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LA LETTERATURA MEDIEVALE - LETTERATURA INGLESE, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Sintesi letteratura Inglese per esame universitario.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 01/06/2021

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A_DA_8712 🇮🇹

4.3

(31)

22 documenti

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Scarica LA LETTERATURA MEDIEVALE - LETTERATURA INGLESE e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! 1 LA LETTERATURA MEDIEVALE 1. Gli inizi: Beowulf Le invasioni degli Angli, Sassoni e Iuti, avvenute intorno al V secolo, portarono sull’isola britannica una lingua completamente nuova, di ceppo germanico: l’Old English. Prima della conversione al Cristianesimo, non esistevano opere scritte di letteratura nell’Inghilterra anglosassone. Il primo poema europeo in lingua volgare (appunto, in antico inglese) è l’anonimo Beowulf, scritto intorno al 750 a.C. quando l’Inghilterra era ormai completamente cristiana. Gli eventi narrati nel poema si svolgono nel V secolo a.C., periodo storico che corrisponde alle invasioni dei popoli germanici. Beowulf costituisce, quindi, un punto di collegamento (blend) tra i valori germanici e quelli cristiani. È una sorta di opera mondo che si preoccupa di rappresentare i valori di una intera civiltà e di una lingua e lo fa cominciando dalle sue origini. Ecco perché comincia fornendoci un elenco di attori di quella civiltà, un elenco che ci mostra la discendenza dei re danesi. Il poema è interamente a carattere pagano, attraversato qua e là da elementi cristiani. Il testo si apre con Scyld, primo fondatore della dinastia ed eroe guerriero che già in queste prime linee viene contrapposto ai nemici crudeli. (savages foes). Ci troviamo quindi di fronte ad una battaglia tra l’eroe guerriero e coloro che minacciano la sua opera di civilizzazione. C’è immediatamente nel testo il tema dell’eroe che trova il proprio valore nella forza e nella sua abilità nello scontrarsi con i nemici. È un tipico eroe dell’età classica, paragonabile ad Ulisse o Achille. La narrazione può essere divisa in due parti e ruota intorno tre combattimenti dell’eroe Beowulf, principe dei Geati, il cui nome è una combinazione tra le parole bee (dolcezza) e wulf (forza). Nella prima parte del poema, Beowulf viene chiamato dal re di Danimarca Hrothgar per sconfiggere l’orco Grendel, divoratore di uomini e appartenente alla progenie di Caino. (E’ collegato al lato malvagio della progenie cristiana). Ben presto, però, la madre di Grendel giunge dalla palude a vendicare il figlio e Hrothgar chiede di nuovo aiuto a Beowulf, che riesce ad uccidere il mostro grazie all’aiuto di una spada magica, liberando definitivamente la corte danese. Nella seconda parte del poema, che si svolge cinquant’anni dopo, un ormai vecchio Beowulf affronta prima di morire un ultimo mostro:un drago sputa fuoco. Beowulf riesce ad uccidere il drago ma viene ferito a morte: il poema si conclude con i funerali dell’eroe. Nelle ultime parole di Beowulf si vede l’identificazione del drago con una figura che è a metà tra natura interna ed esterna. Lo definisce infatti WYRD (worm+weird, verme e destino). Tra la folla, al suo funerale, c’è una donna anziana con i capelli discinti (upbound locks) come Lear ne “La Tempesta” di Shakespeare. L’immagine della morte è in contrasto con lo scopo teologico di trasmettere l’idea di poter diventare una forte difesa contro la distruzione della civilizzazione. L’epica si fonda sempre sulla lotta tra due parties, bene e male; a differenza dell’epica, però, qui non abbiamo due popoli (di cui uno buono e l’altro malvagio) che si scontrano, ma abbiamo la lotta tra umani e mostri dalla parte di Satana. Tolkien scrive un articolo sui mostri in Beowulf dicendo che mentre questi sono la progenie del male, quelli dell’Odissea sono invece figli di Dio (ad esempio, Polifemo è 2 figlio di Zeus). Questo vuol dire che Tolkien individua