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La nascita del fascismo e il biennio rosso, Dispense di Storia

La crisi economica dell'Italia tra il 1919 e il 1920, che portò alla crisi dello Stato liberale. In questo periodo, contadini e operai attuarono una serie di proteste e di rivolte che sfociarono nell'occupazione delle fabbriche e delle aziende agricole. anche l'occupazione delle terre e delle fabbriche, l'ascesa del fascismo e la nascita del Partito Nazionale Fascista e del Partito Comunista d'Italia.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 03/01/2023

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Scarica La nascita del fascismo e il biennio rosso e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! LA NASCITA DEL FASCISMO E IL BIENNIO ROSSO L'OCCUPAZIONE DELLE TERRE La profonda crisi economica dell'Italia portò alla crisi dello Stato liberale. Infatti tra il 1919 e il 1920, contadini operai attuarono una serie di proteste e di rivolte che sfociarono nell'occupazione delle fabbriche e delle aziende agricole. Questi 18 mesi sono chiamati dagli storici "biennio rosso" perché la situazione italiana appariva più prossima a un esito di tipo rivoluzionario in senso socialista. Più di mezzo milione di contadini occuparono le terre incolte con un'iniziativa personale. Le proteste colsero il governo impreparato: Nitti non riuscì a elaborare provvedimenti efficaci per frenare i violenti scontri e i socialisti alzarono le richieste, tentando di ottenere la nazionalizzazione delle terre. L'OCCUPAZIONE DELLE FABBRICHE Nei grandi centri industriali la tensione sociale era ugualmente alta: i disoccupati ammontavano a circa 2 milioni. Molti operai si abbandonarono a eccessi di ogni tipo: furono saccheggiati negozi e magazzini, le fabbriche vennero continuamente bloccate da scioperi e furono commesse anche violenze che causarono alcuni morti e feriti. In Italia infatti i reduci di guerra erano distrutti fisicamente e psicologicamente; a loro non viene riconosciuto economicamente nulla, non vengono accolti come pensavano e ciò crea una grande scontentezza che porterà poi ad una serie di problematiche. Questo probabilmente successe a causa dell'assenza quasi totale di interventi da parte del governo Nitti. Questo periodo di lotte di violenza sfociò a settembre del 1920, nell'occupazione dei principali centri industriali del Nord: in breve tempo i dirigenti furono espulsi e per quattro settimane le fabbriche furono trasformate in fortini vigilati da improvvisate tra "guardie rosse". Davanti all'aggravarsi della situazione economica, Nitti rassegnò le sue dimissioni e gli succedette Giovanni Giolitti, al suo quinto mandato come presidente del consiglio. Giolitti scelse la sua abituale tattica, cioè quella di non reprimere e di condurre una politica di mediazione con i socialisti moderati e con i sindacati. Fece delle concessioni agli operai, come la giornata lavorativa di otto ore e la cassa malattia. Furono anche varati interventi finanziari per la previdenza e la vecchiaia. Questi provvedimenti resero la situazione meno incandescente, ma non tranquillizzarono del tutto né gli industriali, né grandi proprietari terrieri che dubitavano della capacità del governo di tenere la situazione sotto controllo. Inoltre si aveva il pericolo di un aumento di potere da parte dei sindacati socialisti e cattolici. Per queste ragioni la grande industria e i proprietari terrieri decisero di legare le loro sorti all'unico movimento politico che, in quel momento, sembrava in grado di contrastare socialisti e cattolici: il fascismo di Benito Mussolini. LO SQUADRISMO FASCISTA Benito Mussolini si era presentato con una propria lista alle elezioni del 1919 chiamata i fasci italiani di combattimento. Mussolini si rifà al movimento dei fasci di lavoratori, ovvero un sindacato dei lavoratori (1892/1893) esistente in Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna, che verrà represso da Crispi solamente in Sicilia. Infatti si può notare la differenza di trattamento tra il Sud e il Nord Italia. Questo sarà il motivo della nascita della Mafia e di altre criminalità organizzate in Sicilia. 1 Mussolini era fondamentalmente socialista, egli si rifà a Soreli, un socialista francese che sostiene la violenza in tutte le sue forme. La lista non ottenne nessun eletto ma nonostante l'insuccesso elettorale, Mussolini aveva saputo dare un'unità politica e una sorta di speranza ai tanti gruppi di ex combattenti, disoccupati e intellettuali, accomunati dallo scopo di fermare la realizzazione di una rivoluzione simile a quella bolscevica. Il programma, presentato a San Sepolcro a Milano, fonde elementi socialisti (dalla parte dei lavoratori e pianificazione di uguaglianza tra uomini) ad elementi di destra (anticlericale, difende i diritti della patria, molto patriotti). Era avverso al governo liberale e verteva sulla richiesta di annessione di fiume e della Dalmazia e sulla tassazione dei beni ecclesiastici. Le