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La geografia Egnazio Danti: riassunto, Dispense di Geografia

Riassunto sintetico ma preciso del libro, suddiviso per capitoli.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 28/06/2022

sofia-bonmassar
sofia-bonmassar 🇮🇹

4.4

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Scarica La geografia Egnazio Danti: riassunto e più Dispense in PDF di Geografia solo su Docsity! 1. LA SCRITTURA DELLA TERRA 1.1 I significati del termine geo-grafia Il primo morfema  La geografia nasce fra i presocratici dell’Asia Minore (VII-VI a.C.) ed ha il carattere della narrazione (dai frammenti di Ferecide di Siro) con oggetto la Terra, indicata come ktòn= verticalità, oscurità, profondità, che si sposa con il Cielo e genera Oceano, sulla quale quindi viene proiettato un rito umano. Lo sposo alzandole il velo si spaventa, e quindi le regala un nuovo velo con tutto quello che siamo abituati a vedere sulla superficie della terra (fiumi, mari, …), e la Terra così assume un altro nome, gé, che indica la faccia della terra che è a portata della conoscenza umana, quindi orizzontale e chiaro, cioè la faccia superficiale della terra, che per questo è ridente.  E’ legata alla geometria: - si trasferisce dall’Egitto all’Atene classica per rappresentare spazialmente l’uguaglianza: nell’assemblea colui che parlava si poneva al centro del cerchio, ad equidistanza da tutti gli altri membri, a simboleggiare l’uguaglianza di fronte alla legge, l’isonomia. Questa forma circolare fonda le prime città e piazze greche, dove vengono esposte le leggi, e dove, secondo Vernandt, nasce la dialettica. Di conseguenza il potere non è più una questione di forza, ma di logos - Anassimandro sostiene che la terra sia al centro dell’universo perché esso è sferico e la terra ne occupa il centro geometrico. Propone una spiegazione geometrica e non più fisica della struttura dell’universo, e per farlo proietta un’istituzione politica sull’intero universo  Jean Pierre Vernand sostiene che nella rappresentazione dell’Olimpo Hermes ed Hestia, che non hanno nessun legame fra di loro, rappresentino una coppia perché rappresentano i due modi opposti di intendere lo spazio, esemplificati dai due nomi per chiamare la terra, gaia e ktòn, che portano alla costruzione di opposizioni culturali:  Orizzontalità quindi aperto e luce / Verticalità (la fiamma va verso l’alto, la cenere verso il basso) quindi chiuso e buio  Linee rette a scacchiera che permettono la velocità e mobilità (Ermes è messaggero, dio dei commerci e delle transazioni, del passaggio fra la vita e la morte) degli scambi dell’Atene di Pericle progettata da Ippodamo di Mileto in una dimensione pubblica/ Circolarità del focolare che simboleggia stabilità in una dimensione privata: cerchio che rimanda all’onfalo, l’ombelico che lega madre e figlio dunque ricorda l’atto della nascita e alla ciclicità delle stagioni, dunque alla fertilità (le ceneri rendono fertile la terra), che è rappresentata dalla dea madre terra Demetra, che, quando viene privata della figlia Persefone dal dio degli Inferi, non concede più le messi, dunque Zeus trova un compromesso (per metà dell’anno Persefone torna con la madre, nelle stagioni della primavera e dell’estate, e per l’altra metà sta con il Dio degli Inferi) Questa visione del mondo per opposizioni prima spaziali e poi di genere nasce da interpretazioni soggettive e si consolida come tradizione, inizia a far parte dell’educazione, e fa perdere la percezione che si tratta di una costruzione culturale. Questa tendenza a interpretare per opposizione deriva dalla dialettica, che come suggerisce Aristotele nasce dall’opposizione fra due visioni, che deriva a sua volta da un’esigenza di semplificazione. Mrs and Mrs Andrews, di Thomas Ghainsborough (1750), un ritratto di matrimonio e di paesaggio tipico inglese, con campi coltivati, che sono la dote della sposa, che rappresenta l’ascesa del ceto borghese agrario inglese, è stato interpretato fino agli anni 80 del 900 (Cosgrove) come la rappresentazione dei conflitti di classe: l’unica presenza umana è costituita dalla coppia, ma in realtà rappresenta il lavoro dei salariati nei campi coltivati, che però sono estromessi dalla rappresentazione, dunque sembra che la coppia erediti qualcosa che è nato così, non frutto del lavoro dei salariati. Dagli anni 90 del 900 (Gillian Rose), invece è stato letto come la rappresentazione dei conflitti di ruolo: a possedere le terre è l’uomo, non la donna perché i due protagonisti della coppia non sono visti sullo stesso piano (interpretazione degli anni 90):  Mrs è seduta sulla panchina e i suoi piedi hanno la stessa forma di quelli della panchina, così come la piegatura innaturale della gonna ricalca la forma delle braccia della panchina  analogia fra la donna e la panchina per la fissità: anche la panchina è bloccata fra le radici dell’albero, che la fa sembrare parte del paesaggio stesso  Cripticità di ciò che scrive  rimanda alla dimensione verticale e sconosciuta della terra ctonia Isabella and the Pot of Basil, di William Holman Hunt dà una rappresentazione della Lisabetta da Messina di Boccaccio, una novella anomala rispetto a quelle di Boccaccio, perché qui il piano sostituisce la parola: c’è solo un discorso diretto, quello in cui i fratelli zittiscono Lizabeta, mentre lei non parla mai, Cesare Segre dice che mostra l’eloquenza del silenzio. Sulla base di questa affermazione, la novella può essere interpretata sulla base della geografia del silenzio, che diventa emblema dell’invalicabilità delle opposizioni spaziali, interno ed esterno, privato e pubblico, legate anche in questo caso ad opposizioni binarie:  Lizabeta è fissa a casa, e si richiude in camera, fascia la testa dell’amato in un drappo, ma fa un’incursione nel mondo esterno per riportare nel suo mondo l’amato ucciso  I fratelli vivono nel mondo esterno, quello degli spostamenti liberi, dei commerci, ma fanno un’incursione nella dimensione interna (scavano nel vaso), che diventa un immediato precedente ad un allontanamento accentuato (se ne vanno a Napoli) I rappresentanti dei due mondi e dei due generi fanno un’incursione a testa nel mondo opposto, e in entrambi i casi l’esito è la tragedia e l’orrido: Lizabeta vede il cadavere dell’amato e ne preleva la testa, i fratelli trovano la testa di Lorenzo semi-decomposta. D’altra parte, nella IV giornata, quella in cui racconta degli amori infelici, Boccaccio si serve della semantica dell’orrido e del tragico, e indugia molto sui particolari orrifici anche nelle descrizioni delle due scene di riesumazione del cadavere. Questo perché il muro invalicabile creato fra lo spazio interno e quello esterno, legato ad un’opposizione di ruolo, fa sì che il passaggio da una dimensione all’altra dei personaggi li porti a perdere tutto: anche i fratelli, che per primi avevano costruito quel muro, perdono la loro vita a Messina con le loro opportunità lavorative, mentre Lizabeta si accorge di aver perso per sempre l’amato. La stessa opposizione di ruolo e di spazio in Antigone: il posto di Antigone ed Ismene è all’interno della reggia, quello di Creonte è all’esterno. Inoltre, l’incursione di Lizabeta nel mondo esterno la porta a sotterrare nuovamente la testa del defunto, per farne qualcosa di fertile, il basilico prosperoso: il ruolo della donna dunque è di nuovo legato alla fertilità della terra, che da principio di morte diventa principio di nascita. Il secondo morfema: geo-grafia come scrittura realizzata sulla terra Per grafia della terra si può intendere quel complesso di segni attraverso cui gli esseri umani hanno improntato la superficie terrestre della loro presenza, raccontando la loro identità attraverso la loro relazione col mondo. Questo processo può essere inteso in 3 modi: 1. Geo-metria=misura della terra: nasce in Egitto, dove si era sviluppata una civiltà fondatasi su una spartizione delle terre attorno al Nilo, sulla base della quale ciascuno pagava anche le tasse, e ogni volta che il Nilo straripava i funzionari andavano a riprendere le misure per ridisegnare i confini dei vari appezzamenti. Da qui secondo Erodoto nasce la geografia come misura della terra, dunque, i segni dei confini erano scritture che raccontavano la presenza degli uomini attorno al Nilo (cfr. sezione 1.2) 2. Cultura: dal latino colere, che varia apofonicamente dando vita a termini che variano dal concreto all’astratto, e che si legano fra loro. 1) coltivare, che implica la definizione di confini sulla terra 2) abitare = coltivare, cui è legata la divisione geografica + fare comunità e condividere credenze anche cultuali 3) venerare = condivisione di credenze cultuali che fanno parte della cultura intesa come condivisione da parte di una comunità di conoscenze, significati, valori, pratiche, usi e costumi 3. Carl Schmidt sostiene che il termine nòmos nel suo significato originario indichi al meglio il processo di unificazione, ordinamento e localizzazione: prima del V secolo il termine, infatti, indicava la prima misurazione, prima divisione e ripartizione dello spazio, dunque, l’evoluzione di una comunità in una struttura socio-economica attraverso il tracciamento dei confini e la distribuzione delle terre. Da qui deriva il significato che poi si affermò di nomos, che però è posteriore e traslato: divisione e distribuzione di diritti e dei doveri, necessaria per trovare un ordine nell’avanzare del nostro sapere, la crisi di questo modello di sviluppo urbano emerge alla fine degli anni 60, con la critica allo sfruttamento della forza lavoro nelle fabbriche, e con lo shock petrolifero del 1973: emerge quindi la necessità di separare l’idea di urbanizzazione da quella di sviluppo, resa evidente dal fatto che l’esplosione della crescita urbana e industriale nelle regioni del mondo povere e sottosviluppate infierisce sulla situazione sociale, invece che migliorarla, e un esempio ne sono le rivolte nelle città latino- americane, come Città del Messico. Città contemporanea (postmoderna)  Dagli anni 70 del 900 vi è una crisi del quartismo come modello di accumulazione di ricchezza, dovuta al fatto che i meccanismi di accumulazione, scontratisi con la crisi degli anni 70, non risultano più in grado di alimentare la crescita  la produzione industriale è spostata nei paesi dove la manodopera costa meno, dunque le città occidentali non sono più centro della produzione industriale, ma centro dello sviluppo del sistema terziario (componente finanziaria, industria della cultura)  la città cambia:  Spazi dedicati non più alla produzione, ma al consumo  l’obbiettivo è quello di attirare l’interesse dei grandi investitori e dei flussi turistici  La modularità e la monotonia del modernismo, riassunti dall’etichetta city scape, cedono alla particolarità, alla dissomiglianza del post-modernismo: una pratica progettuale sintetizzabile dalla dicitura townscape, che punta a recuperare una componente estetica indipendente dalla funzione, con l’obbiettivo di preservare il patrimonio storico e culturale*, attraverso il riuso e la rivitalizzazione dei quartieri in declino da un pov economico e commerciale  viene rigenerata, riqualificata e risemantizzata = dà nuovi significati ai propri spazi, con un processo che avviene con la scrittura e riscrittura sulla terra e che permette alla città di essere in continua evoluzione Es: Manhattan, che riprende la pianta a scacchiera di Roma, cresce sulla base delle riqualificazioni di aree abbandonate (stazione ferroviaria), che punta ad unire un’eredità passata con il progresso: questo ricorda la narrazione di Erodoto della ridefinizione dei confini dopo l’esondazione del Nilo, ma anche l’unione di zolle diverse nel rito italico.  Renzo Piano sottolinea che non è più possibile pensare ad un’espansione della città in orizzontale, e perciò è necessario svilupparla in verticale, con giardini sotterranei e sopraelevati: la città contemporanea recupera la dimensione ctonica della terra che troviamo nel rito di fondazione italica riportato da Rykwert, che ricorda come il rito di fondazione italica definisca la città come l’unione della diversità in una dimensione verticale, dunque di profondità, che viene descritta sulla terra: ciascuno poneva la propria zolla in una fossa detta mundus, che significativamente definiva il mondo conosciuto come l’unione della diversità  Le pratiche di city branding sono spesso legate al concetto di heritage*, che letteralmente significa “eredità, lascito”, ma che ha assunto l’accezione di patrimonio artistico, storico e naturale, ed è alla base della cosiddetta heritage industry, cioè l’insieme delle esposizioni museali, dei parchi tematici, dei luoghi esplicitamente dedicati alla memoria e dei mass media in generale. Esso attinge alla storia e al passato come una risorsa, per raggiungere obbiettivi contemporanei ancorandosi al territorio concreto, ed offrire una rappresentazione del passato, che giunge linearmente al presente, rispetto alla quale un gruppo sociale possa autodefinirsi e identificarsi < geografie culturali (6) - L’immagine è autoglorificante e celebrativa, e dunque da una parte è uno strumento legato all’esercizio del potere, attraverso il quale le classi dirigente legittimano il proprio operato.  Smith propone il termine Authorized Heritage Discourse per descrivere l’insieme di processi, narrative e pratiche che hanno lo scopo di convincere il pubblico di determinate narrative del passato, nonostante la loro natura selettiva e l’uso strumentale.  Esistono però anche narrative che offrono interpretazioni alternative, anche dette contronarrazioni, che hanno portato alla definizione di heritage from below, e che rivelano la dimensione soggettiva dell’esperienza dell’heritage. In altre parole, esistono molti heritage, a seconda dell’interpretazione che si dà di un dato luogo.  