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La gerarchia delle posizioni sociali, Appunti di Sociologia

Il processo di istituzionalizzazione della vita sociale e la nascita di posizioni sociali costanti nel tempo. Si parla della gerarchia delle posizioni nelle organizzazioni basata sul potere e della distribuzione differenziata del potere all'interno dell'organizzazione. Si approfondisce il concetto di potere e di autorità, le relazioni di potere informale e istituzionalizzata e le differenze naturali e sociali tra gli individui.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 30/08/2022

gaiuz.03
gaiuz.03 🇮🇹

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Scarica La gerarchia delle posizioni sociali e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! La gerarchia delle posizioni sociali La vita sociale è contraddistinta da una costante tensione verso l’irrigidimento in forme stabili di comportamento e di interazione e come da questo irrigidimento nascano posizioni sociali che restano costanti nel tempo e non mutano col mutare delle persone che di volta in volta le occupano Chi occupa una certa posizione sociale riveste un corrispondente ruolo. cioè agisce secondo modelli di comportamento che dipendono dalla posizione occupata Questo processo di irrigidimento della vita sociale, chiamato processo di istituzionalizzazione, dà vita a strutture sociali relativamente rigide e cristallizzate, vale a dire le istituzioni e le organizzazioni della società. La società è una struttura organizzata in cui le interazioni personali devono sempre rispettare determinate regole di comportamento, in parte esplicite e formali, in parte implicite e informali. Ogni organizzazione è tale nella misura in cui istituisce diverse posizioni al proprio interno, spesso ordinate in maniera gerarchica. Chi deve subordinare le proprie decisioni e i propri comportamenti alle decisioni e ai comportamenti di un altro occupa una posizione inferiore a quella dell’altro. Non si tratta di una inferiorità di prestito sociale, ne si tratta di una inferiorità di valore. La gerarchia delle posizioni nelle organizzazioni è basata sul potere. Una posizione è gerarchicamente superiore a un’altra quando chi la occupa ha l’autorità di far fare determinate cose a chi occupa la posizione sottoposta e ciò indipendentemente dalle qualità personali degli individui coinvolti o dalla condivisibilita di ciò che viene comandato. I differenti gradi del potere La gerarchizzazione delle posizioni è un aspetto importante della struttura di tutte le organizzazioni sociali. Ogni organizzazione sociale presenta al proprio interno una distinzione più o meno rigida di ruoli e posizioni. Ma una distinzione di ruoli e posizioni comporta necessariamente una distribuzione differenziata del potere all’interno dell’organizzazione sociale. Tutti possono esercitare una certa quantità di potere sugli altri, ma questo quantità dipende dalla posizione che ciascuno occupò dell’organizzazione. Ogni tipo di organizzazione sociale è basato, per poter funzionare, su una divisione dei compiti e su precisa attribuzione di ruoli, quindi anche su una distribuzione gerarchica del potere. L’esistenza di organizzazioni sociali implica necessariamente una distribuzione differenziata del potere. Il principio dell’obbedienza Queste osservazioni ci permettono di tratte una prima conseguenza: il potere non è affatto limitato alla sfera della politica e dello stato. A ogni livello sociale esistono rapporti di potere, e ogni singolo individuo ne è coinvolto. Max Weber definisce il potere di un certo soggetto nella società come la possibilità che i suoi comandi trovino obbedienza da parte di altre persone. Più uno è certo che i propri comandi verranno eseguiti, più si dice che ha potere. L’obbedienza è la “misura” del potere. ne consegue che all’interno di un’organizzazione sociale ciascuna posizione è in se stessa una posizione di potere. Il fenomeno del potere Potere informale e autorità Le relazioni di potere informale Max Weber individua un’altra forma di potere che egli descrive come la probabilità che un certo soggetto ha di imporre la propria volontà all’interno di una relazione sociale e di vedere attuata questa sua volontà nonostante l’opposizione di altri soggetti. qui si fa riferimento a un comando esplicito Esiste una manifestazione più generalizzata e informale del potere, consistente nella capacita di ottenere qualcosa contro la volontà altrui, senza necessariamente ricorrere a comandi espliciti. Si tratta di un fenomeno che invade ogni forma di interazione tra gli uomini e che va al di la della distribuzione delle posizioni e dei ruoli nelle organizzazioni sociali. Le disuguaglianze nella distribuzione del potere hanno una radice più profonda nella natura dei rapporti umani in generale. Ogni interazione tra gli uomini è aperta al’instaurazione di rapporti di potere. - Da un lato, ci sono le relazioni di potere informali che pervadono tutte le interazioni sociali; - dall’altro lato, ci sono invece le relazioni di potere istituzionalizzate, cioè rese formali e ufficiali da un sistema di posizioni e di ruoli accettato più o meno da tutti. in sociologia si parla di autorità (introdotta da Weber) La differenza fondamentale tra il potere in senso generico e l’autorità istituzionalizzata è che mentre il primo dipende sempre dalla personalità individuale dei singoli, l’autorità è sempre inerente a una certa posizione sociale e dipende dal ruolo che è chiamato a svolgere chiunque occupi quella posizione. Da ciò consegue una seconda differenza: il potere informale è un rapporto di fatto, cioè un rapporto che vale solo nella misura in cui i protagonisti dell’interazione lo fanno attivamente valere, l’autorità è un potere legittimo, cioè una forma di potere che viene riconosciuta come valida e accettata da tutti, indipendentemente dal timore delle ritorsioni che il potente potrebbe mettere in atto. L’autorità È innegabile che in ogni società vi siano delle posizioni che assommano in sé una quantità tale di privilegi da essere idealmente desiderate da tutti e