una maggiore demonizzazione e una rappresentazione tipicamente anglosassone del male metafisico. (Versi 26-29) Ci troviamo al primo dei due funerali presenti nel poema. La figura da notare è quella del re-eroe che ha molto a cuore il proprio popolo ed è molto amato. In tutte le civiltà tribali c’è un rapporto di scambio tra signore e suddito simboleggiato soprattutto dallo scambio dell’anello (concetto su cui si basa il Signore degli anelli). L’anello diventa in questo modo simbolo di un vincolo instauratosi tra signore e suddito, un’unione che non si può spezzare. Nel corso della narrazione, la figura di Beowulf incarna perfettamente i più alti valori della cultura guerriera: lealtà, coraggio, forza fisica e saggezza. Come gli eroi di altre opere (Achille nell’Iliade di Omero, ad esempio) egli si misura contro il fato, che ha una forza e una potenza immense. La lotta tra Beowulf e i mostri rappresenta dunque una lotta tra bene e male, tra luce e oscurità. Nella letteratura delle origini troviamo un elemento costante che è l’oceano. Il mare è una parte della vita quotidiana sia nelle culture mediterranee sia in quelle inglesi, dato che la Gran Bretagna è un’isola. (Versi 31-36) Abbiamo qui una nave su cui è posto il cadavere di un re circondato dal tesoro che ha accumulato durante le sue gesta, il quale viene buttato in mare insieme a lui. Questo rito è tipicamente germanico. L’autore dice che mai prima si era visto un tesoro spinto con il cadavere nell’oceano (unknown deep). Hrothgar, re dei Danesi, si differenzia dai predecessori perché è il primo a voler trovare un luogo in cui far stanziare il proprio popolo. Fa costruire un maestoso palazzo dai tetti alti (high-built hall) come segno della presenza del suo popolo in quel territorio. La casa porta nel poema il concetto di conforto, del calore domestico completamente opposto al quadro della guerra offerto nei versi precedenti. Il palazzo è in qualche modo il luogo in cui poter coltivare una civiltà, conosciuto in ogni nazione come Hall of the Hart (casa del cervo). Il palazzo è un altro dono che viene dato ai sudditi: la sovranità è concepita nelle società tribali come la capacità di dare al popolo. Questo testo inneggia dunque agli albori di una civiltà immersa in un tempo e in uno spazio oscuro che sta cercando di costruire un archetipo di civiltà per dare alla cultura la possibilità di esistere e di crescere. (Versi 78-83) C’è un’anticipazione del fatto che il primo tentativo di costruire una protezione alla distruttività dell’esterno è sempre soggetto ad una minaccia, potrebbe essere distrutto e dimenticato come il corpo che cade nell’oceano. Si vede un mood primordiale segnato dal sentimento assillante che tutto ciò che la civiltà costruisce prima o poi scomparirà. Beowulf è testimone di una saggezza arcaica che tutto ciò che si costruisce può scomparire. Questo è quello che fa opporre l’epica germanica a quella classica. (Versi 84-98) C’è l’irruzione del male con la comparsa di uno spirito cattivo che compare dal buio. Questo essere, umanizzato, non sopportava l’idea che i danesi potessero essere felici. È rappresentato come un occhio che guarda alla dimora della civiltà ed è mosso da un sentimento di invidia che lo accomuna a Caino. In età rinascimentale si diceva che chi non riuscisse a trarre benessere dalla musica e dalla poesia, arti che danno piacere allo 5 l’oggetto perduto dal gioielliere che incarnazione di purezza e grazia. Il gioielliere vorrebbe ricongiungersi a lei e nello sforzo di raggiungerla si sveglia, rimanendo al contempo deluso per la scomparsa della visione e pieno di speranza per la sua salvezza. 