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La fine della repubblica e l’eredità di Augusto, Appunti di Storia Romana

La fine della repubblica e la crescita della figura di Ottaviano come Augusto. Situazione della sua eredità.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 11/02/2021

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Scarica La fine della repubblica e l’eredità di Augusto e più Appunti in PDF di Storia Romana solo su Docsity! La fine della repubblica si colloca dal 30 a.C. al 27 a.C. Le Res Gestae di Augusto sono state scritte da lui stesso e sono molto importanti. La rivoluzione romana è quel complesso di lotte e intrighi, concentrandosi dalla guerra tra Cesare e Pompeo fino all’avvento al potere di Augusto. Dal 30 a.C. fino al 23 a.C., sono anni importanti e si capisce che Augusto non voleva inizialmente rivoluzionare il tutto. Gli ultimi anni della repubblica avevano dimostrato che se si voleva la pace, il potere doveva essere di una sola persona. Questo potere spesso era creato dal potere clientale (clientes) degli eserciti. Augusto nel 29 a.C, può celebrare tre trionfi: quello contro la Dalmazia, la battaglia di Azio e quello della conquista dell’Egitto. Augusto fino al 23 a.C., riveste la carica di console, quindi c’è ancora una parvenza di repubblica. Il fatto che sia console, è una grande dimostrazione di come non esistesse un’idea di una Roma monarchica. Augusto ha tutti i fasces littori ma è console. Nel 23 a.C., cede il consolato, perché trova una soluzione. Nel 30 a.C., Marco Licinio Crasso, console, e tra il 29 a.C. e 28 a.C. conduce delle campagne in Macedonia come proconsole. Marco di sua mano uccide il generale nemico, strappandogli le armi di dosso. Quindi Crasso potrebbe portare a Roma le spoglie di guerra e dedicarle a Giove, ma non può farlo perché il senato non lo permette. Può fare il trionfo nel 27 a.C., ed è l’ultima cosa che si conosce di Marco Licinio Crasso della sua carriera politica. Nel 26 a.C., un uomo molto vicino ad Augusto, Cornelio Gallo (considerato anche un poeta), un cavaliere che Augusto aveva incaricato di conquistare l’Egitto quando c’era la guerra contro Marco Antonio. Gallo si reca in Cienaica (odierna Libia) e prende le legioni, conducendole contro l’Egitto, sconfigge Marco Antonio. Cornelio Gallo conquista l’Egitto e Augusto gli concede il governo della provincia egiziana. Cornelio Gallo assume una posizione straordinaria. Diventa cavaliere e non senatore e nel 26 a.C., rimane vittima di una macchinazione politica. Cornelio Gallo, aveva avuto una politica autonoma in Egitto e il senato non è d’accordo con ciò. Gallo si suicida, sapendo che sia il senato che Augusto non sono d’accordo con ciò che sta facendo in Egitto. L’anno chiave è il 27 a.C., il 13 di gennaio, con un colpo di scena, Ottaviano parla in senato e afferma che lascia in senato tutti i poteri straordinari che ha avuto, decide di darli indietro. Nel 28 a.C., Augusto era stato console con Agrippa. Loro fanno una lexius senatus, prendono i poteri censorei e diminuiranno il potere del senato. I senatori erano circa 1000, ma alla fine di questo processo i senatori saranno 600. In senato siedono non molti sostenitori di Marco Antonio. Questa cessione dei poteri è un momento importante, perché sembra che possa tornare la repubblica. Il senato accoglie questo reso di poteri e il senato decide di chiamarlo Augusto (augeo, accrescere, far diventare più grande. Vicino ad una sfera religiosa, sacrale e anche politica). Questa concessione la fa Monazio Planco e Ottaviano diventa augusto. Per Augusto ci sono nuovi onori: scudo in oro all’interno del senato, virtus militare, la clementia, la iustitias, la pietas (rispetto degli dei, dei genitori). Ottaviano ha rinunciato i poteri del triumvirato e nel 27 a.C., c’è la divisione tra province principe e province populi. Per 10 anni, Augusto riceve un imperium che si estende sulle province principe (cesaris). Queste province sono affidate direttamente all’imperatore e il potere totale è dell’imperatore. Il suo imperium è infinitum (perché non rispetta i confini, non perché è infinito). Le province principe sono le province non pacificate, ovvero quelle di confine, dove si trovavano le legioni. L’imperatore non solo avesse le province ma tutte le legioni che ci stazionavano. Nelle altre province si governa come prima, seguendo le norme e si amministrano da pretori o consoli e si va per sorteggio e generalmente è un mandato di un anno. L’Egitto è amministrata da cavalieri e non senatori. Nè i senatori né i cavalieri possono entrare in Egitto senza la sua autorizzazione. Successivamente i senatori e i cavalieri e i loro figli non possono muoversi fuori Roma a meno che Augusto dasse una sua autorizzazione. L’Egitto ha questo trattamento perché è il granaio di Roma, è ricco, è facile da difendere. Anche altre piccole province hanno questi trattamenti, sulle Alpi, sulle Isole Baleari. Il secondo momento chiave si ha nel 23 a.C., Augusto ha superato una malattia dove ha rischiato di morire e Augusto lascia il consolato. In questo anno viene istituita la tribunicia potestas, altro pilastro con imperium. Sono tutti i poteri che appartenevano ai tribuni della plebe e sono concessi stabilmente ad Augusto. La tribunicia potestas porta un grande valore culturale, perché l’imperatore è il patrono di tutto il popolo romano e anche le funzioni e i diritti dei tribuni della plebe. Questi poteri sono associati alla definizione di figura chiave del senato, diventando princeps senatus (presidente del senato), convoca il senato e relaziona su ciò di cui si deve discutere e da il proprio parere.
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