Legata al concetto di governance, che a differenza del governament, non prevede che la pianificazione urbana sia controllata direttamente e verticisticamente da organismi statali, ma prevede l’inclusione di attori economici privati, e soprattutto il coinvolgimento degli abitanti, con lo scopo di rafforzare l’azione di governo, contenendo così il dissenso. - L’unesco nel 2003 ha addirittura parlato di intangible cultural heritage, cioè di patrimonio immateriale, come la politica agro-pastorale della transumanza in Grecia, Italia, ed Austria, riconosciuta ufficialmente dall’unesco nel 2019. - E’ fondamentale nella creazione di immagini, sulle basi delle quali poi vengono prodotti i luoghi stessi: l’heritage di ogni centro urbano viene ripreso per essere inserito nell’immagine della città ed enfatizzato come tratto peculiare, così da risultare funzionale da una parte ad attirare grandi capitali, dall’altra ad attirare il turismo. Si tratta di una costruzione che precede la realizzazione materiale: l’immagine diventa modello per la città reale, e dunque stabilisce a priori un ben preciso senso del luogo. - Fanno parte dell’heritage culturale i cosiddetti luoghi della memoria, che possono indicare: a) uno spazio definito dallo stato quale contenitore ufficiale delle memorie di una comunità, che ha lo scopo di dare una maggiore autorevolezza e dunque concretezza al passato, attraverso una traccia materiale. Questa però non è sufficiente e necessita anche del riconoscimento da parte degli individui, che ne facciano l’oggetto di pratiche commemorative. Gli spazi monumentali sono luoghi della memoria di questo tipo: qui il monumento funge da testimone della storia e ne comunica il ricordo, rendendo così il passato parte integrante del presente ed esponendolo al consumo collettivo. I monumenti costituiscono quello che Tim Edenson ha definito memoryscape di una nazione. Anche i musei sono luoghi della memoria: essi ricostruiscono e preservano il patrimonio di popoli e comunità, e lo ancorano ad oggetti facilmente fruibili al grande pubblico, facendosi quindi mediatori fra un passato poco intellegibile al grande pubblico e il mondo dell’esperienza quotidiana. Il principio organizzatore dominante è di solito la metonimia, cioè la ripresa di resti del passato posti in un determinato ordine narrativo. A seconda dell’impostazione che guida le narrazioni dunque, i musei possono avere ricadute politiche, influenzando l’opinione pubblica su temi che riguardano le politiche di difesa nazionale, o la legittimità delle armi nucleari, a seconda di come presentano la guerra, dunque il museo è sempre il prodotto di circostanze storico-geografiche precise. b) luogo reale e metafora per descrivere un avvenimento storico (Auschwitz, Hiroshima)  Frammentazione degli spazi urbani  tendenza a concentrare gli investimenti in particolari “isole di tradizione”. Es: la gated community, cioè quartieri residenziali recintati a tema, che nascono con l’obbiettivo di garantire la sicurezza rispetto alla malavita delle metropoli, ma che diventano poi emblemi di status-symbol, cioè strumenti attraverso i quali una classe elevata afferma e definisce sé stessa, e lo fa con architetture specifiche che spesso recuperano la tradizione, spazi di consumo in sintonia con le esigenze specifiche di quella classe N.B: Lati negativi della riqualificazione vanno sotto il nome di gendrificazione (Ruth Glass, 1964): nasce dalla chiusura delle industrie, che ha comportato il declino demografico dei quartieri operai e la conseguente riduzione del loro valore immobiliare  si investe su quel quartiere per renderlo più appetibile alle classi più agiate  displacement = allontanamento dei residenti che non sono più in grado di sostenerne i costi di vita. Sono stati sostenuti dalle politiche pubbliche per assecondare la crescita economica della città dagli anni 80 in poi, e l’inizio del nuovo millennio è coinciso con la quarta ondata di gendrificazione. Non tiene conto della civitas che abita in quello spazio, dunque disconnette l’urbs dalla civitas, e lo scopo non è solo quello del well-being, ma alla base c’è anche l’idea di profitto legato al consumo, elementi che per tenere conto della civitas devono combinarsi in maniera equilibrata. La città globale  Nascono dalla crescita di relazioni economiche transnazionali, che permette la libera circolazione di capitali e merci fra diversi paesi (es: processo di integrazione europea dal IIDG in poi, che poi ha determinato la nascita di istituzioni di governo)  delocalizzazione delle industrie nei paesi del Sud globale.  Si tratta di centri urbani nei quali si verifica una particolare concentrazione di attività terziarie e quaternarie ad alto livello, soprattutto di ambito finanziario, che si sono affermate dalla fine del XX secolo in poi: al tempo erano NY, Londra, Tokyo, che hanno sostituito le grandi città industriali e manifatturiere quali Detroit, Torino, Manchester. Sono definite centri dell’accumulazione flessibile perché raccolgono servizi specializzati (banche d’affari, società finanziarie e di assicurazione, borse, mezzi di comunicazione) per le operazioni economiche a livello mondiale. Oggi lo sono anche Pechino, Shangai, Seoul, Mumbai, Bangkok, Città del Messico, Francoforte, Amsterdam.  Processo cui è seguito:  Indebolimento degli stati nazione: ne consegue uno speculare processo di denazionalizzazione per le élite imprenditoriali protagoniste, in quanto l’identità nazionale diventa sempre più debole e irrilevante, e la nascita di entità politiche con un certo grado di indipendenza rispetto al contesto territoriale.  Innovazione e sostituzione dei beni di consumo  modificazione delle pratiche di consumo  ridefinizione dell’appartenenza di classe attraverso una serie di pratiche che vanno sotto l’etichetta di habitus (Pierre Bordieu, = idee, giudizi, gusti che accomunano una determinata classe di consumatori): costituito dal capitale culturale, che comprende l’educazione, la conoscenza, il consumo di prodotti immateriali, quali le informazioni, veicolate all’interno di quella che Manuel Castells definisce una società in rete, cioè una società legata da reti globali (non solo il web, ma anche le piazze finanziarie, i nodi politici dell’UE) che veicolano informazioni, che sono anche forme di produttività e potere, dal momento che modificano l’agire sociale e di conseguenza i processi politici ed economici  Si trovano al vertice del sistema di gestione delle cosiddette supply chain, cioè di quelle catene di azioni e attori che trasformano una materia prima in un bene o un servizio, e che progressivamente prendono il posto delle istituzioni statali nella gestione della cosa pubblica.  Le pratiche di city branding sono state accelerate dal cosiddetto capitalismo delle piattaforme, cioè legato alle grandi imprese tecnologiche (Amazon, Google, Airbnb), che hanno una forte influenza sui mercati globali, e allo stesso tempo modificano sensibilmente lo spazio urbano, con distretti innovativi volti a facilitare le attività di ricerca e innovamento, anche grazie alle nuove personalità impiegate in quel settore, spesso ad alto reddito, dunque potenziali consumatori di un determinato tipo di servizi. Così la presenza di soggetti industriali coinvolge e assorbe altri soggetti industriali, determinando una verticalizzazione nella gestione del lavoro e un controllo determinante sulle comunità locali. Geografie del consumo < geografie culturali  Il consumo contribuisce a formare l’identità collettiva e individuale, perché gli oggetti che consumiamo ci mettono in relazione con altre persone e altri luoghi, con determinati rapporti di potere  considerando il fatto che nella nostra società gli spazi pubblici urbani sono costruiti sempre di più come luoghi di consumo, l’analisi geografica si è spesso concentrata su destinazioni turistiche, parchi tematici, centri commerciali, tecnologie dell’informazione, sia con approccio semiotico, che etnografico, con il quale si è enfatizzato il consumatore come soggetto attivo. Alcuni si sono concentrati anche su alcuni luoghi privati, come il Sony Center a Postadamer Platz, mettendo in luce il concetto di ambient power, cioè la capacità di un luogo di per sé privato, di invitare all’uso, attraverso il suo carattere e il suo design.  Si è poi concentrata sull’analisi della produzione e del consumo delle merci, in quanto essa implica a sua volta il consumo di altre materie prime e altri servizi, e la creazione di diverse relazioni sociali, che però sono sempre nascoste da associazioni simboliche, cioè immagini che si riflettono sulla nostra persona, e che vanno a costituire il nostro habitus: si tratta di quello che Marx definisce feticismo della merce  E’ per questo che le analisi geografiche tentano di ricostruire delle vere e proprie biografie delle merci, cioè le loro filiere globali. Un esempio è quella ricostruita da Watts per il pollo arrosto americano, che mette in luce come questa sia diventata una vera e propria attività industriale solo dagli anni 20 del 900, fino a giungere nel IIDG ad una vera e propria industrializzazione del pollo: il suo peso medio è stato raddoppiato, la forza lavoro per produrlo è stata diminuita dell’80%, ed anche la produzione delle uova è stata fortemente meccanicizzata. Il pollo viene prodotto in piccole aziende famigliari che sono costrette a prendere in costruzione finalizzata a imporre un ordine e una coerenza sul mondo, così da impadronircene razionalmente, e dunque dominarlo. Si tratta infatti di un’operazione inizialmente concreta, legata alla logica cartografica del potere, come testimonia: - la stessa etimologia di regio - i conflitti nati proprio sulla base di una definizione di confini (dissoluzione della Jugoslavia, conflitto Israelo-Palestinese) -E’ funzionale al potere stesso: diventa uno strumento di controllo su base territoriale, che permette di garantire una certa uniformità allo stato, attraverso la diffusione delle stesse istituzioni, oltre che, dall’altra parte, di salvaguardare le specifiche tradizioni locali. E’ il caso della Francia, dove il processo di regionalizzazione ha rappresentato, in parte, una forma di protesta verso l’eccessiva centralizzazione politica su Parigi, o della Danimarca, dove il regionalismo ha significato la riconquista del patrimonio indigeno delle ballate e della letteratura popolare.  Il termine italiano regione continua la radice regio, che rispetto all’altra radice indoeuropea per indicare la regione, continuata nel greco chora, risulta coerente con la rappresentazione moderna del mondo, basata sulla carta e sulle opposizioni binarie:  Chora: termine di una geografia alternativa, che indica un rapporto fra esseri umani e mondo  Regio: stessa famiglia di rex, che indica la regalità e la sovranità, la quale prima funzione è quella di regere fines, cioè tracciare i confini tracciando linee rette, dunque la regalità in primis aveva una funzione spaziale, che ritroviamo anche:  nell’aggettivo rectus  in regula, che indica la norma ma anche il righello  nel primo significato di regio che indica un punto o una linea retta come frontiera, posta in origine dagli auguri, che tracciavano i confini di uno spazio sacro riportando i confini celesti sulla terra, andando poi ad indicare una porzione limitata, dunque una regione. La regione italiana  Augusto fu il primo a suddividere l’Italia in regioni: le regiones già dividevano l’urbe, e queste vennero estese a tutta l’Italia perché già erano stati estesi i diritti di cittadinanza a tutta l’Italia (fonte principale è Plinio il Vecchio che però non ci dice quale fu la loro funzione nel preciso).  Nel 1863 il funzionario Pietro Maestri aveva diviso l’Italia in compartimenti statistici, legati ad annuali statistici: divide con linee su mappe per poter conoscere.  Solo nel 1913 questi compartimenti negli annuali statistici sono chiamati regioni, e rimangono stabili fino all’Assemblea costituente del 1946-47, quando la Costituzione definisce la suddivisione dell’Italia in province, comuni, regioni, riprendendo i compartimenti statistici di Maestri perché questi ormai, che erano una divisione temporanea, erano entrati nei manuali scolastici, con mappe che rendevano definitivo tramite linee quello che era solo provvisorio, dunque ormai facevano parte della conoscenza degli italiani  Sarà solo negli anni 70 che le regioni avranno autonomia amministrativa. 1.2 CONCETTI E MODELLI DEL MONDO Il mappamondo e la natura relativa dei modelli  Almeno dal VII a.C. la geografia guarda il mondo dall’alto, dunque con l’immaginazione precorre ciò che si riuscirà a fare empiricamente solo a metà del 900 con i primi astronauti: viene rappresentato il mondo dall’alto su una tavoletta, attribuita ad Anassimandro, che venne accusato di empietà, perché solo gli dei potevano vedere la terra dall’alto, e perché aveva fissato la fusis (vitalità, divenire, processo) in una tavoletta, così che divenne statica.  Si giunge poi al mappamondo nel II d.C. con Tolomeo, che tiene insieme le varie terre così come nel rituale italico, e nasce al centro delle stanze del potere all’inizio dell’età moderna (fra 400 e 500), perché chi esercita il potere si rende conto che per comandare bisogna conoscere Cfr. Il Grande dittatore, che gioco col mondo come fosse una palla, che tiene il mondo in mano, e quando il pallone del mondo si sgonfia il dittatore si dispera: qui Chaplin gioca sull’espressione pallone gonfiato mostrando come la satira sgonfi il pallone gonfiato  Sulla base della rappresentazione del mondo come modello da tenere in mano, abbiamo un altro significato di geografia rispetto a quello di scrittura della terra: la rappresentazione o descrizione della terra, o meglio i molteplici modi con cui è stata descritta e rappresentata: globo e mappa geografica sono i modi che si sono maggiormente affermati, i più fortunati dall’inizio del XV secolo, cioè dall’inizio dell’età moderna; modelli alternativi quali paesaggio e città. Questi modelli sono interpretazioni portatrici di ragioni logiche, ma in quanto interpretazioni sono solo punti di riferimento largamente condivisi, scelti e accettati per convenzione, che caratterizza il concetto di cultura moderna, e poi scambiati per norma  Risulta dunque difficile stabilire cosa sia realmente la terra stessa, da un pov ontologico, dal momento che esistono infiniti modi con i quali si è attuato il rapporto fra gli esseri viventi e gli altri elementi della sfera terrestre, cioè infinite relazioni socio-naturali, ed esistono anche molteplici geografie in senso epistemologico, intese come forme di conoscenza  dunque la geografia si configura come disciplina scientifica non esatta, che analizza le forme e i fenomeni che riguardano la vita sociale in relazione alla vita organica del pianeta, e che dunque è sempre associata al contesto in cui si produce una data rappresentazione concettuale, una data prospettiva, che Dematteis definisce metafora geografica.  In questo senso la geografia è umana: racconta come gli uomini vedono, concepiscono, costruiscono il mondo e quindi ha al suo centro la storia del pensiero umano, di conseguenza ogni geografia descrive una data appropriazione del mondo da parte dell’uomo, partendo dal presupposto che ogni appropriazione abbia una sua geografia  La modernità andrebbe dall’illuminismo alla metà del 900, cui segue il post-moderno, che comincia dagli anni 60/70 del 900 (quando Lyotard dice che vi è la crisi delle grandi narrazioni e delle grandi verità del moderno), che coincide con la crisi dei grandi modelli di rappresentazione del mondo (mappa e mappamondo), che cominciano ad essere decostruiti punto per punto, opponendovi nuovi modelli. La carta e la ragione cartografica Epoca Medievale Diverse opere fondamentali della cultura classica vengono reinterpretate in sintonia con le cosmologie religiose, e queste immagini del mondo verranno poi arricchite dai nuovi studi universitari e dalla ripresa dei commerci nel basso medioevo. La sfera di Messer Giovanni Sacrobosco ci mostra una delle possibili rappresentazioni del mondo secondo i medievali: conciliava le due posizioni della diatriba che percorreva tutto il medioevo: a) terra rotonda: coerente con la tradizione aristotelica, ripresa anche dalla Commedia di Dante con il Paradiso agli antipodi rispetto all’Inferno b) terra piatta: nel tratto sul quale vivevano gli esseri umani, che affiorava dalle acque, l’ecumene, che era rappresentata da una Chiesa coerente con un pov religioso e sacrale Cerchio con 3 figli di Noè, in corrispondenza dei quali le acque si ritirano e permettono l’emergere di superfici piatte che i figli di Noé ripopolano  in questo caso il pov sacrale emerge con il legame con la progenie di Noé: sacre scritture, fede e divino erano la prospettiva fondamentale nel Medioevo  Prima idea di punti cardinali ma disposti in maniera diversa: L’Oriente è in alto per l’idea che in fondo ad esso si trovasse il Paradiso, dunque doveva avvicinarsi a Dio  Tanais (Don) e Nilo dividono rispettivamente Europa e Africa dall’Asia – Mare Mediterraneo divide l’Europa dall’Africa Mappamundi di Ebstorf (XIII secolo):  Il mondo è rappresentato come il corpo di Cristo (volto in alto, mani ai lati, piedi in fondo)  ciò mostra che la conoscenza di tutto il mondo è concessa non all’umano, ma solo al divino.  Legata alla discussione sull’eucarestia (l’ostia rappresenta il vero corpo di Cristo o no)  mostra come ogni rappresentazione del mondo rappresenti in primis le questioni umane del determinato periodo storico in cui la rappresentazione è realizzata. La scoperta dell’America e la globalizzazione terrestre  L’ecumene (terra conosciuta, da oikos), comincia mano a mano a coincidere con l’intera superfice terrestre, come conseguenza delle nuove scoperte geografiche, di conseguenza quella che era stata fino ad allora la rappresentazione dell’ecumene va in crisi. Secondo Sloterdijk questo è un secondo processo di globalizzazione, la seconda in ordine cronologico: 1. Cosmo-uranica (antichità): gli antichi rappresentavano il cielo come una sfera, che designava la perfezione del cielo rispetto all’imperfezione della terra (e che nel Medioevo rappresenterà il divino). 