3. Langland William Langland, che fu forse un chierico, scrisse un solo poema che lo impegnò presumibilmente tra il 1360 e il 1380, The Vision of Piers Plowman (Piero l’aratore). Questo poema appartiene, come Pearl, al genere del dream-poem ma qui l’allegoria cristiana è predominante, al punto da aver reso quasi inevitabile il paragone con la Divina Commedia. Nella mia ordinata delle tre versioni, i versi sono ripartiti in un prologo e in venti sezioni diseguali chiamate passus. Ognuno dei passus corrisponde ad una tappa del viaggio- visione del protagonista. Questo viaggio però non porta ad una meta appagante o ad una risposta alle domande che il protagonista si pone durante il viaggio, a differenza del viaggio di Dante che lo porta alla visione di Dio. Per questo motivo quest’opera viene definita un work in progress, con un finale aperto. Il protagonista-narratore è Will (da William o da Volontà). Nel primo nucleo narrativo, che comprende il prologo e i primi sette passus, la visione del protagonista offre uno spaccato del paesaggio di tutta la popolazione inglese, dalle classi basse a quelle alte, nelle vicende della vita quotidiana. Questi primi passus offrono temi quali il rapporto contraddittorio tra la corruzione della vita terrena e la perfetta vita spirituale. La divisione tra piani alti e piani bassi è evidenziata anche dal cambio di registro da sublime a umile. Nel secondo nucleo narrativo la questione principale è come fare bene, meglio e il meglio per ottenere la salvezza. In questa parte compare per la prima volta il protagonista Piers, che è al contempo identificato con l’apostolo Pietro per via del nome e incarnazione di Cristo. Infatti, così come Cristo, l’umile aratore dichiara al popolo di conoscere la verità su come fare il bene ma non viene ascoltato. 4. Gawer Amico di Chaucer, John Gawer scrisse tre opere di rilievo: il Mirour de l’homme, Vox Clamantis, e Confessio amantis, rispettivamente in latino, francese e inglese. Il tono di queste opere è, come disse Chaucer, cupamente morale. Il Mirour de l’homme tratta della degenerazione morale che affligge l’umanità che può essere riscattata solo dall’intercessione di Maria. Con toni apocalittici, nel Vox Clamantis tratta della rivolta dei contadini del 1381 e la corruzione della corte reale. Nella più tarda Confessio Amantis, i toni cupi e angoscianti di queste prime opere sembrano essersi attenuati. Il protagonista è Amas, una personificazione dell’autore, che prega Venere di liberarlo dalle pene amorose. La dea gli consiglia di confessarsi al suo sacerdote Genus, che risponde aggiungendo, oltre ai consigli spirituali, una serie di racconti sui sette peccati capitali ognuno dei quali gli spiega la necessità di disciplinare le passioni per poter scoprire le virtù di un amore più elevato. Amas, ormai vecchio e più saggio, si dichiara finalmente guarito. 6 La fama di questo autore, dall’inizio del Seicento in poi, viene completamente oscurata da quella dell’amico Geoffrey Chaucer. 5. Chaucer  Vita e opere Indiscusso protagonista di tutta la letteratura inglese medievale, Geoffrey Chaucer nacque a Londra in una famiglia benestante. Ebbe una vita piena: partecipò alla spedizione dell’esercito reale in Francia, dove fu fatto prigioniero ed in seguito scagionato. Si recò in Francia, Spagna ed Italia per missioni diplomatiche, fu giudice di pace. Nel XV secolo nessuno poteva contare soltanto sulla professione di scrittore per mantenersi. Nonostante questo, fu tra i primi nella letteratura inglese a sottolineare e a forgiare il suo ruolo di poeta, e fu il primo a dare dignità letteraria alla lingua volgare. Nella sua prima opera utilizzò l’inglese di Londra, che in seguito divenne il principale dei dialetti inglesi e il cui uso sancisce in un certo senso l’inizio dell’inglese moderno. Tra tutte le opere di Chaucer, soltanto la prima è dedicata ad un membro dell’aristocrazia: The Book of the Duchess, il primo dei suoi dream-poems. Il lessico è ancora quello francese, ma la lingua è il dialetto di Londra. Scrisse quest’opera per la morte della moglie di John of Gaunts. Quest’opera dimostra che Chaucer era molto sensibile nei riguardi della psiche e dei sentimenti dell’animo femminile. È l’opera più importante di Chaucer esclusi i Canterbury Tales e fa parte del cosiddetto “periodo francese”. In “The Legend of the