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La geografia delle lingue, Appunti di Geografia Del Turismo

Appunti sulla geografia delle lingue lab informatico

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 09/05/2016

Diciotto_
Diciotto_ 🇮🇹

4.2

(9)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La geografia delle lingue e più Appunti in PDF di Geografia Del Turismo solo su Docsity! La geografia delle lingue  La geografia delle lingue studia lo stretto rapporto tra la cultura a cui apparteniamo e il linguaggio in cui ci esprimiamo, infatti volendo suddividere il mondo in aree o regioni culturali diverse tra loro, l’indicatore più semplice ed efficace è quello delle lingue, le quali si distribuiscono sul pianeta per regioni omogenee, caratterizzate dal fatto che in ciascuna di esse la maggioranza parlerà una lingua comune. Ogni lingua poi presenta al suo interno delle varianti geografiche dette dialetti. La lingua è l’insieme dei dialetti che si sono imposti sugli altri in un’area più vasta di quella originaria, per motivi letterari, sociali e politici. I dialetti sono considerati tali perché parlati in aree ristrette. Lingue minoritarie sono lingue tradizionalmente usate nel territorio di una lingua ufficiale da un gruppo di persone meno numeroso del resto della popolazione.  Le famiglie linguistiche Per i geografi e i linguisti è importante considerare le lingue anche dal punto di vista delle relazioni storiche che ciascuna ha con tutte le altre. Anche se sappiamo che una sorta di lingua esisteva già almeno 30.000 anni fa, è impossibile stabilirne con precisione la data di nascita. Molto di quello che noi conosciamo riguardo all’evoluzione del linguaggio e delle lingue deriva da manufatti storici o da testi scritti sopravvissuti finora, anche se alcuni aspetti continuano a rimanere irrisolti per via della frammentarietà di questi reperti. Una delle ragioni principali degli studi delle lingue del passato è che ci permette di conoscere meglio le società del passato e di tracciare i percorsi sulle migrazioni umane. Luigi Luca Cavalli Sforza ha usato come tracciante di queste migrazione i dati genetici delle popolazioni odierne e li ha confrontati con le loro caratteristiche linguistiche, arrivando a stabilire che popolazioni e lingue si sono irradiati parallelamente attraverso una serie di migrazioni della nostra specie che hanno avuto origine dall’Africa orientale. Famiglia linguistica – indica che molte lingue condividono una lontana origine storica comune, al punto che si possono individuare novanta diverse famiglie linguistiche, delle quali le 6 maggiori comprendono la maggior parte dei parlanti del mondo.  Un’ipotesi molto diffusa tra i geografi e i linguisti considera lo sviluppo dell’agricoltura e le migrazioni delle popolazioni che la praticavano un momento chiave per la trasformazione della distribuzione delle lingue e delle famiglie linguistiche in tutto il mondo, trasformazione avvenuta in seguito all’assorbimento culturale di persone che praticavano matrimoni tra membri di popolazioni diverse e alla sostituzione delle lingue originarie con quelle delle popolazioni di cacciatori e raccoglitori, grazie alla loro capacità di offrire sostentamento ad un numero maggiore di persone, organizzare grandi eserciti, tutti elementi che li portarono a svolgere un ruolo politico decisivo. Tali processi ovviamente si sono sviluppati nel corso di migliaia di anni. La più diffusa è quella indo-europea, della quale fanno parte sei delle 9 lingue più diffuse al mondo. Le lingue indo-europee rappresentano la famiglia linguistica con il maggior numero di parlanti e la più vasta diffusione geografica sulla terra. Poi abbiamo il cinese, l’arabo e il giapponese. Una delle lingue più importanti appartenenti alla famiglia indo-europea è sicuramente la lingua romanza, dalla quale deriva il latino. La crescita e l’espansione dell’impero romano in gran parte dell’Europa meridionale e occidentale svolsero un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua latina, che si divideva in latino classico, con forma scritta standardizzata e latino volgare, non standardizzato e parlato dalla gente comune, tale caratteristica fece sì che poi questi venisse parlato in modo molto diverso tra una regione e l’altra, portando alla nascita di numerosi dialetti. Gli esperti ritengono che la famiglia delle lingue indo-europee abbia avuto origine nell’area a nord del Mar Nero e del Mar Caspio, intorno al 5000 a.C.  Le minoranze linguistiche Sono comunità storicamente insediate in un territorio, che oltre alla lingua ufficiale del Paese, parlano una lingua minoritaria, diversa dalla lingua ufficiale. Sono piuttosto numerose: in Europa, esistono ben 60 lingue minoritarie. Tale varietà è una ricchezza da conservare, come un patrimonio che non soltanto ha un valore storico, ma anche socio-culturale, per questo il Consiglio d’Europa ha stabilito di proteggere e favorire iniziative di promozione delle lingue minoritarie, riconoscendo alcuni fondamentali diritti. Le dinamiche linguistiche Le lingue si evolvono, nel tempo e da un luogo all’altro. Innovazioni tecnologiche e scientifiche, ha portato alla nascita di nuovi termini, inventati apposta per esprimere nuove idee. Si parla quindi di prestito