEVIANZA “condotta che viola le aspettative di ruolo, le norme sociali e i valori della maggioranza dei membri di una collettività e che suscita una forma di reazione sociale.” 1.Paradigma classico e teorie della scelta razionale Sono presenti 4 attori in un evento criminale: il criminale, la vittima, l’agenzia di controllo e il pubblico e agiscono in un ambito sociale; situazione. La Scuola Classica nasce nel XVIII secolo sulla scorta del pensiero illuminista; autori rappresentativi Cesare Beccaria (contro inutile crudeltà delle pene) e Jeremy Bentham. Nella scelta di commettere un atto deviante si può fare un calcolo costi/ benefici, devianza massimizza il proprio piacere; 3 implicazioni immediate: ✓ Crimine normale opportunità d’azione ✓ Criminale è un individuo “normale” ✓ Reo responsabile delle proprie azioni Beccaria sviluppa queste idee da due assiomi: • Uomo immaginato come essere libero,razionale e calcolatore, agisce spinto da propri interessi e desideri • Stato prodotto di un contratto che tuteli e garantisca la pace sociale Giusto processo “nessuno può essere privato arbitrariamente senza un processo con possibilità di difendersi” La pena deve essere il più possibile mite, minimizzando il ricorso alla violenza riesce a garantire ordine sociale; rappresentando un costo dovrebbe avere una funzione deterrente che si divide in speciale (scoraggiare i criminali dal commettere nuovamente un reato) e generale (per il resto della comunità a intraprendere scelte criminali); “funzione utilitarista della pena” che deve essere pronta (al reato deve seguire una sanzione immediata), infallibile (si deve rispondere sempre con una pena), certa (pena scontata interamente) e conforme (alla natura del delitto); deve essere dolce e poco afflittiva, alza di poco i costi dell’azione criminosa rispetto ai vantaggi. 1968 la teoria economica di Gary Becker assume che i criminali siano attori razionali che desiderano massimizzare il proprio benessere: O=(P, F, U) dove O sono il n°reati, P probabilità essere individuati, F sanzione e U altre variabili. La teoria presenta però dei limiti: vantaggi considerati in termini materiali, metafora del mercato non applicabile a tutti i crimini e la razionalità assoluta trova scarso riscontro nella realtà. Cornish e Clarke elaborano una revisione della teoria e osservano come la capacità di pianificare la realizzazione di un reato sia condizione della natura limitata della razionalità umana (nessuno in grado di raccogliere tutte le info per scegliere il corso d’azione che massimizza il proprio piacere). Processo decisionale scomposto in due momenti: decisioni di coinvolgimento (relative alle scelte di essere coinvolti, continuare o ritirarsi da un reato; composte da diversi passaggi in un periodo di tempo rilevante) e di evento (decisioni di carattere strategico, selezione della tattica da utilizzarsi; decisioni di breve periodo). Crimine risultato di scelte prese all’interno di un particolare contesto situazionale. Teoria degli stili di vita approccio che spiega la diversa distribuzione dei rischi di vittimizzazione; prospettiva centrale il concetto di rischio collegato alla scelta di stili di vita che possono lasciare più o meno spazio alla vittimizzazione. Sono influenzati da tre elementi: ruolo sociale (che le persone ricoprono), posizione (ricoperta nella struttura della società, più è alta minore è il rischio di rimanere vittima di certi tipi di reato) e la componente razionale del comportamento. Teoria delle attività abituali ambizione di spiegare la variazione nello spazio e nel tempo dei tassi di criminalità e di vittimizzazione, per reati in cui è previsto un contatto diretto tra aggressore e vittima. Affinché possa verificarsi un reato devono realizzarsi tre condizioni minime: persona disposta a compiere reato, bersaglio interessante e l’assenza di un guardiano (l’assenza di uno di questi preverrà l’attuazione del delitto). Le politiche di contrasto devono fare in modo che conseguenze procurino un danno maggiore dei benefici che si possono ottenere; due