Good Women”, raccolta di 9 racconti, le protagoniste sono donne dell’antichità diventate celebri per le virtù dimostrate nelle loro storie d’amore: da Cleopatra a Didone a Lucrezia. In queste prime opere Chaucer si dimostra consapevole di scrivere nel solco della tradizione classica. In seguito ad un breve viaggio in Italia durante il quale entrò in contatto con le opere di Dante e Boccaccio, scrive “The House of Fame” e “The Parliament of Fowles”. “The House of Fame” è poema-visione in cui il narratore-sognatore capisce come poter scrivere, come Dante, in lingua volgare (middle English) senza rinunciare alla tradizione classica. L’intento di Chaucer è quindi quello di elevare l’inglese al livello delle lingue classiche e per questo viene considerato il fondatore di una nuova tradizione letteraria. In “The Parliament of Fowles” il narratore si addormenta sul celebre Somnium Scipionis di Cicerone. A san Valentino ogni uccellino, di ogni ordine e grado sceglie il suo compagno secondo il suo ordine e grado. È una metafora del carattere naturale dell’ordine gerarchico nella società inglese. La differenza tra società moderna e lo stato medievale è che nel Medioevo le classi sociali erano degli stati in cui non c’era mobilità sociale, mentre oggi la società è dinamica, irrequieta ed in continua competizione. Nel Medioevo l’aristocrazia aveva il potere, il clero si occupava della spiritualità e il terzo stato aveva a che fare con le necessità materiali delle persone. La società era basata non sulla competizione, bensì sulla cooperazione tra le varie parti sociali poiché nessuna poteva sopravvivere senza l’altra. Il primo capolavoro della maturità è “Troilus e Criseyde”, che riprende, senza citare, il Filostrato di Boccaccio. Sullo sfondo della guerra di Troia, Pandaro convince Criseida a cedere all’amore di Troilo, e Criseida, costretta a ritornare al campo greco per 7 raggiungere il padre, lo lascia e lo tradisce con Diomede. Chaucer conferisce alla sua rielaborazione della vicenda un carattere drammatico che manca all’originale. Troilo viene innalzato a personaggio sofferto ed intenso rispetto alla sua versione originale, e anche Criseida non viene condannata da Chaucer, bensì compatita.  The Canterbury Tales e Il Decameron Il capolavoro di Chaucer è “The Canterbury Tales”, cominciati a scrivere verso il 1386 e il 1387 e portati a termine poco prima di morire. Si tratta di una serie di racconti limitati da un prologo – il più celebre della letteratura inglese – e da una ritrattazione, nella quale l’autore rinnega le sue opere precedenti per potersi occupare soltanto della salvezza della sua anima. Alcune parti sono in prosa ma la maggioranza è in versi. La peste è sullo sfondo sia dei Canterbury Tales che del Decameron del Boccaccio. Una delle principali differenze tra le due opere sta nel fatto che, mentre nel Decameron i narratori sono statici proprio a causa della peste, nei Canterbury tales i narratori sono in continuo movimento proprio per sfuggire ad essa. Nel Decameron abbiamo 10 narratori aristocratici con la stessa estrazione sociale che si trovano bloccati a Firenze, mentre nell’opera di Chaucer i narratori vengono da diverse classi sociali: questo ci dà l’ide adi una cultura che si muove, dinamica. Il fatto che nel Decameron le persone siano statiche dimostra che la letteratura italiana ha una tradizione novellistica alta, cioè appartiene ad un elite di uomini colti.  