2. Globalizzazione terrestre (1492-1945: unisce le due idee di modernità): 3. Globalizzazione contemporanea: rete di internet  Sfericizzazione della terra: Viene applicato il modello della sfera divisa in circoli, che ne rappresentano la struttura geometrico-quantitativa, alla terra, dunque la sfera diventa il modo per conoscere la terra, non più solo il cielo. N.B: Secondo Sloterdijk globo e sfera sono la palla del mondo, ma bisogna tenere in conto che il globo è la palla del mondo, mentre la sfera indica un modo per conoscere quella palla, perché è un solido geometrico, quindi ha già in sé un fondamento razionale attraverso cui il solido del mondo viene domato e rappresentato (idea della squinternata).  Questo processo avviene sulla base del recupero della Geogràfia di Tolemeo, che diventa una delle opere più diffuse fra 400 e 500. In questa descrive la terra come astronomo, cioè come descrive i cieli perfetti (il contrario di ciò che venne fatto nel Medioevo), dunque trasferisce i circoli attraverso cui descriveva la sfera celeste sulla terra, o meglio sulla parte conosciuta della terra, l’ecumene, dandole così una ragione descrittiva geometrica e quantitativa. N.B: Dunque, la suddivisione del mondo sulla base di longitudine e latitudine non è un’esigenza di misurare il mondo conosciuto, ma nasce dall’esigenza di rappresentare il mondo non ancora conosciuto, dunque, tale suddivisione non rappresenta tanto il mondo, ma la ragione umana che tenta di comprendere il mondo, che si serve della sfera per rappresentarlo.  -Nasce così la proiezione come metodo per ridurre la tridimensionalità del globo terrestre in e la struttura geometrico-quantitativa di Tolomeo viene estesa dall’ecumene all’intera superfice terrestre: si afferma la visione della terra al centro dell’universo fino a Copernico, circondata dai circoli celesti nella cosiddetta sfera armillare, dove le armille rappresentavano i circoli celesti, che erano rimasti come unica modalità di descrizione dei cieli. E se con la rivoluzione scientifica di Copernico e Galilei questo modello perde credibilità dal pov astronomico, il suo modello diventa invece fondamentale per la rinascita 400esca della cartografia, in quanto è a partire da Tolemeo che si è ripreso il modo di ridurre la sfericità della terra terra su un piano. -Tale modello della sfera armillare può essere descritto dalla descrizione che Ronsard fa della filosofia nel suo Inno alla filosofia:  Il cielo che casca in terra sono i cerchi del cielo che diventano l’intelaiatura geometrica, cioè il fondamento razionale per la rappresentazione della terra, che dalle armille diventano meridiani e paralleli, e che ci mostrano come la geografia di ogni epoca sia in primis scrittura della terra.  La descrive come un giocattolo che rinserra la grandezza del mondo in una sfera e così ce la mette fra le mani, alludendo così alle potenzialità ed anche ai pericoli di tale rappresentazione: essa ci permette di dominare la terra da un pov conoscitivo (cui allude in maniera più esplicita la parodia di Chaplin), implicando così un problema che è allo stesso tempo epistemologico e politico: tentare una rappresentazione del mondo nel 500 implica un pensiero, una filosofia del mondo. -La contraddizione del modello di Tolemeo consiste nel fatto che la sua volontà di rappresentare l’ecumene estromette dalla rappresentazione l’essere umano (è presente solo con le sue strutture conoscitive), dunque la priva della natura dell’ecumene, che etimologicamente viene da oikos, ed indica la terra abitata e conosciuta, e questa contraddizione viene ereditata dal nostro modello del mondo, e impone una concezione di identità basata su binarismi oppositivi. collezionismo, e ci dimostra come il sapere sia legato al potere, che lo raccoglie e lo diffonde quando reputa opportuno 2. Bolle assume posizioni che rimandano alla posizione di Atlante che sostiene il mondo, da cui, con il completo stravolgimento della figura mitologica, nella capitale finanziaria della prima età moderna (i primi atlanti a stampa risalgono al 1570), Firenze, nasce l’Atlante come una raccolta di carte del mondo, messe su libro e rilegate, il cui ordine non può essere modificato, che mostrano Atlante nel frontespizio, ma raccontano il mondo in modo completamente diverso rispetto all’Atlante odierno: a) Non ha a che fare col globo o con la sfera, ma con la superfice, essendo un insieme di carte b) Ha a che fare con l’intero cosmo, non solo con la nostra terra (il suo supplizio era quello di reggere il mondo inteso come cosmo, quindi volta celeste, non terra) c) Racconta dell’aspetto ctonico della terra, della verticalità (è un titano, quindi appartiene alla dimensione infera quindi ctonica; cfr. catena montuosa dell’Africa NO da cui prende il nome, confine con il mondo sconosciuto presso le Colonne d’Ercole), mentre l’atlante dell’età moderna è la quintessenza di Gaia, dunque della superficie, del dominio conoscitivo. D’altra parte si avvicina all’atlante moderno perché: a) Contiene il globo terrestre b) È un insieme di carte e mappe  Nel decennio precedente alla pubblicazione di questi primi atlanti, tra 1561-62, Cosimo de’ Medici, primo Granduca di Toscana, decide di far ristrutturare Palazzo Vecchio, dove vuole istituire una sala in cui raccogliere tutte le conoscenze sul mondo, che è stato stravolto nella percezione dalla fine del Quattrocento, ed ora deve essere re-inventato: un globo al centro e delle tavole geografiche sulle pareti poste in un determinato ordine, che sono cronologicamente la prima forma di atlante. -Tale stanza è da interpretare come un’esperienza teatrale (idea della squinternata), in cui i visitatori erano spettatori, le tavole erano una sorta di inizio in medias res perché gli spettatori non capivano cosa fossero e la discesa del globo era il deus ex machina, che nella tragedia greca scioglieva l’intrico e nella sala scioglieva i dubbi dello spettatore perché con la sua forma rotonda rimandava alla rappresentazione del mondo medievale, unico aspetto in comune fra la rappresentazione moderna e quelle medievale. La stessa idea di rappresentazione del mondo come spettacolo teatrale, che dunque afferma una conoscenza interamente fondata sul primato della vista, la ritroviamo nell’atlante di Abrahm Ortelius, coetaneo e concorrente del mercatore, il Theatrum orbis terrarum, ed anche questo ci dimostra come la modernità si sviluppi come l’età della spettacolarizzazione del mondo. -I dipinti sulle pareti rappresentavano un secondo modo di rappresentazione del mondo, dunque si veniva a costituire un duplice percorso di conoscenza del mondo, riunito in una sala del potere: a) l’insieme, rappresentato dal mappamondo  la visione della terra come globo nella sua struttura b) le sue parti, con il dispiegamento delle tavole sulla parete (unione fra particolare ed unità che c’era nel mito italico, ma qui le parti sono ben visibili) la visione nella sua bidimensionalità. La tavola per Danti serve ad inquadrare le singole parti e relazionarle con la totalità, rappresentata dalla sfera) dunque sono finalizzate alla memorizzazione visiva, per ridurre a memoria un’altra macchina, quella universale del mondo e della terra. Per quanto riguarda la memoria di fondamentale importanza è Pietro Ramo, che evidenzia il fatto che la memoria tende ad identificarsi con una dispositio che Ramo definisce come dottrina del giudizio, ovvero una dottrina classificatoria che dispone le cose, le colloca e le giudica in base al loro ordine. La dispositio diventa il contenuto più nuovo delle tavole di Danti: questa infatti segue una linea orizzontale, mentre quella di Tolemeo rimane verticale a colonna. Lo spettatore capiva che sulle pareti c’era un’altra rappresentazione del mondo, e ricollegava quei dipinti ad una parte del mondo, perché questi erano collegati da un fondamento geometrico e quantitativo, cioè dalla divisione in meridiani e paralleli:  il piedistallo del globo non è solo un sostegno materiale, è prima di tutto un sostegno razionale e conoscitivo, perché presentava due cerchi, che ne costituiscono la ragione conoscitiva, l’intelaiatura, la struttura che permette la rappresentazione del mondo, un cerchio con suddivisione modulare, che era il riflesso perfetto del reticolo creato da meridiani e paralleli dunque rappresenta la longitudine e la latitudine, ed uno che rappresentava un meridiano  la stessa gradazione la ritroviamo sulla cornice delle tavole, che dunque venivano ricollegate, attraverso la suddivisione modulare, al globo stesso: la porta d’entrata, che è poi anche quella d’uscita, coincideva infatti con il meridiano che costituiva l’estremo confine occidentale dell’ecumene tolemaica, quello che passava per le Isole Fortunate, le odierne Canarie, dunque il percorso intorno al mondo è organizzato secondo il principio direttivo della longitudine delle cornici. Per questo la si considera la prima forma di atlante moderno: a) nasce dalla rappresentazione bidimensionale b) ma rimane in dialogo anche con il globo, dunque permette di vedere la terra come struttura -Si chiama Sala della Guardaroba perché le tavole sono state progettate come ante di armadi, che contenevano i tesori provenienti dalle varie parti del mondo che Cosimo custodiva, cosicché ciascuna delle tavole suggerisse la provenienza geografica dei vari tesori, dunque il contenuto della sala doveva essere interno, nascosto. Dunque, trova spazio nelle carte dantiane anche l’altra guida geografica del rinascimento, Strabone, la quale impronta compare dove si illustrano i nomi degli uomini importanti nati nei luoghi segnati, nell’elencazione dei tesori di quelle terre, nelle vicissitudini dei popoli che la abitano e nella narrazione di curiosità o particolari storici o esperienze di viaggio. Nel momento in cui Egnazio Danti comincia a distribuire le tavole sulle ante degli armadi, tutti si scordano di questo secondo livello di fruizione, tanto che da Sala del guardaroba diventa Sala delle Carte Geografiche, nome che offusca l’originale funzione della sala, ma che mette in luce come questa organizzazione della conoscenza del mondo a diversi livelli di fruizione, questa conoscenza del mondo per gradi, che dalla superficie va in profondità, come disvelando il velo di gaia, viene meno in quanto sulle pareti vi era una rappresentazione del mondo talmente soddisfacente, capace di visualizzare non solo il conosciuto, ma anche il conosciuto, che non spingeva la ragione umana ad andare oltre, ad aprire gli armadi N.B: In questo modo la simbologia dell’armadio, ricollegata etimologicamente al greco agalma (statua di una divinità che nasconde al suo interno materiali preziosi, un tesoro che non mostra all’esterno), non viene rispettata. Questo infatti, sulla base del suo legame con il termine greco, e del suo contrasto fra superficialità esterna e verità interna nascosta, era divenuto modello della significazione simbolica e del cosmo stesso, che appare in superficie come gaia, ma che nasconde al suo interno chtòn, ma nella Guardaroba questa verità nascosta viene portata in superficie, viene dipinta sulle tavole, dunque il contrasto interno/esterno viene meno. E’ questo uno degli scandali che avrebbero portato Francesco de’ Medici a cacciare Danti da Firenze. Francesco de’ Medici, infatti, nel 1570 commissionò un’opera opposta e complementare alla Guardaroba, opponendosi alla radicalità del padre: lo Studiolo di Francesco, che si impone come la vera Guardaroba. Questo si compone di armadi a muro per raccogliere i tesori granducali, esattamente come la Guardaroba, ma le pareti sono affrescate con scene e figure allegoriche, così che la vera ricchezza rimane in ciò che non si vede, e ad essa si allude attraverso l’allegoria, mentre nella Guardaroba di Danti la ricchezza veniva portata in superficie attraverso la matematica. N.B: La stessa radice gla lega agalma e geloion, ridicolo, che definisce il significato più superficiale di simbolo: ridicola o turpe è l’immagine esterna quando essa è dissomigliante rispetto ai contenuti interni che cela. Paleotti nel Discorso ammette un’idea di simbolico, ma la loro immagine di superficie deve promuovere naturalezza e verosimiglianza, dunque disapprova tutte le novità di pitture il cui aspetto vuole essere scusato con l’interpretazione allegorica. Nella Guardaroba non vi era alcuna realizzazione enigmatica a nascondere i tesori negli armadi, per questo forse il mondo senza immondo (in cui cioè non vi era alcuna rappresentazione dissomigliante dai tesori nascosti) della Guardaroba ha ispirato il cardinale. Parte importante del Discorso di Paleotti riguarda proprio le grottesche, pitture mostruose fantastiche e simboliche, realizzate, come indica il nome, nelle grotte, luogo per eccellenza dell’occulto e del segreto. Vi sono diverse ricostruzioni di carteggi che vogliono dimostrare l’influenza di Danti in queste pagine del Discorso: in una missiva proveniente da Roma che si può attribuire a Danti ritroviamo un giudizio sulle grottesche che le etichetta come biasimevoli. -In una delle ultime tavole sono le ultime parti noti delle Indie Occidentali (Penisola della California), ma la parte Nord è bianca perché sconosciuta e non esperita: racconta il senso più antico di rappresentazione, non come riflesso o copia, ma come progetto, previsione sul mondo stesso, scommessa, perché porta alla rappresentazione e alla visualizzazione anche ciò che non si è visto né esperito. Tutte le parti della struttura devono essere presenti, altrimenti viene meno la struttura razionale stessa, rappresentata dal reticolo, dunque anche le parti non esperite vengono rappresentate per analogia. Egnazio Danti, nel suo cartiglio dedicatorio della tavola (1564), relega il divino ad un ruolo marginale, rispetto alla rappresentazione medievale, che dava solo al divino la conoscenza della totalità del mondo: a Dio viene lasciato l’arbitrio di decidere quando gli esseri umani scopriranno quel tassello di mondo. Questo potrebbe sembrare un inchino alla divinità ma ne è invece diminutio in quanto a Dio viene solo lasciato il potere di decidere in merito a un prima e a un poi, ma la fondamentale decisione che quella porzione di globo esista non dipende più dall’arbitrio divino, ma dalla struttura modulare frutto di una ragione tutta umana. Egnazio Danti dà dunque una rappresentazione laica, pur essendo un frate domenicano, che insegnava matematica a Firenze, perché Cosimo De Medici l’aveva istituita al posto di quella di teologia. E’ questo uno degli scandali che porta Francesco figlio di Cosimo a cacciare Egnazio Danti da Firenze, il quale prima di arrivare a Bologna passò per l’inquisizione. Evoluzione della Carta geografica  Tra 500 e 600 il centro della produzione di mappe si sposta dall’Italia all’Europa NO, in particolare all’Olanda, è legato:  all’espansionismo commerciale che investe i porti di queste regioni  all’affermazione della cultura calvinista, che promuove una società che sia aderente al reale, all’etica del lavoro in funzione capitalistica, con lo scopo di liberarsi dall’influenza spagnola. Allo stesso scopo risponde la pittura realista, con la quale la carta è strettamente collegata: Jan Vermeer nell’Allegoria della pittura sullo sfondo realizza una carta geografica dei Paesi Bassi. Gerhard Kremer, noto come il Mercatore, dà alle stampe diciotto carte nautiche nelle quali utilizza un nuovo sistema di proiezione (1569), e a lui si deve anche l’utilizzo del termine atlante.  