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La figura di Puskin, poetica , opere e vita, Appunti di Letteratura Russa

analisi del personaggio di Puskin, della vita , delle opere, della poetica e delle ripercussioni sugli autori successivi

Tipologia: Appunti

2017/2018
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Caricato il 19/09/2018

gaia_zampini
gaia_zampini 🇮🇹

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46 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La figura di Puskin, poetica , opere e vita e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! PUŠKIN, Il padre della letteratura russa moderna (1799-1837) [Integrato con lettura critica : Ju Lotman “Puškin”, in M. Colucci, R. Picchio (a cura di), Storia della civiltà letteraria russa, Torino, UTET, 1997, v. I, pp. 404-433 ] I russi affermano ancora oggi “Puškin è il nostro tutto”, perché in una vita relativamente breve è riuscito a sintetizzare e rinnovare completamente l’esperienza letteraria della Russia. VITA: Nasce a Mosca in una famiglia nobile, ma osservandolo si nota che non ha tratti tipicamente russi, anzi ha occhi e capelli scuri e anche la carnagione è più scura, perché da parte di madre discendeva da un etiope o un abissino, cioè da un nero. → [In effetti una delle opere in prosa dedicate alla sua origine si chiama “Il negro di Pietro il grande”. Questa opera doveva essere solo un capitolo di un’opera più grande dedicata al regno di Pietro Il Grande > Il suo antenato Hannibal era uno schiavo di Pietro il Grande, studiava e Pietro lo fece avanzare nella società russa facendolo nominare ingegnere generale.] Puškin eredita i tratti fisionomici del suo antenato, ma soprattutto eredita il sentimento di orgoglio di avere nelle sue origini una presenza esotica, estranea alla cultura russa. Puškin è fiero del proprio sangue africano, ma anche della sua nobiltà russa (da parte di padre). A Mosca trascorre la sua infanzia, infanzia piuttosto solitaria, perché con i genitori ha un rapporto difficile, e vive un’atmosfera di frivolezza e leggerezza tipicamente settecentesche: i genitori amano la vita mondana, le feste, i balli, frequentazioni di tono elevato. L’unico vantaggio di questo ambiente per Puškin è che sin da piccolo frequenta personaggi della classe colta, come Karamzin. Il padre è un uomo colto, ha una biblioteca ricca e si diletta anche a scrivere poesie in lingua francese, quindi la letteratura è comunque una disciplina amata e praticata in casa Puškin. Fin da ragazzino Puškin manifesta una grande passione per la lettura e la biblioteca del padre gli mette a disposizione opere decisamente importanti: legge precocemente opere come Voltaire, Virgilio, Ossian, Racine. Gli anni di studio più importanti sono quelli del liceo (1811-1817), perché  Per la sua formazione culturale  Trova la sua “famiglia”: il liceo rappresenta la possibilità di incontrare compagni e amici, che saranno amici per tutta la vita e che sono riuniti nel gruppo “L’Unione dei poeti”. Ci sono liriche scritte in questo periodo dove esalta il valore dell’amicizia  al liceo Puškin scopre di essere poeta, scopre in sé la natura poetica. E in effetti qui inizia a scrivere poesie. La prima è del 1814 e viene pubblicata sulla rivista di Karamzin Vrestnik Evropy. La sua personalità e la sua vicenda terrena, la sua vita ricorda molto quella di Mozart, una sorta di enfant prodige, apparentemente un genio innato. Ciò potrebbe anche apparire come ingiusto ed eccessivo, in realtà dietro alla sua figura non c'è solo un dono della natura: certamente è presente il talento, il genio, ma c’è anche tanto lavoro e impegno, sin da piccolo. Il rimando a Mozart non è casuale, perché una delle sue opere drammatiche è dedicata proprio a Mozart e Salieri. Prima ancora di terminare il liceo entra a far parte del gruppo Arzamas, anche se per poco tempo prima dello scioglimento. Nel giugno del 1817 termina il liceo ed a Pietroburgo inizia a : • Frequentare i salotti, • Gli ambienti mondani, • Gli intellettuali suoi coetanei, • I circoli culturali, • Le belle donne (era un grande seduttore). PS: Egli non si negava nessun piacere della vita, era un periodo spensierato, ma comunque l’unica sua attività seria e continua è la letteratura, soprattutto si dedica assiduamente alla poesia. Nel 1820 viene pubblicato il primo poema Ruslan e Ljudmila,: Si rifà alle tradizioni folkloristiche, alla cultura popolare russa. E' un’opera di tipo eroico-cavalleresca, ma è importante perché segna una linea spartiacque rispetto al passato, in