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la legge mammì del 1990, Appunti di Diritto Dell'Informazione E Della Comunicazione

discplina dell'emittenza privata

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 12/12/2020

sara_z19
sara_z19 🇮🇹

4.2

(6)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica la legge mammì del 1990 e più Appunti in PDF di Diritto Dell'Informazione E Della Comunicazione solo su Docsity! Legge mammì → disciplina l'emittenza privata. Tutte le emittenti private sono sottoposte ad un regime concessorio → non si può aprire un canale liberamente ma bisogna chiedere una concessione al gov, in virtù del quale il ministero delle poste e telecomunicazioni concede la concessione in base alla distribuzione delle frequenze. Le emittenti private sono obbligate a 1. non trasmettere mex subliminali 2. trasmettere mex di utilità pubblica 3. comunicazioni da parte delle autorità pubbliche. Inoltre la legge pone 1. dei limiti al fenomeno della concentrazione → un unico sogg non può essere titolare di un numero di concessioni superiori al 25% delle reti stabilite sul piano nazionale e non più di 3 canali • non può detenere allo stesso tempo una di una concessione in ambito locale e una in ambito nazionale • in ambito locale non più di una concessione radiofonica e una televisiva 2. pone dei tetti alle proprietà incrociate tra emittenti e quotidiani → un unico sogg non può essere titolare di un emittenza nazionale e un quotidiano se questo supera il 16% della tiratura nazionale • tra 8% e 16% può essere titolare di entrambi • inferiore al 8% può essere titolare di due quotidiani per tiratura nazionale si intende il numero di copie stampate per singola edizione 3. pone dei limiti alle concessionarie pubblicitarie → imprese che hanno l acquisto esclusivo degli spazi pubblicitari, che pagano in anticipo al editore e poi rivendono agli inserzionisti. Onde evitare che un unica concessionaria abbia la concentrazione del esclusiva e di fatto crearsi quella posizione dominante che la legge vuole evitare, vengono posti dei tetti secondo cui la concessionaria non può avere rapporti se non • 3 reti nazionali • 2 reti nazionali e 3 locali • 1 rete nazionale e 6 locali 4. pone dei limiti alle pubblicità della radiotelevisione • divieto di produrre filmati vietati ai minori di 18-16-14 anni dopo le 22.30 • obbligo di rispetto della dignità umana e dei minori e la non discriminazione • divieto di propaganda per i prodotti da fumo il rispetto di queste regole viene fatto osservare dal garante della radio telediffusione e del editoria la legge mammì però → disciplina l'emittenza privata ma lascia inalterata quella pubblica con la legge 103 del 1975 si era trasformato il sistema pubblico da prima sotto il controllo del gov e poi da parte del controllo del parlamento. Ma quel principio di pluralismo che si era venuto ad affermare stava degenerando in una forma di → lottizzazione → spartizione tra i vari partiti della struttura della RAI tra opposizione e maggioranza. Motivo della degenerazione → fu il potere di nomina della commissione parlamentare dei 16 membri del c.d.a della RAI. → prima con la maggioranza dei 3/5 che aveva portato a non pochi conflitti perché per raggiungere quella maggioranza bisognava raggiungere un accordo tra i vari membri → poi con quella assoluta e anche qua ci furono conflitti non soltanto tra magg e opposizione ma anche al interno della stessa maggioranza qualora dovesse nominare quella parte di membri di sua spettanza al c.d.a. L'unica soluzione fu con la legge 206 → quando viene estromessa la commissione perché perde quel potere di nomina che viene affidato ai due presidenti di camera e sanato, che nominavano 5 membri e tra di loro sceglievano il presidente. Quello che si cercava di fare era allontanare l'influenza politica dei partiti dalle strutture interne delle RAI. Per questo nelle prime elezioni del 93 da parte dei presidenti si formò un consiglio → c.d dei professori ma ciò durò ben poco perché nel 1994 il gov emanò un decreto di dubbia legittimità → destituire il consiglio e rimetterlo al rinnovo da parte dei presidenti. n.b. → era cambiata la legge elettorale da proporzionale a maggioritario e ciò aveva spinto la maggioranza ad eleggere dei presidenti espressione della sola maggioranza. Ma nelle elezioni del consiglio, di fatto quei 5 membri → 3 erano eletti dalla magg e 2 dal opposizione → si ritorna ad una logica di spartizione riconfermata dalle elezioni del 96, e dalle difficoltà che la magg ebbe nelle elezioni del 2001 quando dovette scegliere i 3 membri di loro spettanza ma vi erano 4 partiti. Di fatto quindi la RAI era ancora controllata dalla politica dei partiti a livelli estremi ed era necessaria una riforma nel 2003 → quando si concesse nuovamente alla commissione di eleggere 7 su 9 membri del c.d.a della RAI. Eletti ad un voto limitato a uno, la parte minoritaria eletta dall opposizione e i 2 rimanenti dal ministero del economia. 1. la riappropriazione del controllo della RAI da parte dei partiti fu più che evidente 2. si era tornati al principio di pluralismo come accordo di spartizione tra i partiti 3. il controllo del emittenza pubblica non era solo sotto il controllo del parlamento ma anche del gov. Di fatto si fece un passo indietro anche rispetto alla riforma del 1975. nel 1994 → la corte costituzionale pone una sentenza circa quel sistema misto pubblico e privato, affermando che non era possibile creare quel pluralismo di voci nella collaborazione tra pubblico e privato. Si chiese infatti al legislatore di porre delle condizioni affinché nel mercato potessero entrare un maggior numero possibile di voci. Vista l'ascesa politica di Berlusconi e il progresso della mediaset ex Fininvest, si proposero 3 tipi di referendum che toccavano i punti nodali del emittenza privata 1. la possibilità per un solo sogg di essere proprietario di una o più televisioni 2. la possibilità di interrompere con mex pubblicitari i programmi musicali, teatrali, lirica.. 3. e la possibilità di concentrare la raccolta pubblicitaria di tre reti televisive da parte di una sola concessionaria questi 3 referendum puntavano a provocare l'azzeramento del oligopolio privato → da 3 a 1 rete anche se l'intento del legislatore → era riequilibrare e allargare le forze produttive del settore. Si propose un nuovo referendum rivolto alla RAI → ci si domandava se fosse opportuno che la titolarità delle azioni della società fosse riservata ad una totale partecipazione pubblica. Perché di fatto il corpo elettorale fu sfavorevole ai 3 referendum e favorevole al 4? 1. per quanto riguarda i primi 3 referendum il 55% del corpo elettorale votò no, probabilmente perché si passava da 3 a 1 rete e anche se l immagine di Berlusconi potesse piacere o meno, i suoi programmi furono sempre graditi 2. per quanto riguarda la RAI il corpo elettorale abrogò la totale partecipazione pubblica perché ormai stanchi del continuo coinvolgimento dei partiti e la lottizzazione delle strutture della RAI da parte di questi. n.b. Sono gli anni di TANGENTOPOLI.
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