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La mia tesi di letteratura comparata, Dispense di Letteratura

Tesina sul confronto tra Calvino e Murakami

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 24/09/2022

alessia-del-gaudio-1
alessia-del-gaudio-1 🇮🇹

4.6

(27)

27 documenti

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Scarica La mia tesi di letteratura comparata e più Dispense in PDF di Letteratura solo su Docsity! Calvino e Murakami: la maturazione dell’uomo attraverso il reale e l’irreale INDICE Capitolo 1 L’evoluzione del fiabesco nel mondo occidentale e orientale: 1.1 Introduzione Capitolo 2 Calvino e Murakami: la dimensione fantastica come espressione di realtà: 2.1 Confronto tra Calvino e Murakami: 2.1.2 Italo Calvino 2.1.3 Haruki Murakami 2.2 Kafka sulla spiaggia come parabola dell’uomo universale: 2.2.1 Trama 2.2.2 Il romanzo di formazione in Calvino e Murakami Capitolo 3 Il viaggio distopico nella modernità della fiaba: 3.1 I nostri antenati e la morale calviniana 3.1.2 I personaggi di Calvino: sottile confine tra realtà e fantasia 3.2 La tragedia greca in Kafka sulla spiaggia 3.3 La rappresentazione della donna in Murakami e Calvino Conclusione Capitolo 1 L’evoluzione del fiabesco nel mondo occidentale e orientale 1.1 Introduzione L’obiettivo di questo lavoro è quello di avvicinare Italo Calvino e Haruki Murakami, due autori apparentemente lontani a causa della loro provenienza geografica ma in realtà più vicini di quanto si possa pensare soprattutto dal punto di vista stilistico e narrativo. Una cosa interessante da notare è che la loro scrittura non è fissa all’interno di un canone prestabilito ma flessibile e strettamente influenzata dal contesto temporale. La formazione umana e letteraria di Italo Calvino, per esempio, potrebbe essere suddivisa in tre periodi. Il primo è quello del Neorealismo al quale appartiene Il sentiero dei nidi di ragno (1947), incentrato sull’esperienza della lotta partigiana, in cui include una novità ossia racconta le contraddizioni e le debolezze degli uomini della Resistenza attraverso gli occhi ingenui di un bambino, Pin. Come afferma nella prefazione: “Tutto doveva essere visto dagli occhi d’un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l’aspro sapore, il ritmo…”1 La seconda fase, alla quale appartiene la sua raccolta I nostri antenati (1960), è quella che parte dagli anni Cinquanta in cui opera una svolta verso la letteratura fantastica mescolando elementi fiabeschi con l’ambientazione storica ma mantenendo sempre un razionalismo illuminista. Per poter comprendere meglio la trilogia, è importante ricordare il fenomeno della resa all’oggettività tipico del dopoguerra di cui Calvino parla nella sua rivista Il Menabò, fondata con Elio Vittorini nel 1959. Qui, affronta il tema del mare dell’oggettività ossia il totale abbandono della letteratura e dell’arte all’oggettività delle cose in una società iper-industriale e tecnologica, indice di alienazione e spersonalizzazione. Nella raccolta in analisi, si può leggere il tentativo dell’autore di risvegliare la coscienza individuale attraverso la figura dell’eroe che afferma la propria volontà rivendicando il proprio posto nell’ambiente esterno e nella storia. La fase più interessante di Calvino è la terza, quella sperimentale, che inizia negli anni Settanta quando, interessandosi a nuove discipline come la semiologia ed essendo consapevole dell’anima combinatoria della letteratura, si spinge oltre. Inventa nuove strutture letterarie giocando con il linguaggio e con la materia dei segni e lanciando delle sfide al lettore che diventa protagonista nella sua narrazione come in Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979)2. Il caso di Murakami è molto 1 Cfr: Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Oscar Moderni, Torino, 2021. Prefazione pg 12 2 Cfr: https://www.sololibri.net/Italo-Calvino-vita-opere-e-pensiero-biografia