Dopo la Pace di Vestfalia del 1648 si afferma lo stato territoriale moderno, e così l’intervento del potere pubblico nell’organizzazione della vita sociale e politica dà un grande impulso allo sviluppo della cartografia, in particolare a quella di media e grande scala che soddisfa le esigenze amministrative e militari. Allo stesso tempo fa sorgere l’esigenza di istituzioni accademiche scientifiche che sappiano studiare in maniera approfondita il territorio:  la prima è l’Accademia delle Scienze di Parigi, fondata da Colbert nel 1666, che consente di realizzare le prime misurazioni scientifiche della terra, che durano fino al 1740, quando vengono pubblicati i primi fogli della Carta Generale di Francia e verranno tracciate le prime strade, che poi fungeranno da modello per le ferrovie nell’800 e per le autostrade nel 900, con le quali lo stato penetra in profondità tutte le diverse aree dei suoi confini, creando omogeneità nel suo territorio.  In Italia invece nasce l’Accademia delle Scienze dell’istituto di Bologna, fondata da Luigi Ferdinando Marsili (inizio XVIII) e l’Osservatorio Astronomico di Brera a Milano, dove opera Boscovich, cui il Papa Benedetto XIV affida il compito di misurare l’arco meridiano passante per Rimini e per Roma.  L’influenza francese sulla cartografia, successa a quella olandese, si fa ancora più forte con le campagne napoleoniche e segna il passaggio della produzione nelle mani di organismi militari. Dopo l’Unità d’Italia la produzione cartografica sarà invece affidata all’Istituto geografico militare, che ancora oggi governa la produzione cartografica ufficiale.  La teoria evoluzionistica di Darwin, secondo la quale i corpi sono regolati da principi biologici, viene applicata ad ogni entità, anche ad ogni corpo sociale, secondo una prospettiva organicista. Si afferma così un’idea di geografia come scienza oggettiva che può fondare le proprie metodologie su leggi scientifiche razionali. Queste riflessioni maturano nel momento in cui lo stato-nazione europeo si stava affermando, e dunque sostengono l’affermazione dello stato sia in opposizione agli altri, con nuove dinamiche di conflitto, che in relazione ai territori coloniali, per legittimare il progetto imperialistico: l’evoluzionismo giustifica, per esempio, il sistema politico, economico e sociale esistente, fondato sulla competizione e sulla lotta per la supremazia.  La geografia diviene così la scienza dell’oggetto: essa indaga la forma degli oggetti geografici con l’obbiettivo di dare vita ad una conoscenza descrittiva e tassonomica, che però non considera il divenire temporale degli elementi. Emerge così il paradigma determinista, legato al geografo tedesco Friedrich Ratzel, che elabora il concetto di Lebensraum (spazio vitale), che viene poi applicato allo stato, visto come organismo vivente, e che contribuiranno poi a promuovere teorie biologico-razziste negli anni del Terzo Reich. La geografia del XX e XXI secolo  Emerge l’idea di possibilismo, coniato da Lucien Febvre, secondo la quale l’agire umano è imprevedibile perché la storia scorre in maniera sempre nuova e indeterminata, sfuggendo a leggi precostituite. La sua opera si inserisce all’interno della scuola storiografica francese degli Annales, fondata nel 1929 da Febvre e Bloch, che si fonda anche sulla nozione di Paul Vidal de la Blache (anni 20) di genre de vie, la maniera nella quale gli esseri umani modificano l’ambiente naturale, che sarà alla base dello sviluppo della geografia regionale, che vede le regioni come spazi unitari legati alla modifica attuata in quel luogo da determinati gruppi sociali.  Carl Sauer, geografo di origine tedesca e fondatore della scuola di Berkeley, opera una sintesi fra la scuola paesaggistica tedesca e la geografia umana di Vidal, sviluppando un’analisi morfologica del paesaggio, cioè un’analisi che lo scompone nelle varie parti costitutive, che sono poi oggetto di classificazione e misurazione, all’interno della quale è compresa anche la dimensione umana, avulsa dal suo contesto storico e politico-sociale  regione formale  Come reazione a questa geografia descrittiva e priva di spessore teorico si afferma la rivoluzione quantitativa, che parte da una comprensione dello spazio come costrutto geometrico-matematico. L’esempio massimo è la teoria delle località centrali di Christaller, che analizza la distribuzione nello spazio dei centri abitati: questi si distribuirebbero secondo una struttura gerarchica che si basa sulla loro capacità di offrire beni e servizi (le località centrali presentano un’offerta più alta dal pov qualitativo e quantitativo e ben distribuita). Questo approccio è funzionale alla pianificazione dello sviluppo economico, ma include nello studio solo ciò che può essere ridotto a quantità  regione funzionale  Dal rigetto di questi modelli quantitativi, dunque si passa all’emergere di un nuovo sapere critico: - Lefebvre propone un’idea di spazio relativo, plasmato dalle relazioni sociali e politiche. - Studiosi anglosassoni propongono riflessioni geografiche di impostazione marxista: Harvey indaga il rapporto fra processi di accumulazione capitalistica e trasformazioni dello spazio sociale. - Negli ultimi decenni del XX si affermano le correnti post-strutturaliste (Barthes, Derrida, Foucoult), e i Cultural studies e postcolonial studies, che mettono in discussione una serie di dicotomie che dominavano la rappresentazione geografica moderna (soggetto/oggetto, uomo/donna), portando ad una crisi della rappresentazione. I modelli alternativi allo spazio cartografico Paesaggio  Il paesaggio è un’invenzione dell’inizio dell’età moderna, mentre la mappa è una ripresa. Alcuni vi hanno visto un modello come la mappa, perché il genere pittorico si sviluppa entro i canoni della prospettiva, che pone il soggetto a distanza dall’oggetto, e dunque anche il paesaggio si basa sull’opposizione binaria fra soggetto e oggetto. Cosgrove però sostiene che nonostante la distanza fra soggetto e oggetto un pov soggettivo debba essere ricercato, e per questo rappresenta un modello alternativo alla mappa, che fa cadere l’illusione dell’oggettività della rappresentazione  Va oltre le opposizioni binarie soggetto/oggetto, natura/cultura. Perciò il paesaggio è un modello contemporaneo rispetto alla mappa: ad esso infatti sono legate politiche di cura e tutela, che puntano al benessere di chi vi vive, alla cura dell’ambiente. Questo pov soggettivo si ritrova esplicitato ne: - Il Gladiatore, film dove il paradiso viene identificato nella Val D’Orcia e il protagonista viene inquadrato in soggettiva (dalle spalle) - Tecnica analoga a quella usata da C.D. Friedrich ne Il viandante sul mare di nebbia, che parla di un orizzonte concettuale sfumato perché sta cambiando, legato alle rivoluzioni borghesi, ma soprattutto che vede la reinstallazione all’interno della rappresentazione del soggetto, che è dipinto di spalle, come un alter-ego del soggetto spettatore, che diventa un pov esplicitato e dichiarato e dunque fa cadere l’illusione dell’oggettività dell’osservazione, proprio per porre l’accento sulla soggettività della visione del mondo, aspetto fondamentale del movimento romantico (lo stesso scopo hanno altri suoi quadri: le bianche scogliere, Monaco sulla riva del mare che si perde nel paesaggio dunque ne fa parte e perde totalmente la distanza dall’oggetto).  Il termine paesaggio: - Paysage deriva da pays e dal suffisso -age, che indica una totalità, che è la totalità dell’abbraccio sul mondo da parte del soggetto - In tedesco ed inglese esistevano già dei termini che indicano un tratto di mondo (landschaft e landscape), che fra 400 e 500 assumono un secondo significato, cioè un tratto di mondo rappresentato, dunque abbracciato dallo sguardo umano, che dunque prevede sempre la relazione con la soggettività umana, un’esperienza da parte della soggettività stessa. - In italiano le prime attestazioni del termine risalgono al periodo fra 400 e 500, in Tiziano (Giorgione invece lo chiama paesetto), per indicare un nuovo modo di vedere il mondo attraverso la pittura. Il paesaggio in pittura emerge infatti nello stesso periodo e progressivamente si sovrappone alla mappa:  Trinità di Giotto (inizio 1300): esclude dalla tele la rappresentazione del mondo umano, lasciando lo sfondo a tinta unita  Madonna del Belvedere di Raffaello (fra 1400 e 1500): tratto di mondo sullo sfondo di una rappresentazione sacra  I duchi di Urbino di Piero della Francesca (fine 1400): la terra del loro Ducato sullo sfondo che ancora rappresenta il nostro modo di vedere quelle terre  Amor sacro e Amor profano di Tiziano (inizio 500): paesaggio dietro ma non è sullo sfondo, e rappresenta un’interrelazione fra le figure in primo e in secondo piano, oltre a rappresentare una componente di novità rispetto all’iconografia della Venere terrestre e celeste in primo piano  Paesaggio fluviale di Annibale Carracci (1590): il paesaggio è diventato il soggetto principale della tela. Solo 10 anni prima era giunto a Bologna Egnazio Danti, dopo la condanna a Firenze, che cambia modo di fare geografia, avvicinandosi alla corografia di Strabone (una terra da vivere e da percorrere e considerata nei singoli tratti), e questa svolta è evidente nella tavola della Bononiensis ditio, in cui unisce due modi di vedere il mondo, quello cartografico, che ritroviamo nella riproduzione modulare, e il paesaggio, come memoria di un’esperienza, e in ciò precederà i Carracci: nella tavola troviamo già la divisione triadica dello spazio, così come l’attenzione nel realizzare gli alberi. - Il paesaggio, nel senso geografico positivista (fra la metà dell’800 e la metà del 900) indica invece un tratto di mondo, l’insieme degli aspetti fisici, biologici ed antropici di un territorio (primo sign. del Garzanti), senza lo sguardo umano, dunque senza la considerazione della soggettività umana, ma non tiene conto che ogni descrizione, ogni punto di vista è già un’interpretazione.  Ad Angelo mai, G. Leopardi (1820), Idilli - Agli idilli di Teocrito si attribuisce una coscienza paesaggistica ante-litteram, e da lui Leopardi trae il nome e lo spunto per i suoi idilli, per il quale il paesaggio diventa un modello critico ai modelli delle magnifiche sorti e progressive che caratterizzano la sua età, di cui la mappa rappresenta un aspetto. - Celebra il viaggio di Colombo, colui che supera le colonne d’Ercole, viaggiando verso Occidente, come Ulisse, ma a differenza sua torna indietro. Colombo è il primo viaggiatore della modernità perché ha in mano la carta come progetto sul mondo, ed è la carta di Paolo Dal Pozzo Toscanelli, amico di Alberti e Brunelleschi che introdusse la prospettiva lineare - Sostiene però che più il mondo viene conosciuto, più si scema, si rimpicciolisca, diventa meno infinito, rispetto a come lo vede il fanciullino tramite l’immaginazione. Questo perché viene meno il limite, che prima stimolava l’immaginazione, e che dà sollievo rispetto alle pene della noia, grazie alla conoscenza offerta dalla cartografia, elemento cardine dell’età moderna, che rende tutto simile, in virtù della stessa ragione quantitativo-geometrica, tutto finito, e perciò accresce solo il senso del nulla, che per Leopardi è la noia (l’unico sollievo ad essa era l’immaginazione). Nell’orizzonte del paesaggio, al contrario, tutto è infinito, e questo infinito, questa mancanza di limiti, stimola l’immaginazione.  Dialogo di C. Colombo e di Pietro Gutierrez, Operette Morali - Il Colombo storico (che è lo stesso rappresentatoci in Ad Angelo mai) era un viaggiatore che voleva arrivare il più presto possibile, perché viaggia sulla base di una carta, che trasforma il mondo in spazio, in distanza da percorrere velocemente, carta nella quale crede come progetto sul mondo. - Colombo diventa tutto un altro viaggiatore: prova piacere nel trovarsi nell’oceano infinito di notte, mentre Gutierrez (politico che lo accompagnò nei suoi viaggi) vorrebbe arrivare alla meta, dunque vede il viaggio in funzione della meta, ed è lui a sostenere le ragioni attribuite al Colombo storico, la cui figura è rovesciata: è il Colombo dell’immaginazione di Leopardi, quello che lui avrebbe voluto, che dice che ciò che non ha ma visto né esperito non deve essere per forza uguale a ciò che ha già conosciuto, dunque sostiene che non si possa procedere per analogia  Dunque, la carta è ridotta ad una congettura speculativa, che può essere vera oppure no, e questa rappresenta una delle possibilità di sottrarsi alla noia per il Colombo delle operette, producendo così un effetto straniante: la carta, che apparentemente è la rappresentazione più oggettiva del mondo, viene ridotta a semplice speculazione, mentre il paesaggio, rappresentazione di per sé soggettiva, diventa strumento fondamentale per una decostruzione critica della rappresentazione dalla carta, che rappresenta invece le magnifiche sorti e progressive dell’età moderna.  Alexander von Humboldt (geografo critico tedesco, 700-800): - fa del paesaggio lo strumento di una strategia politica, ed è il primo a sostenere il nesso sapere-potere: la rappresentazione del mondo che contraddistingue il mondo aristocratico è quella della mappa, dunque per cambiare il dominio del mondo bisogna passare ad una diversa rappresentazione del mondo, che egli identifica nel paesaggio, che faceva parte di una cultura estetica che contraddistingueva la borghesia tedesca e tutta la borghesia europea: attraverso di esso la borghesia scopre la verticalità del mondo, la montagna e l’esotico, quelle parti del mondo non ancora sottomesse al dominio aristocratico che esprimono il potere sublime della natura. - Si riappropria del concetto di terzità, che si era distaccata dalla logica corografica depositandosi nell’arte, e questo giunge attraverso due canali, fra i quali funge la mediatrice la corografia 500esca: a) quello storico di Strabone, ripreso esplicitamente da Carl Ritter suo successore, quando si rivolge al suo destinatario, uomo morale e d’azione, riprendendo la logica Aristotelica della virtù come medietà fra due vizi, che può essere raggiunta solo attraverso la prassi b) quello artistico-estetico dei quadri di paesaggio  Per Cosgrove il paesaggio è un modo di vedere il mondo, che appartiene ad una determinata classe sociale, ed ha rappresentato uno degli strumenti fondamentali per le classi borghesi europee, per produrre una teoria spaziale che legittimasse il proprio dominio della terra (cfr. idea democratizzata dall’approccio testuale): - la rappresentazione realistica del paesaggio attraverso la prospettiva era il modo giusto di vedere il mondo, non soltanto uno dei possibili - la rappresentazione dei contadini come parte del paesaggio, come individui dedicati con passione al proprio lavoro, e non come manodopera sfruttata era funzionale a rappresentare una vita sociale armoniosa, come la voleva la classe borghese.  L’approccio testuale, che si ispira alla semiotica, interpreta i paesaggi come sistemi di segni scritti e letti da diversi attori sociali, come un insieme di valori, credenze e ideologie sia di chi li crea che di chi li interpreta, dal momento che questi possono essere sempre sovvertiti dalle diverse interpretazioni date da individui e gruppi sociali diversi, e sono aperti ad una continua reinterpretazione, per questo si è parlato di polisemia del paesaggio. Un aspetto fondamentale di questo approccio è l’intertestualità, cioè re-immaginato come assemblaggio fra soggetto e diversi oggetti, che si trovano tutti sullo stesso piano. Questa visione di luogo si avvicina ad una concezione ecologica del mondo. 