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La figura umana attraverso i secoli, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Compito nel quale era richiesta una descrizione di come la rappresentazione della figura umana era evoluta nel tempo

Tipologia: Appunti

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Caricato il 01/10/2020

Ginevra_26
Ginevra_26 🇮🇹

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Scarica La figura umana attraverso i secoli e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! LA FIGURA UMANA ATTRAVERSO I SECOLI L’arte nasce con l’uomo e i loro destini saranno collegati per sempre. Non si può pensare l’uomo senza arte e neppure l’arte senza uomo. Tuttavia il modo in cui il genere umano si rappresenta cambia coi secoli e con le popolazioni. In questa relazione analizzeremo i principali modi di rappresentare la figura umana dalla preistoria all’inizio del ‘900. ARTE PREISTORICA I primi reperti artistici risalgono al Paleolitico e possono essere definiti tali in quanto non vi è in essi un evidente scopo pratico. L’arte Paleolitica è composta per lo più da dipinti rupestri e piccole sculture ricavate da materiali come pietra, avorio, corno e ossa, ottenute grazie all’utilizzo di pietre scheggiate e rese appuntite. Nei dipinti venivano maggiormente rappresentati animali, la figura umana era raramente riprodotta e quando vi era appariva solamente abbozzata ed estremamente schematizzata, come nella pittura rupestre sottostante, risalente ad un periodo compreso tra i 18000 e i 17000 anni fa e situata nel pozzo di Lascaux. Nelle statuette invece erano predilette alcune parti del corpo umano o esso preso interamente. Si crede che sia la Veneri preistoriche che le sculture falliche siano legati a riti propiziatori. La più nota Venere preistorica è senza dubbio la Venere di Willendorf, risalente al paleolitico superiore. Per dare le giuste proporzioni alle varie parti del corpo, gli scultori utilizzavano degli schemi quadrettati Le figure umane, sia maschili che femminili, erano considerate dotate di proporzioni numeriche costanti. Per questo gli artisti utilizzavano un ‘canone’, cioè una griglia quadrettata. Inizialmente le proporzioni prevedevano 18 quadretti di altezza, mentre in età tarda i quadretti divennero 22. La testa era alta tre moduli, la parte dallo sterno al ginocchio comprendeva dieci moduli e le gambe dal ginocchio fino alla pianta del piede erano alte sei moduli. L’opera veniva in genere scolpita in un parallelepipedo di pietra su cui era stata precedentemente riportata la griglia quadrettata di 18 moduli, nella quale ogni modulo (quadretto) corrispondeva alla lunghezza del dito medio, e il disegno. Nei periodi successivi all’Antico Regno, le statue cominciano ad essere maggiormente realistiche, pur rimanendo sempre all’interno dei canoni formali e ideali. A causa del valore magico dell’immagine, ciò che veniva chiesto agli artisti era di rappresentare il defunto nel modo più fedele possibile. Il valore magico sta nella credenza degli antichi egizi di un aldilà nel quale l’anima del defunto avrebbe dovuto ricongiungersi al proprio corpo a una sua immagine. Per questo motivo eseguivano l’imbalsamazione, ma se nonostante tutti gli accorgimenti il corpo non si fosse conservato, il ritratto del defunto lo avrebbe sostituito. Per poter rappresentare più fedelmente possibile la persona defunta senza dover incappare in fastidiosi problemi di prospettiva gli egizi rappresentavano la testa di profilo, l’occhio e le spalle di fronte e infine le gambe anch’esse di in modo da rappresentare agevolmente i piedi e il movimento. Per rafforzare la somiglianza con gli esseri umani le statue venivano dipinte con colori vivaci e in genere la carnagione delle donne veniva colorata molto più chiara di quella degli uomini. Nelle tombe venivano poste anche statuette raffiguranti artigiani, pescatori, contadini, soldati e scribi. Queste figure sono però molto distanti dalle statue-ritratto dell’arte ufficiale e celebrativa. Le loro posizioni, infatti, non sono statiche e rigide, e le loro forme non appaiono geometrizzate Soggetti e temi tratti dalla quotidiana erano riportati anche nei bassorilievi e nei dipinti presenti nelle pareti delle tombe. In tali opere d’arte il defunto e i componenti della sua famiglia erano rappresentati