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La letteratura spagnola dalle origini al XIV secolo RIASSUNTI, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

La letteratura spagnola dalle origini al XIV secolo (Elisabetta Sarmati) - Riassunti

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 22/04/2021

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Scarica La letteratura spagnola dalle origini al XIV secolo RIASSUNTI e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Letteratura spagnola II Nel 1948 l’ebraista Samuel Stern scopre venti brevi canzoncine in mozarabe (lingua parlata dagli ispano-cristiani di al-Andalus). Nel 1952 Garcìa Gòmez aggiunse altre 24 jarchas – per un totale di meno di 80. Pidal ipotizzava la preesistenza di una lirica romanza ispanica di cui le jarcas (XI-XII) costituivano la più antica testimonianza. Gli arabi che invasero la penisola iberica coltivarono a partire dal X secolo un genere poetico – la muwaschaha (componimento strofico breve con varietà di rime e con una chiusa in lingua romanza). Questo genere è stato favorito dall’ambiente bilingue e dalla convivenza dei cristiani nella Spagna mussulmana – i muladìes. La muwaschaha scritta in lingua araba letteraria o in ebraico è di 5/6 strofe di versi brevi. I primi quattro versi di ogni strofa rimano tra loro mentre l’ultimo o gli ultimi due rimano con la jarcha. Il termine dà l’idea delle connotazioni di lusso e ricercatezza che caratterizzano la forma poetica. Può presentare uno qualsiasi degli argomenti della poesia classica. I versi della jarcha sono generalmente posti in bocca a un personaggio diverso dal poeta e debbono essere in un dialetto vernacolo o in spagnolo colloquiale. L'ipotesi più plausibile sulle sue origini è che sia una citazione di una poesia romanza pre-trobadorica siccome non c’è spesso coerenza tematica tra le due. La jarcha è il lamento della fanciulla innamorata che soffre e chiede consiglio. Nessuno degli interlocutori interpellati però risponde mai alle sue domande. I due testi sono strettamente vincolati da strutture formali e di contenuto diversi per tema, lingua e tono ma con la stessa condizione emotiva determinata da un abbandono con due cause differenti: in uno la morte della persona cara, nell’altro il semplice ritardo dell’innamorato. La stessa jarcha compare in più di una muwaschaha come testimonianza della popolarità di cui godette. La presenza della lingua mozarabe all’interno delle jarchas è in percentuale variabile, sono scritte in caratteri arabi e mancano delle vocali, dunque la loro traslitterazione in lingua romanza è soggetta all’interpretazione del critico. La jarcha più antica risulta datata 1042. Samuel Stern aveva definito le jarchas vere canciones de amigo dove l’uomo nella lirica andalusa è reso dall’habibi “amato”. Una lirica romanza di tipo tradizionale servì di sostrato tanto alla lirica galego-portoghese come ai villancicos castigliani (XVI). La lirica romanza in area castigliana si espresse in galego-portoghese almeno fino al XIV secolo e si articolò in tre generi: le cantigas de amor legate alla lezione provenzale della lirica trobadorico-cortese, le cantigas de escarno e maldizer con linguaggio volutamente popolaresco con argomenti satirici, le cantigas de amigo che narravano i canti di fanciulla innamorata. Il corpus di queste ultime è composto da circa 500 testi di liriche colte di stile popolare, ovvero che imitano dei tipici tratti folklorici ma che sono innegabilmente testi d’autore. La cantiga de amigo ha caratteri molto specifici ed è costruita su una struttura parallelistica o incrociata che riduce il lessico all’essenziale, e punta a un’altissima sonorità. È composta da quattro o cinque strofe di due verso, spesso seguite da un ritornello, tra la prima e la seconda strofa il tessuto lessicale è uguale e si può assistere all’inversione dei due ultimi termini o alla sostituzione dell’ultimo (meccanismo del leixa-pren). È presente una sensualità pervasa – che non si manifesta nelle cantigas de amor - e a volte anche animali e descrizioni. I più famosi trovatori galego- portoghesi furono Martin Codax e Pero Meogo. Le cantigas ci sono state trasmesse da codici antichi. Il villancico di base è costituito da una strofetta che rappresenta la manifestazione più semplice della litica castigliana. È caratterizzato da una sintesi linguistica con predisposizione all’enunciato breve. Il termine indica una caratterizzazione sociale: sono i canti contadini che riguardano momenti di riposo come feste della comunità paesana o canti di nozze. Un tema che domina è quello dell’amore - spesso dalla prospettiva femminile dei Fraulieder; altri temi sono: quelli della malmaritata, della fanciulla che non vuole farsi suora, delle feste d’amore e della festa di San Juan. Nel momento in cui i villancicos vengono trascritti nei Cancioneros subiscono una sorta di regolarizzazione dovuta alla mano colta del copista per cui ci