2. GEOGRAFIA POLITICA La carta è alla base dello stato territoriale moderno, che si basa su: A. Spazio marcato da chiari confini B. Una sovranità: potere territorialmente definito, cioè che non ha altro potere al di sopra all’interno dei confini di quel territorio C. Popolo: fa sì che lo stato diventi nazione, che nasce dal 1789 con la rivoluzione francese, che nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino porta a formulare il principio secondo cui la sovranità appartiene al popolo. B. Nascita dello stato territoriale  Lo stato territoriale nasce fra 500 e 600, secolo cruento per le guerre di religione (“secolo di ferro”): - cominciate con l’affissione delle tesi luterane nel 1517, che poi divennero guerre civili e politiche - Segnate dalla Pace di Augusta (1555), con cui i principi possono scegliere la propria religione, secondo il principio cuius regio eius religio (la religione è quella di chi governa il territorio) - E dalla Pace di Vestfalia (1648), con la quale anche il calvinismo è considerato religione di stato Tali date, in particolare la seconda, viene considerata il punto di partenza dello stato territoriale moderno, perché prima non era la chiarezza dei confini, l’omogeneità della terra compresa fra chiari confini (concetto espresso dal termine regio), a determinare l’esercizio del potere, ma le questioni dinastiche (per questo si parla di ordine vestfaliano o post-vestfaliano), che avevano portato alla creazione di entità territoriali diverse (Sacro Romano Impero, Papato, Vescovato,…)  nasce così un modello alternativo di organizzazione socio-economica, quello dello stato: per porre fine alle guerre infatti si definiscono i confini di ciascuna regione, all’interno delle quali si stabilisce la religione da professare, a seconda di chi le governa, e anche se sarà una divisione che non avrà seguito, perché poi si punterà alla laicità dello stato, dimostra l’aspirazione all’omogeneità dello stato, che verrà realizzata da un pov spaziale del territorio, anche se non dal pov della popolazione, e darà vita all’idea di nazione nel 700.  L’emergere dello stato territoriale è tuttavia associato al parallelo consolidarsi dell’economia capitalista a livello globale, che ha fatto sì che le strategie e le reti commerciali fossero progressivamente assorbite dagli stati  Il termine territorio ha etimologicamente due derivazioni: da terra, perché nasce dalla grafia di chiari confini sulla terra, e da terror, che rimanda al potere e all’uso ad esso legato della violenza, e in virtù di questi due significati lo stato moderno è l’ambito definito dall’esercizio della pratica del potere.  Osservazioni di Schmidt:  Colui che sottolineava l’idea di divisione e ordinamento della terra insita in nòmos, definisce lo stato moderno come nuovo ordinamento territoriale basato su una definizione di confini, dunque basato su una divisione dello spazio (sebbene lui sia un filosofo politico, non un geografo)  Sostiene che il primo effetto di razionalizzazione operato dallo stato consistette nella deteologizzazione della vita pubblica e nella neutralizzazione dei contrasti sorti dalle guerre civili di religione: sebbene i confini siano dettati dalla religione, questa è dettata non dall’imperatore o dal papa ma dal sovrano del territorio stesso. Quest’idea di risolvere una guerra di religione con una soluzione spaziale è una nuova forma della laicizzazione e secolarizzazione che caratterizza l’età moderna, e che si afferma attraverso l’atlante, la rivoluzione scientifica, e infine attraverso un’idea di sovranità basata sullo spazio e sul territorio.  La nascita dello stato implica al contempo un nuovo modo di fare la guerra, quella che Schmidt definisce guerra in forma statale: una guerra che nasce dalla messa in forma attraverso la definizione dei confini, che dunque oppone la comunità interna a quel territorio ad una comunità altra esterna a quel confine, che nasce dalla minaccia all’integrità territoriale di quello stato, cioè dall’invasione di un territorio. Dunque, a portare guerra, ad avvalersi di forza o violenza sono gli stati stessi, che vengono visti come magni homines, mentre ciascun individuo interno allo stato, in virtù di un patto sociale, rinuncia alla possibilità di usare la violenza all’interno o all’esterno dello stato, ma ne ottiene una garanzia di sicurezza all’interno.  I l Leviatano di Hobbes è il primo libro di teoria dello stato. Esso riprende la figura biblica del Leviatano, un mostro con testa di serpente, per rappresentare lo stato: - le scaglie della corazza rappresentano gli esseri umani che abitano all’interno dei confini dello stato, che vanno a comporre il corpo dello stato - ha in sé il potere civile, simboleggiato dalla spada, e quello ecclesiastico, simboleggiato dalla pastorale, che sono strumenti convergenti, così come convergono verso un punto in alto le linee nella prospettiva e nella proiezione, che è il fondamento della cartografia  Il punto in alto, dunque, disvela il fondamento cartografico dello stato. - Al di sotto è rappresentata la città, privata però degli esseri umani, che ricorda come la ricostruzione cartografica preveda una riproduzione con gli esseri umani posti a distanza. C. Nascita della Nazione  L’idea della nazione come costruzione è legata al cosiddetto costruttivismo sociale (Hobsbawm, Anderson), che interpreta la nazione come una costruzione sociale e politica caratterizzata da una specifica storia legata allo sviluppo dello stato moderno e del capitalismo globale. Questa costruzione è costituita da:  contestuale declino in Europa delle concezioni religiose del mondo, che rende necessaria l’emergere di una nuova forma di continuità, di una nuova fede  l’immaginazione di un passato comune, sulla base del quale si interpreta il presente e si costruisce un futuro comune, come una catena di causa-effetto. Il medioevo cristiano, invece, non vedeva una radicale divisione fra presente e passato e non concepiva la storia come una catena di causa-effetto  controllo del territorio, attraverso l’elaborazione di nuovi meccanismi di disciplina politica: postazioni militari localizzate in maniera capillare attraverso il territorio nazionale, rete di istituzioni (scuole, poste, autorità fiscali)  garantiscono una continuità spaziale  print capitalism (Anderson): diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, codificazione delle lingue nazionali, progressiva burocratizzazione dello stato (sistema educativo pubblico nazionale, leva militare, diffusione di un apparato amministrativo), diffusione dei quotidiani che hanno dato vita ad un cerimoniale di massa  Banal nationalism (Michel Billig): piccole occasioni in cui ai cittadini viene ricordato il loro ruolo nazionale (I sulla targa, carta d’identità, stampa quotidiana che si rivolge al pubblico come membro della nazione, politici che fanno riferimento all’identità collettiva degli italiani)  La Francia diventa il primo grande stato territoriale europeo perché già dopo la guerra dei 30 anni (metà del 400) aveva realizzato una continuità territoriale, mentre la nazione nasce nel 1789 con la rivoluzione francese, e si associa progressivamente all’idea di stato fra XVII e XIX. In Italia la situazione è opposta: qui l’idea di nazione, condivisa da pochi, nasce prima dello stato territoriale, e le Guerre d’indipendenza nascono per dare un territorio a questa idea di nazione: la frase di D’Azeglio allude al fatto che quell’idea di nazione condivisa da pochi, deve diventare una condivisione di tutti, cioè il progetto nazionale deve diventare sentire popolare.  Sulla base dell’idea di nazione si afferma l’ideologia di nazionalismo, che si è storicamente manifestato in due modi a) ideologia di liberazione delle nazioni oppresse b) ideologia della supremazia di una nazione sulle altre. Il nazionalismo si afferma dunque, così come la nazione, sulla base della definizione di confini, visti come contenitori territoriali, all’interno dei quali il popolo condivide determinati valori.  Ma più che omogeneità del popolo, a livello etnico o linguistico (che si realizza sempre comunque parzialmente in stati limitati, come l’Islanda, il Giappone o le due Coree), avrebbe più senso parlare di omogeneità del territorio (cui allude Macron quando dice che Notre Dame è anche di chi non l’ha mai vista, e da Notre Dame partono tutte le strade di Francia), di omogeneità di scrittura della terra, che per la prima volta unisce la scrittura concreta sulla terra (I significato di geografia) alla scrittura razionale immaginata: alla metà del 600, per calcolare il raggio della circonferenza terrestre, viene tracciato il meridiano che passa per Parigi. Esso nasce dalla trasposizione sul concreto della scala e della prospettiva, che è frutto della ragione geometrico-quantitativa umana, e serve alla costruzione delle strade del neonato stato francese, che ne determinano la sua omogeneità e continuità. Sulla base delle strade si costruiscono gli altri luoghi omogenei tra loro e omogenei allo spazio globale del dominio dello stato. - E’ così che lo spazio metrico, cioè lo spazio definito da una ragione geometrico-quantitativa, diventa operatore capace di assicurare il controllo politico del territorio (G. Dematteis, Le metafore della terra). - Lo stato moderno centralizzato (=che fa capo ad una capitale) è la copia della carta geografica perché presenta una logica e una sintassi (=costruzione ordinata) che discendono dalla stessa struttura che ha consentito il ritratto del mondo sulla carta (F. Farinelli, La crisi della ragione cartografica).  Nel 1492, proprio grazie alla concretizzazione del modello prospettico, nasce la prima città moderna, Ferrara, quando il Duca d’Este prevede che alla preesistente Ferrara medievale se ne aggiunga una nuova, progettata da Biagio Rossetti. Egli progetta la rete delle strade a priori, indipendentemente dagli edifici e dalle case, strade che sono fondamentalmente assi ortogonali che si incrociano. Dunque, era una città costruita per esseri umani futuri, mentre al presente era una città fatta d’aria (per questo si chiama zona aria nuova oggi): il modulo lineare della strada dunque precede la civitas e la costruzione di un territorio statale, che si basa sull’estensione della scrittura concreta in linea retta. Tasso, che vive a Ferrara, sembra particolarmente legato al modello della città come civitas, come adunanza d’uomini, ma la città in cui viveva era già stata resa diversa, più moderna da Rossetti, perché precedeva la civitas stessa. La sua follia sarebbe dovuta proprio all’incapacità di accettare l’avanzata del moderno.  I boulevard, lunghi e grandi viali, caratterizzano la nuova costruzione architettonica della Parigi post- napoleonica, in Russia si chiamano invece prospettive, proprio perché nascono dalla trasposizione in concreto della prospettiva. Questi costituirebbero il collante fra la popolazione, che dunque diventa nazione. - I boulevard dell’800 sono raccontati dallo spleen di Parigi (malessere esistenziali fra la malinconia e la noia) di Baudelaire, attraverso lo sguardo del flaneur, cioè colui che vaga per la città senza una meta precisa e guarda e osserva, ed ora la flanerie è diventata uno dei modelli principali del turista moderno. Negli occhi dei poveri il nuovo caffè scintillante rappresenta la nuova Parigi dell’800, dunque la modernità e le magnifiche sorti e proggressive, l’opulenza della borghesia di metà 800, che diventa la classe dominante dalla rivoluzione francese in poi, dunque la quintessenza della nazione francese. L’incontro inatteso, a quel caffè, con gli occhi di chi non apparteneva a quella borghesia, ma che era comunque presente nella stessa nuova Parigi, determina un divario fra il poeta e la sua amata, con la quale fino a quel momento pensava di condividere intenti, pensieri e sentimenti: egli prova un senso di comunanza, mentre la donna prova un senso di fastidio, e così fra i due si frappone un’incomunicabilità che determina la fine di una storia d’amore. Ciò che determina il fastidio della donna è trovare sulla stessa sua strada chi non appartiene alla sua classe sociale, e questo è possibile grazie alla definizione di strade, di boulevard prospettici, dispositivi che creano omogeneità, e dunque creano per la prima volta la comunità nazionale. Si tratta di un progetto, che è però difficile da realizzarsi, e il suo senso di fastidio e la sua incapacità di comprendere lo dimostra. Lo sguardo del poeta è quello di una soggettività estraniata e alienata rispetto alla società moderna, che nasce proprio dai meccanismi prospettici che hanno reso il soggetto altro rispetto al mondo- oggetto. - Memorie del Sottosuolo di Dostojevskj si basa su una divisione degli umani in due categorie: a) Uomini d’azione b) Coloro che stanno nel sottosuolo: hanno uno sguardo straniante e alienato, una continua riflessione critica, che li porta a logorarsi la coscienza, senza accettare mai quello che viene detto dagli altri: il sottosuolo infatti è l’interpretazione ctonica dell’inconscio. Questo logorìo lo porta a stare male e dunque a paragonarsi ad un insetto, ma d’altra parte è attraverso di esso che esercita la propria libertà di pensiero critico rispetto alla modernità, rappresentata dalla prospettiva Nevskij, strada principale di San Pietroburgo sulla quale cammina, che egli definisce una città premeditata, cioè basata su un piano razionale che precede la civitas, ma astratta, perché la logica razionale astratta precede la rappresentazione concreta del mondo - Ritroviamo lo stesso sguardo straniante in Solo et pensoso di Petrarca, ma il suo Canzoniere riflette non tanto la città quanto il fuori-città, il paesaggio e una coscienza paesaggistica ante-litteram, anticipandola rispetto alla sua affermazione nell’800. c) permette la soppressione della natura geografica e locale del pov del soggetto L’identità invece sulla base dei concetti elaborati da Foucault emerge attraverso la differenza ed è sempre parziale e plurima, e non è il risultato di un processo di negoziazione, ma è il processo stesso. La geopolitica  La geografia politica analizza i rapporti fra politica e spazialità, e lo stato moderno territoriale mostra come i due elementi siano strettamente collegati. La geopolitica invece è un termine coniato nel 1899 dal politologo svedese Rudolf Kjellén per indicare l’applicazione delle idee dei geografi politici alle considerazioni strategiche degli stati, è dunque asservita agli interessi degli stati, che se ne servono per presentare un determinato ordine del mondo come naturale e per giustificare gli interventi volti a stabilirlo. La geopolitica infatti nasce come funzionale agli imperialismi di inizio 900, quello marittimo inglese e quello territoriale tedesco, e per questo dopo il 1945 e dopo il vulnus lasciato dal nazismo tedesco non se ne parla più, ma solo in forma critica, con l’obbiettivo di decostruirne le teorie. Il suo successo è dovuto sia al suo legame con il contesto storico, che alla sua capacità di semplificare un sistema di relazioni molto più complesso, come una trascrizione geografica di proiezioni imperiali.  Implica una prospettiva, una previsione, una progettualità sul futuro ordine del mondo, implicita nell’idea di scenario politico, così come anche l’Atlante, che rappresentava anche ciò che ancora non si conosceva. Si tratta però sempre di narrazioni, quindi di possibili interpretazioni dell’ordine del mondo, decostruite dalla geopolitica critica, sebbene Mackinder parlando di luoghi naturali del potere sembri dargli una connotazione universale.  Un concetto fondante della geopolitica è sempre lo spazio, e infatti uno dei suoi fondamenti è lo stato come forma di vita di Kjellèn (1916), che riprende il concetto di spazio vitale di cui aveva parlato Friedrich Ratzel: è lo spazio di cui lo stato ha bisogno per sopravvivere, come fosse un organismo vivo, per il quale gli stati danno vita ad una lotta di sopravvivenza.  