forme di prevenzione del crimine: • Coloro che condividono l’assioma della Scuola classica per cui il reato è il risultato di un calcolo razionale costi/benefici, ritengono che il criminale sia punito con una sanzione che procuri un “costo” che ecceda il “beneficio” che potrebbe ricavare dall’atto criminale (principio della deterrenza) • I criminologi che hanno focalizzato la loro analisi sulle condizioni e le opportunità che rendono possibile il comportamento criminale, prevenuti intervenendo sulla specifica struttura di opportunità collegata a diversi reati (prevenzione situazionale) Deterrenza fondamentali in queste strategie i principi della certezza, prontezza e severità della pena. Sanzione ha un effetto deterrente nella misura in cui i cittadini siano consapevoli dell’esistenza della sanzione e ritengano elevata la possibilità di essere sanzionati. La pena diventa però una neutralizzazione (poco effetto sulla popolazione criminale la paura della neutralizzazione e tende a rimuovere dalla società il soggetto inaffidabile). Prevenzione situazionale comportamento criminale si previene intervenendo sull’ambiente in cui si teme possa verificarsi un evento delittuoso, condizionare la decisione o l’abilità del criminale di compiere il reato. Questi programmi di prevenzione possono essere classificati in: • Programmi di “design ambientale” (ristrutturare gli spazi rendendoli maggiormente difendibili e riducendo possibilità di vittimizzazione); • Coinvolgimento dei cittadini nella sorveglianza; • Maggior sorveglianza della polizia; • Programmi di informazione per il cittadino; • Proteggere soggetti a rischio; • Riduzione delle occasioni; Esiste un possibile effetto di spostamento che fa si che il criminale non rinunci a delinquere orientando diversamente la propria strategia; potrebbe scegliere: spostamento temporale (reato in un altro momento), spostamento geografico (altro contesto), spostamento tattico ( tecnica che rende inefficace la misura di ▲ Capacità di empowermet; ▲ Controllo informale; ▲ Riorganizzare spazi di vita dei membri della docietà. Affrontare il conflitto culturale: ✓ Promuovere il processo d’integrazione degli immigrati nella società (persona che viola la legge non percepisce la propria azione come deviante) orientato da 3 logiche: immigrazione temporanea; logica dell’assimilazione (promuove l’omologazione culturale dei nuovi arrivati) e logica pluralista (promuove pratiche politiche multiculturale, accettazione delle differenze culturali e modifica dei comportamenti sociali). 3.Paradigma sociale: teoria della tensione e teorie delle subculture Teorie struttural-funzionaliste studiano la società come totalità di strutture sociali e culturali interdipendenti, con un particolare contributo a favore del mantenimento di condizioni essenziali per l'esistenza. societò caraterizzate da un sistema normativo condiviso dai membri che apprendono attraverso la socializzazione primaria e secondaria come agire in modo conforme; il deviante agisce violando tali aspettative. Merton: teoria della tensione --> comportamento deviante considerato come prodotto della struttura sociale e cultural, come il comportamento conformista; critica le concezioni secondo cui si manifesterebbe dove la società non è in grado di reprimere adeguatamente determinati impulsi innati dell'uomo. secondo la prospettiva funzionalista gli attori sociali agiscono facendo riferimento a modelli desiderabili anche dagli altri membri della società; sono definiti sia le mete a cui si può legittimamente ambire, sia i modi accettabili attraverso cui perseguirle. Criterio dell'accettabilità non è dato dall'efficienza tecnica ma da norme istituzionalizzate, non necessariamente le più efficienti e accessibili. Non tutti dispongono dei mezzi previsti dalle norme per raggiungere le mete proposte della struttura sociale. Determinati gruppi sociali costretti a sperimentare lo scarto tra le mete e le limitate risorse di cui possono disporre; per Merton anomia è la condizione della società in cui è presente dissociazione tra mete