La struttura e la trama La novità dell’opera sta nella sua organizzazione narrativa: nel prologo si narra di un gruppo di pellegrini, Chaucer compreso, che si riuniscono in una locanda nei pressi di Londra, Tabarn Inn, prima di proseguire per Canterbury. L’oste della locanda chiede ad ognuno dei pellegrini di raccontare due storie sulla via per Canterbury e due al ritorno, per rendere il viaggio meno pesante. Il progetto però non è mantenuto per questioni di tempo: si sarebbero dovute ottenere 120 storie totali, oltre al Prologo. In realtà solo 23 pellegrini raccontano la propria storia, compreso l’autore stesso che ne racconta due, quindi i racconti sono solo 24, ordinati in dieci “frammenti” diseguali. Ognuno di questi frammenti contiene almeno un racconto e parte della narrazione principale, nella quale avvengono gli scambi e le dispute tra l’oste e i pellegrini. Il prologo di The Canterbury Tales espone il progetto dell’autore ed offre una rappresentazione dettagliata della società medievale grazie alla descrizione dei pellegrini-narratori. I pellegrini di Chaucer sono in viaggio sia fisicamente che metaforicamente: ciò che li unisce non è il ceto sociale, ma la consapevolezza della loro imperfezione. La caratteristica del prologo ha le sue radici nella satira degli strati sociali medievali: state satire. La satira critica il comportamento delle persone a cu si rivolge, è moralizzatrice e tenta di correggere i comportamenti sbagliati delle persone. Ad esempio, il clero è soggetto ad enormi attacchi a causa della corruzione. Le state satire presentano 27 pellegrini come personaggi non ideali della classe a cui appartengono: tutti hanno delle colpe nel rappresentare la propria classe sociale. Vengono meno alla propria funzione sociale a causa della loro fragilità e dei loro sbagli. Chaucer non ha uno scopo didattico perché non colpevolizza la loro fragilità, ma ha un punto di vista comico: non giudica, ma accetta. Tuttavia, ci sono tre personaggi ideali, paradigmatici di quello che una classe sociale dovrebbe essere e che rappresentano le principali classi sociali 10 Un’altra caratteristica di Chaucer è che i suoi personaggi, pur appartenendo a delle categorie fisse, hanno delle caratteristiche individuali: parlando di Chaucer realista, ci si riferisce alla sua capacità di creare dei personaggi che sembrino degli individui soprattutto nel loro aspetto fisico. La gallery of portraits significa anche ritratto di tratti individuali e il tratto che più si menziona è la Wife of Bath (la drappiera di Bath), la quale ha come caratteristica i denti larghi. È rimasto questo tratto, un segno di simpatia, ma anche di grande desiderio: è infatti una che ha avuto cinque mariti. C’è alla base la tradizione dell’estate satire, la satira degli strati sociali. 6. Il dramma medievale Il teatro inglese comincia formalmente nei rituali liturgici della chiesa, alcuni dei quali venivano drammatizzati e recitati in lingua volgare per divulgare i contenuti religiosi alla popolazione. L’inizio, quindi, è uguale per tutto il teatro medievale europeo. I miracle plays (il cui capolavoro è Secunda Pastorum) sono la prima forma drammatica a ricostituirsi dopo la chiusura millenaria delle espressioni drammatiche, che erano state infatti abolite dalla chiesa. Paradossalmente il teatro rinasce in chiesa, durante la liturgia. Queste drammatizzazioni venivano messe in scena soprattutto nei giorni di festa, rappresentando gli eventi cruciali della storia religiosa cristiana: la domenica delle Palme la passione di Cristo, a Pasqua le tre Marie che visitano il sepolcro vuoto di Cristo. La festa che ha stimolato maggiormente il dramma religioso non liturgico è il Corpus Christi. Durante questa festa, l’ostia consacrata veniva portata in processione lungo le vie della parrocchia, mentre le corporazioni laiche della città realizzavano delle rappresentazioni di alcune scene tratte dall’Antico e dal Nuovo testamento. Queste corporazioni fornivano ed indossavano i costumi e conservavano il testo dei drammi. Le scene venivano spesso sistemate su strutture mobili che permettevano alle persone di assistere all’intera sequenza. I drammi religiosi coinvolgevano i cittadini sia come attori che come spettatori. Mancando di ogni pretesa artistica, il testo era improvvisato sul momento e quindi chiaramente ci sono pervenute soltanto poche testimonianze scritte. Simili nel loro contenuto morale e religioso sono i morality plays. I protagonisti non sono più i cittadini, ma compagnie di artisti che fanno del loro palcoscenico