L’idea dello spazio vitale viene rielaborata dagli strateghi del terzo reich e sarà volta a esaltare la nazione e l’imperialismo, andrà a influenzare la Geopolitik tedesca, e in particolare Haushofer, il quale sostiene che:  per sopravvivere lo stato tedesco debba riottenere il suo spazio vitale, in primis riappropriandosi dei confini orientali, dando così vita ad una Grande Germania. La sua riflessione è funzionale al ripensamento dei trattati di Versailles, e a stimolare l’opinione pubblica a pensare di nuovo la Germania come una grande nazione. Gli stessi concetti di spazio e vita tornano nel discorso alla nazione di Putin, il quale sostiene di aver avviato un’operazione militare speciale per riappropriarsi dello spazio vitale della Russia, fondamentale per la vita dello stato, opposta alla morte. Zelenksij invece al concetto di vita oppone quello di schiavitù, vista come la sottomissione alla Russia.  Come Mackinder immagina poi che il mondo sia diviso in panregioni: - Pan America: dominata dagli USA - Eurafrika: la Germania dovrebbe assumere il ruolo di leader - Pan Russia: delimitata dalla linea tracciata dal Patto di Non-Aggressione - Pan Asia: dominata dal Giappone, alleato della Germania  Halford Mackinder (fine 900), elaborando la nozione di geographical science of power non utilizza ancora il termine di geopolitica, ma mette a punto delle nuove teorie geopolitiche finalizzate all’imperialismo britannico.  Per esempio, sostiene che l’impero britannico debba apprendere una coscienza imperialistica, cioè pensare ad un ordine del mondo sulla base di una divisione in grandi regioni dominate da una grande potenza  Queste sono dette panregioni, un concetto già espresso da Ratzel, che semplificano ulteriormente l’ordine del mondo rispetto alla carta, così come aveva fatto il principio cuius regio eius religio e il termine nòmos nel suo primo significato (ordine del mondo, fatto di suddivisioni e partizioni chiare). Queste corrispondono a sfere di influenza delle potenze imperiali, delineate nel planisfero chiamato I luoghi naturali del potere, e all’interno di queste individua una pivot area, il cuore della terra, composta dall’Eurasia (parte dell’Europa Orientale e l’Asia), perché grazie al suo collegamento tramite le ferrovie, se venisse conquistata da un imperialismo di terra, costituirebbe una grande potenza. Quest’area dunque rappresenta la minaccia più grande, soprattutto per la possibile alleanza con la Germania, e nella sua opera successiva la definirà World Island. Le altre aree sono la inner or marginal crescent (mezzaluna interna o marginale), la outer or insular crescent (mezzaluna esterna o insulare) Quest’idea influenza i trattati di Versailles: si decide di creare stati cuscinetto nell’Europa Orientale, cioè la Polonia e la Cecoslovacchia, per evitare un’espansione territoriale tedesca in quest’area. Allo stesso modo il fatto che l’Ucraina, per i legami che stava cominciando a instaurare con l’Occidente (la richiesta di entrare nella NATO), non potesse più costituire uno stato cuscinetto per Putin, l’ha spinto a violarne la sovranità territoriale N.B: La sua visione risulta semplicistica perché ignora l’emergere di altre potenze rivali fuori dall’Europa, quale gli USA, ma come quella di Haushofer è importante perché organizza lo spazio mondiale all’interno di una determinata gerarchia, cancellando così le diversità dei luoghi.  Dopo la seconda guerra mondiale, i trattati di Jena vedono la vittoria del principio del contenimento dell’URSS, dunque dell’alleanza USA-GB contro il nemico URSS e il comunismo, con lo scopo da parte della GB di mantenere il suo impero, possibile solo attraverso un’alleanza con l’USA. Si crea così il mondo bipolare: diviso in due grandi sfere di influenza, in due ideologie (liberalismo e comunismo), espresso dall’us and them dei Pink Floyd, e che era parte ancora dell’idea di Erodoto sulle guerre persiane, dunque ancora legato alla logica binaria che ordina il mondo. Non si trattava però dell’unico ordine possibile: Taylor, ad esempio, individua 5 possibili scenari 1. Alleanza fra le tre potenze 2. Suddivisione del mondo fra le tre potenze in sfere di influenza 3. Alleanza antimperialista fra americani e sovietici per opporsi alla Gran Bretagna 4. Alleanza anti-egemonica fra le due potenze più deboli VS USA 5. Alleanza anticomunista USA-GB VS URSS per un principio di affinità ideologica  Invece, l’URSS ha reagito alla politica della contrapposizione portata avanti dagli USA. Altri studiosi invece, fra cui George Kennan, ritenevano che il bisogno di espandersi facesse parte dello spirito sovietico e del colosso euroasiatico, riagganciandosi a Mackinder e all’idea di un’essenza russa, del mondo come mosaico di stati nazionali, ciascuno con un’essenza, ed è questo il presupposto su cui si fonda la guerra fredda. Kennan verrà infatti chiamato a Washington per far parte del National Security Agency, e l’idea di un mondo come mosaico di stati diverrà fondamentale: - prima con il discorso di Churchill, con il quale annuncia che una cortina di ferro sta calando nel cuore dell’Europa, volendo impedire un’alleanza USA-URSS - poi nel 1947, quando, per convincere il congresso statunitense a fornire aiuti alla Grecia per combattere la guerriglia comunista, enuncia la cosiddetta dottrina Truman, nella quale utilizza la guerra civile in Grecia per annunciare l’inizio di una battaglia universale tra libertà e totalitarismo, con un salto retorico tra locale ed universale, che sta alla base della guerra fredda. La retorica che supporta questa affermazione si basa sull’idea del dominio e dell’infezione, che vede il comunismo come una malattia che attacca il corpo-mondo.  Dopo la fine della guerra fredda, a partire dalla fine degli anni 80, la disintegrazione del blocco sovietico provoca una crisi delle narrazioni geopolitiche dominanti e si rende necessaria quindi una nuova immaginazione geopolitica. Ci sono state due teorie geopolitiche: a) Vincente è l’ideologia liberale democratica occidentale, perdente è l’URSS che si dissolve: Francis Fukuyama, consigliere per la politica estera di Reagan e Bush senior, sostiene che la storia sia una battaglia sequenziale, e che nel 1989 si sia giunti alla fine della storia, cioè allo stadio finale dell’evoluzione umana, che consiste nel trionfo dell’Occidente, e nell’assenza totale di qualsiasi alternativa al liberismo occidentale, presentando così le democrazie capitaliste come l’avanguardia della civilizzazione b) Una volta venuta meno l’URSS, l’ordine mondiale si è dissolto e si è creato il disordine perché lo scenario non è più divisibile in panregioni: lo scenario globale, secondo ciò che espone Samuel Huntington in The Clash of Civilisations, è caratterizzato dallo scontro fra blocchi culturali, fra sette o otto maggiori civiltà, fra le quali domina quella Occidentale. L’11 settembre ha alimentato la teoria di uno scontro fra civiltà, e ha riproposto una visione dicotomica fra Occidentale liberale e mondo islamico arretrato, che asseconda in realtà il progetto imperiale occidentale di dominio sul mondo. Alcuni eventi tuttavia hanno messo in crisi la visione di un Occidente coeso negli ultimi anni, ad es: - La Brexit - l’emergere di nuove potenze oltre agli USA - l’ascesa dei populismi e di nuovi nazionalismi nell’UE, che sono legati all’acuirsi di tensioni razziste e sessiste, spesso essi stessi il risultato della politica economica e dei progetti geopolitici degli stati stessi, che hanno portato alla fuga dei rifugiati dai paesi in guerra, al deterioramento del clima, ad una crescente disuguaglianza sociale ed economica interna. c) Teoria dei rockstates, cioè di quegli stati che sostengono il terrorismo internazionale, creano armi di distruzione di massa, o costituiscono un pericolo per l’occidente, quali Libia, Iraq, Iran, Corea del Nord. La guerra di Bush contro l’Iraq è motivata sulla base di questa teoria. Secondo Litwak, si tratta di una teoria prodotta dalla retorica geopolitica americana, e in realtà questi stati sono relativamente isolati, e non possono cambiare il sistema. Inoltre, tale teoria rappresenta questi stati come persone singole, e ne cancella le componenti culturali, etniche, ideologiche e religiose. La biopolitica  L’invenzione del termine si deve a Rudolf Kjellen, per descrivere la componente biologica relativa all’essenza dello stato come organismo, ma il concetto viene ripreso da Foucault, per descrivere il processo attraverso il quale la vita biologica comincia ad essere inclusa nei meccanismi di potere statuale  Roberto Esposito mette in relazione il termine con il positivismo scientifico del XIX secolo e con le teorie evoluzioniste e darwiniane legate alle teorie razziali e quindi ai programmi politici di contenimento e sterminio, che si basano su un’idea di presunta normalità, sulla base della quale i governi esercitano un’azione sulla vita delle persone, con l’obbiettivo di estirpare tutto ciò che non è normale. La sconfitta nel nazionalsocialismo però, non determina l’esclusione della biopolitica dalle pratiche di governo, anzi dagli anni 60 si assiste ad un nuovo orizzonte biopolitico, un indirizzo neo-positivista, che si basa sempre su una relazione gerarchica fra natura e società, e che si presenta in due forme, quella di stampo ecologico, che interpreta il funzionamento dei processi politici come diretto dai principi della natura, e quella legata ai processi di sviluppo ed espansione produttivista, che ritiene l’azione politica in grado di modificare la natura.  La biopolitica è strettamente legata al potere sovrano perché come il sovrano decide il limite ed il contenuto dello spazio geografico, in modo da far coincidere stato territoriale e nazione, da uno spazio di eccezione, cioè in uno spazio che è sia dentro che fuori l’ordinamento giuridico, così la biopolitica prende forma in questo spazio, che rappresenta il punto di incontro fra struttura generale della norma e la dimensione individuale. Questo stato di eccezione trova la sua espressione più potente quando si spazializza, come accade con il campo di concentramento, in cui, secondo Agamben, la vita dei singoli è totalmente subordinata al potere sovrano, dunque il controllo biopolitico sui corpi risulta evidente.  In realtà biopolitica e geopolitica sono espressioni dello stesso funzionamento moderno del potere: le guerre nascono da progetti geopolitici, ma implicano sempre conseguenze socio-spaziali, quali i fenomeni migratori e i campi di detenzione. Inoltre, dopo la Guerra Fredda, si è affermata quella che viene definita una geopolitica dell’esclusione, che aumenta il senso di coesione all’interno di un gruppo sociale, attraverso continui appelli al senso di appartenenza alla nazione, ma anche all’evocazione ad una famiglia tradizionale. Geografie della mobilità  Il mobility turn (anni 90) in geografia ha applicato un approccio teorico alle principali forme di mobilità, come le migrazioni e il turismo, per porre l’accento sulla produzione dinamica di spazi e luoghi, invece che sulla loro staticità, insita nella natura statica dei modelli di rappresentazione di quei luoghi, cioè delle carte e degli atlanti. Il movimento è legato alla concreta esperienza del mondo, possibile attraverso il corpo, e di conseguenza si basa su una soggettività non astratta ma corporea, che plasma un mondo che diventa contesto, non più oggetto, che dunque va oltre la logica di tipo binario soggetto/oggetto.  Per Cresswell mobilità è un “groviglio (entanglement) di movimento, rappresentazione e pratica”. - Le retoriche populiste si sono spesso fondate sull’idea di immunità e sulla paura del contagio da parte di chi è al di là del confine, dinamica che è venuta meno con la pandemia (il virus contagia tutti i corpi mobili a prescindere dai confini, dunque il concetto di contagio si è slegato da quello dei confini), con la quale non a caso le questioni migratorie hanno avuto meno rilievo e le retoriche populiste hanno perso il solito appeal. - Di conseguenza la muraglia diventa concretizzazione, geo-scrittura, di quella che era solo astrazione concettuale, una costruzione di un confine, non la sua fortificazione. Geografia del viaggio e del turismo  Dagli anni 2000, c’è stata una vera e propria proliferazione di studi turistici, che si può articolare in due filoni: a) anglosassone: si occupa di marketing turistico b) prospettiva sociologica, geografica, storica, antropologica: si concentra sul rapporto fra turismo e società, identità, e luogo. In particolare, il rapporto fra spazio e turismo si articola in 3 coordinate: - turismo come movimento fra spazi - il desiderio di fare turismo nasce dalla conoscenza di una mappa che è progetto sul mondo - i modelli che la pianificazione turistica tende a seguire nella produzione di spazi  Il turismo nasce fra l’alta borghesia 800esca come strumento di appropriazione del mondo. Il primo turista ante-litteram può essere considerato Alexander Von Humboldt, che unisce l’approccio indagativo al piacere di scoprire. - Questo modello comportamentale verrà portato avanti dagli esploratori europei nella fase del colonialismo e dell’imperialismo come strumento di legittimazione del proprio dominio militare su gran parte del pianeta - Altra figura che nasce in quel periodo è quella del flaneur, precursore del turista che vive la città attraversandola da ospite osservatore, e che cerca di coglierne l’essenza - Questo interesse per una cultura altra emerge anche dal sempre maggiore interesse per le esposizioni universali  La costituzione e il consolidamento degli stati-nazione europei contribuiscono alla massificazione del turismo: quello domestico diventa un modo per riconoscere selettivamente alcuni simboli chiave dell’identità nazionale, mentre quello internazionale diventa una pratica di auto-identificazione individuale e collettiva. La sempre maggiore facilità negli spostamenti, dovuta anche alla nascita di compagnie aeree low cost, crea sempre nuove mete turistiche per il mercato globale.  Oggi il turismo culturale è segnato da due approcci: a) patrimonialista: predilige la visita di forme di capitale culturale catalogabile ed ha una forte propensione per l’osservazione, accompagnata da un senso di nostalgia per il passato, ma è anche legato alla fruizione del patrimonio naturale. In questo caso, l’esperienza turistica risulta particolarmente associata all’habitus come accumulazione di capitale sociale, culturale, economico e simbolico, che contribuisca ad un certo livello di distinzione b) ricerca del piacere e del ristoro  Il turismo plasma e ridefinisce spazi (basti pensare alla geografia delle coste del Mediterraneo, dipendente dalle masse turistiche estive) e luoghi, che sono investiti di significati e aspettative, dunque è necessario saperne cogliere l’impatto sul territorio, a prescindere da come l’offerta venga presentata. A questo proposito, va tenuto presente il nesso fra clima e turismo, che è stato portato alla luce alla seconda conferenza per i cambiamenti climatici nel 2007, durante la quale: - sono state identificate alcune regioni sensibili alla vulnerabilità climatica: Europa O, Europa alpina, Mediterraneo N e E, Messico e Caribi, … - Sono stati definiti due ambiti per la mitigazione del turismo rispetto ai cambiamenti climatici: A. settore dei trasporti: dipende da alcune variabili quali il prezzo del carburante e la disponibilità dei turisti a pagare misure di compensazione climatica B. settore dell’adattamento: riguarda il turismo nel suo complesso, e si pone come obbiettivo quello di includere le comunità locali nel processo di decision making, forme di empowerment femminile, di promuovere e proteggere le risorse naturali. Il raggiungimento di questi obbiettivi risulta particolarmente difficile per i paesi ad economia meno sviluppata, che puntano sul turismo di massa come risorsa fondamentale.  