Calvino e Murakami: la dimensione fantastica come espressione di realtà 2.1 Confronto tra Calvino e Murakami Sebbene Calvino e Murakami appartengono a due periodi differenti, nelle loro opere si intrecciano elementi comuni come la descrizione del fantastico. All’interno delle note alla sua raccolta I nostri antenati, Calvino scrive: «Raccolgo in questo volume tre storie che ho scritto nel decennio ’50-’60 e che hanno in comune il fatto di essere inverosimili e di svolgersi in epoche lontane e paesi immaginari.6» Tuttavia, dietro l’irreale traspaiono messaggi e morali concrete. Entrambi gli autori hanno in comune l’evoluzione dei personaggi seppure in maniera contrastante, basti pensare alle tecniche narrative. Calvino preferisce descrivere la crescita in maniera lineare come si può osservare all’interno del Barone Rampante dove si mostra estremamente attento nei confronti dei dettagli, mentre Murakami usa la tecnica del flashback come in Norwegian Wood dove il flusso dei ricordi è attivato dall’omonima canzone dei Beatles. Tuttavia, mentre Calvino nelle Lezioni Americane intravede un pericolo per la letteratura fantastica in quanto «siamo bombardati da una tale quantità di immagini, da non essere più in grado di distinguere un’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per alcuni secondi in televisione7», secondo Murakami esistono due possibili vie di salvezza. La prima consiste nel ridurre al minimo gli elementi visivi e linguistici di un racconto, in modo da stimolare l’immaginazione del lettore come fa Samuel Beckett nelle sue opere teatrali, la seconda quella di riciclare delle immagini usate inserendole in un nuovo contesto che ne cambiasse il significato. Ad esempio nella Fine del mondo e il paese delle meraviglie (1985), inserisce figure grottesche tipiche dei film noir o della letteratura hard-boiled. 2.1.2 Italo Calvino In Calvino sin dagli inizi è presente il fiabesco, a tal proposito Cesare Pavese recensendo il Sentiero dei Nidi di ragno afferma: “l’astuzia di Calvino, scoiattolo della penna, è stata questa di arrampicarsi sulle piante e osservare la vita partigiana come una favola di bosco, clamorosa, variopinta, « diversa».”8 Nella raccolta I nostri antenati la componente fiabesca è ancora più accennata per esempio nel primo romanzo Il visconte dimezzato, uscito in pieno periodo neorealistico nel 1952, si intrecciano dimensione allegorica, fiabesca, immaginaria e etico realistica. L’immaginazione calviniana 6 Cfr. Italo Calvino, I nostri antenati, I edizione Oscar Mondadori, Milano, 2016, nota 1960 pg.459. 7 Cfr. I. Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il nuovo millennio, Garzanti, Milano, 1988, pp.91-92. 8 Cfr. Italo Calvino, I sentieri dei nidi di ragno, pg.150. possiede un messaggio antropologico-educativo, infatti il suo intento era quello di non accettare la realtà negativa di quel tempo esprimendo solo sofferenza ma uscirne attraverso storie di fantasia in cui si mantenessero la crudezza, l’economia di stile e l’ottimismo spietato tipico della letteratura della Resistenza e contemporaneamente fornire ai lettori un insegnamento. Quindi, la fiaba rappresenta una rivalsa del soggetto rispetto alla storia e diventa così universale per gli uomini di ogni epoca. I temi centrali sono la tristezza causata dalla guerra, l’amicizia, l’amore, l’alienazione e emarginazione, il sentimento della natura, la lotta contro il male e la ricerca continua di felicità. Descrive l’affermazione dell’individuo, per questo motivo il protagonista è un giovane o un bambino il che si può osservare nel Sentiero dei nidi di ragno dove la storia è raccontata attraverso l’intreccio della percezione esterna del narratore omnisciente e quella interna di Pin, nel Visconte dimezzato dal nipote e Barone rampante da Biagio, il fratello minore del barone che racconta tutto in maniera progressiva e lineare. Nella raccolta si segue una