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La lunga attesa dell'angelo - (IULM) Zangrandi, Appunti di Letteratura Italiana

appunti dell'analisi de "la lunga attesa dell'angelo"

Tipologia: Appunti

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Scarica La lunga attesa dell'angelo - (IULM) Zangrandi e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! LUNGA ATTESA DELL’ANGELO – Melania Mazzucco Romanzo storico, si svolge tra documentazione storica e immaginazione letteraria della scrittrice. La memoria storica deriva da uno studio molto accurato fatto dal l’autrice di carde antiche tra 1500-1600. Trova molte informazioni, soprattutto è colpita non tanto d Tintoretto ma dalla figlia Marietta (co protagonista) (figlia illegittima avuta prima del matrimonio con Faustina, avuta con una prostituta) . La scoperta della figlia la appassiona talmente da spingerla a studiare a fondo la sua vita. E quindi giustifica la mancanza di informazioni vere o rare, che c’è molta immaginazione, che completa le notizie mancanti. Quadro storico: 1500, più precisamente 1519 anno di nascita di Tintoretto. E muore nel 1594. Pubblicato nel 2008 e nel 2009 pubblica una biografia “Jacomo Tintoretto e i suoi figli”.—> grande studio su lui e la famiglia. Attraverso questa lunga vita del pittore l’autrice passa attraverso vari avvenimenti e periodi storici. Es. La pesta, Cipro granaio di Venezia, carestia, fame, incendio che devasta il palazzo reale. Nonostante questo periodo così negativo riesce ad affermarsi come pittore, di grandi dipinti, meglio dire teleri. Riesce ad affermarsi durante il periodo di Tiziano, con una determinazione spaventosa. La volontà di sacrificare tutto a favore della pittura, anche la sua famiglia e affetti pur di riuscire a dimostrarsi. Accanto ala figura di Tintoretto nel romanzo troneggia la figlia, illegittima e amatissima. Sappiamo che lei adora il padre, e fa quello he il padre vuole. Il padre la avvia alla pittura, alla musica, alla letteratura. Intorno a queste sue figure si intrecciano le storie degli altri numeri figli, di altri numerosi pittore e di Faustina, moglie devota. Non è diviso in capitoli ma nei 15 giorni di malattia, di agonia di Tintoretto. I capitoli sono datati e secondo i giorni di febbre, e hanno circa una lunghezza da 20 a 35 pagine. Le uniche pagine brevi sono quelle di apertura e di chiusura. (Exidus) Il primo exidus il protagonista sta morendo e invoca Dio per confessarsi. Pag. 10 elenca i suoi lati caratteriali che lui considera difetti. Riflessioni sulla vita che sta fuggendo, ricordi “voglio solo ricordare, la memoria scalpita” (p.10). È questo suo fine vita confuso e tumultuoso, tutto si ribalta. (P.10) ciò che prima sembrava importante ora sembra effimero e viceversa. Exidus dell’ultima pagina (p.413): descrizione suo ultimo giorno di vita. Giornata luminosa di giungo, lui immagina il paesaggio di Venezia.” La marea sta salendo ora cala e fluisce verso il mare” probabilmente si riferisce al mood del protagonista ormai lasciatosi andare. “Il caos le voci di chi resta le cose che accadono tutti giorni…” forse indica speranza che sente lui nella parte finale della sua vita. Tutto il romanzo di basa su un viaggio, diverso dalle Lune di Hvar, ovvero basato sulla vita di Tintoretto e sulla riflessione sul l’animo umano, sul divino, sulla compresenza di presente e passato. Sullo sfondo quasi sempre Venezia. A volte pagine dedicate ai Gonzaga, quindi Mantova. Parallelismo: c’è anche la presenza dell’acqua. Venezia città di acqua anche Mantova con il Mincio e i laghi. Quando si parla dei Gonzaga si parla di feste, si musica ecc. Compresenza si queste sue città diverse, creano un quadro completo del tempo. Completato sia dai protagonisti sia dalle altre voci: Faustina, Domenico, Marco, e le figlie assoggettato dal volere del padre, come classico dell’epoca. Incessante andirivieni di faccende familiari, sotto l’incantesimo della pittura: è la pittura che unisce il racconto. Non è un racconto lineare. Il lettore ha un compito difficile: deve stare attento. Perché se si perde qualcosa non capisce più. È un romanzo corale, perché ci sono tante voci. Oltre ai protagonisti ci sono altri personaggi. Tutto però converte al protagonista patriarca, al punto che la stessa Marietta