troviamo davanti a tre tendenze: il villancico di due versi (pareado), di tre versi (spesso con schema rimico xyy), la quartina di versi brevi (redondilla). Il villancico strofico aggiunge all'estribillo iniziale alcune strofe che lo glossano dette "pies", di sei o sette versi composti da due mudanzas e da uno o due versi di allacciamento con l'ultimo delle mudanzas. La moda di raccogliere in Cancioneros questi testi durò dal XV secolo al XVI-XVII. Le caratteristiche del genere epico castigliano sono legate al complesso storico-culturale, nel quale si determina la convivenza tra goto-cristiani, arabi e ebrei. I visigoti che invasero la penisola iberica nel V secolo arrivarono già romanizzati e la loro campagna fu compiuta come alleati di Roma per imporre la pace e ordine tra le popolazioni indigene. Conquistarono tutta la penisola ad eccezione della Galizia. Il re Recaredo nel 589 li portò alla conversione cattolica. Pidal fu il principale sostenitore dell’origine gota dell’epica spagnola. Riteneva che i visigoti avessero conservato l’epopea dei loro avi e che a questa si sarebbe sovrapposta quella dei nuovi eroi. La leggenda sulla perdita della Spagna per la conquista musulmana narra che l’ultimo re goto Rodorico usò violenza sulla figlia del Conde Julian che per vendicarsi chiamò i mori in Spagna. Dopo la conquista musulmana del 711 la Riconquista cristiana si basò sul concetto di “herencia gota” ovvero la riconquista di un territorio che era stato della monarchia visigota. L'eredità gota diventò il nucleo aggregante dei diversi caudillios cristiani impegnati nella Reconquista. Secondo Pidal i canti eroici germanici servivano come spinta ideale per muovere le popolazioni cristiane. Nella narrazione epica si raccontano le azioni di un eroe in uno stile alto o sublime. La missione è sentita dalla comunità cui egli appartiene come un’impresa collettiva. Il sentimento di amicizia e di cameratismo prevale su quello di amore. L'opera inizia sempre con una situazione di crisi generale o personale dell’ordine stabilito. Si sono sovrapposte alte due teorie sulle origini: quella di una derivazione dell’epos francese e quella dell’origine araba. Francisco Marcos Marìn ritenne probabile l’esistenza in al-Andalus di un’epopea in lingua mozarabe. Il Cantar de Mio Cid o Poema è il poema nazionale di Castiglia, l’unico dell’epica primitiva spagnola che ci sia pervenuto completo – con la mancanza di soli quattro folii. Anche sulla datazione ci sono due orientamenti: Pidal sostiene che la datazione sia intorno al 1140, Colin Smith propone di accettare la data presente nell’explicit - ovvero il 1207. Il poema rispetta una marcata tendenza realistica che ha fatto parlare più propriamente di una biografia eroica o di una cronaca rimata. È assente quel tono elevato a favore di una narrazione più prosaica. I particolari che riguardano la descrizione sono stati giustificati da Pidal giustificò con la maggior vicinanza della narrazione delle gesta del Cid. Oltre a ciò ci sono solo altri quattro poemi: le Mocedades de Rodrigo - testo del 1300 di cui si conservano 1160 versi che narra la gioventù di Ruy Dìaz; cento versi del Cantar de Roncesvalles - traduzione tarda del poema francese; un centinaio di versi di Los siete infantes de Lara o Salas. La scuola neotradizionalista di Pidal individua per l'epica un lungo periodo di latenza orale che ammette l'esistenza di canti per la maggior parte perduti. I giullari diffusero i poemi epici per via orale. La creazione è dunque "popolare" per le modalità di trasmissione e di ricreazione di tali testi. In contrasto abbiamo la teoria individualista di Joseph Bédier che difende l'atto creativo dell'artista e che si oppone alla ricerca di ulteriori modelli primitivi. Alcuni cantares andarono perduti. Si può presupporre l'esistenza del poema di Fernàn Gonzales, della Condesa traidora, Sancho II y el cerco de Zamora e del Bernardo del Carpio. Il Cid nasce intorno al 1040 da una famiglia di infanzones. Alla morte di Ferdinando I il regno viene diviso tra i suoi figli e il Cid fu nominato capo dell'esercito di Sancho IV. Alla morte del re passò nelle mani di Alfonso, così il Cid rimase infanzòn e non ebbe mai posto a corte. La leggenda narra che nel 1079 il Cid fu inviato a riscuotere las parias ma fu accusato di frode ed esiliato. Da qui inizia il poema che procede per lo più su dati storici, con alcuni episodi di pura invenzione. La presenza di questi episodi non storici non riduce comunque la forte tendenza realistica del romanzo perchè non appaiono mai componenti fantastiche. Riguardo alla genesi gli indizi interni non aiutano a fissare una data precisa ma è possibile ipotizzare l'esistenza di una tradizione orale di verso epico in seno alla quale poté nascere un'opera già ben strutturata nei procedimenti tecnici e stilistici. Pidal ipotizzò che fosse stato scritto da un chierico giullare e non un
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