e norme prescritte; devianza considerata come sintomo di essa, in questi gruppi si verifica la demoralizzazione (norme perdono il potere di regolare il comportamento). Riferimento alla società americana caratterizzata da 3 assiomi culturali: • tendere al perseguimento delle mete ambiziose raggiungibili da tutti; • eventuale insuccesso considerato come tappa intermedia; • vero insuccesso nell'abbassare le proprie ambizioni. Giunge a descrivere 5 tipi di adattamento individuale: 1. Conformità; adattamento più comune e diffuso, corrispondenza tra mete e mezzi (società bilanciata); 2. Innovazione; ricorrere a mezzi istituzionalmente proibiti ma efficaci per il raggiungimento di un simulacro di successo, si sviluppa in una situazione in cui la struttura culturale spinge tutti i membri a perseguire la meta del successo economico; 3. Ritualismo; abbandono della meta mantenendo la conformità al costume, il ritualista rinuncia a perseguire la meta del successo rimanendo vincolato alle norme istituzionali (deviazione dal modello culturale della lotta attiva per avanzare e salire di gerarchia); 4. Rinuncia; meno comune rinuncia alle mete perchè privo di mezzi, porta a comportamenti devianti (soggetto diventa asociale); 5. Ribellione; tipo di adattamento collettivo, rifiutano le mete e i mezzi istituzionali e si adottano per trasformare la struttura sociale. nonostante le numerose riformulazioni le assunzioni principali di Merton sono rimaste costanti: • esseri umani socializzati a perseguire determinate mete culturali adottando specifici mezzi istituzionali; • persone adottano una condotta conforme alle aspettative di ruolo nella società stabile; • indotti a condotta non conformista nella società anomica; • devianza normale risposta a particolari condizioni sociali. Teoria della subcultura di Cohen --> nel 1963 evidenzia come molti comportamenti criminali siano commessi da gruppi di ragazzi spesso condividendo una subcultura (insieme di norme e valori che orienta le azioni). Secondo Cohen si deve spiegare la genesi della subcultura delinquente giovanile chiedendosi perchè sorge e persiste in proporzione sicura entro certi quartieri. Questi comportamenti sono orientati dalla gratuità (rubano per il gusto di rubare), malignità (rubano per ottenere riconoscimento) e distruttività (prende le proprie norme dalla vasta cultura circostante e le capovolge). Sostiene che tutti ambiscono a raggiungere una posizione di riguardo, ma non tutti dispongono delle risorse e capacità; subcultura delinquente soluzione collettiva ai problemi di adattamento (interazione tra individui). perchè i membri sono soprattutto giovani della classe operaia? Ritiene che siano sottoposti a maggiori tensioni nel raggiungimento di una posizione di riguardo; faticano a raggiungere questa condizione perchè i criteri valutativi sono quelli della classe media. Per affrontare questo problema possono adottare 3 soluzioni: ragazzo di college (impegno nello studio); ragazzo di strada (adozione stile di vita operaio) infine la soluzione delinquente. I ragazzi della classe operaia non sono in grado di competere alla pari con i ragazzi della classe media per l'acquisizione di status superiore; questo spinge alcuni ad elaborare proprie norme di condotta (efficace soluzione collettiva ai problemi di adattamento e frustrazione. Il fascino della subcultura delinquente sta nell'evitare al ragazzo di strada di venire a patti con norme e valori della classe media. Teoria di Cloward e Ohlin --> nel 1968 i due autori concordano con Cohen che la devianza rappresenta una soluzione a problemi di adattamento ma sostengono che i giovani, risiedenti nei quartieri urbani inferiori (slums), per realizzare le loro aspirazioni hanno a disposizione anche una struttura illegittima delle opportunità; introducono l'accesso differenziato alle opportunità illegittime. Esaminano tre forme collettive di adattamento alle tensioni strutturali: • subcultura criminale; membri utilizzano mezzi illegali per procurarsi denaro; • subcultura conflittuale; membri ricorrono alla