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la figura femminile nell'arte del '900, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

la donna rappresentata nelle opere di Picasso, Gauguin e Klimt

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 06/06/2020

massimo-de-cicco
massimo-de-cicco 🇮🇹

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Scarica la figura femminile nell'arte del '900 e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! LA DONNA E LA SOCIETA’ PICASSO,GAUGUIN E KLIMT PICASSO Quest’opera è stata realizzata tra il 1906 e il 1907. Si tratta di un’opera di transizione verso la fase cubista di Picasso, questa transizione è detta anche cubismo formativo o protocubismo. Le forme sono semplificate e frammentate in piani, l’immagine si compone di una serie di piani solidi che si intersecano secondo angolazioni diverse, ogni angolazione è il frutto di una visione parziale, per cui lo spazio si riempe di materia annullando la separazione tra un corpo e un altro. I soggetti sono rappresentati al centro in primo piano tendendo ad annullare lo sfondo. Il quadro rappresenta 5 prostitute della Calle d’Avignon a Barcellona ed è frutto di un lungo studio dell’artista, che compie circa 100 lavori preparatori. Quella presa in considerazione non sarebbe definitiva, in quanto Picasso aveva deciso di abbandonare la realizzazione di questo quadro; viene però notato da alcuni amici dell’artista che gli consigliano di esporlo. Quando viene esposto crea molto scalpore, viene accusato di immoralità. Le due donne al centro hanno volti con sembianze umane, seppur non realistiche, mentre le altre riprendono le fattezze dei volti nelle sculture africane del 19° secolo: Picasso ha scoperto le maschere africane durante la visita al museo etnografico di Tracodero e ne rimase certamente colpito e disse: ‹‹Andare al Tracodero fu disgustoso, le mosche, il mercato, l’odore, ero tutto solo, volevo andarmene, ma non lo feci, rimasi, rimasi, capii che si trattava di qualcosa di importante, che stava accadendo qualcosa, le maschere non assomigliavano a nessun altra scultura.›› Nei primi disegni dell’opera sono presenti anche due uomini che sembrano scomparsi nell’ultima versione, ma in realtà sono spostati, siedono ad un tavolino e osservano le prostitute (noi percepiamo la loro presenza dallo spigolo del tavolo). Uno dei significati attribuiti è la meditazione riguardo alla trasmissione di malattie venerie, infatti il volto delle donne ai lati sarebbe deturpato dalla sifilide. Molti critici ritengono che Picasso si sia ispirato all’opera Le grandi bagnanti di Cezanne. Le donne rappresentate con lo sguardo diretto allo spettatore come nell’Olimpia di Manet. Le figure femminili citano forse Le Veneri della tradizione classica. Infatti i corpi non possiedono una valenza erotica. In ogni caso, l’intento di Pablo Picasso nel dipingere Les Demoiselles d’Avignon fu forse quello di creare una cesura con la tradizione artistica. Le due ragazze centrali hanno uno sguardo più riconoscibile e diretto. Le due donne laterali a destra invece richiamano, con la deformità del loro volto, le maschere di tradizione africana amate da Pablo Picasso. KLIMTPrincipe della Secessione viennese, Gustav Klimt conferma e prosegue l’encomio alla femme fatale nella storia dell’arte con la suprema Giuditta I. (Il libro dice che Giuditta liberò la città di Betulia assediata dagli Assiri del re Nabucodonosor. Della sua bellezza si invaghì Oloferne, loro generale, il quale la trattenne con sé al banchetto; vistolo ubriaco, Giuditta gli tagliò la testa con la sua stessa spada e poi ritornò nella città. Gli Assiri, trovato morto il loro condottiero, furono presi dal panico e facilmente messi in fuga dai Giudei.) Il libro descrive la giovane vedova come l’incarnazione del coraggio e della risolutezza, che condanna lo scarso coraggio degli uomini della sua comunità e, cosciente della necessità di liberare il proprio popolo, prende attivamente parte alla battaglia fra i due schieramenti: a tal proposito l’eroina ebrea non esita a servirsi delle armi più potenti e letali di cui la donna può disporre sull’uomo –la seduzione e l’inganno– per arrivare a compiere infine, ferma e impassibile, l’atrocità della decapitazione del generale babilonese Oloferne. Interessante è osservare come un simile racconto abbia avuto clamorosa fortuna già in una società assolutamente patriarcale consentendo la promozione della donna al ruolo di eroina. Inoltre, non v’è dubbio che l’uccisione di Oloferne evochi anche la vendetta della donna contro il maschio violento e violentatore. Già a
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