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La narrativa ispano-americana degli anni Cinquanta (J.C.Onetti e J. Rulfo), Appunti di Letteratura Ispanoamericana

La narrativa ispano-americana degli anni Cinquanta con analisi approfondita degli autori Juan Carlos Onetti e Juan Rulfo.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 23/12/2019

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Scarica La narrativa ispano-americana degli anni Cinquanta (J.C.Onetti e J. Rulfo) e più Appunti in PDF di Letteratura Ispanoamericana solo su Docsity! NARRATIVA DEGLI ANNI CINQUANTA Letteratura ispano-americana 13.03.2017 Juan Carlos Onetti (1909-1994) Juan Rulfo ha scritto opere emigrazione rurale, Onetti ambientazione urbana, accumunati tuttavia da caratteristiche. Juan Carlos Onetti è stato uno scrittore uruguayano di orgine italiana, nasce a Montevideo nel 1909, a circa vent'anni si trasferisce a Buenos Aires dove pubblica i suoi primi racconti e romanzi di forte impronta esistenzialista, influenzati dalla filosofia esistenzialista degli anni Quaranta. Qui comincia a lavorare come giornalista, sotto il primo governo Peron gli viene impedito di visitare Montevideo, una volta riuscito a rientrare viene imprigionato dalla giunta militare. Lascia definitivamente l'Uruguay vivendo in esilio a Madrid fino alla sua morte avvenuta nel 1994. - Tra i romanzi più noti dell'autore ricordiamo: "Il pozzo" (El pozo), "La vita breve" (La vida breve), "Terra di nessuno" (Tierra de nadie), "Per questa notte" (Para esta noche), "Gli addii" (Los adioses), "Il cantiere" (El astillero), "Raccattacadaveri" (Juntacadiveres). Nel romanzo "La vita breve" Onetti dà vita all'immaginaria città da lui costruita e denominata Santa Maria, essa rappresenta l'unione tra le città di Montevideo e Buenos Aires, fondamentali allo stesso modo per Onetti, e farà da sfondo a gran parte delle sue opere. Nella città di Santa Maria si svolge una saga narrativa, descritta in maniera frammentata, senza un ordine cronologico. JACOB Y EL OTRO Tra i racconti ricordiamo invece "Jacob y el otro", pubblicato nel 1961 ed inserito nella raccolta "Tan triste como ella y otros cuentos". Il racconto é suddiviso in sei parti: la prima parte è narrata dal medico, dalla seconda fino alla quinta parte a descrivere le vicende è il narratore anonimo, l'ultima parte è narrata invece dal principe. La prima parte costituisce la prolessi, l'anticipazione di un evento che verrà spiegato in un secondo momento: il medico, intento a trascorrere la serata presso il club, viene richiamato immediatamente all'ospedale affinchè possa intervenire per salvare la vita ad un ragazzo gravemente ferito in un combattimento. Si tratta di un medico della città di Santa Maria, qui il narratore si dichiara testimone degli avvenimenti che verranno spiegati più dettagliatamente nel corso della storia, e questo è evidente dall'uso del pronome alla prima persona "Yo estaba aburriéndome"; La seconda parte (che comprende il paragrafo 2,3,4) è descritta dal narratore; si tratta di un narratore onnisciente neutro, ciò è evidente dal primo paragrafo della seconda parte: "I biglietti da visita dicevano Commendatore Orsini e l’uomo chiacchierone e inquieto li distribuì senza avarizia per tutta la città. Se ne conservano degli esemplari, alcuni autografati e con dediche". Il narratore è neutro onnisciente perchè conosce alla perfezione i personaggi e le vicende, ma si limita a descrivere quest'ultimi senza intervenire ed esprimere le sue opinioni, alienandosi il più possibile dalla vicenda. Il narratore introduce i due forestieri: Orsini e Jacob Van Oppen. Quest'ultimo si presenta come un antico campione mondiale di lotta, mentre Orsini si presenta come il suo agente; Jacob è attualmente in giro per l'America Latina pronto per una nuova sfida mondiale e alla ricerca di giovani in grado di sfidarsi con lui. Colui che sarebbe riuscito a battere Jacob sul ring, avrebbe avuto un premio in denaro. In realtà nessuno sarebbe stato in grado di resistergli per più di 30 secondi, e di questo entrambi ne erano coscienti. Infatti Jacob e Orsini non sono nient'altro che due truffatori: Jacob è un nome d'arte, è sì stato un lottatore, ma ormai da molti anni non sale sul ring; Orsini, che si fa chiamare "principe", è un italiano che sfrutta Jacob, l'ex lottatore, per organizzare sfide che si riveleranno vere e proprie truffe. Nella città immaginaria di Santa Maria vi è tuttavia uno sfidante in grado di battere Jacob, un giovane ragazzo libanese, denominato "turco". Orsini, sapendo di non avere soldi, cerca di convincere il giovane libanese a ritirarsi offrendogli una cifra in denaro, ma ad opporsi è la fidanzata del ragazzo. Quest'ultima, giovane e decisa, schiva con forza la galanteria di Orsini dicendo che la sera sarebbe andata presso "El liberal" ad