sorta di disegno progettuale definito: 1 il superamento da parte dell’eroe dell’ostacolo, 2 la battaglia contro di esso 3 la sua vittoria finale ossia il lieto fine delle fiabe9. Nel Visconte dimezzato, inizialmente quando Medardo è intero, c’è uno stato di apatia nei confronti del mondo perché si limita ad osservare la realtà bellica intorno a sé senza maturare nessun tipo di reazione emotiva. Successivamente, si ha una progressiva acquisizione di coscienza individuale attraverso la tappa del dimezzamento. Quando durante una battaglia in Boemia il protagonista viene centrato in pieno da una palla di cannone, guarito miracolosamente si ritrova ridotto a metà, il Gramo maligno e il Buono gentile e soccorrevole. Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l’aria; credevo di vedere tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani.10 Tale tema è presente anche all’interno di Dr Jekyll and Mr Hyde (1886) dove Robert Louis Stevenson si limita a parlare delle diverse sfaccettature del bene e male nell’uomo aggiungendo che se a quest’ultimo si desse nutrimento, potrebbe essere trasformato in un mostro incontrollabile. Calvino sostiene che, per sentirsi completi, bisogna accettare entrambe le parti e questo si può vedere nell’ultima scena quando il Gramo e il Buono si innamorano della stessa donna, Pamela, che accetta di sposarli solo quando le due metà saranno ricongiunte. Tuttavia, come si può ben osservare il Medardo intero dell’inizio non ha personalità né volto, di quello reintegrato della fine non si sa più nulla e l’unico che vive davvero nella storia è quello dimezzato. Invece, Cosimo di Rondò, protagonista del Barone rampante (1957), decide all’età di 8 anni di salire su un albero e 9 Cfr. Calvino interprete della fiaba e rappresentante dello strutturalismo, Susanna Barsotti. 10 Cfr. I nostri antenati, Visconte Dimezzato, pg.47. non scendere mai più. La lotta contro il mare dell’oggettività e la ribellione all’omologazione si esprimono attraverso la sua solitudine che non è malvagia e fredda, ma al contrario voluta dal protagonista per partecipare al mondo attivamente senza distrazioni. Infatti, Cosimo è interessato al suo tempo e vivendo tra gli alberi, compie ogni sorta di esperienza. È dedito al bene del prossimo e vuole partecipare ad ogni aspetto della vita, dall’avanzamento delle tecniche all’amministrazione locale, alla vita galante. Tuttavia, sa che per essere con gli altri veramente, l’unico modo è quello di imporre loro la sua incomoda singolarità così com’è vocazione del rivoluzionario. Questo si può osservare nella scena in cui Cosimo conosce un popolo di spagnoli che si trova sugli alberi in quanto esiliati ma mentre loro alla fine scenderanno sulla terra ferma, il barone per vocazione interiore, resterà sugli alberi. Il cavaliere inesistente (1959) riprende il tema della ricerca di identità e del doppio ma differentemente dal Visconte, qui non c’è il binomio bontà/malvagità ma l’antitesi mente/corpo attraverso i personaggi di Agilulfo e Gurdulù. Il primo non esiste in quanto privo di individualità fisica mentre il secondo è privo di coscienza. Tuttavia, questi servono solo all’enunciazione del tema ossia la lotta tra l’esserci e il non esserci; per questo successivamente Calvino aggiunge altri personaggi come Rambaldo, che cerca le prove concrete di esistere come fanno tutti i giovani, e Torrismondo, simbolo della morale dell’assoluto, per cui la verifica dell’essere deve derivare da qualcosa di già preesistente come l’ordine del Santo Graal. I tre personaggi presenti all’interno della raccolta simboleggiano l’emarginazione in quanto ognuno di loro, a modo suo, si sottrae al mondo. Medardo è dimidiato, Cosimo si nasconde tra le fronde degli alberi ed è invisibile mentre Agilulfo è un soggetto smaterializzato, fatto di pura forza psichica. 