quindi da costituire il cosiddetto “vertice della società”. Ma il resto della società non è interamente composto di individui soltanto svantaggiati, al contrario il sistema delle risorse sociali e oggi così variegato che moltissime sono le opportunità di occupare una posizione di relativo vantaggio. Le differenze tra gli individui Le differenze naturali È bene fare attenzione alla distinzione tra il concetto di differenza e quello di disuguaglianza. L’essere maschio o femmina, giovane o vecchio, alto o basso, potente o sottomesso, istruito o ignorante: alcune di queste caratteristiche riguardano l’individuo umano indipendentemente da qualsiasi contesto, mentre le altre valgono solo nella misura in cui l’individuo è già in relazione con altri individui, ossia se fa già parte di una società. Tra gli uomini vi sono delle differenze naturali che sono indipendenti dall’esistenza o meno di una società e vi sono delle disuguaglianze che hanno invece un’origine prettamente sociale, nel senso che esse non sussisterebbero se venissero meno la società e le risorse che essa mette a disposizione. Perché vi sia disuguaglianza o uguaglianza è necessario che vi siano almeno due individui che entrano in competizione e possono essere messi a confronto. Le differenze sociali Accade che la società dia importanza anche alle differenze naturali, attribuendo loro un significato culturale. quando ciò avviene, le differenze naturali assumono un proprio effetto anche all’interno del sistema sociale delle disuguaglianze. Che ciò avvenga non è affatto necessario. Vi sono differenze naturali che non danno luogo a disuguaglianze sociali rilevanti, ma soprattutto non è possibile stabilire in anticipo un rapporto di dipendenza necessaria tra le differenze naturali e la disuguaglianza sociale. Mentre le differenze tra gli individui sono di tipo naturale, e danno origine a disuguaglianze solo nella misura in cui vengono culturalmente reinterpretate, le disuguaglianze sono sempre di origine sociale, anche quando prendono lo spunto da differenze naturali. Una società qualsiasi sarebbe disuguale e stratificata anche se fosse composta di individui tutti dello stesso sesso e della stessa età. Le differenze etniche La discriminazione razziale, cioè l’affermarsi di disuguaglianze basate su differenze etniche è l’esempio di come le differenze naturali possono essere rielaborate dalla società in forme di disuguaglianza sociale. ciò accade quando all’interno di un certo Stato o di una qualsiasi collettività coloro che appartengono a un’etnia particolare subiscono un abbassamento di quello che altrimenti sarebbe il loro status sociale, oppure sono messi nell’impossibilità di elevare la propria posizione nella società. un esempio è l’antisemitismo ovvero la millenaria discriminazione degli ebrei sul suolo europeo Il più delle volte la discriminazione razziale è informale, cioè esiste nella società ed è tollerata dal sistema politico. Ciò accade oggi in Italia nei confronti dei cosiddetti cittadini “extracomunitari“, cioè coloro che non provengono da uno dei paesi dell’Unione Europea. essi hanno maggiore difficoltà di un italiano a trovare una casa o un lavoro e a svolgere una vita normale. In altri casi la discriminazione razziale viene addirittura formalizzata nelle leggi dello Stato, come è accaduto a lungo in Sudafrica attraverso il tristemente noto sistema dell’apartheid. Le differenze di genere La differenza sessuale tra uomini e donne da origine in moltissime società a disuguaglianze molto evidenti tra i due sessi. La caratterizzazione sessuale è un dato fondamentale della nostra esperienza, sia privata sia sociale. essa é presente in ogni essere umano ed è data dalla coniugazione di precisi tratti biologici e anatomici con una serie di ruoli e di aspettative sociali che possono forse sembrare la conseguenza naturale delle differenze fisiche ma che sono il frutto di costruzioni sociali maturate nel corso della storia, a cui ognuno di noi al soggetto. Quando si parla di “sesso“ e di differenze sessuali si fa riferimento alle caratteristiche biologiche e anatomiche degli individui, cioè quell’insieme di caratteri sessuali primari e secondari che identificano una persona fisicamente come maschio o come femmina. Quando si usa il termine “genere“ si indicano invece i tratti sociali e culturali che qualificano il comportamento, il vissuto e i ruoli di una persona in termini di mascolinità o femminilità. Il sesso di una persona è dunque un dato fisico, mentre il genere è un dato sociale. Anche le differenze di età sono fonte di disuguaglianza. lo sono soprattutto in relazione ai giovani e agli anziani La nostra società tende infatti a riservare le maggiori gratificazioni sociali in termini di denaro, potere e prestigio agli adulti in età matura ma non ancora invecchiati. Gli anziani sono una fascia di popolazione che può far conto, nella media nazionale, su un reddito più basso, su minori contatti sociali, su uno stile di vita più modesto. Quanto ai giovani, il loro caso dimostra come una condizione naturale, quale l’età anagrafica, possa di volta in volta dar luogo o non dar luogo a corrispondenti interpretazioni culturali. Fino all’inizio del XX secolo, la società non riconosceva affatto un’età giovanile perché si incominciava lavorare da bambini ed entro i diciott’anni l’individuo era ormai pienamente inserito nella società adulta, quindi non subiva una diminuzione della propria posizione sociale in virtù della proprietà. Ma le caratteristiche della società industriale avanzata hanno modificato radicalmente questa situazione. il crescente bisogno di acquisire una formazione molto complessa prima di inserirsi nel mercato del lavoro, e insieme la diffusione del benessere economico che consente alle famiglie di mantenere i figli anche nel pieno dell’età adulta, hanno fatto sì che nella vita delle persone prendesse spazio la “giovinezza“, un lungo periodo di tempo in cui, pur essendo fisicamente adulti, ancora non si fa parte a pieno titolo della “società adulta“. Le differenze di età
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