accettare la sfida, necessitava di quei 500 pesos per sposarsi ed era sicura che il fidanzato sarebbe stato in grado di battere l'ex lottatore, ormai troppo vecchio. A questo punto Orsini cerca di convincere Jacob a fuggire da Santa Maria, considerando la sfida "inutile" e "stupida", ma l'ex lottatore si oppone scegliendo di combattere e cacciando dalla valigia denaro da lui conservato. La terza parte è narrata dal "principe", quest'ultimo corrisponde a uno dei protagonisti, Orsini. Il narratore è allo stesso tempo il protagonista della vicenda narrata, e ciò si evince dall'uso della prima persona. Nella sesta parte il "principe" riprende la storia dalla mattina del combattimento, quest'ultimo viene descritto alla fine più o meno del racconto. Jacob, l'ex lottatore, riesce contro ogni regola a mantenere le braccia alte per dieci secondi e a vincere sorprendentemente contro il giovane turco libanese. Sarà proprio quest'ultimo ad arrivare in fin di vita al pronto soccorso, il racconto si unisce in un movimento circolare ed è costruito in maniera tale da far credere ELEMENTI IN GENERALE La città di Santa Maria è una città oscura abitata da antieroi, personaggi emarginati e fuorilegge, i quali autonomamente hanno scelto di vivere una vita ai margini della società. Sono personaggi coscienti di essere destinati al fallimento, quest'ultimo è il tema principale della narrativa di Onetti, dunque l'impossibilità di realizzarsi, che in questo caso si incarna nella figura del giovane turco libanese. Poco si conosce dei suoi personaggi, si sa solo che sono esiliati e si sa che Jacob molti anni prima fu un campione mondiale di lotta, inoltre l'inserimento della canzone "Lili Marleen" permette di collocare il racconto negli anni Cinquanta. Nel testo predominano il narratore e il tempo, inoltre, la creazione di una città con personaggi propri, trasforma il testo, secondo il mio parere, in qualcosa di fantastico. JUAN RULFO (1917-1986) Juan Rulfo è stato uno scrittore, sceneggiatore e fotografo messicano. Nasce nel 1917 nello stato di Jalisco e dal 1934 fino alla sua morte vive a Città del Messico. In seguito il personaggio spiega come a Luvina vivano solamente i vecchi e le donne sole, perchè i bambini una volta divenuti "adulti" si spostano in ulteriori aree di lavoro per sostenere economicamente i genitori. Lì non c'è nulla da mangiare, e la morte sembra essere diventata addirittura l'unica speranza degli abitanti. Il narratore spiega che l'esperienza vissuta dal vecchio maestro a Luvina lo ha condannato alla rovina e lo ha lasciato senza alcuna forza, per cui non riesce a ricordare esattamente quanto tempo trascorse lì. Segue poi raccontando al suo interlocutore dove sarà costretto ad insegnare, proprio come fece lui 15 anni prima, poi all'improvviso, il narratore annuncia che il vecchio maestro crolla sul tavolo in un sonno profondo. - Tematiche La desolazione, la tristezza e lo sconforto del popolo di Luvina sono le tematiche dominanti del racconto. A quest'ultime si aggiunge un elemento essenziale continuamente ripetuto: il vento. Un vento che minaccia gli abitanti di Luvina come un incubo, assume le caratteristiche di un personaggio che penetra all'interno di ciascuno come un fantasma o un demone. - Messaggio Il racconto si caratterizza per una critica sociale e politica, Rulfo mostra l'assurdità di una politica educativa del governo che ignora la povertà e l'abbandono del suo popolo. Condanna il governo messicano e le promesse di prosperità e uguaglianza per tutti gli abitanti mai mantenute. Dal racconto si evince inoltre una protesta di Rulfo contro una realtà che deve essere trasformata, questo si riflette sia nei suoi personaggi e nelle loro disgrazie, sia nella descrizione di un mondo lacerato dalla violenza e dalla solitudine. Il racconto è stato scritto negli anni in cui il Messico sta vivendo una rivoluzione sociale: l'esodo massiccio delle campagne per andare a vivere nelle città. L'urbanizzazione è stata violenta a causa del rapido svuotamento dell'ambiente rurale, quest'ultimo, descritto da Rulfo sta mano a mano scomparendo. Ciò che più accomuna i racconti di Onetti con quelli di Rulfo è l'assenza assoluta di speranza e, in particolar modo, la scrittura. L'obiettivo di entrambi è infatti quello di lasciare la testimonianza di uomini che hanno fallito e che stanno ormai scomparendo, ma di cui è possibile tuttavia lasciar vivo il ricordo. Rulfo in particolare diventa la voce narrante che funge da ultimo testimone in un mondo perduto e immerso nella solitudine. Rulfo non a caso, smetterà di scrivere nel momento esatto della scomparsa di questo mondo e la narrativa degli anni Cinquanta continuerà a svilupparsi seguendo il filone urbano, non rurale. Come ha affermato Luis Barrera Linares "Luvina" di Juan Rulfo non è una buona storia perchè solleva la