a volte si confonde con lui. Questo continuo andirivieni tra presente e passato, parla del presente raccontando il passato. Sono storie ad incastro: c’è un filo generale che si dirama nelle altre storie. Alcune storia sono un po’ “inutili”, anche senza di esse la storia continua: non possiede passaggi fondamentali. Molte storie di donne servono per mettere i luce la condizione della donna al tempo; ci viene detto più volte che se la donna non aveva marito aveva due opzioni: o il convento o la prostituzione. Ad esempio ce la storia di Adriana (personaggio secondario) soprannominata anche lei Tintoretta, viene utilizzata da Marietta come modella per un quadro dedicato a Santa Caterina. Nell’atelier di T. Si stavano completando sei telieri relativi alla vita della Santa e Marietta chiede a Adriana di fare da modella. T. non è d’accordo con questa scelta e qui noi intuiamo che lui aveva frequentato Adriana (prostituta). Ci viene raccontato che Adriana e Tintoretto si incontrano e lui offre dei soldi per scomparire dalla sua vita, ma questa parte di Adriana non è tanto importante per questo rapporto ma è commuovente perché poi si scopre il cadavere in uno dei canali. Alcune prostitute sceglievano la morte (p.305): contrasto Adriana esce di casa truccata e bellissima con il cadavere di lei. È il momento della descrizione del dolore di Marietta dopo la notizia, del dolore di Tintoretto perché non aveva capito e perché dopo averla costretta ad andarsene lei muore (p.299-304). —> parte accessoria, non imporrate per la storia ma importante per capire contesto. Una storia simile (nell’utilità) è quella di Zanetta, ricorda Marietta, si ferma davanti alle ante decorate dell’organo. Era stata usata dal padre per questo dipinto. Verso la fine del romanzo scopriamo chi era Zanetta, un’occhiaiala che non faceva giustizia alla contrada. Marietta fa di lei un ritratto. Disappunto del padre perché lei continua a ritrarre prostitute (si confondevano con la pittura del padre). (P.165-166) descrizione di Venezia durante la peste Numerosi figli che vengono tratteggiati sia nell’aspetto fisico sia nel comportamento. I figli maschi vengono introdotti alla scuola del padre e iniziano a lavorare nella bottega del padre. Ma tutti di allontanano da quest’ultimo, tranne Dominico (figlio legittimo) che diventerà il vero erede di Tintoretto. Dominico appare nelle prime pagine del romanzo (p.16) viene presentato con le caratteristiche di ubbidiente e devoto al padre. Non è un caso che il padre lo chiami con un vezzeggiativo “meneghetto” (affetto speciale verso questo figlio). Possiamo supporre che abbia circa 7 anni quando inizia la carriera da pittore nella bottega del padre. Sembra che a un certo punto anche lui voglia allontanarsi dalla pittura interessandosi alla letteratura ma poi torna al primo interesse. (P.285) parla delle capacità pittoriche del figlio e dice che sono da artista. Faustina, la madre, lo adora e dice che è il figlio perfetto. Assiste il padre malato (p.261). Tintoretto pone in lui una grande fiducia, pensa che stia diventano la sua mano. (P.376) “finisci questi quadri Dominico…” = prova d’amore da parte del padre enorme. Eccetto Domenico e Marietta che seguono le orme del padre, gli altri figli non hanno seguito la carriera del padre. Tutti hanno iniziato con la pittura ma poi allontanati. Zuane (= Gianbattista),è il figlio fantasioso: vuole andare a caccia dell’unicorno. Tintoretto (p.163) lo considera il più bello dei suoi figli. Un giorno parte alla cieca di qualcosa di inesistente e non tornerà più. Negli ultimi suoi giorni Tintoretto lo ricorda quando lo usava come modello (p.179). Con molto dolore Tintoretto ricorda la morte di questo figlio, gli avrebbe perdonato tutto anche l’allontanamento e si pente di non averlo fermato e si rammarica di essere stato con lui troppo duro (p.193-194). Con altrettanto dolore apre la cassa del figlio consegnategli (p.187) dove vorrebbe trovare delle spiegazioni e vi trova 150 disegni, in cui Tintoretto ritrova il talento dei figlio. Secondo genito Marco, più scapestrato dei figli. È il figlio che va e viene, non combina niente di buono. Compare nel romanzo nel primo giorno di febbre e sappiamo che passa la notte fuori e non sanno dove (p.11). Il padre non si fida, lo