violenza per acquisire uno status; • subcultura astensionista; banda in cui si consumano droghe. Giovani della classe inferiore portati a desiderare mete non in grado di perseguire con mezzi legittimi, rappresentati nella società americana da scuola, sport e spettacolo (strade però limitate). Adozione stabile di una soluzione collettiva criminale facilitata dalla reazione sociale degradante ed escludente degli adulti. La subcultura criminale tende a nascere negli slums dove ci sono stretti legami tra i criminali di differenti età e soggetti criminali e non criminali; crimine come mezzo per raggiungere il successo. Criminale adulto stimato e ammirato dai giovani della subcultura (modello da imitare). La subcultura conflittuale si sviluppa negli slums con organizzazione sociale precaria e instabile, che producono sui giovani pressioni verso il comportamento violento; assegnamento sulle loro risorse per trovare una soluzione collettiva al problema adattivo. Subcultura astensionista caratterizzata dal consumo di droghe; condizione di doppio fallimento nel perseguire il successo sia con mezzi legittimi che illegittimi. Le politiche di controllo avranno obbiettivo di ridurre o rimuovere tale dissociazione in due modi: 1. punto di vista strutturale; intervento sulla ineguale distribuzione delle opportunità per rendere più accessibili i mezzi legittimi 2. punto di vista culturale; evitare di promuovere aspirazioni che enfatizzano il successo personale a qualsiasi costo Politiche strutturali --> maggior redistribuzione delle risorse in favore di soggetti svantaggiati, creando posti di lavoro, migliorare il rendimento scolastico e ridurre la dispersione, offerta di servizi sociali. Politiche culturali --> integrazione nei ruoli socioeconomici può essere migliorata: contrastando i valori che inducono ad attribuire più importanza alle mete che alle procedure e modificando i valori sociali da perseguire. Prima finalità conseguibile intervenendo nel processo di socializzazione degli individui svantaggiati (importanza dell'uso dei mezzi istituzionali); seconda finalità perseguibile modificando le mete cge la società prescrive. Adottando la prospettiva funzionalista il cambiamento dovrà avvenire attraverso un processo di riforma condiviso dai membri di tutti i gruppi sociali. 4. Apprendimento del comportamento deviante Sutherland e la teoria dell'associazione differenziale --> teoria che rifiuta ogni tipo di spiegazione della criminalità centrato sull'inferiorità psicologica e biologica; tenta di spiegare le variazioni nei tassi di reato per gruppi e comunità e la criminalità individuale. Prospettiva basata su tre concetti: conflitto normativo, organizzazione sociale differenziale e associazione differenziale. • Conflitto normativo; crimine fenomeno connotato politicamente, gruppo che detiene il potere è in grado di determinare quali comportamenti sociali debbano essere considerati criminale, gruppi che adottano stili regolati da valori e interessi difformi hanno maggiori probabilità di mettere in atto comportamenti devianti (conflitto normativo). Secondo questo principio tassi di reato sono più alti nelle società e gruppi caratterizzati dalla presenza di estese subculture delinquenti. • Organizzazione sociale differenziale; ritiene che il concetto di disorganizzazione sociale non sia del tutto sufficiente e preferibile sostituirlo l'assimilazione ai gruppi che sostengono valori che conducono ad un comportamento rispettoso. L'affiliazione può essere raggiunta per mezzo di due tipi d'intervento: avvicinate direttamente nel loro contesto sociale o inserite in particolari organizzazioni. Le teorie descritte attribuiscono importanza anche al contesto sociale in cui si sviluppano contenuti devianti; secondo la teoria dell'associazione differenziale il tasso di criminalità è determinato dal grado con cui quella è organizzata contro il crimine piuttosto che a favore, la teoria della neutralizzazione da importanza al contesto nella misura in cui considera le tecniche di neutralizzazione come costruzioni sociali. I programmi di comunità hanno lo scopo di promuovere un'organizzazione sociale in cui prevalgono modelli favorevoli alla legge. 