situazione particolare di un popolo messicano abbandonato, ma perchè il lettore da lì ha la possibilità di percepire una situazione simile per qualsiasi popolo del mondo e in qualsiasi momento. - Stile e tecnica narrativa I 17 racconti della raccolta "El llano en llamas" sono essenzialmente realisti, con l'eccezione di Luvina, considerato dallo stesso Rulfo un esempio di realismo magico. Luvina è un luogo fantastico,immaginario e magico perché in esso vivono ombre, rumori, sussurri misteriosi, fantasmi ed è caratterizzato da un'atmosfera macabra e surreale dovuta anche alla presenza costante del vento "negro", il quale si presenta come una sorta di personaggio fantastico. Luvina è allo stesso tempo un luogo reale perché abitato da un popolo abbandonato al proprio destino, senza alcuna speranza ed illusione. Rulfo utilizza la lingua popolare messicana e ciò che più è evidente all'interno del racconto è la ripetizione dello stesso concetto o parola anche all'interno di uno stesso paragrafo, tecnica espressiva che porta ad un rallentamento del ritmo. Inoltre inserisce continuamente comparazioni, aggettivi con cui tende a creare una maggiore atmosfera di tristezza e solitudine, personificazioni, allegorie ed in generale numerose espressioni popolari. All'interno della narrazione è possibile distinguere un narratore omodiegetico ed un narratore eterodiegetico. Il primo, che non interviene all'interno del racconto, si occupa di descrivere la cantina in cui i due maestri interloquiscono, il secondo invece, che é un personaggio del racconto, descrive il luogo immaginario di Luvina. Inoltre, all'interno del racconto sono presenti due dimensioni temporali: il presente è costruito dal narratore eterodiegetico che fa uso di pause, punti di sospensioni e dialoghi; il passato remoto è utilizzato dal narratore omodiegetico per raccontare gli eventi passati a Luvina, i pochi verbi al presente sono utilizzati esclusivamente per descrivere lo spazio. Ciò che ancora distingue i due narratori è il punto di vista, la focalizzazione: il narratore omodiegetico presenta una focalizzazione interna (la narrrazione è effettuata dall'interno dell'ambiente rappresentato), mentre il narratore eterodiegetico una focalizzazione zero: é onnisciente, ovvero conosce alla perfezione i pensieri e gli stati d'animo dei personaggi della narrazione. Le due focalizzazioni mettono in risalto l'ostilità di Luvina, e la differenza tra le due è evidente dalla descrizione della cantina (narratore eterodiegetico) e dall'ambiente di Luvina (narratore omodiegetico). La cantina è descritta come una terra ricca di acqua e in cui i bambini giocano e ridono, segno di allegria; l'ambiente di Luvina è triste e povero, con un cielo costantemente nuvoloso, creando una contrapposizione con il primo luogo descritto. PEDRO PARAMO La desertica cittadina Comala attende Juan Preciado, in cerca di suo padre Pedro Paramo, per una promessa fatta alla madre in punto di morte. Comala è una cittadina abitata da un popolo misterioso e solitario, in cui vagano demoni e spettri. Il viaggio nello spazio e nel tempo di Juan si trasforma in un vero e proprio viaggio negli inferi in un paese completamente abbandonato alla miseria. Non solo rimanda al viaggio negli Inferi di Dante, ma da un punto di vista culturale potrebbe far riferimento anche alla figura di Ulisse e ai nove Inferni di Mictlan, gli inferi della mitologia pre-colombiana. Juan Preciado conosce due donne che gli raccontano la storia della città misteriosa e di Pedro Paramo, suo padre. Quest'ultimo è diventato il padrone di Comala mediante la corruzione e la violenza, ha sottomesso il popolo alla sua tirannia, alle sue contraddizioni e decisioni arbitrarie. Ha messo incinta tutte le donne del paese, ma soltanto uno è colui che considera il vero erede e soltanto una la donna che realmente ama, Susana. Pedro è un uomo senza scrupoli che possiede tutto che è presente in quella valle infelice, l'unica cosa che lo rende umano è l'amore che prova per Susana, una donna tormentata e pazza. Le persone con cui Juan si intrattiene a parlare scompaiono lasciando gli echi delle loro voci, una donna gli lascia capire che suo padre era già morto prima ancora del suo arrivo. A questo punto Juan realizza che Comala è un paese fantasma, tutto lì è inerte, irreale, morto, nessuna vita è più possibile lì, al punto da rendersi conto egli stesso di essere ormai sotto terra. Juan sta infatti raccontando la storia da una tomba, anche lui è morto. La rovina della cittadina di Comala è estremamente legata a Pedro Paramo, il quale decide di uccidersi lasciando morire di fame il paese. Il romanzo parte da una dimensione realista e man mano si trasforma in una riflessione sulla dissoluzione della vita e sulla costante presenza della violenza.
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