considera ladro e avaro, il suo modo di esprimersi è rozzo e pornolarico (con espressioni sessuali di bassissima livello), i suoi comportamenti sono quelli dei luoghi che lui frequenta. Marietta ha il compito di “metterlo in riga” ma lui le risponde con molta aggressività, lei è abituata. Mazzucco fa dire a Tintoretto (=intrusione d’autore) (p.238 e a seguire), qui si domanda se i propri figli siano dell’argilla da plasmare (= quindi è giusto crearli a nostra immagine e somiglianza) o se invece siamo simili all’acqua che assume la forma del contenitore. Continua le riflessioni chiedendosi cosa ha sbagliato con Marco, poiché quest’ultimo gli ha creato solo problemi. Marco odiava il padre a tal punto da cercare di bruciargli lo studio (p. 249). (P.255) estremo tentativo di Tintoretto di mettere Marco davanti ai suoi errori per cambiarlo. Tintoretto lo invita ad accettare le sue indicazioni per essere meno ribelle e più onesto “se non vuoi fare questo è meglio che tu te ne vada”. Sembra in questa pagina utilizzando il TriColon (tre ripetizioni di una stessa parola o espressione) del “devi accettarlo” e “devo sapere”. Tintoretto si domanda cosa farà il figlio quando lui non ci sarà più, lui deve sapere che non farà del male alla famiglia. Marco tornerà dopo essere stato via tanto tempo, proprio il giorno in cui Tintoretto muore. Marietta non vuole che lo veda ma il padre lo accoglie. (P.257) Marco si inginocchia e il padre gli accarezza la testa ricciuta, è felice del ritorno del figliol prodigo. 4 figlie + Marietta: • Gerolima, diventerà suor Perina, fa onore alla famiglia grazie alle sue tele. Dimostra il talento e l’affetto verso il padre. • Ottavia, diventata suor Lugrezia Pag 105 io le ho tolte da una famiglia mortale e le ho date all’unica famiglia che concerà loro la vita eterna. Senza interessarsi della volontà delle ragazze che non vogliono andare in convento. In maniera lapidaria “non ti ho chiesto la tua opinione”. Forse per compensare l’allontanamento delle figlie e l’essere stato irremovibile sulla scelta del convento, dice di amare tantissimo le figlia e fa avere alla figlia Lugrezia dei libri scientifici (non potevano entrare in convento). (P.134) pensiero di Tintoretto riguardo la mancata libertà delle figlie in convento perché alla fine di domanda se questa mancata libertà delle figlie non sia in realtà la mancata libertà di tutti. Ognuno di noi abbiamo un ruolo e all’interno di esso non siamo liberi. (P.161 e seguenti) pagine in cui Tintoretto ricorda con affetto le sue figlie. Nei confronti di Gerolima sente sensi di colpa; si ricorda di quando era più piccola di quanto fosse gentile. Si ricorda che copiava di nascosto commissionò. Venne commissionato a Tiziano ma non volevo lasciarlo a lui, e lo regalo. (P. 209) è interessante sotto l’aspetto linguistico, questa pagina viene scritta con lo stile di oggi con paratassi e tanta punteggiatura, elenchi (es. materiale del pittore). Tutta la famiglia viene spinta nella necessità di dipingere la battaglia tanto che i figli mimano gli avvenimenti. Dopo un anno di lavoro viene regalato, e venne poi distrutto durante l’incendio a Palazzo Ducale (sfiga). Altro esempio del disinteresse verso i soldi (p.298). Dice di non essersi mai inginocchiato davanti ai potenti (p.294). Immagine del protagonista come genio e sregolato, “mi hanno perfino giudicati pazzo e amorale”; alla fine dei suoi giorni ha coscienza del posto che occupa tra i suoi contemporanei e anche nel futuro. Personaggio chiave è Marietta (detta Tintoretta). È la preferita di Tintoretto, “la mia scintilla”. È quella che gli sta accanto di più, nei suoi confronti vi è un affetto particolare. Finisce per imitare la pittura del padre senza crearne una sua. In tutte queste 15 giornate viene ricordata, c’è sempre. A volte tramite oggetti che le sono appartenuti, o fatti vissuti da lei. (Muore prima del padre) il rapporto tra i due sembra quasi un rapporto malato: per il pittore è una COSA SUA. (P.33) “non le avrei permesso un destino banale e mediocre”. Quando lei è bimba con la madre biologica lei sa conquistare suo padre, seduttiva nei confronti del padre. Quando scopre le doti non comuni della figlia ‘essendo femmina non può essere pittrice’, e le taglia di capelli e la veste da maschio e fa da garzone nello studio del padre. (P.87) Marietta è un prodigio. (P.86-87-67). 