2.1.3 Haruki Murakami Temi come la marginalizzazione e la solitudine sono presenti anche all’interno delle opere di Murakami. Un esempio è Tōru in Norwegian Wood, giovane anti eroe, che ha un’avversione per tutto ciò che è finto e costruito e scopre che sono pochissimi quelli con cui può comunicare in modo genuino e vero. Questo dipende anche dal fatto che sono rare le persone autentiche in un mondo dominato dalle convenienze e dalle falsità e tutte sono outsider come lui. Ciò si avvicina a quello che Calvino definiva il mare dell’oggettività e alla lotta contro l’omologazione nel Barone Rampante. Viene analizzata una vera e propria metamorfosi in uno dei periodi più difficili, l’adolescenza. In Norwegian Wood si possono ritrovare alcune tematiche presenti nel Visconte Dimezzato come quella della lotta interiore; Tōru, per esempio, è assalito dal dubbio di aver pongono mai troppo domande su questi elementi ma li accettano come parte della realtà, le tempistiche e le relazioni logiche sono scombussolate, le conseguenze possono verificarsi prima delle cause. Inoltre, passato, presente e futuro possono non essere in ordine oppure sono mescolati continuamente apparendo come realtà parallele. In questo romanzo ci sono molte cose strane come santuari, flauti con anime di gatti, ombre leggere e spiriti viventi oppure la pietra magica che Nakata usa per arrivare alla biblioteca Kamura e che porterà alla sua morte. Al tempo stesso però si tratta anche di una storia di formazione perché ogni personaggio, tranne il cattivo, subisce un’evoluzione e nel loro percorso è fondamentale la musica e la filosofia, soprattutto quella hegeliana che appare nei discorsi di personaggi secondari come il bibliotecario Ōshima, mentore di Tamura Kafka, che lo aiuterà sia materialmente che spiritualmente, attraverso discorsi profondi e invitandolo a riflettere sul mondo, su ciò che accade e sul suo futuro. La rinascita dei tre personaggi avviene attraverso il superamento del trauma e il riconoscimento dell’altro, per questo motivo sono importanti le relazioni profonde. Infatti, solo l’altro può dare la forza di affrontare i labirinti sepolti nella parte più profonda dell’anima. Questo racconto vuole insegnare che non si è soli ma che ognuno è impegnato nella propria battaglia, per questo rinchiudersi nel mondo interiore non è mai utile ma la soluzione potrebbe essere quella di trasportare la propria immaginazione nella realtà. Alle responsabilità della vita non si può sfuggire e bisogna comprendere che senza un compagno non si può raggiungere un cambiamento definitivo. Infatti, come si afferma nel Visconte Dimezzato, per sentirsi completi bisogna accettare ogni singola parte di sé come l’apparenza coincidente con il modo in cui ci guardano gli altri e quella interiore che solo in pochi sono in grado di comprendere. Il tema della formazione è presente anche in Calvino, in particolare nella sua opera Il sentiero dei nidi di ragno in cui la Resistenza è descritta secondo la prospettiva di un bambino Pin, un orfano che guarda il mondo in maniera distorta e che vive un dramma ossia quello di non sentirsi parte né del mondo dei bambini né di quello dei più grandi. In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo, è possibile osservare una connessione tra Pin e Calvino in quanto l’inadeguatezza del primo di non riuscire a comprendere gli adulti è simile a quella dell’autore che in quanto borghese, non comprendeva la violenza adottata dai partigiani con cui si alleò. La sua scelta di usare l’ottica di un ragazzino dipende anche dalla corrente di appartenenza dell’opera ossia il neorealismo o realismo espressionista che pone al centro del romanzo l’operazione di smontaggio della realtà, conseguentemente da un lato sono inseriti elementi realistici come le morti durante la seconda guerra mondiale, i partigiani, nazisti e fascisti ma da un altro lato tutto è addolcito dal fiabesco e dall’immaginazione del protagonista che vive ogni cosa come se fosse un’avventura. Sono