linguistico quando una parola entra a far parte del vocabolario di una lingua, pur avendo origine diversa. Le lingue pidgin e le lingue creole Il contatto tra i parlanti di diverse comunità costrette a comunicare tra loro in qualche modo può provocare cambiamenti nelle loro lingua che talvolta sfociano nella nascita delle cosiddette lingue pidgin (spanglish, Tay Boi – francese/vietnamita), ovvero una lingua che mescola termini e pratiche grammaticali di due o più, lingue venute in contatto in seguito ad un processo detto di pidginizzazione. Le lingue pidgin sono caratterizzate da funzioni specializzate e limitate al contesto e alle circostanze nelle quali si sviluppano. Spesso sono veicolate solo per via orale e raramente sono la prima lingua imparata da una persona, sopravvivendo quindi solo nel caso in cui rimangono le circostanze di contatto tra le comunità di parlanti. Una lingua creola è una lingua invece che si sviluppa a partire da un pidgin e che viene insegnata come prima lingua. La creolizzazione è un processo di cambiamento linguistico che espande le funzioni e gli usi delle lingue pidgin. Un esempio può essere l’inglese creolo hawaiano, nato all’inizio del XX secolo a partire da un pidgin delle diverse comunità etniche e linguistiche delle Hawaii, che verrà poi insegnato ad alcuni bambini come prima lingua, rendendolo più utilizzato. Le lingue franche La lingua franca è una lingua che viene usata per favorire scambi commerciali o affari tra persone che parlano lingue diverse. Il termine risale al medioevo, quando veniva usata una lingua comune a tutti i marinai, fatta di parole italiane, veneziane, genovesi, catalane, ecc. Lo hausa, oggi, può essere considerata una lingua franca o lo swahili, diffuso in Africa orientale, come Kenya, Tanzania e Uganda. Anche il russo può essere considerata una lingua franca. Per via del suo utilizzo in qualsiasi ambito, dallo scientifico a quello economico e politico, l’inglese può essere considerato una lingua franca, anche se non è necessariamente destinato a diventare una lingua universale nel terzo millennio, per due motivi: 1. Le forze di globalizzazione generano effetti diversi a seconda di contesti locali 2. Se in alcuni contesti l’inglese è lingua dominante, in altri essa è semplicemente una seconda lingua, laddove altre lingue persistono e sopravvivono in ambiti più domestici.  I dialetti italiani L’italiano deriva dal toscano letterario, lingua dei grandi scrittori, ritenuto il linguaggio che meglio si collegava al latino e che, nel corso dei secoli, si è trasformato nella lingua italiana. Nel 1861, con l’unificazione nel Regno d’Italia, la maggioranza degli italiano ancora si esprimeva nel dialetto locale e la lingua italiana era parlata solo da una minoranza. Grazie all’istruzione obbligatorie, alla leva militare e alle trasmissioni radio e televisive, la conoscenza dell’italiano si è diffusa in tutta Italia. L’italiano è la lingua ufficiale in Italia, a San Marino, in Svizzera e nella Città del Vaticano ed è una delle 27 lingue ufficiali dell’Unione Europea. Dati statistici: - 44% degli italiani parla in modo esclusivo l’italiano - 51% lo alterna col dialetto - - 5% parla esclusivamente in dialetto o fa parte delle minoranze linguistiche riconosciute dalla Costituzione Italiana (friulano, tedesco, sloveno…) Ciò è il risultato del progressivo ridursi dell’uso di idiomi dialettali, che quando si realizzò l’unità italiana erano parlati praticamente da tutta la popolazione, mentre l’italiano era patrimonio di una minoranza. La diffusione dell’italiano porta a un arricchimento culturale se non comporta la semplice sostituzione di un linguaggio con l’altro. Nel 1977, il linguista De Mauro diceva che la scuola italiana ha alfabetizzato abbastanza per creare una larga vergogna delle parlate locali, abbastanza per insegnare l’italiano a una parte di contadini e operai del Nord, ma non abbastanza per dare a tutti il possesso della stessa lingua italiana. La maggior parte delle lingue e dei dialetti parlati in Italia derivano dal latino. Esso si modificò nel tempo e si ibridò con le lingue originarie parlate da etruschi, celti, greci, ecc. I dialetti parlati in Italia sono molto numerosi e si dividono in 6 grandi gruppi: dei quali due nell’Italia padana a settentrione dell’Appennino e quattro nell’Italia peninsulare. Accanto ad essi compaiono in certe aree idiomi caratteristici e altre lingue parlate fuori dell’Italia, come tedesco e sloveno. Idiomi e lingue standard Quando nello stesso paese si parla più di un idioma, uno di questi può venir considerato come quello in base al quale si definiscono le norme di utilizzo della lingua standard del paese. La scelta dell’idioma standard rispecchia la dominanza linguistica di un certo modo di parlare, oppure il fatto che ad utilizzare la lingua in quel modo siano le classi più elevate, dal punto di vista socio-economico, culturale o politico, facendone un dialetto di prestigio. La consapevolezza del fatto che ciascun dialetto elevato al rango di standard è stato selezionato contrasta l’errore di chi ritiene che il suo utilizzo rappresenti l’unico modo corretto di esprimersi in una lingua, contribuendo in questo modo a diffondere stereotipi negativi.
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