soprattutto i luoghi chiusi come i cortili. Le storie non sono più tratte dell’Antico o Nuovo Testamento, i personaggi incarnano virtù o vizi e al centro c’è l’anima dell’uomo cristiano, in viaggio verso la salvezza. Protagonista di Everyman è Ognuno, rappresentante dell’umanità arrivata al capolinea della vita e che deve scontrarsi con la morte. Nel racconto la Morte (mandata da Dio) gli appare e gli dice che sta per morire. Ognuno, preso alla sprovvista, chiede alla Morte di poter avere più tempo perché non si sente ancora pronto, ma la Morte gli dà come tempo soltanto fino alla fine della giornata. Ognuno allora cerca compagnia per il suo viaggio, ma ben presto capisce che soltanto Opere Buone verrà con lui davanti a Dio, mentre Conoscenza potrà accompagnarlo soltanto fino ad un certo punto del tragitto. Alla fine dell’opera il protagonista muore, ma la sua anima viene salvata. Il messaggio morale è chiaro: i beni e le qualità terrene si rivelano inutili per l’uomo messo di fronte alla morte. Ognuno non rappresenta una singola o particolare classe sociale, ma 11 rappresenta tutti gli uomini (appunto, every man). Anche gli altri personaggi del racconto sono allegorie o cose astratte. Non ci sono dettagli su luoghi o nomi in Everyman, non c’è traccia di realismo. L’accento è posto sul potere “livellatore” (levelling power) della morte che arriva, senza annunciarsi e senza considerazione per la distinzione tra le classi. Everyman è ancora oggi un testo continuamente rappresentato e riadattato, poiché presenta la morte non in maniera medievale ma molto contemporanea. Lo storico Philip Aries ha scritto nella sua “Storia Della Morte in Occidente” un capitolo in cui dà un interpretazione storica di Everyman, collegando la morte di un uomo come membro della comunità alla morte di sé come individuo. Aries parla del Medioevo come del periodo della morte addomesticata, cioè la morte resa familiare. A questa si oppone una morte barbara, cioè come il modo in cui si evita di pensare alla morte. Al tempo dei romani, gli uomini avevano i loro luoghi di sepoltura al di fuori delle città; soltanto durante il Medioevo i cimiteri erano al centro del villaggio poiché la morte diventa familiare, nel senso che la paura viene curata e si cerca di guadagnare una buona morte (attraverso l’Ars Moriendi). Intorno al 1100, i corpi dei santi venivano sepolti sotto la cattedrale e gli abitanti del villaggio desideravano essere sepolti accanto al santo, senza avere una tomba individuale. C’era una sorta di sepoltura comunitaria nel churchyard, ovvero il cortile della chiesa, luogo del cimitero medievale. La sepoltura accanto al santo patrono era una sicurezza di salvezza per l’aldilà. Nel libro c’è da una parte un’insistenza sul reckoning book, che è garanzia di salvezza, e dall’altra un’insistenza sul risentimento umano e la paura di non poter tornare indietro. Il libro riguarda la morte, ma ciò non significa che la vita venga vista come qualcosa di inutile. Il book of life spesso evocato in Everyman con il nome di Book of my reckoning, nell’alto Medioevo non era un resoconto con cui salvare o dannare la vita, cioè non era una sorta di “lasciapassare” per la salvezza, ma era una sorta di censimento di tutta la comunità cristiana che veniva fatto alla fine dei tempi al momento dell’Apocalisse. Successivamente, alla fine dei tempi si fa un bilancio delle buone e delle cattive azioni per decidere la destinazione dell’individuo. In questo senso, il Book of life è un giudizio. Nelle rappresentazioni iconografiche, è un rotolo che ciascuno porta a Dio su cui c’è un bilancio personale sulla propria vita. Mentre nell’Alto Medioevo si credeva che il giudizio avvenisse alla fine dei tempi, nel Medioevo questo avviene alla fine della propria vita individuale. Meno cupo e pervaso da elementi comici è Mankind, che presenta un onesto contadino tentato da Accidia. Qui emerge un altro elemento tipico delle moralities, ovvero la psychomachia, il combattimento tra le forze