5. Teoria della reazione sociale e dell'etichettamento Quando una persona adotta un comportamento non conforme alla legge si ritiene che debba essere sanzionata; la reazione sociale dello Stato contribuisce a proteggere la società perchè: • riduce i comportamenti criminali; scoraggia il criminale dall'infrangere nuovamente la legge, scoraggia i rei potenziali dall'imitare i criminali, rieduca i criminali, incapacita i delinquenti segregandoli. • rafforza la coesione sociale; favorisce il sorgere di sentimenti collettivi contro la trasgressione della norma. Il controllo sociale sarebbe indispensabile per prevenire, contrastare e ridurre i comportamenti devianti; i teorici della reazione sociale e dell'etichettamento ribaltano questo ragionamento e spostano l'attenzione sul ruolo del controllo sociale come causa della devianza e del crimine. I teorici dell'etichettamento spostano l'analisi ai processi attraverso i quali certi individui finiscono coll'essere definiti devianti da altri, l'attenzione si focalizza sul processo di costruzione sociale di tali fenomeni. La devianza è il prodotto del processo interattivo tra coloro che creano e fanno applicare le norme e coloro che le infrangono e che vengono etichettati e trattati come devianti; il focus dell'analisi si concentra su tre aree tematiche: • formazione delle norme; spiegazione sociologica della devianza deve tenere conto dei processi attraverso cui sono prodotte tali norme, spiegazioni possono essere classificate in due gruppi: che sottolineano la natura consensuale delle norme (devianza come un fenomeno oggettivamente dato) e quelle che ne evidenziano l'origine conflittuale (natura politica della devianza, riflettono gli interessi dei gruppi sociali dominanti; diritto mezzo utilizzato per mantenere i propri privilegi e il controllo). • applicazione delle norme; norme create devono essere applicate, richiederà l'individuazione delle organizzazioni che avranno il compito di rilevare i comportamenti devianti e di riservare loro il trattamento considerato appropriato per tali casi di devianza. La reazione sociale è selettiva, non è orientata da criteri oggettivi ma è espressione delle scelte e interessi di coloro che hanno il potere di "etichettamento"; non tutti coloro che violano le norme sono etichettati come devianti. La probabilità di essere stigmatizzati e di subire la reazione sociale è maggiore per gli individui che appartengono a quei gruppi sociali che sono dotati di minor potere sociale. Nel 1973 Chambliss esamina la reazione sociale di una comunità nei confronti di due differenti bande di ragazzi della stessa scuola: i Saints e i Roughnecks. Sebbene entrambi adottino comportamenti devianti soltanto i Roughnecks ricevono una considerevole attenzione sociale e delle agenzie di controllo. Evidenzia alcuni fattori che spiegano le differenze: una gang è molto più visibile dell'altra (Saints si spostano in altre città), differenti reazioni delle gang agli interventi della comunità, pregiudizi della comunità tendono a far definire i comportamenti dei Saints meno pericolosi infine la risposta della comunità ai Roughnecks rinforza i loro comportamenti devianti. Lo studio evidenzia meccanismi selettivi che orientano reazioni sociali. • conseguenze dell'etichettamento; Lemert descrive il processo attraverso cui la persona etichettata riorganizza la propria identità e vita intorno ai fatti della devianza, distinguendo tra primaria (è poligenetica, anche se socialmente può essere considerata sgradita presenta implicazioni marginali per lo status e la struttura psichica; viene normalizzata poiché il soggetto razionalizza il proprio comportamento come devianza temporanea) e secondaria (quando una persona incomincia ad usare il comportamento deviante come mezzo di difesa, attacco o adattamento nei confronti dei problemi; è l'esito dell'interazione tra il deviante e coloro che lo stigmatizzano). La carriera deviante --> percorso seguito da una persona in una determinata posizione o esperienza con il trascorrere del tempo; Becker presenta un modello articolato in quattro fasi: 1. Prima Fase; commissione di un atto conforme, possono infrangere le norme in modo inconsapevole o consapevole (sviluppa specifici vocabolari motivazionali). 