Il turismo definisce e plasma spazi sulla base della misura della domanda, e della capacità di carico dello spazio stesso. In particolare, s’identificano 3 potenziali capacità di carico: 1. disponibilità di spazio vera e propria 2. congestione dovuta al traffico e alla presenza di tipologie turistiche diverse e in conflitto (presenza di ciclisti, escursionisti, persone a cavallo in un parco) 3. aspetti psicologici: percezione di affollamento Alla capacità di carico, deve aggiungersi la considerazione della qualità della vita dei residenti e l’impatto che il turismo ha su di essa. Geografie dell’ambiente e dello sviluppo La nascita della critica socio-ambientale in geografia  Fino agli anni 60 era prevalsa una concezione della natura intesa come unità distinta e contrapposta all’agire umano:  Il determinismo geografico ha evidenziato il ruolo della natura nel condizionare le società umane e dunque ha giustificato e legittimato concettualizzazioni di supremazia raziale  La prima critica al determinismo geografico si deve a Paul Vidal De La Blache, che ha evidenziato invece il ruolo dei processi storico-sociali nelle riconfigurazioni della natura. Allo stesso modo Lucio Gambi in ambito italiano studiando le bonifiche del delta del Po sottolinea come i processi storici influenzino l’ambiente.  Negli anni 50 si verifica una grande accelerazione nelle trasformazioni dell’ambiente attraverso l’interazione fra controllo politico e progresso scientifico e tecnologico: nazionalizzazione del Canale di Suez, 1956; estrazione e distribuzione del petrolio in Iran, Iraq, Arabia Saudita; intensificazione dei processi di produzione agricola su larga scala  nascita di movimenti ambientalisti e operaisti che rafforzano il dibattito sulla relazione società-ambiente, che porta alla concezione dell’ecologia come disciplina anticapitalista (Caldwell, 1972)  L’ONU nel 1972 formalizza un primo dibattito istituzionale sul rapporto ambiente e sviluppo in una conferenza a Stoccolma, considerata la prima forma di international enviromental politics: per la prima volta la disparità globale nel rapporto ambiente-sviluppo e le contraddizioni fra crescita capitalistica e conservazione ambientale divengono oggetto di dibattito politico  si delinea un processo di politicizzazione dell’ambiente, che pone l’interesse sui processi di deforestazione e desertificazione spinti dai principi di accumulazione capitalista, che sono in conflitto con le pratiche e le necessità delle comunità locali, che porta alla nascita dell’Ecologia politica, una prospettiva che emerge all’interno delle scienze sociali d’ispirazione marxista (fine anni 70-inizio 80) come critica ai processi di accumulazione capitalistica in relazione a dinamiche di accesso alle risorse e ai meccanismi di dominazione socio- ambientale.  David Harvey mette in discussione l’idea di natura come elemento esterno all’influenza delle società umane  E’ una prospettiva poi consolidata da Neil Smith, secondo il quale società e natura si influenzano e trasformano continuamente, dunque per comprendere l’influenza del capitalismo sugli equilibri socio- ambientali è necessario storicizzare le relazioni tra società e natura e superare la concezione dualistica natura/cultura. Il concetto di sviluppo in geografia Concetto che nel corso del XX secolo si lega a quello di ambiente e porta all’emergere di una riflessione critica negli ultimi decenni. Lo sviluppo può essere inteso come naturale evoluzione della società, dunque progressivo affrancamento dei limiti imposti dalla natura, oppure come trasformazioni socioeconomiche. Sono emersi vari paradigmi interpretativi raggruppabili in 4 gruppi, di cui l’ultimo non mainstream: 1. modernista (anni 50): ripone un’incondizionata fiducia nell’industrializzazione e nell’innovazione tecnologica, e considera il sottosviluppo come un circolo vizioso da cui uscire con un’acritica imitazione dei paesi già sviluppati. Istituzionalizzato con il discorso di Truman alla Casa Bianca nel 1949 (sottolinea squilibri fra i paesi e la necessità di eliminarli) 2. Teoria della dipendenza (anni 60, formulata dal sociologo tedesco Andre Gunder Frank): il sottosviluppo non è una condizione naturale, ma è legato agli effetti della colonizzazione, e la corsa all’industrializzazione non è la soluzione migliore, perché apre la strada a nuove forme di dipendenza economica. Es: l’industrializzazione dell’America latina non è supportata da una classe media che consumi 3. Teorie economiche neo-classiche (anni 80 e 90): di stampo neoliberista, propongono il rafforzamento del libero mercato  porta alla teorizzazione del Post-sviluppo: concetto che nasce negli anni 80, ma si concretizza nei 90, quando lo sviluppo sostenibile comincia ad essere assorbito nell’ottica neo-liberista  come il post-moderno rifiuta alcuni aspetti del modernismo, così il post-sviluppo ne rifiuta alcuni dello sviluppo, come l’idea, che deriva dell’eredità della colonializzazione (per questo si dice che è stato influenzato da alcuni studi post-coloniali), che lo sviluppo debba favorire una specifica élite sociale, sulla base di una suddivisione fra una natura non pensante che comprendeva anche i colonizzati, quali soggetti non giuridici e meri oggetti coloniali, ed una pensante, da cui è derivato anche il nefasto dualismo sviluppato/sottosviluppato.  Di conseguenza, sostiene l’importanza di definire dei planetary boundaries, all’interno dei quali ricostruire il sistema economico senza le privazioni della fame e della povertà, ma anche senza la distruzione degli ecosistemi e dei ritmi biologici.  Inoltre, valorizza le pratiche legate alle tradizioni locali e assegna un ruolo chiave ai leader comunitari, che possono innescare movimenti dal basso che difendano tali tradizioni, un esempio è il Piano nazionale per il Buen vivir messo in atto in Ecuador tra 2009-2013, che punta ad incorporare il diritto all’alimentazione, ad un ambiente sano, all’acqua, all’educazione, ad un’abitazione adeguata. D’altra parte, è stato spesso critica per la sua incapacità di andare oltre la riflessione teorica. 4. Modernizzazione ecologica (anni 80, come critica ai precedenti): ambisce a coniugare crescita economica e preservazione dell’ambiente, a sostenere un maggior ruolo del settore privato e del mercato in questo   Nasce il concetto di Ecologia, che è stato coniato negli ultimi due decenni del 900, ma divenne un concetto chiave nel 2000 e ha la stessa etimologia di ecumene  Antropocene: coniato da Crutzen e Stoermer alla fine degli anni 90 per indicare una nuova era geologica, in cui l’essere umano è diventato una presenza talmente invasiva sulla terra, da provocare cambiamenti degli equilibri dell’ecosistema della terra, un processo che si è accelerato dagli anni 50. Mette così in discussione quel binomio cultura-natura che si era venuto a creare: a) Si considera l’essere umano non come altro rispetto alla natura, ma come una vera e propria forza naturale, dunque l’uomo diventa una forza che agisce sugli ecosistemi, ma lo stesso ambiente si rivolta contro di esso con le catastrofi naturali, dunque i due elementi si avvicinano perché gli vengono attribuite le stesse reazioni. b) Inoltre parlando di cambiamenti fonda sul dinamismo la relazione fra esseri umani e il mondo, e perciò è un concetto postmoderno.  Capitalocene: studiosi nel campo dell’ecologia politica come Jason Moore sostengono che abbia più senso far riferimento al capitalismo come creazione umana piuttosto che all’uomo in sé, in modo da non nascondere le ragioni politiche ed economiche che hanno causato la modificazione della superficie e costituzione geologica della terra, cioè della geografia come scrittura invasiva della terra  Emerge un nuovo quadro politico-istituzionale di tipo transnazionale sulla questione del rapporto fra ambiente e società= governance globale, che mette al centro la questione dell’ambiente e distingue lo sviluppo dalla crescita, inteso come miglioramento qualitativo del tenore di vita delle popolazioni (istruzione, condizioni sanitarie, equità di genere)  L’ONU (fine anni 80) crea la World commission on Environment and Development, che pubblica il Rapporto Brundtland (Our common future), il quale definisce lo sviluppo globale sostenibile  L’organizzazione sociale della differenza sessuale è una questione di spazialità (cfr. Lizabeta da Messina), ed è legata alla bio-politica, cioè alla presa sul corpo della politica, quella che Foucault chiama fisica del potere, e alla micro-fisica del potere, cioè una dimensione capillare del potere che investe le geografie e gli spazi del quotidiano, senza bisogno che lo stato imponga il suo potere dall’alto, perché i cittadini si autodisciplinano e autosorvegliano. Il potere di cui parla Foucault è particolarmente discreto perché è difficile da scorgere, ma anche indiscreto perché entra nei nostri spazi privati senza che noi ce ne accorgiamo, è quello che lui definisce il potere della società disciplinare, dove l’ordine sociale passa attraverso una divisione fra spazi e una messa in ordine dei corpi in quegli spazi, dai quali alcuni vengono esclusi, altri inclusi, attraverso la costituzione di quadri viventi che trasformano le moltitudini confuse in molteplicità ordinate (M.F, Sorvegliare e punire). Questo potere disciplinare ha imposto la sessualità come dispositivo politico (quando dovrebbe riguardare la dimensione privata), cioè come discorso, che è la costruzione culturale di un sapere, norme, valori, pov, significati da parte del potere. - Alla donna è attribuito il privato, la dimensione ctonica e verticale della terra, all’uomo il pubblico e la dimensione orizzontale. La distinzione fra pubblico e privato è raccontata dalla fiction americana happy days che racconta della società americana degli anni ‘50: la maggior parte delle inquadrature riservate alla donna è all’interno della casa. Questa opposizione ne implica altre più profonde, in primis quella fra produzione e consumo, dunque fra indipendenza e dipendenza. La fiction degli anni 90 Sex and the city vede un’apertura alle donne degli spazi pubblici, ma sempre quelli dedicati allo shopping, quindi non alla produttività ma al consumo. Inoltre, le protagoniste sono sempre donne bianche, benestanti e eterosessuali, dunque, occupano il polo dominante delle categorie sociali (che sono un’intersezione di varie componenti: l’etnia, la posizione sociale ed economica) e occupano gli spazi della città in virtù di questa loro posizione. - Fra i discorsi sulla sessualità vi è anche l’eteronormalità dello spazio pubblico, che oggi le geografie di genere, femministe e queer contrastano, così come i binarismi di genere: gli spazi pubblici sarebbero costruiti sulla sola eterosessualità come sessualità della norma, e perciò convenzionalmente escludono altre forme di sessualità. Basti pensare alle manifestazioni pubbliche dei matrimoni, all’erotismo delle pubblicità. - All’interno di questo dispositivo politico, la prostituzione risulta un elemento perturbatore, perché sconvolge la dicotomia fra spazio privato e pubblico, portando la sessualità, che dovrebbe serre relegata a quello privato, nel pubblico, di conseguenza questo fenomeno viene catalogato come anomalia, come disordine, come altro, rispetto al quale si staglia la moralità dei cittadini, e viene relegato in aree ben limitate e periferiche della città. - Inoltre, le differenze nelle pratiche sessuali, vengono spesso usate per segnare i confini rispetto a nazioni straniere, ed un esempio è rappresentato dalla presentazione dei costumi sessuali orientali come primitivi, lascivi e animaleschi, durante il periodo coloniale - I semafori con donne stilizzate attraverso la gonna a Mumbai ricordano di un diritto alla fruizione di alcuni spazi della città indirizzato alla sola componente maschile: alludono alla pericolosità di quegli spazi per la componente femminile. Allo stesso modo i semafori con stilizzazione di coppie omosessuali alludono alla fruizione prettamente eterosessuali degli spazi della città. La stilizzazione tramite gonna è necessaria per esprimere un messaggio, e acquisisce valore in virtù della sua opposizione ad una figura maschile. Corpo della donna e nazione Nell’immaginario nazionalista, è la donna ad incorporare gli ideali di bellezza e virtù, libertà e giustizia, ed è il suo corpo a simboleggiarla, mentre l’uomo la costituisce in modo metonimico (Sharp), ed è parte dell’azione della nazione. Questo legame simbolico risulta evidente da: - Politiche nataliste: il corpo della donna diventa simbolo dell’accrescimento della nazione - Violenze e stupri di guerra (guerra civile in Bosnia-Erzegovina) - I corpi delle donne straniere, al contrario, vengono visti o come minaccia alla purezza della nazione, oppure come vettore di potenziale invasione demografica - Delacroix, La libertà che guida il popolo: la donna (il corpo di Marianna di Francia) rappresenta il valore della libertà per la nazione Lo stesso autore che si serve del corpo della donna per esprimere un valore della nazione, se ne serve anche per contribuire ad una costruzione culturale Geografie postcoloniali  Articolo di Ezio Mauro sulla crisi ucraina: a) Sembrava che con il post-moderno la questione del territorio dello stato e dei suoi confini, legata ad una concezione moderna di geografia, quella nata nella seconda globalizzazione assieme alla nascita dell’Atlante, fossero superate, e che la guerra non fosse più legata allo stato territoriale, ma potesse presentarsi come guerra informatica, come terrorismo internazionale. La crisi ucraina mostra il contrario: la questione del territorio come fondamento dello stato è una questione tutta legata al moderno e all'invenzione dell'atlante e della carta geografica. b) Parla del concetto del fronte dell’est e di confine orientale dell’Europa, dunque del concetto di Oriente, che è una costruzione culturale in opposizione all’Ovest. La definizione del confine fra Est ed Ovest Europa è sempre stata una questione non ben definita, che in realtà dipende dalle diverse costruzioni culturali, dunque per definizione dipende da un contesto. L’Europa è una penisola che talvolta si stacca, talvolta rimane attaccata al continente asiatico, dunque nel corso delle epoche i confini fra i due continenti variano.  Per l’ecumene medievale il confine era il Donn, che si ricongiungeva al Mediterraneo e al Nilo, che fungeva da confine fra Africa ed Asia  nell’800 si afferma l’idea che i Monti Urali costituiscano il confine, anche senza che ci siano differenze socio-culturali, perché questi seguono la linea di un meridiano.  Oggi il confine del mondo orientale comprende anche la Crimea, quindi è più ad Ovest.  E’ Erodoto a costruire l’opposizione fra Grecia ed Asia abitata dai barbari, dal momento in cui Serse passa lo stretto di Dardanelli per invadere la Grecia, dando vita all’opposizione fra Europa ed Asia. La storia d’amore fra Leandro ed Ero è stata interpretata come il ponte fra le due braccia di costa, quella del Chersoneso con Sesto, e quella della Troade con Abido, fra i quali vi era l’Ellesponto. La fine tragica della storia è imputata alle guerre Persiane, con le quali l’Ellesponto diventa confine, e l’Asia minore che prima era raccordo culturale fra Asia ed Europa, ora diventa terra del nemico, sulla base di un racconto che nasce da una logica binaria, e su questa logica binaria crea la propria identità  La cultura occidentale ha pensato fin dai primi filosofi con opposizioni binarie perché essa stessa nasce da un’opposizione binaria. Said e la critica all’orientalismo  Karl Jaspers (metà 900) racconta di come l’idea stessa di Occidente parli della ragione occidentale basata su binarismi. Gli stessi termini vengono usati da E. Said, studioso palestinese, che parla della costruzione dell’Oriente da parte dell’occidente dal pov di un’orientale, nel suo libro Orientalismo, che fa parte del filone degli studi post-coloniali: anche per lui è una costruzione culturale: l’Oriente è un discorso, cioè un insieme di storia, tradizioni di pensiero, immagini, linguaggi, che si rispecchia con l’Occidente, così che le due idee si sostengono vicendevolmente. Si tratta però sempre di due idee poste in una gerarchia fra di loro, dove i due poli sono in relazione ma non sullo stesso piano. La geografia per lui è immaginativa, cioè si basa su un’immagine, che è una costruzione.  