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La Musica secondo Kubrick: Analisi Sonora del Film 2001: Odissea nello Spazio, Sintesi del corso di Teoria Del Cinema

Un'intensa analisi sonora del film 2001: odissea nello spazio diretto da stanley kubrick. Esploriamo come la musica di alex north, györgy ligeti, richard strauss e johann strauss ha contribuito a creare l'atmosfera surreale e misteriosa del film. Scopriamo come i compositori e le loro opere sono state utilizzate da kubrick e come le loro composizioni hanno influenzato la narrazione e il messaggio del film.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 21/02/2024

gimmymagnani
gimmymagnani 🇮🇹

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Scarica La Musica secondo Kubrick: Analisi Sonora del Film 2001: Odissea nello Spazio e più Sintesi del corso in PDF di Teoria Del Cinema solo su Docsity! La musica secondo Kubrick di S. Bassetti 2001: Odissea nello spazio Compositore Alex North scaricato senza riguardi e a sua completa insaputa. Kubrick si presenta come figura affabile, salvo poi rivelarsi incrollabilmente confidente in sé: il regista sembra aver bisogno di sottoposti più che di fiduciari. Aspirazione ad amministrare materiali e individui alla medesima stregua. Aneddoto Rota e tema de Il Padrino: p. 83-84. Il metodo kubrickiano si basa su intuizioni, folgorazioni: significative quanto più scardinano ogni luogo comune. Per il regista queste illuminazioni hanno bisogno di essere assecondate, semmai sarà il riscontro sul campo a condannarle. Nessuno dei compositori che hanno affrancato Kubrick è mai stato autentico artefice dei testi musicali impiegati. Incipit musicale del film: affidato, in forma di Ouverture a schermo spento, all’enigmatico Atmosphères di György Ligeti (1961). Suoni geometricamente organizzati che sembrano provenire da una dimensione ignota e portare verso il nulla. Sullo spettatore si abbattono poi gli accenti stentorei della introduzione di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss. Kubrick ha voluto intendere simbolicamente il principio originario del creato che il musicista tedesco aveva sintetizzato nelle poche essenziali battute dell’incipit. La macrostruttura musicale del film è organizzata su alternanze di disorientamento e riequilibrio. Convivenze di opposti: ordine e caos. Il Kyrie (dal Requiem di Ligeti) debutta in coincidenza con la prima apparizione del monolito: qui la presenza della voce umana, e dunque di una sonorità familiare, viene contraddetto dal suo uso straniato, riproducendo così smarrimento. È una sorta di messaggio misterioso articolato secondo una logica avvertibile, ma non conoscibile. La possente pagina di Richard Strauss (Così parlò Zarathustra) interviene una seconda volta a ratificare un passaggio chiave nell’evoluzione dell’uomo: l’apprendimento dell’uso degli arnesi. Qui la pagina si carica di valori celebrativi e trionfali. Interessante notare che le pagine musicali eclissano suono ambientale ed effetti sonori, diventando padrone assolute della scena. Sul bel Danubio blu di Johann Strauss (figlio): le movenze aeree del valzer rinviano alla grazia delle navicelle sospese nell’oscurità cosmica. Un balletto siderale atteggiato secondo le rivoluzioni di una forma di danza, la più emblematica: il valzer. L’uso di Sul bel Danubio blu ha assolto anche una funzione di rassicurazione nei confronti dello spettatore sbalzato, grazie a quell’audace ellisse di montaggio, dal Pleistocene al nero del vuoto spaziale, rappresentato con forza suggestiva e tanto rivoluzionaria da potersi dimostrare sconvolgente e destabilizzante (non dimentichiamo che siamo nel 1968, un’era del cinema segnata da effetti visivi rudimentali e non speciali). Valzer straussiano come antidoto contro lo shock. Episodio chiave: caduta di Bowman nel campo gravitazionale di Giove. Primo segmento sonoro dominato da una ripresa del Kyrie, sigla del monolito: tornano interventi corali e sovrapposizioni di linee strumentali, che evocano senso di estraneità. Subentra nuovamente Atmosphères, anticipando impressione di trascendenza inafferrabile. Il carattere di questa partitura si mostra nell’assenza di ogni accentazione ritmica, nella polverizzazione di qualunque organizzazione metrica, con l’effetto di una sospensione del tempo e la conseguente impressione di immobilità, atemporalità, incommensurabile distanza. Ed è proprio questo rapporto alterato con il tempo che introduce lo smarrimento cronologico di Bowman. Non mancano rumori e suoni ambientali: episodio preistorico. Urla degli ominidi a emblema del balzo evolutivo fondato sulla violenza. Se la vita a bordo è affollata di suoni e segnali tecnologici, nell’inchiostro spaziale ogni cosa ha perduto la propria anima
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