18/12/18 Venezia: città labirintica e città piena di acqua—> città che “si specchia” nell’acqua. Mazzucco ci dice che Venezia è una città senza radici, poiché la parte che la sostiene non si vede (p.206) (perché dentro l’acqua). Raccontata come una città che ha paura dei cambiamenti, che rimane immobile (contrasto con l’acqua che non rimane mai immobile). “Città lenta che ha paura della novità, del cambiamento”. Marietta Figlia più dotata. Non ci sono quadri firmati da lei, firmava come il padre. Molti autoritratti. Marietta non ha mai trovato il suo stile, il suo posto ha sempre dipinto al modo di Tintoretto. Ci sono delle pagine in cui viene raccontata l’attrazione reciproca tra padre e figlia. C’è un momento in cui lei è ragazzina in cui lo abbraccia in maniera particolarmente sensuale; queste sono pagine in cui viene descritto un amore che non è più un amore normale tra padre e figlia ma ci si instaura l’erotismo. (Hanno lasciato perplessa la Profe) Maestro di Monza amava il suo modo di dipingere però il padre non vuole questo allontanamento della figlia e lei non osa allontanarsi e restano insieme. “Aveva ciò che tante donne cercano per tanto tempo in vano: il fascino”. Nonostante sposi un altro resta a vivere nella casa del padre ma è felice di questa situazione. (P.407) “faccio tutto questo perché non voglio deluderti, voglio essere all’altezza di un padre come te”. Questo sodalizio finisce con la morte di lei. Altro figlio importane è Dominico, ma non così caratterizzato perché tutto gira intorno a Marietta e al rapporto tra Marietta e Tintoretto. A questa permette, rendendosi conto delle doti, di fare l’attrice; l’aiuto a trovare marito. Non fa così con le altre due figlie, mandate in convento contro la loro volontà. Questo libro è un romanzo fatto di lunghe riflessioni: è Tintoretto che parla, che riflette della sua vita in punto di morte. Ripercorre la sua vita, e queste riflessioni sono di ogni genere (anche di genere femminista), ricorrenti le intrusioni della Mazzucco. Quando dice ‘io’ è la Mazzucco che parla. Spesso sono riflessioni che riguardano problemi esistenziali, con altrettanta frequenza incontriamo riflessioni su Dio e il suo operato. Però ancora anche in questo caso sappiamo che non sono idee di Tintoretto poiché non ci sono documentazioni sui pensieri di Tintoretto. Aspetto linguistico La prosa del novecento è una prosa paratassica. Paratassi chiara lineare. (P.89) “sentivamo i rumori della casa fuori dalla porta. …” —> quattro frasi senza congiunzioni; scena che immaginiamo. Frasi molto brevi. prosa lineare semplice ed elegante. Troviamo molto frequentemente dagli elenchi all’anafora. (Esempio a p.37 ultimo paragrafo) anafora di ‘io’, per evidenziare la gioia di Tintoretto alla nascita della figlia. Rende molto musicali e cadenzati i passaggi. (P.73) descrizione a Marietta dei compiti per diventare pittrice. (P.225) ancora Marietta, ricorda Tintoretto che in quel periodo era “famosa” —> elenca tutti gli inviti a lei. Troviamo elenchi ovunque (esempi p.87, 60 —> Tintoretto si rivolge alla figlia, un insieme di termini che ci fanno capire il momento.) Esempi p.76, 85(mai), 285 (come). Sintassi piana e chiara, parassica. Molte frasi nominali (può esserci verbo ma non coniugato). Utilizzo soprattutto giornalistico perché pur essendo chiara, rende la frase più breve. (P.128) “la mia chiesa..”. È comunque un utilizzo molto moderno. Molte similitudini: è ovvio per rendere un’opera visiva. (Esempi p.43, 160, 224 (luna), 272 (più originale, dove il fulmine viene definita come una cicatrice di fuoco che sfregia il cielo (—> copiato da Harry Potter secondo me). Ricchezza aggettivale ( esempi p. 55, 59). Lessico comune, piano, semplice; non vuol dire che sia trascurato anzi sono frasi molto eleganti. Lessico multiforme, poiché incontriamo alcuni termini che ricalcano il dialetto veneto (es. sgraffignato), incontriamo parole scurrili, pornolarico. Lessico anche settoriale, dell’arte. Utilizza italiano dell’uso medio, però non scade mai nel popolare —> “girava voce che Marietta cantava (cantasse) meglio..”. Incontriamo il “gli” sintetrico(?), utilizzato anche per ‘loro’.
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