2. Seconda Fase; sviluppo di motivazioni, interessi, definizioni favorevoli alla trasgressione di determinate norme. 3. Terza Fase; caratterizzato dall'etichettamento pubblico del soggetto come deviante, produce un cambiamento nell'identità pubblica dalla condizione di screditabile a screditata. L'etichettamento può contribuire a far diventare egemone lo status deviante (status primario); la persona finisce per divenire quello che è stato descritto. Anche il trattamento può contribuire ad ampliare la devianza, determinate istituzioni consolidano lo status e l'identità deviante: impedendo lo scambio sociale e l'uscita, spogliandoli dei ruoli sociali, mortificando il loro sé, attribuendo l'etichetta di persone istituzionalizzate. 4. Quarta Fase; entrare a far parte di un gruppo deviante organizzato (consolida l'identità deviante). I teorici dell'etichettamento svilupparono una forte critica sia all'intervento repressivo dello Stato e di quello assistenziale (modello penale assistenziale), caratterizzato da pratiche e istituzioni parte integrante delle politiche di welfare state (stato limitava non solo il proprio intervento alla semplice punizione dei criminali ma anche prevenendo il crimine, rieducando e reintegrando il criminale). Secondo la teoria della reazione sociale gli interventi di prevenzione possono generare quei processi di etichettamento e stigmatizzazione ritenuti fattori di radicamento delle carriere devianti. Devianza è un comportamento diffuso in tutti i gruppi sociali ed è quindi possibile convivervi, invitano alla tolleranza, alla minimizzazione, a non reagire in modo eccessivo poiché il problema è la reazione sociale alla devianza. Ha ispirato tre tipi di politiche: • Depenalizzazione; norme penali prodotto dell'azione sociale di attori collettivi, alcune proibiscono e sanzionano comportamenti con lo scopo di proteggere "beni" (degni di tutela solo per alcuni gruppi sociali); criminalizzazione dei reati senza vittima produce il crimine in vari modi: rischio di essere sanzionati, spinta a commettere reati collegati al comportamento criminale, promuove lo sviluppo di mercati illegali e che rappresenta un forte incentivo per la corruzione degli agenti di controllo e infine entrando nel circuito penale subiscono un processo di stigmatizzazione. Questi teorici sostengono che si dovrebbe depenalizzare alcuni reati in modo da ridurre l'etichettamento. • Diversion; le persone dovrebbero essere allontanate dal sistema penale, così da non vivere l'esperienza stigmatizzante del procedimento penale o evitando l'esperienza negativa della detenzione; due effetti di queste politiche: allargamento della rete del controllo sociale (non hanno ridotto carcerazione e etichettamento ma hanno esteso le maglie del controllo sociale, aggiungendosi a quelle penali) e carattere selettivo di queste misure (utilizzate nei confronti di coloro meno deprivati dal punto di vista sociale, familiare ed economico mentre il carcere è usato per soggetti più svantaggiati). • Deistituzionalizzazione; ambito di studio rilevante rappresentato dalle istituzioni totali, luoghi in cui le persone rinchiuse sono impossibilitate allo scambio sociale e all'uscita verso il mondo esterno. Le persone subiscono un processo di mortificazione del sé (identità istituzionale) ed un processo di spoliazione dei ruoli (perdita capacità dell'interpretazione dei loro ruoli abituali); perdono le risorse identitarie, il capitale sociale e le capacità per vivere all'esterno. Le politiche di deistituzionalizzazione hanno promosso pratiche di lavoro sociale che consentono alle persone di rimanere a vivere nel proprio ambiente ed istituito luoghi aperti di trattamento.
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