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La grande guerra (prima guerra mondiale), Dispense di Storia Contemporanea

Siides della prima guerra mondiale

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 09/07/2021

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765467777 🇮🇹

12 documenti

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Scarica La grande guerra (prima guerra mondiale) e più Dispense in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! La Grande guerra Prof. luso — a.a.2019-2020 Il militarismo alla conquista delle nazioni Peso e influenza crescente del potere militare sui governi delle diverse potenze europee: — riarmo navale di Germania e Gran Bretagna — prolungamento di un anno della ferma militare in Francia — crescente pressione dell'industria pesante coinvolta nelle commesse militari da parte dello stato — preparazione di piani di attacco e di difesa militare da parte degli Stati Maggiori dei diversi eserciti nazionali > Piano Schlieffen (a partire dal 1905), piano dell'esercito tedesco di attacco lampo alla Francia attraverso il Belgio, contro il pericolo di una guerra contemporanea su due fronti, occidentale e orientale La guerra Quando la guerra narrata, la guerra reale, la guerra ricostruita in funzione nazionali non coincidono con la realtà Operai e contadini, ufficiali e soldati Il concetto della “guerra moderna” e della “guerra totale” come diversità dall’800 Quando la politica e la storiografia costruiscono un mito Quando la prima guerra mondiale non è Sarajevo e nemmeno Caporetto La guerra La realtà della guerra: il fronte interno, le donne, il sistema industriale Le immagini, l'immaginario e la letteratura di guerra (memoria degli ufficiali, memoria dei soldati, l'ufficialità e il non-raccontato: le lettere dal fronte e i racconti durante le licenze) La guerra come punto di definizione di una identità nazionale? L'esercito, la mobilitazione industriale e il metodo di composizione dei reparti La guerra italiana: i numeri Italiani mobilitati: oltre 6.000.000 Italiani effettivi in uniforme: circa 5.000.000 Italiani al fronte (con avvicendamenti): circa 4.200.000 Provenienze: — Italia settentrionale — 48% — Italia centrale — 23% — Italia meridionale — 17% — Isole-10% Classi di età mobilitate: dai nati nel 1874 a quelli nati nel 1900 Caduti: circa 650.000 di cui quasi 100.000 in prigionia e circa 7.500 giovani fra i 17 e i 18 anni Prigionieri: circa 600.000 Feriti: circa 1.000.000 (dato molto orientativo) Invalidi riconosciuti: circa 500.000 Vedove: circa 200.000 (dato molto incerto) Orfani: circa 400.000 (dato molto incerto) La guerra italiana e La popolazione (in armi e civile) fu investita nel suo insieme da un “processo forzoso di italianizzazione” destinato a lasciare un'impronta durevole perché avvenuto in condizioni di estrema emergenza emotiva. e Questi processi di mobilitazione e di trasformazioni antropologiche e culturali, non sfociarono tuttavia né in una crescita della coesione nazionale, né del sentimento di appartenenza. e Furono la prima esperienza di nazione, nel secolo della modernizzazione e dell’industria La guerra italiana La contrapposizione sociale esistente prima del 1914, i contrasti sull'entrata in guerra, la vittoria della minoranza interventista provocarono una crescita di instabilità che, continuando a salire negli anni del conflitto, si sommò alle tendenze autoritarie ed ai fenomeni di brutalizzazione imposti dalla guerra e dagli strumenti di repressione (censura, decimazioni, carcere militare etcc.). La mancata rielaborazione postbellica, l'incapacità di cogliere le espressioni di una società di massa, il mancato riconoscersi (a sinistra e a destra) nello stato liberale, gettarono le premesse della deriva fascista. Una sovversione fascista — ed è questo forse l'errore compiuto con l'ingresso nel conflitto — cui le istituzioni non risposero perché, pur vincendo, non avevano retto il confronto bellico, risultando essere le vere sconfitte. La condizione dei soldati al fronte Si può escludere che, al di là della retorica ufficiale, in tutti gli eserciti, i soldati fossero convinti degli ideali