quanto polemizza in maniera decisa e provocatoria contro il classicismo e soprattutto contro gli epigoni del classicismo (= cioè i temi, i moduli stilistici, l’ispirazione > ripetitivi). In questo poema egli fa dell'aperta ironia* su tali tematiche e ciò provocherà delle lamentele da parte dei conservatori. Dobbiamo infatti immaginare l’ambiente pietroburghese diviso in due fazioni: • una costituita dai cosiddetti arcaisti, cioè coloro che continuano ad affermare i principi di cultura e letteratura del classicismo, cioè i conservatori; • un’altra costituita dagli innovatori, che cercano un rinnovamento, metodi espressivi nuovi nella produzione letteraria, tra cui troviamo Puškin. Possiamo dire che Puškin rompe in maniera decisa con le regole del classicismo, per molti aspetti. Nella scrittura letteraria rompe con queste regole, perché nega il valore di una distinzione rigida dei generi → nell’epoca del classicismo vigeva principi sono i pilastri, di conseguenza qualsiasi cosa che mettesse in dubbio uno dei tre era motivo di una punizione severa. Nel 1824 quindi viene sollevato da ogni in carico burocratico ottenuto e mandato in esilio in una proprietà del padre nei pressi di Pskov. Qui trascorre alcuni anni e per la prima volta nella sua vita entra in contatto con le masse contadine. Tuttavia è un esilio che non gli impedisce i contatti con altri intellettuali o di dedicarsi alla letteratura: scrive molte liriche e continua a lavorare all’Evgenij Onegin. È quindi in realtà un periodo felice, infatti nel 1825 (fino al 1830) inizia la frase più matura e compiuta della sua attività, sia in termini quantitativi, sia in termini qualitativi: raggiunge la vetta del suo genio, fa propri molti temi e li amplia.  Egli riflette sulla condizione del poeta, quindi sulla sua stessa condizione. Il poeta è inserito nella realtà, che penetra negli eventi storici, profondamente e dolorosamente consapevole di ciò che accade. Il poeta ha una raffinata sensibilità che gli permette di indagare gli impulsi più nascosti nell’animo umano, quindi riesce a rappresentare l’essere umano nei comportamenti più peculiari, con una penetrazione psicologica efficace, profonda, realistica e convincente In questa dimensione ritrova nuovamente la presenza e l’affetto della sua njanja, Arina Radiònovna: l’unico affetto d'infanzia. Lei lo amava profondamente, vista la difficile relazione con i genitori, e soprattutto gli trasmise una straordinaria conoscenza del patrimonio folklorico russo, da cui deriva una raccolta di frasi in versi. In questi anni abbiamo detto che si occupa di storia e compone: Boris Godunov >> scritta nel ’25, ma sarà pubblicata nel ’31. Quest’opera voleva essere, nelle sue intenzioni, un’opera rivoluzionaria dal punto di vista formale, infatti riforma le norme compositive del teatro: rompe le regole del classicismo, cioè le tre norme aristoteliche (tempo, luogo, azione). Boris riguarda una narrazione, la cui estensione temporale supera le 24 ore, ci sono molti personaggi e continui spostamenti in diversi luoghi. È un dramma adatto alla lettura, ma non alla rappresentazione così com’è. Boris Godunov è il personaggio più importante nell’epoca dei torbidi: in seguito alla morte di Ivan IV il terribile, di Fëdor I e con la comparsa del falso Dimitrij, Boris Godunov era stato accusato di aver ucciso l’altro successore al trono, il vero Dmitrij. Questi episodi sono rielaborati da Puškin sulla base della lettura di Storia dello Stato Russo di Karamzin. Puškin viene attratto dalla figura di Boris Godunov e decide di dedicargli un dramma. La critica non considera tale opera un capolavoro, ma rappresenta un’autentica innovazione della scrittura teatrale. FINE DELL'ESILIO , O QUASI: Nel 1825 muore Alessandro I e con la sua morte Puškin ottiene una libertà condizionata, perché Nicola I è affascinato da Puškin, ma anche preoccupato e quindi decide di controllare personalmente quello che Puškin scrive e fa, e si infastidisce molto, quando scopre che Puškin ha osato leggere parti di Boris Godunov senza la sua approvazione e il suo permesso. Nicola I attribuisce a se stesso il diritto di essere il censore di Puškin, che non ha il diritto di far circolare niente di quello che scrive, prima di averlo fatto leggere e correggere allo zar. Il rapporto tra Puškin e Nicola I è un rapporto vittima-carnefice, due ruoli che si scambiano di posto continuamente. Questo rapporto è tipico della Russia e lo ritroveremo anche successivamente tra Stalin e Vulgatov per esempio. Oltre al Boris Godunov, per quanto riguarda