o di fronte a un banchetto o intenti a sorvegliare i loro servi o mentre pescavano o cacciavano. Nella tomba doveva essere raffigurato tutto ciò̀ che normalmente il defunto utilizzava nella vita quotidiana, compresi servi e schiavi. Questo sempre perché gli Egizi pensavano che attraverso la rappresentazione della vita essa potesse continuare anche nell’aldilà. Anche nei dipinti e nei rilievi è possibile ritrovare degli schemi ricorrenti, ad esempio si può notare come nell’arte egizia le dimensioni delle figure diminuivano in ordine di importanza sociale. Le dimensioni dei personaggi segnalavano immediatamente il rango e il ruolo: il faraone, o il dignitario, era più grande di sua moglie e dei suoi servi. La caratteristica che distingue i dipinti e bassorilievi dall’arte statuaria è che in essi le figure sono rappresentate quasi sempre rappresentate in movimento: camminano, corrono, danzano, cacciano, pescano etc. Tali tecniche artistiche nella maggior parte dei casi non erano riconducibili all’arte ufficiale e perciò esse non erano vincolate alle rigide regole compositive delle statue celebrative. Nel V secolo a.C. Policleteo formulò il suo canone, cioè un modello esemplare di rappresentazione del corpo umano basato sullo studio delle sue proporzioni. Secondo tale canone la testa era indicata come unità di misura e doveva essere pari a un ottavo dell’altezza complessiva della figura. Questo canone definiva le proporzioni di un uomo affinché risultasse perfettamente armonico. I corpi rappresentati nelle statue greche seguendo il canone di proporzione apparivano più naturali e spontanei, ma in realtà rappresentavano un’ideale di bellezza e non persona reali. Il corpo umano veniva studiato nel suo aspetto reale, ma raffigurato in forma idealizzata. Queste opere d’arte trasmettono quegli ideali di equilibrio, armonia e razionalità sui quali si basava lo sviluppo politico della polis greca. La caratterizzazione individuale del ritratto in quanto tale arriverà con l’arte romana e solo molto dopo nell’arte greca. Tutto, nella cultura della Grecia classica tende all’universale e non al particolare. Tuttavia fino alla metà del IV secolo, era proibito collocare ritratti in contesti pubblici, ma solo all’interno di case o templi. Dal ‘500 a.C. in poi le statue ad essere più dinamiche. Il desiderio era quello di imprimere un senso di movimento alla raffigurazione del corpo umano. Le statue di questo periodo rappresentano spesso degli uomini nell’atto di camminare. L’interesse degli artisti greci per l’anatomia umana aveva permesso loro di capire nella camminata non sono coinvolte solo le gambe, ma tutto il corpo. Un’altra particolarità delle statue dell’età classica, come il quella di avere il peso del corpo appoggiato su una sola gamba (déhanchement). La gamba sinistra rimane così a riposo, mentre la destra è in tensione. I greci sapevano anche che, quando le gambe assumono tale posizione, tutto il resto si dispone in modo da mantenere l’equilibrio. Il mantenimento del peso su una sola gamba provoca infatti una naturale inclinazione del bacino, che a sua volta fa curvare la colonna vertebrale e con essa le spalle. La testa veniva in genere rappresentata leggermente ruotata verso destra in modo da contribuire ad accentuare la naturalezza e il senso di movimento della figura. Questa particolare posizione del corpo viene definita ponderatio conferisce un forte senso di equilibrio dinamico e non statico come quello dovuto alla simmetria di età arcaica. Armonia, stabilità e movimento convivono in perfetto equilibrio. Si può inoltre notare come i dettagli siano ben modellati, in particolare i muscoli e i rilievi delle vene e delle ossa. Un particolare importante è che gli artisti greci utilizzavano sempre le stesse regole compositive e proporzionali sia per rappresentare le divinità che per raffigurare i defunti, gli eroi o gli atleti vincitori. Uomini e dei condividevano le stesse forme del corpo perché partecipavano entrambi della stessa bellezza, cioè della stessa razionalità. All'equazione tra bellezza del corpo e razionalità si affianca un'altra caratteristica, quella del bene, cioè dei valori morali, individuali e collettivi: il bello coincide con il bene, mentre la degenerazione fisica corrisponde all'irrazionalità e al male. I soggetti delle opere vengono ancora rappresentati nella loro nudità che però rimane fino alla metà del IV secolo a.C. esclusivamente maschile. Questo differenzia l’arte greca da quella appartenente ad altre civiltà nelle quali i dettagli vestiari della persona rappresentata permettevano di individuarne il ruolo politico, religioso e militare, oppure la classe sociale di appartenenza. D'altra parte la nudità esalta la perfezione della figura umana elevandola su un piano divino. Anche le espressioni dei volti si modificarono e passarono dal sorriso arcaico alle espressioni serene e imperturbabili dell’età classica, le quali erano segno di grande nobiltà d'animo. 