squadre d'azione fasciste, dette anche "squadracce", divennero così il braccio armato dei grandi proprietari terrieri e degli industriali in funzione antisocialista. Ci furono numerose azioni violente da parte di queste squadre d'azione, come per esempio l'incendio a Trieste di un Hotel. Nel biennio successivo azioni di questo tipo portarono alla distruzione di centinaia di tipografie socialiste, sedi di leghe contadine, sezioni del partito socialista, dei sindacati di biblioteche. A volte le violenze sfociavano in episodi di vera e propria guerriglia urbana. LA NASCITA DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA Mussolini cercava di dare un assetto più organizzato al movimento fondato. Inizialmente infatti il fascismo era unito alla democrazia, non era del tutto totalitario. Però dal 1920 questo movimento ha una profonda mutazione ideologica. Nel 1921 il movimento dei fasci di combattimento si trasforma nel PNF, ovvero partito nazionale fascista. ... E DEL PARTITO COMUNISTA Nello stesso anno venne fondato il partito comunista d'Italia. Antonio Gramsci e altri contestarono le scelte moderate attuate dal partito durante l'occupazione delle fabbriche, che essi ritenevano occasione perduta per riavviare la rivoluzione. Il partito comunista presentò un programma che ricalcava quasi fedelmente i principi fondamentali della rivoluzione russa richiesti da Lenin, come per esempio l'abbattimento dello stato borghese, l'instaurazione della dittatura del proletariato attraverso i consigli dei lavoratori, e la distribuzione della ricchezza. IL FASCISMO AL POTERE I NODI IRRISOLTI Questa situazione di anarchia fu sottovalutata da Giolitti, che era convinto di avere saldamente le redini dell'Italia. Per questo motivo il suo impegno si concentrò per risolvere il problema dell'occupazione di fiume. Quando si risolse la questione di fiume, Giolitti si impegnó sul risanamento delle finanze dello Stato, che versavano in condizioni disastrose. Nel frattempo però la violenza delle squadre fasciste dilagava sia nelle campagne sia nelle città, ma Giolitti, fedele alla politica di neutralità, ritenne di non intervenire in una situazione ormai incandescente. I BLOCCHI NAZIONALI I due errori fondamentali compiuti da Giolitti furono di non imporre una maggiore severità nella repressione delle violenze fasciste e, contemporaneamente, di gettare le basi per una futura 2 l'OVRA, una polizia segreta che rispondeva solo a Mussolini e si occupava di individuare gli oppositori del regime e di consegnarli al tribunale speciale. Il regime dittatoriale poté dirsi completato il 16 marzo 1928. La camera dei deputati fu soppressa e fu sostituita dalla camera dei fasci e delle corporazioni. LA RIFORMA SCOLASTICA E IL CONSENSO DEGLI INTELLETTUALI Mussolini aveva incaricato il filosofo Giovanni gentile ad elaborare una riforma organica del sistema scolastico. La scuola gentiliana privilegiava le materie umanistiche a discapito di quelle scientifiche; infatti era pensata per preparare i futuri dirigenti della nazione. Inoltre ostacolava la prosecuzione degli studi delle classi meno agiate (scuola elitaria) e l'accesso all'università delle donne. Dopo cinque anni di scuola elementare, in cui era obbligatorio l'insegnamento della religione cattolica, si poteva scegliere tra il ginnasio oppure la scuola professionale di avviamento al lavoro. Solo chi aveva frequentato il liceo classico aveva accesso a tutte le facoltà universitarie, mentre gli studenti dello scientifico potevano iscriversi solo a facoltà tecnico scientifiche. La scuola divenne un potente strumento dell'indottrinamento fascista, infatti le scuole adottavano libri di propaganda, che presentavano Mussolini con toni di misticismo religioso e fu introdotta una vera e propria materia sulla cultura fascista. ORGANIZZAZIONE DELLA GIOVENTÙ Il fascismo prestava quindi molta attenzione agli strumenti di propaganda e all'educazione dei giovani. Infatti nel 1926 viene fondata la prima organizzazione della gioventù, l'opera nazionale balilla. Centinaia di migliaia di ragazzini e adolescenti venivano inquadrati e armati in formazioni paramilitari che si proponevano di educarli secondo il triplice principio di: educazione morale, educazione fisica e disciplina. Il loro motto era :credere, obbedire, combattere! La vita dei più giovani doveva essere scandita da precisi impegni e ricorrenze che creavano un forte senso di patriottismo e di orgogliosa appartenenza a uno Stato forte. IL CONCORDATO CON LA CHIESA Uno degli elementi che contribuì a rafforzare il fascismo fu sicuramente l'intesa che si stabilì con la Chiesa cattolica. Mussolini voleva assicurarsi il sostegno dei cattolici mentre alla Chiesa interessava risolvere il problema delle relazioni con il regno d'Italia che si trascinava dal 1870. L'11 febbraio 1929 dopo trattative durato quasi tre anni, fu firmato l'insieme dei documenti conosciuto come patti lateranensi. Essi si compongono di tre parti: il trattato, che