la produzione teatrale, Puškin si dedica alla stesura delle “Piccole Tragedie” (lui le definisce così), tratte o ispirate a altre letterature: - Il convitato di pietra , ambientazione spagnoleggiante, con protagonista di riferimento il Don Giovanni. Qui c’è una sorta di proiezione dello stesso Puškin - Mozart e Salieri , possibile identificazione anche qui tra Mozart e Puškin. Qui è interessante il contrasto tra i due: Puškin si interroga su quanto sia ingiusta la natura > Mozart a cui è donato il genio, senza alcuna fatica o impegno, crea l’arte, mentre Salieri è il musicista serio e impegnato e rigoroso che ha sacrificato tutta la sua vita per il lavoro, ma che non è stato ricompensato quanto Mozart. In questa micro-tragedia Puškin riflette in realtà su se stesso e sulla’impressione che la società ha di lui - Il cavaliere avaro e La festa durante la peste , entrambe con ambientazione medievale. PROSA DI PUŠKIN Anche la prosa di Puškin ha gli stessi caratteri della poesia - Limpidezza, purezza, naturalezza, levità tratti che abbiamo già visto nella poesia - Perfetta corrispondenza tra contenuto e forma , il genio di Puškin sa sempre trovare la forma con cui rivestire e tradurre il contenuto Compone uno scritto teorico molto importante intorno al 1822, Saggio Sulla Prosa (O proze). Abbiamo visto che quel periodo è stato caratterizzato da una grande e abbondante produzione di poesia, infatti, tralasciando i primi esperimenti liceali, produce poesia soprattutto dal 1819 al 1830, ma ha iniziato molto presto a riflettere sulla prosa, questo vuol dire che c’è una corrispondenza tra prosa e poesia. Nel saggio Puškin indica come deve diventare la prosa, quali sono i requisiti della prosa russa: fino a quel momento la prosa russa era influenzata dal classicismo, ridondante, verbosa, con un eccesso di stile, poco immediata e poco chiara nei contenuti > Puškin vuole liberare la prosa da tutto ciò che è superfluo e quindi indica per la prosa questi tratti, che seguirà nella sua produzione prosastica: – Točnost', precisione – Kratkost’, brevità, sintesi – Mysl', pensiero, deve esprimere un pensiero o un contenuto ben definito, che sia trasmesso con precisione e brevità E' come lo scultore dell’antica Grecia, che nella sua idea di scultura, sapeva di dover liberare l’entità prigioniera della pietra o del marmo, eliminando tutta la materia che la imprigionava → il lavoro del prosatore è liberare il pensiero da ciò che lo avvolge rendendo difficile l’espressione, deve quindi attuare un lavoro di cesellatura. Puškin comprende per primo di dover attribuire questo carattere: se la prosa non contiene o trasmette dei pensieri, anche le espressioni più brillanti o eleganti, appaiono vuote, e quindi lui non approva, non apprezza lo stile eccessivamente ricercato dei suoi compagni. Questo saggio è una riflessione non solo sull’opera degli altri, ma mette in pratica le sue idee nella sua prosa. Per Puškin forse la prosa è ancora più di importante della poesia, nel senso che attribuisce alla prosa un’importanza sociale: ritiene la prosa indispensabile per la crescita spirituale, per la crescita e lo sviluppo nazionale, perché la prosa ha un’applicazione molto più vasta, perché non si riferisce solo alla prosa letteraria, ma a tutta la scrittura prosastica, quindi anche quella scientifica, pubblicistica (dei giornali) e anche naturalmente a quella letteraria. Afferma proprio l’esigenza di rinnovare il principio di prosa in tutti gli ambiti della cultura. Puškin si occupa particolarmente della prosa dal 1830 al 1836 e osserva che nella produzione letteraria a lui contemporanea si afferma il genere della povest' (racconto lungo/romanzo breve). Egli nota che la povest’ suscita molto interesse nel pubblico e quindi anche negli scrittori. Un elemento che caratterizza i suoi racconti è il fatto che per la prima volta compare un personaggio, un tipo, un carattere, che avrà successo negli anni successivi: è il malen’kij čelovek, il piccolo uomo, uomo sfortunato, che non può realizzarsi nella società, che soccombe dinnanzi alle convenzioni sociali, appartiene agli ambienti umili > è quindi un tipo che non ha successo nella società. In maniera opposta, prima i suoi contemporanei scrivevano di un contesto nobiliari e quindi i protagonisti erano sempre di nobili, anche perché gli scrittori erano nobili. Anche Puškin era nobile, ma ha una sensibilità nei confronti dell’umanità che lo porta a trasformare in personaggi della letteratura anche gli umili.
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