molti infatti gli elementi magici, basti pensare alla pistola che Pin ruba al soldato tedesco e che serve a connettere realtà e fantasia, le morti avvengono fuori campo, nel capitolo quattro i noccioli delle ciliegie che Pin vorrebbe usare per creare il sentiero per Lupo Rosso analogo alla fiaba di Pollicino. Anche il Sentiero dei nidi di ragno dove è nascosta la P38, è un luogo idilliaco, inviolabile e frutto di un gioco infantile; infatti i ragni non fanno i nidi e nessuno riesce a vedere le loro tane tranne Pin. Qui è l’unico posto dove il protagonista riesce a sentirsi bambino e sicuro dalla guerra. La maturazione si può osservare a partire dal suo rapporto ambiguo e paradossale con la natura che è un tema prevalente in tutto il romanzo. All’inizio non appare pacifico, infatti il bambino compie una serie di azioni sadiche contro i ragni, che simboleggiano la società degli adulti, per sfogare la propria frustrazione causata dalla violenza da loro ricevuta. Nel capitolo tre la natura appare poco sicura a causa degli spari di fucile ma dopo l’incontro con Lupo Rosso, il protagonista assume una consapevolezza maggiore grazie al superamento della fuga riuscendo conseguentemente a porsi con un atteggiamento più forte e spavaldo. Tuttavia, solo alla fine Pin riuscirà a risolvere il rapporto conflittuale con la natura ponendosi in maniera esterna e fredda anche grazie all’aiuto di Cugino, personaggio con cui si compirà una piena maturazione che consiste nel superamento della solitudine e alienazione che appare anche come simbolo della riappacificazione con la storia. Capitolo 3 Viaggio distopico nella modernità della fiaba 3.1 I nostri antenati e la morale calviniana Italo Calvino si mostra estremamente brillante nella raccolta I nostri antenati in cui Ludovico Ariosto con il suo Orlando Furioso traspare come modello letterario nella misura in cui coniuga razionalismo e libertà inventiva, ironia e rappresentazione lucida e limpida della realtà in tutte le sue sfaccettature. Già a partire dal titolo della raccolta, è visibile un significato allusivo; infatti l’aggettivo nostro allude al presente, al mondo contemporaneo dove gli uomini sono discendenti degli antenati. Ciò dipende dal fatto che l’autore descrive la condizione dell’uomo presente lasciando intravedere anche la situazione politica del tempo. Nel febbraio 1956, il XX Congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica accese in tutta Europa grandi speranze di rinnovamento attraverso un rapporto sui crimini staliniani. Tuttavia, in occasione delle proteste degli operai di Poznan represse con durezza dal governo polacco, poi della sollevazione in Ungheria a cui il Patto di Varsavia aveva reagito brutalmente con l’occupazione militare; il Partito comunista italiano guidato da Togliatti si allineò alle posizioni sovietiche. Per questo motivo, Calvino lasciò ufficialmente il Partito nel 1957. Di fatto, molti aspetti nel Barone Rampante sono leggibili come trasposizioni fantastiche di vicende politiche attuali come l’invenzione centrale del libro e la decisione del protagonista di salire sugli alberi e di non scendere mai più12. Questo rappresenta una presa di distanza dal profondo disagio di Calvino verso la politica attiva evidenziando quello che è stato definito pathos della distanza. La decisione di Cosimo è profondamente simbolica, avviene in seguito al suo atto di non voler mangiare un piatto di lumache preparato da sua madre, la generalessa, per solidarietà con le povere bestie straziate. Cresce così evolvendosi senza però venire meno ad un patto di coerenza firmato con se stesso e cadere in contraddizione. Tuttavia, ciò non può essere letto come un disimpegno del protagonista nei confronti della politica ma come un impegno attivo e costante, basti pensare all’aggettivo rampante visto come “maggiore maturità espressiva e una più chiara consapevolezza” rispetto a dimezzato. Infatti, mentre