del male e forze del bene per conquistare l’anima del cristiano. La popolarità dei drammi religiosi e dei morality plays è testimoniata dalla loro relativa longevità. Ad interrompere la loro rappresentazione è stata la Riforma protestante, che fu sempre nemica di ogni rappresentazione del sacro, popolare o meno. Everyman quindi non apparterrà più alla cultura religiosa protestante inglese, perché i protestanti affermano che non ci si salva attraverso le proprie azioni, ma ci si salva per Fede in quanto il destino è stabilito da un Dio imperscrutabile (concetto di predestinazione). Everyman, al contrario, vorrebbe guadagnarsi la salvezza attraverso i propri meriti. 12 The Second Shepherd’s Play// Everyman The Second Shepherd’s Play e Everyman sono due capolavori culturali, rispettivamente dei mystery plays e dei morality plays. Trattano di due momenti principali della cultura cristiana medievale: mentre The Second Shepherd’s Play tratta della natività, del momento della salvezza, la nascita di una comunità cristiana di persone fedeli a Cristo, Everyman è una sorta di meditazione sul tipo di relazione che ha l’individuo medievale con la sua morte. Da un lato c’è la nascita, dall’altro la morte. Tra i due libri si colloca il passaggio da una comunità culturale a una comunità focalizzata sull’individuo, su un soggetto singolo. All’inizio, l’individuo si percepisce come parte di una comunità, ma alla fine acquisisce consapevolezza della sua individualità. Questi due testi, oltre ad essere legati da temi opposti, segnano un momento cruciale della storia, ovvero il punto in cui il dramma medievale passa alla modernità passando da un senso di appartenenza ad una comunità cristiana all’emergere della concezione dell’individualità. The Second Shepherd’s Play e Everyman sono delle commedie, come tutti i drammi medievali, e fanno parte di una cultura internazionale e non nazionale. Portano un messaggio positivo e di speranza, non esiste il concetto di tragedia. Il tragico nel Medioevo è legato all’idea della ruota della fortuna, che ci dimostra il paradigma del concetto di tragedia medievale, “Lo specchio degli uomini potenti”, una delle storie dei Canterbury tales (the Monk’s story). Nel Medioevo, quindi, la commedia consiste nella visione cristiana della storia. L’idea di salvezza è insita nella mentalità dell’epoca, perché si crede che alla fine dei tempi l’uomo venga salvato. Questa cultura cristiana ha ancora un suo grande rappresentante nella Morte in Everyman che si presenta come una creatura di Dio. In Paradise Lost, invece, è rappresentata come la figlia di Satana e colpa. La morte è il risultato della prima caduta e la punizione più forte causata dalla disobbedienza di Adamo ed Eva. Anche la cultura cristiana, dunque, subisce dei cambiamenti nel corso del tempo. The Second Shepherd’s Play I mystery plays sono drammatizzazioni di storie relative alla Bibbia. È una commedia che per tre quarti è dedicata alla storia di tre pastori e sul furto di una pecora. Ogni mystery play è diviso in due parti. La prima parte è una sezione comica realistica: quello che è realistico è l’ambiente. Mak, il ladro, va dal pastore, che stava lavorando con le sue pecore e ne ruba una. Dopo aver nascosto la pecora in casa propria, Mak e sua moglie decidono di inventare una storia per nascondere il furto della pecora. Il pastore sa che Mak è un ladro, per cui va a casa sua a cercare la pecora, ma trova una sorta di play in a play tra Mak e la moglie Gill, che fingono di avere un bambino. Il pastore va via, ma poi torna a casa di Mak perché vuole fare un regalo al figlio. Quando guarda nella culla trova un bambino deformato e scopre che in realtà è una pecora. Questa è la parte comica del libro. L’aspetto realistico è nella sofferenza dei pastori, che sono costretti a lavorare all’aria aperta e patire il freddo, lo sfruttamento e così via. Oltretutto, soffrono a causa delle loro insopportabili mogli.
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