3. Il corpo ellenistico Nel corso del IV secolo in campo artistico cresce l’attenzione per i dati fisionomici. Il corpo ellenistico è caratterizzato da dettagli più accentuati, panneggi, muscoli e tendini molto più evidenti e dall’esplosione del movimento Vi è anche una nuova attenzione per ‘l’attività dell’anima’ e cioè per l’espressione delle emozioni e della psicologia dei personaggi. I volti appaiono contratti e i gesti amplificati esprimono la sofferenza e il terrore della morte. I nuovi artisti non ricercano più un ideale di bellezza fisica, ma un verismo espressivo che possa commuovere o impressionare l'osservatore. I personaggi rappresentati non sono più solo eroi o divinità, ma anche l’uomo comune inizia ad acquisire importanza all’interno dell’arte. Sempre con lo scopo di suscitare emozioni. Nel periodo ellenistico iniziò a nascere anche l’arte del ritratto. Lo scopo era quello di rappresentare l’uomo non come è, ma come appare. Viene in questo modo introdotta all’interno del giudizio artistico la sensibilità dell’osservatore. Fu sempre in quest’epoca che le donne e addirittura le divinità femminili iniziarono ad essere rappresentate nude. La figura umana riprende infatti l’equilibrio dell’arte classica greca, unita però ad un ritratto realistico del volto. Le origini di questo loro modo di rappresentare i volti è probabilmente da ricondursi anche all’antica usanza di modellare maschere di cera sui volti dei defunti per fissarne nel tempo le fisionomie. I ritratti fornivano una riproduzione veramente fedele dei tratti fisionomici, riportando addirittura i difetti, anche nei ritratti imperiali. Veniva dunque messa in secondo piano la ricerca della bellezza e della perfezione delle forme, preceduta dalla volontà di veicolare al meglio la personalità dell’individuo. ARTE MEDIEVALE Nel Medioevo gli artisti guardano alla tradizione bizantina, rappresentano le persone secondo rigidi schemi e mantenendole bidimensionali e utilizzando molto oro, soprattutto nello sfondo, il quale contribuisce a dare bidimensionalità e un’aura di sacralità all’opera. Non era necessario che le figure fossero eccessivamente realistiche, ciò che era importante era il loro significato simbolico. I personaggi dovevano essere funzionali a raccontare le storie sacre. Lo schema consisteva nel rappresentare il corpo con una lunghezza totale della testa ripetuta nove o dieci volte. Grazie a questa divisione in sottomoduli era possibile individuare anche le misure approssimative del resto del corpo Il Medioevo è caratterizzato da una tendenza alla schematizzazione ben evidente anche nel sistema dei tre cerchi concentrici, utilizzato per la rappresentazione della testa, oppure e schemi poligonali. In quest’ultimi le figure geometriche indicavano semplicemente la direzione in cui si sviluppavano gli arti. La pittura medievale è inoltre caratterizza dall’assenza di indicatori di profondità̀ come lo scorcio, i gradienti e il chiaroscuro. Le linee sostituiscono i chiaroscuri e le figure si sovrappongono ignorando completamente le regole spaziali. ARTE RINASCIMENTALE Nel XV secolo l’uomo assunse nuovamente un’importanza fondamentale. Tanto che per gli artisti dell’epoca divenne fondamentale effettuare dei veri e proprio studi anatomici al fine di riprodurre nel modo più realistico possibile il corpo umano. Vi fu una ripresa dei canoni estetici di bellezza ideale proposti nell’antichità classica, gli uomini rinascimentali guardarono molto all’arte greca, ripudiando il piò vicino periodo medievale. I quadri o gli affreschi erano sempre preceduti dai suddetti studi e da fari disegni preparatori, famosi sono quelli di Michelangelo.
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