Medardo subisce il dimezzamento, Cosimo agisce autonomamente difendendo la propria scelta con fermezza. Durante la sua vita, Cosimo di Rondò viene iniziato alla Massoneria e ad altre congregazioni segrete, combatte i gesuiti, incontra Napoleone Bonaparte e lo zar di Russia partecipando agli scontri nella boscaglia in favore dei francesi. Nel Visconte Dimezzato e nel Cavaliere Inesistente, traspare un’altra caratteristica dell’autore ossia il problema dell’identità che coinvolse Calvino durante l’intero corso della sua vita sentendosi sempre diviso tra fiaba e realtà. Da un lato il bisogno di evasione e leggerezza e da un altro la necessità di combattere una causa politica ed essere un militante. Inoltre, il dimezzamento del visconte fa pensare anche allo sfondo della guerra fredda durante la quale si sviluppò la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica. 12 Mario Barenghi, Profili di storia letteraria, Mulino, Bologna, 2022, pp.33,34. Proprio come Calvino anche Murakami si pone in una zona di confine tra la realtà e l’irrealtà, infatti le sue opere sono strutturate come delle scatole cinesi. Tuttavia, nulla è lasciato al caso ma è congeniale alla rappresentazione simbolica e psicologica della vita quotidiana. Nella letteratura di Murakami centrale è il mondo onirico che si fonde completamente con il concreto aiutando a trovare una soluzione. Il protagonista nelle sue opere ha caratteristiche comuni; può essere un uomo o adolescente che prende la decisione di intraprendere un viaggio interpersonale alla ricerca della verità e di se stesso distaccandosi dalla società consumistica e dal lavoro sfiancante. Inoltre un altro elemento importante è quello femminile diviso in ideale e terreno. Quello ideale esiste solo nella mente del personaggio maschile mentre quello terreno attraverso poteri sovrannaturali, ha l’obiettivo di congiungerlo alla prima. Per esempio, in Kafka sulla Spiaggia questa dicotomia ritorna con la signora Saeki, proprietaria di un grande patrimonio bibliotecario, e Sakura, una giovane conosciuta per caso su un pullman. La prima prevede una scissione tra realtà e irrealtà già presente in se stessa. Ha due vite parallele, una onirica in cui appare nella sua bellezza giovanile e una reale nella vita quotidiana. Tutte queste figure instaurano rapporti profondi e sottili tra loro, legami sovrannaturali e astrali che si connettono inconsciamente svolgendo azioni casuali ma che spesso sono difficili da cogliere. In Calvino il personaggio femminile subisce una mutazione; nella sua opera di esordio Il sentiero dei nidi di ragno appare una rappresentazione stereotipata della donna, spesso considerata negativa, subordinata e pericolosa per il mondo maschile. Basti pensare a Pin e Cugino che sono estremamente misogini e l’unica tipologia di donna positiva rimane quella della madre, totalmente assente ma non per questo meno significativa. Nella trilogia I nostri antenati è rappresentata la superiorità delle donne rispetto alle loro controparti maschili in un rapporto precario e conflittuale. Nel Visconte Dimezzato Pamela inizialmente appare come una contadina ingenua e priva di caratterizzazione ma progressivamente rivela una personalità concreta e audace. È fondamentale nella riunificazione del protagonista e molto vicina alla donna terrena di Murakami che aiuta l’uomo ad unirsi alla figura ideale a cui aspira. Pamela è libera, indipendente, sessualmente disinvolta e in grado di tenere sotto controllo l’uomo e le sue opposte identità che si riuniscono grazie alla sua astuzia e al suo coraggio. Anche la balia Sebastiana è risoluta e in grado di fronteggiare la realtà confermando la complessità e l’aspirazione all’indipendenza delle donne. Nel Barone Rampante Viola è la donna più affascinante ed enigmatica dell’intera produzione calviniana, contraddittoria e ambivalente. Spaventa l’uomo e la sua ambiguità è sottolineata sia dalla descrizione