patriottici (con qualche eccezione nei primi mesi di guerra e non su tutti i fronti), così come non fu sufficiente la costrizione disciplinare. Si proseguì a combattere — peruna solidarietà tra i compagni vicina al sentimento dell'onore; — per una sorta di rassegnazione, perché non si poteva fare altrimenti e perché, dopo i primi entusiasmi e il successivo scoraggiamento, subentrò la rassegnazione — una terza ragione è indicata dallo psicologo sociale, esperto del comando supremo dell’esercito italiano, Agostino Gemelli: lo choc e la violenza totale cui veniva sottoposto il soldato in trincea, regrediva in uno stato di disorientamento e di passività, garantendo una sorta di obbedienza “automatica” e provocando l'inibizione della volontà autonoma. Terra di nessuno * All'interno della propria personalità il soldato al fronte vede scavarsi una sorta di “terra di nessuno” psicologica; * | giorni trascorsi in trincea alimentano in lui nevrosi, claustrofobie: — la figura dell'aviatore che domina il progresso bellico rappresentato dall'aereo diviene, per il soldato recluso nel sottosuolo, colui che può dominare il teatro di guerra, facendosene spettatore privilegiato. * Eric J.Leed trasforma l’ “evento guerra” : non più solo storia politica o militare, ma anche immaginario, emozioni, memoria. Terra di nessuno * Milioni di uomini compresero che combattere e morire, lungi dall’eroismo e lealtà di una volta, significava: anonimato, estraniamento, sradicamento dal mondo dei civili, sensazione di partecipare a un evento che cambierà irreversibilmente la storia inaugurare un'epoca che, analogamente alla guerra, sarebbe stata dominata dal primato della tecnica, delle gerarchie repressive e dalla mobilitazione delle masse. * Stava maturando in loro (e nella società posthellica) la consapevolezza che “la distruzione tecnologica e la produzione industriale erano immagini speculari l'una dell'altra”. e Comportamenti che ricaddero nel dopoguerra “scaricando” i loro effetti in quella crisi dello stato, della società e dell'economia ottocentesca spazzati via dal conflitto. Terra di nessuno e E' indubbio che nell'agosto del 1914 l'Europa visse una fase di vera e propria “ipnosi collettiva” e la guerra (“sola igiene del mondo” come recitavano i futuristi) venne salutata da milioni di francesi, di inglesi, di tedeschi e di austro-ungarici come un momento epico di purificazione e di rinnovamento individuale come “dissoluzione della propria identità personale come trascendenza del privato come rottura delle barriere che preservavano il loro egoismo sociale”. Terra di nessuno e Uomini il cui unico appiglio affettivo era costituito dal ristretto circolo di commilitoni con i quali avevano condiviso i medesimi patimenti e i medesimi sacrifici e con i quali, a volte, avevano sperimentato una spontanea e orgogliosa fratellanza in armi. e Fu proprio a partire dall'amara scoperta della colossale ipocrisia sottostante a quel mondo di valori per i quali avevano sofferto e combattuto che una certa parte dei reduci prese a covare dentro di sé i semi di quell'odio e di quella disperata necessità di rivalsa compensativa che, per certi versi, spianò la strada al totalitarismo nazista e alla dittatura fascista in Italia. Terra di nessuno Il soldato che entrò nella grande guerra varcò una soglia ..... un limite ... al di là del quale la sua vita non sarebbe stata più la stessa II cambiamento di status si manifestò attraverso un nuovo nome, piuttosto che un nuovo modo di vestire o addirittura attraverso segni corporali che identificavano immediatamente la nuova condizione di appartenenza (simbolismo e ritualismo degli ex-combattenti). Abbiamo quindi due concetti da tener presente: quello di separazione (dalla realtà quotidiana ma anche dalla vita ordinaria in termini di esperienze individuali e collettive) e quello di margine (o liminarità; l’attraversamento di un limen al di là del quale riconoscersi in “un altro sé” e riconoscere “altri” come il nuovo sé stesso, quindi ... “identificarsi”) Miti e Simboli | primi a far uso di simboli nell'età moderna non furono i totalitarismi rapportabili al nazismo o al fascismo. Già durante