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La Follia , Appunti di Italiano

Cos'è la "follia" nella letteratura rinascimentale, con riferimenti a Dante, ma soprattutto ad Ariosto

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 20/01/2016

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4.2

(9)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Follia e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! PAZZIA RINASCIMENTO Pazzia, da pazzo, deriva dal latino "patiens": 'paziente', in senso medico. I Romani designavano il concetto di pazzia prevalentemente con tre termini: "dementia", "insania", "stultitia". Nella letteratura italiana, il termine follia appare in Dante con significato negativo, indicante la temerarietà del gesto dell'uomo che presume farsi simile a Dio. Così è in Inferno, XXVI 125: «de' remi facemmo ali al folle volo», in Paradiso XXVII 8283 dove il termine torna a qualificare il viaggio di Ulisse: «sì ch'io vedea di là da Gade il varco /folle di Ulisse…», ma anche in Purgatorio I 59 e in Paradiso VII 93. Il tema della pazzia ricopre un'importanza straordinaria nella cultura umanistico - rinascimentale, con la presenza di due testi fondamentali, Encomium moriae ("Elogio della pazzia") di Erasmo da Rotterdam e Orlando furioso di Ludovico Ariosto (con l'episodio del viaggio di Astolfo sulla luna, narrato nel canto XXXIV). L'interpretazione tipica della follia nel classicismo quattro - cinquecentesco è un'interpretazione paradossale: il segno della follia è il sintomo di una duplicità, di una contraddizione, di una inquietudine morale che scompiglia il tradizionale assetto pazzia-saviezza (Mondo, Savio e Pazzo sono interlocutori di uno dei più famosi dialoghi dei Mondi e gli Inferni di Anton Francesco Doni). La follia diviene per la prima volta portatrice di una forza conoscitiva straordinaria che rivela come la vera mancanza di senno sia da cercare piuttosto tra i cosiddetti "savi", dotati di certezze incrollabili e di punti di vista unilaterali, che non presso i "pazzi", in grado di assecondare in modo più veritiero la propria coscienza e le proprie pulsioni. Totalmente "paradossale" è l'impostazione di Erasmo, per il quale la follia è segno di conoscenza e di consapevolezza razionale: egli condanna la demenza del mondo che, spinto dall'avidità, rincorre falsi valori e tesse le lodi di quella superiore "follia" (tale solo agli occhi del mondo, essendo in realtà suprema saggezza) che spinge il cristiano a fare della fede esercizio di vita. Sulla linea della contraddizione e del paradosso è anche Ariosto. In Orlando furioso XXIV.1 si legge: «E quale è di pazzia segno più espresso/ che, per altri voler, perder se stesso?» e all'ottava succesiva: «Varii gli effetti son, ma la pazzia/ è tutt'una però, che li fa uscire». Orlando pazzo fa "incredibili prove", è fuori di senno: alle radici della sua "insania" vi è il desiderio amoroso per Angelica. L'impazzimento del paladino arriva quando Orlando giunge nei luoghi che hanno ospitato l'amore tra Angelica e Medoro. E' quindi un'"insania" scaturita da gelosia, una demenza d'amore. Il senno di Orlando, finito sulla luna (nel vallone dove si trova tutto ciò che gli uomini comunemente perdono già presente in una delle Intercenali di Leon Battista Alberti, Somnium), viene ripreso da Astolfo e restituito al paladino nel canto XXXIX. Per Bologna (1993: 331): «Pazzia è disorganicità, disarmonia, discordia». ORLANDO FURIOSO La pazzia di Orlando L'Orlando furioso, scritto da Ludovico Ariosto, riprende la narrazione dell'Orlando innamorato, opera composta da Matteo Maria Boiardo vero la fine del XV secolo, lasciando intaccati gli ambienti e pressoché intatti i personaggi principali della vicenda, talvolta trasformandoli e modificandoli. Esempio palese di tale trasformazione si nota nel personaggio principale, Orlando che, annebbiato dalla passione e dalla gelosia per Angelica, viene sovrastato dall'irrazionalità che lo spinge alla pazzia furiosa, da cui il titolo stesso dell'opera. Tale trasformazione viene riportata nel canto XXIII dell'opera, in cui il poeta propone il motivo che ha portato il Giovane Orlando alla perdita dell'autocontrollo e della ragione . È proprio la pazzia uno dei temi principali analizzati nell'opera di Ariosto, tema che determina il passaggio del giovane cavaliere da prototipo a stereotipo di eroe. Con l'avvento di Ariosto, si ha un ribaltamento di ruolo; la figura dell'eroe fino ad ora considerata pura ed incorruttibile, viene sostituita da quella dell'antieroe feroce, sanguinario e, in questo caso, folle. La follia rimane il centro dell'ispirazione del Furioso, come conseguenza dell'esasperazione dell'amore di Orlando per Angelica. Impazzire nel romanzo di Ariosto significa varcare il limite umano, scendendo, nel caso di Orlando, al livello degli animali. L'errore sostanziale di Orlando dotato di qualsivoglia virtù umana (lealtà, cavalleria, generosità, potenza, eroismo) è stato appunto quello di non aver capito i propri limiti in quanto uomo, ed è proprio nell'atto di varcare questi confini che l'eroe ha abbandonato, smarrendola per amore, la sua razionalità ed umanità acquistando infelicità, follia e ferocia. La pazzia di Orlando è strettamente legata all'amore tanto da poter affermare che il limite dell'uomo coincida con questo stesso sentimento, facendone indirettamente il tema dominante dell'intera opera. Infatti Ariosto rappresenta nel suo “poema- romanzo” l'amore in tutte le sue forme, dalla seduzione alla sensualità, dal sentimentalismo alla passionalità più violenta e furiosa. L'amore è la causa della tragedia interiore di Orlando, tragedia che si manifesta palesemente nel pellegrinaggio dell'eroe nella foresta. Il cavaliere, dopo aver vagato per due giorni alla ricerca di Mandricardo, raggiunge una silenziosa e ospitale campagna dove cerca riposo. Proprio in quell'ambiente apparentemente delicato ed accogliente, dove venne consumato l'amore tra Angelica e Medoro, Orlando matura la rivelazione della grande delusione amorosa. L'eroe vede il mondo crollargli addosso, tutte le sue convinzioni, tutti i suoi desideri, si infrangono, lasciando un vuoto incolmabile nell'animo del giovane cavaliere. Sebbene consapevole di non essere l'amore di Angelica, Orlando usa frode a se stesso, illudendosi e creandosi alibi, immaginando che Angelica abbia scritto il nome di Medoro solo per oscurare il suo. Più si inoltra nel viaggio ,maggiori sono le prove che dimostrano l'amore tra Medoro e Angelica, prove che
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