fisica sia dagli atteggiamenti negli incontri con Cosimo, dimostrando in questo mondo sin dal principio la sua superiorità rispetto al protagonista. In apparenza sembra frivola e volubile ma questa è solo una strategia provocatoria il cui obiettivo è quello di rappresentare la limitatezza dell’uomo nelle sue scelte e ad affermare la propria autonomia e indipendenza, anche dal punto di vista sessuale. A causa della loro diversità e per tentare di salvaguardare la propria libertà, Cosimo decide di allontanarsi dall’amata ma questo lo getta in uno stato di follia e frustrazione che gli fa perdere ogni razionalità e controllo di se stesso. Conclusione In conclusione, all’interno di questa tesina il compito centrale è quello di unire due autori di cultura e nazionalità diversa. Il primo fu uno scrittore occidentale ossia Calvino fondamentale a partire dalla Resistenza, letto e tradotto in tutto il mondo e il secondo orientale Murakami. Tuttavia, differentemente dagli altri nipponici, unisce all’interno delle proprie opere tematiche descritte all’interno della letteratura americana come Carver e Salinger. Per questo motivo, è stato considerato lo scrittore più occidentale dei giapponesi. Sebbene lontani e divergenti sotto alcuni punti di vista, Calvino e Murakami sono più vicini di quanto si possa pensare e ciò è dimostrato da questo lavoro che attraverso diverse tappe cerca di congiungerli tracciando una linea di confine attraverso le loro opere. Nel primo capitolo, si spiega l’evoluzione del fiabesco nel mondo occidentale e orientale. Da un lato è importante analizzare i vari livelli che hanno permesso il perfezionamento dello stile di Italo Calvino a partire dal Neorealismo fino allo sperimentalismo a cui lo scrittore approdò negli ultimi decenni. A seconda delle diverse fasi, si può osservare infatti una diversificazione del tema della fantasia vista inizialmente come uno strumento per fuggire dalla realtà fredda e opprimente che caratterizzava il Secondo dopo guerra e una seconda fase in cui tentò di combinare l’ambientazione storica e quella allegorico simbolica invitando il lettore ad una riflessione e ad un equilibrio. Murakami appartiene alla letteratura di intrattenimento in cui i giovani riescono ad immedesimarsi in quanto si descrive il Giappone contemporaneo e in questo modo si riesce a superare la tradizione dove era consono rappresentare i diversi rituali come bere il tè. Il tema centrale nelle sue opere è il forte dualismo tra realtà e irrealtà che sembrano scollegate ma spesso si completano a vicenda orientando i protagonisti nell’analisi del proprio io. A tal proposito nel capitolo 2 il tema principale consiste nel descrivere la dimensione fantastica come espressione di realtà. Infatti molto spesso i personaggi sono visti come una metafora dell’uomo contemporaneo basti pensare al Barone rampante che rappresenta la figura del ribelle in cui lo stesso Calvino si immedesimava. Il ribelle è colui che ha bisogno di vedere il mondo da un’altra prospettiva svincolandosi in questo modo da rigidi condizionamenti ideologici e politici ponendosi al servizio della ragione. Il Visconte Dimezzato simboleggia sia l’incompletezza dell’uomo che non si sente soddisfatto ed è alla ricerca di una pienezza interiore ma anche il periodo della Guerra fredda durante il quale il mondo era diviso in due blocchi: l’occidente capitalista (USA e Gran Bretagna) e l’Oriente comunista (Urss). Infine, il Cavaliere inesistente è il simbolo dell’uomo moderno, che è talmente in crisi da sembrare privo di identità e quasi inesistente. Infatti la nostra modernità è caratterizzata da incertezza, smarrimento a causa della mancanza di orientamenti e sicurezze. Temi come la marginalizzazione e la solitudine sono presenti anche all’interno delle opere di Murakami in cui si parla spesso di separazione e morte molto diffusi oggi.
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