la Prima Guerra Mondiale si faceva uso dei simboli, anche se lo scopo non era quello politico come avverrà in seguito, ma era un bisogno più inconscio e meno studiato. Durante la Grande Guerra si incominciò a mettere la croce anche sulle tombe di caduti non cristiani, la croce era diventata l'emblema dell'eroe. La natura e l'uomo, che rappresentavano lo sgomento della morte, furono appaiati a segni di speranza. La natura era il sinonimo di malinconia, autenticità e sacrificio in tempo di guerra; l'albero e il bosco, che erano i "portavoce" della natura innocente e della vita, si prestarono benissimo per nascondere i cimiteri e per ricoprire i desolati campi di battaglia. La natura con la sua vitalità poteva mascherare morte e distruzione, con il suo silenzio e la sua quiete di pace poteva contrapporsi alla devastante guerra. DATI STATISTICI SULLA GRANDE GUERRA, Caduti, Prigionieri, Dispersi e Feriti degli Imperi Centrali 1.800.000 1.200.000 325,000 90,000 1.152.000 2.200.000 250,000 27,000 4.216.058 3.620.000 400,000 152,000 DATI STATISTICI SULLA GRANDE GUERRA, Caduti, Prigionieri, Dispersi e Feriti degli Imperi Centrali 4,500,000 3,600,000 2,700,000 1,800,000 900,000 Turchia Bulgaria ustria-Ungheria ermania Mi Morti MW Feriti M Prigionieri Costo complessivo conflitto italiano * Il Ministero del Tesoro annunciò nel 1930 che la cifra definitiva, complessiva anche dei trattamenti postbellici del costo del primo conflitto mondiale era stata di 148 miliardi di lire, una somma doppia a quella delle spese complessive dello Stato Italiano fra il 1861 e il 1913 (ANCORA SOTTOSTIMATO) L'esperienza di guerra Eppure il passaggio liminare (che rimane sospeso fino al rientro nella società) è una esperienza socializzante che si genera nella guerra, ma anche un’esperienza di apprendimento diverso da qualunque altro. Entrambi divengono inseparabili nel singolo e nella collettività delle trincee Il cameratismo al fronte (che cancellava buona parte delle barriere sociali in quanto si condivideva un destino comune in condizioni d uguaglianza) rimase vivo nel dopoguerra fu tenuto ben distinto dagli orrori del conflitto Tuttavia esperienza comunitaria e orrori vissuti sono i prodotti della liminarità della guerra stessa che forniscono identità ai gruppi E’ un passaggio fondamentale per il dopoguerra. In Italia esperienza di guerra e “trinceristi” divengono oggetto della ricerca del consenso L'esperienza di guerra La Grande Guerra non fu un evento rituale ma un evento storico. Applicato meccanicamente il concetto di ritualità è portatore di una terza fase, quella della riaggregazione in cui il singolo assume il nuovo posto nella società. Secondo questo procedere la fase liminare, il passaggio, si consuma e il soggetto del rito o il gruppo giunge ad un nuovo stato stabile con diritti ed obblighi e con un comportamento in accordo con norme e principi etici. Questo nel dopoguerra non accade in modo omogeneo ,diffuso e costante in tutti i reduci dei diversi eserciti Riti e simboli dei veterani continuarono a celebrare la liminarità e l'esperienza di guerra costrinse il veterano in una posizione difensiva nei confronti della società L'esperienza di guerra Forse la natura e le caratteristiche della guerra ed il carattere industriale della società impedirono la consumazione del passaggio di riaggregazione del soldato con il suo ambiente di provenienza Mutò il soldato ma era cambiata anche la società: il reduce non aveva un “posto” psicologico dove poter tornare Il veterano risultò così essere un “uomo bloccato” nella fase di passaggio: la liminarità di guerra non fu risolta ma incessantemente riprodotta e l'ex- combattente divenne una figura ambigua, potenzialmente pericolosa per la società Inizia allora, quella che potrebbe essere una fase di riaggregazione, ma nei gruppi di ex combattenti, rivolta alla ricerca di un mondo e di un uomo nuovo che potesse sovvertire anche quelle istituzioni che avevano iniziato la guerra. Lungo questa direzione la storia si divide fra paesi che ressero l'impatto ed altri che crollarono ma non solo per l’esperienza di guerra
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