Esempi della costruzione dell’Oriente  nell’arte e nella letteratura è insita un’immaginazione geopolitica  decostruzione dell’alterità dell’Oriente costruita per giustificare il progetto coloniale - Jean- Léon Gerome, l’incantatore di serpenti: racconta di un Oriente favoloso, esotico, superstizioso - Delacroix, Donne di Algeri (legato alla cultura orientale)  Oriente legato alla figura della donna e alle sue mollezze se non ad identità fanciullesche e alla loro irrazionalità, che si oppone dunque ad un occidente maschile, razionale, affidabile e positivista - Flaubert, Salammbo (1862), cap. IV  popolo cartaginese descritto in atteggiamenti degradanti: supplici, donne sottomesse, uomini derubati N.B: Gli studi post-coloniali prevedono un approccio alla geografia che comprende tutte le scienze umane e sociali: sociologia e letteratura comparata. Studi di genere e postcoloniali  Il termine post-coloniale è stato utilizzato dagli storici dopo la IIGM con significato cronologico, per indicare il periodo di post-indipendenza. A partire dagli anni 70 del 900 tuttavia, comincia ad essere utilizzato dalla critica letteraria per indicare gli effetti della colonizzazione sulla cultura, e il prefisso post-, come sottolinea Rahola, acquisisce così anche un significato epistemologico. Protagonisti di queste riflessioni sono studiosi che sono nati in paesi che sono stati soggetti ad un processo di decolonizzazione, che fanno sì che lo studio della geografia si arricchisca di una othering=costruzione dell’alterità  legato al concetto di differenza come molteplicità di punti di vista, ciascuno dei quali non ha più o meno valore degli altri, che non sono posti quindi in ordine gerarchico: la differenza dunque, così come negli studi femministi e di genere, non nasce più da un’opposizione binaria, dove uno dei due poli ha più valore di un altro, ma da una molteplicità di punti diversi, tutti posti sullo stesso piano. Gayatri Spivak infatti contribuisce sia agli studi postcoloniali che a quelli di genere: subaltern= riprende il concetto di Gramsci, ma in Can the subaltern speak lega questo concetto alla relazione colonizzatore-colonizzato, identificandolo con il colonizzato, e mettendo in rilievo il fatto che il subalterno in realtà è la donna del terzo mondo, discriminata lungo due assi della differenza, quello del genere e del colonialismo. Contribuisce così a formare l’idea dell’identità come intersezionale, concetto chiave sia degli studi di genere che coloniali, in quanto nasce dall’intersezione di più assi della differenza: genere, etnia, provenienza, che sono tutte costruzioni sociali  filone di subaltern studies: Dipesh Chakrabarty, provincializzare l’Europa tratta dell’Europa costruita come una serie di forme schematiche e stereotipiche, che non è stata ancora provincializzata come è accaduto con l’Europa fisica dopo la IIGM, con l’emergere della potenza statunitense. Una forma schematica e stereotipica è quella del planisfero, che pone l’Europa al centro del mondo, sulla base di un eurocentrismo culturale, che lo studioso vuole decostruire, ma che è stato alla base del suo colonialismo politico ed epistemico. Non significa ripudiare o abbandonare il pensiero europeo, perché questi studiosi si nutrono della cultura europea del 900 (marxismo, Derrida, strutturalismo, Gramsci), ma rinnovarlo dai margini e per i margini non europei, dove il colonizzatore europeo ha costruito un’alterità. Il pensiero europeo non rinnovato risulta infatti inadeguato a comprendere la pluralità e la differenza di quei margini, dove la differenza va intesa come pluralità senza gerarchia: ogni studioso postcoloniale, spiega infatti Chack, ha parlato di un’Europa diversa. Worlding= riprende il concetto da Heidegger per indicare un fare mondo inteso come creazione di un’immagine e dunque di un’interpretazione, di un progetto del mondo, quale quella eurocentrica offertaci del planisfero Homi K. Bhabha Hybridity= interscambio culturale fra colonizzatori e colonizzati che crea ibridazione culturale, che non prevede un binarismo fra identità e alterità, ma un thirdspace (concetto di Edward Soja), nel quale le identità culturali vengono ibridizzate e risemantizzate continuamente dalle pratiche discorsive. Questo processo che avviene in un thirdspace è dinamico, è sempre in divenire ed è definito come processo di enunciazione della cultura. La sua idea deriva dal decostruzionismo di Jacques Derrida, secondo cui la differenza implica il differimento, cioè l’incessante rinegoziazione e ricontestualizzazione in altre pratiche discorsive. Pensiero decoloniale  Ha in comune con il postcoloniale la critica all’eurocentrismo, e al colonialismo occidentale, l’enfasi sulla differenza in quanto pluralità: per Quijano la colonialità di potere ha avuto alla base una colonialità del sapere, rappresentata dalla prospettiva eurocentrica, e di conseguenza la decolonizzazione dovrebbe essere seguita da una decolonizzazione epistemologica, ancora oggi presente, per garantire una vera indipendenza, cioè dovrebbe prevedere un progressivo distacco dai modelli eurocentrici. Questa decolonializzazione epistemologica, secondo Qujiano, rappresenta la base per una nuova comunicazione interculturale e per una nuova razionalità, perché niente è più irrazionale che la pretesa che la visione di una particolare etnia debba essere presa come razionalità universale, cioè dell’imposizione del proprio provincialismo come universalismo. Questo universalismo è rappresentato dalla visione del mondo attraverso il pov di un soggetto universale e razionale, che è anche eurocentrico.  rimane però sempre dipendente dalla cartografia turistica, nel primo caso perché tenta di decostruirla, nel secondo perché tenta di rifuggirne i modelli d) Può percorrere gli spazi consapevole che la sua è una cartografia fra le tante, e che mille altre in quel momento stanno dando forma allo spazio che percorre  lo spazio diventa, così come la parola per Derrida, un continuo gioco fra continuità (sameness), che deriva dalla memoria delle infinite contrattazioni di significato e rinegoziazione di significato (difference) N.B: la conoscenza della realtà può avvenire soltanto facendone esperienza Metodologie per la ricerca sul campo La ricerca qualitativa  La geografia qualitativa si diffonde soprattutto fra gli anni 80 e 90 ed è legata alla diffusione degli studi femministi, post-coloniali e dei cultural studies, che sottolineano il ruolo delle metodologie di ricerca nel determinare la conoscenza.  La ricerca di tipo qualitativo enfatizza le soggettività e specificità degli individui e si focalizza sullo spessore e sul dettaglio dei dati allo scopo di comprendere i fenomeni nelle loro diverse sfaccettature, di conseguenza la struttura metodologica della ricerca qualitativa è in continua evoluzione.  Predilige i metodi etnografici  La ricerca quantitativa  La ricerca quantitativa invece è ancora presente ma occupa una posizione relativamente marginale nelle pratiche della geografia contemporanea: viene utilizzata con una certa prudenza per integrare i dati prodotti.  Le analisi quantitative mirano a rispondere a un numero limitato di questioni analizzando una grande quantità di dati attraverso metodologie statistico-matematiche adatte all’analisi di grandi numeri. Metodi per la raccolta e l’analisi Il termine metodologia indica le modalità epistemologiche con le quali si ricercano e si ottengono conoscenze sul mondo, e la sua definizione implica lo sviluppo di un progetto di ricerca coerente che comprende diverse fasi definite anche design cycle: 1. Scelta di un tema e di un contesto specifico definito case study e definizione di una research question 2. Literature review: analisi e interpretazione critica delle risorse accademiche 3. Scelta del gruppo dei partecipanti che stabilisce le caratteristiche sociali e i punti di vista presi in considerazione: avviene attraverso processi di campionamento, che può essere:  casuale  finalizzato: quando determina una serie di criteri di inclusione ed esclusione  stratificato: quel gruppo viene diviso in sottogruppi  snowball sampling: individua un gruppo chiave di riferimento campionamento di convenienza in cui si scelgono individui facilmente accessibili. 4. Raccolta dei dati:  I metodi più comuni per raccoglierli sono: interviste, osservazione partecipante, etnografia. Fra i nuovi vi sono le walking interview o i focus groups per ottenere una gamma di opinioni su un certo argomento.  Ci si ferma quando si raggiunge il cosiddetto punto di saturazione cioè quando serviamo che i dati che vengono generati non hanno nulla di nuovo da dire.  Le fonti raccolte possono essere:  primarie: quando sono generate da chi fa ricerca  secondarie: quando sono raccolte da altri cerchi o istituzioni 5. Organizzazione e selezione dei dati:  Può essere attuata in diversi modi:  Triangolazione: utilizza metodi differenti per confermare i risultati  Metodi testuali: ricerche d'archivio, raccolta di dati da fonti scritte  Metodi orali: interviste, focus groups, oral histories  Metodi di osservazione: osservazione partecipante  Metodi non rappresentazionali: metodi che non si fondano sulla parola ma su altri modi di espressione come quelli del corpo 6.Analisi dei dati:  Sono due gli approcci al processo di raccolta e analisi dei dati:  il metodo deduttivo: proceda l'universale al particolare  il metodo induttivo: usato più frequentemente nella ricerca qualitativa che parte da situazioni e particolari per dedurne principi generali  I tipi di analisi più utilizzati sono:  analisi tematica: un'analisi descrittiva  analisi del discorso: i dati vengono realizzati all'interno del contesto sociale  grounded analysis: procede dal ragionamento deduttivo che poi viene testato attraverso casi empirici. NB: Nella geografia qualitativa sta venendo sempre meno la necessità di rendere credibile l’analisi attraverso l'uso della forma impersonale dal momento che si è reso necessario posizionare il soggetto che fa ricerca in modo da riconoscere gli elementi di corpolarità e sensorialità (processo di posizionamento). Nella ricerca qualitativa si dimostra necessario tenere presente: a) le relazioni di potere che caratterizzano i partecipanti alla ricerca b) la privacy in modo che i partecipanti diano la loro disponibilità a essere coinvolti nella ricerca La ricerca etnografica  La ricerca etnografica viene vista come un insieme di metodi che permettono di partecipare alla vita quotidiana del contesto dei soggetti di ricerca, ed è contraddistinta da una forte natura riflessiva e dunque i relativi risultati sono influenzati dalla posizione di chi fa ricerca e ne riflettono la soggettività.  Per avviare una ricerca di tipo etnografico è fondamentale documentarsi sul caso di studio e sui relativi soggetti istituzionali e sociali avvalendosi dei cosiddetti gatekeeper per stabilire i primi contatti, cioè di quelle figure che svolgono un ruolo decisionale importante e godono di una buona rete di contatti.   La ricerca si sviluppa fra il campo (field), inteso come contesto socio-spaziale dove si raccolgono materiali e informazioni e il terreno di ricerca (fieldwork): il secondo non deve essere visto come il riflesso del primo perché è anche il prodotto delle nostre pratiche e degli strumenti di ricerca che abbiamo a disposizione. Ci si può avvalere di un approccio aperto dichiarando la propria identità e i propri obiettivi (overt) oppure lavorare in incognito (covert).  Le interviste possono essere:  strutturate: si basano su una lista predeterminata di domande e lasciano poco spazio all'interazione formale  non strutturate: prevedono che siano gli intervistati a guidare la conversazione seguendo alcuni spunti iniziali  semi strutturate: prevedono l'utilizzo di domande o quesiti chiave sviluppati sulla base degli obiettivi della ricerca che però possono essere posti in ordine diverso secondo gli intervistati il contesto o la situazione. Per iniziare un'intervista è necessario predisporre una traccia scritta ed enfatizzare il carattere confidenziale con gli intervistati così da sviluppare un rapporto di fiducia che deve essere mantenuto anche dopo la conclusione dell'intervista così che l'intervistato possa attraverso il cosiddetto snowball effect fornire eventualmente altri contatti. Per documentare l'intervista è necessario registrare per documentarla fedelmente e prendere appunti così raccogliere il succo di quanto viene discusso.  L'osservazione partecipante integra le interviste, dunque prevede una creazione del contesto stesso da parte dello studioso. L'osservazione si definisce:  controllata: nel caso in cui chi conduce la ricerca prenda a priori una decisione chiara ed esplicita su cosa osservare  incontrollata: se si lascia maggiormente influenzare dal contesto e da quello che succede sul campo. Esempi di ricerca etnografica Ricerca condotta in Uzbekistan sulle politiche dell'acqua: L’Uzbekistan ha dichiarato la propria indipendenza dall'Unione sovietica nel 1991 dando vita ad un complesso processo di transizione post-sovietica e di liberalizzazione politico-economica, ma ha mantenuto un forte controllo statale attraverso aziende di stato e in particolare sui servizi di sicurezza nazionale e di conseguenza anche sulla gestione alle risorse idriche. Il metodo di ricerca adottato è di tipo etnografico ed ha incluso interviste semistrutturate, dialoghi informali e osservazione partecipante attuata attraverso il trascorrimento di un periodo come ospite presso famiglie e la partecipazione a pratica della vita quotidiana. Ricerca condotta in Vietnam sugli equilibri socio ambientali delle coste nel delta del Mekong: Il Vietnam dal 1991 ha intrapreso un processo di transizione verso l'economia di mercato, ma rimane ancora influenzato dai principi del socialismo e da una forte centralizzazione politica. Il caso di studio ha incluso 3 regioni con 3 province e 3 villaggi costieri del Delta. La prima parte della ricerca ha compreso interviste semi strutturate con attori istituzionali la seconda parte si è concentrata sulla scala locale nel delta ed è andata incontro ad alcune problematiche, tra cui un imprevisto divieto di soggiorno e circolazione degli stranieri. Queste hanno messo in luce il ruolo chiave delle autorità come gatekeeper nel controllare l'accesso a informazioni e alla conoscenza di contesti socio ambientali. Ricerca in Giappone nell'area costiera del Tohoku: Si tratta di un’area colpita dal triplo disastro del 2011 che ha visto l'impatto di un terremoto e di uno tsunami che ha provocato la fusione di tre reattori nucleari della centrale di Fukushima. La ricerca si basa sulle geografies of affect e di conseguenza non dà priorità alla rappresentazione come modalità epistemologica: è stata dunque investigata la corporeità dell'esperienza, dunque le azioni, i movimenti e discorsi e i silenzi delle interviste attraverso un'analisi narrativa. È partita concentrandosi su un gruppo di turisti internazionali così da entrare in contatto indirettamente con i residenti che sono perlopiù omogenei e riservati nei confronti degli stranieri e con i protagonisti del disastro, e concentrarsi così su di loro in un secondo momento quando ormai conoscevano lo studioso.
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