riconosceva la sovranità del Papa sulla città del Vaticano e proclamava il cattolicesimo come unica religione di Stato; La convenzione finanziaria, che impegnava l'Italia a versare al Vaticano dei soldi; Il concordato vero e proprio che sanciva la libertà di culto e la totale autonomia della Chiesa nella gestione delle sue strutture. LA POLITICA SOCIALE ED ECONOMICA DEL FASCISMO IL CORPORATIVISMO 5 Nel 1926 fu varata la legge sull'organizzazione sindacale, con cui venivano riconosciute solo due confederazioni sindacali, uno degli imprenditori e una dei lavoratori. Contestualmente favorito il diritto di sciopero e qualsiasi tipo di agitazione sindacale. Il 2 luglio venne costituito il ministero delle corporazioni, voluto da Mussolini. Le corporazioni, che fungeranno fondamentalmente da sindacati, si basavano sul principio della risoluzione dei conflitti sociali da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro. Infatti nel 1927 fu pubblicata la carta del lavoro, che definiva rapporti tra questi due soggetti; essa stabiliva inoltre che i rapporti tra lavoratori e imprese erano regolati da contratti collettivi (potevano stabilire insieme stipendi, orari di lavoro, agevolazioni ecc.) e affermava che lo Stato poteva intervenire solo se il settore privato si fosse dimostrato incapace di risolvere i problemi. Tuttavia queste corporazioni non funzioneranno mai bene (Agnelli non accetterà) e per questo motivo il fascismo utilizzò un'altra strategia, che fu quella dell'Iri (istituto di ricostruzione industriale) nata nel 33 che cominciò ad acquistare dalle banche in difficoltà le azioni delle imprese in crisi, statalizzandole. LEGISLAZIONE SOCIALE: interventi più significativi: - Opera nazionale maternità e infanzia; - Opera nazionale orfani di guerra; - Istituto nazionale assicurazioni infortuni sul lavoro (INAIL), in questo modo per la prima volta veniva preso in considerazione in maniera concreta il grave problema degli incidenti sul lavoro; - Istituto nazionale per la previdenza sociale (INPS), che garantiva la pensione di anzianità; - Assegni familiari, ai lavoratori infatti venivano pagati, in aggiunta al salario mensile, delle somme di denaro proporzionale al numero dei figli che aveva avuto; L'ECONOMIA DI REGIME NEI PRIMI ANNI Il fascismo venne favorito dalla positiva situazione economica mondiale che determinò un miglioramento del tenore di vita degli italiani e allentò le tensioni sociali. Significativa fu anche la riduzione del numero dei disoccupati. Inoltre gli italiani a causa della censura sulla stampa non avevano informazioni sulla situazione mondiale e quindi Mussolini poté vantare con i successi personali questi miglioramenti. LA QUOTA 90 Con il consolidamento della dittatura fascista la politica economica di Mussolini cambiò. Furono abbandonati i precedenti provvedimenti libero scambisti a favore di una linea protezionistica che si combinò con la politica di rivalutazione della lira. Infatti l'obiettivo di rivalutazione era fissato a quota 90: si proponeva cioè di riportare il cambio fra la lira e la sterlina al valore di 90 lire per una sterlina. Fu un una rivalutazione molto pesante che danneggiò pesantemente le esportazioni italiane. Tuttavia l'operazione riuscì, grazie alla capacità del regime, ad esercitare il controllo sugli stipendi e sui salari. Se il mondo di lavoro fu impoverito e crebbe la disoccupazione, nel complesso la rivalutazione della lira favorì la crescita 6 del consenso nei confronti del duce da parte del ceto medio, che vide premiato il valore del risparmio e aumentato il proprio potere d'acquisto LA POLITICA DEI LAVORI PUBBLICI Per diminuire gli effetti devastanti della crisi economica internazionale il governo aumentò diritti doganali e, soprattutto, promosse un imponente serie di lavori pubblici. Come per esempio fu fondata L'ANAS, che provvide alla costruzione delle prime autostrade. La realizzazione venne affidata ad aziende private che poi avevano il diritto di riscuotere un pedaggio. Le imprese private però non riuscirono a mantenere i loro impegni e lo Stato si assunse direttamente l'onere dei lavori. IL FASCISMO PROMUOVE E ORGANIZZA IL CONSENSO IL CONTROLLO DELLA STAMPA E DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE A partire dal delitto Matteotti il fascismo avvertì la necessità di assicurarsi il consenso delle masse, infatti oltre all'educazione dei giovani all'insegnamento scolastico, anche la Stampa fu sottoposta ad un controllo sempre maggiore fino a subire la completa fascistizzazione a partire dagli anni 30. In questo processo acquisì un'importanza sempre più decisiva l'ufficio stampa del capo del governo che controllava e distribuiva quotidianamente le notizie da pubblicare attraverso le veline. Le veline erano fogli di carta su cui erano scritte tutte le disposizioni obbligatorie da seguire. Mussolini intuì anche le grandi potenzialità del cinema come strumento di propaganda fascista e della potenza italiana. A Roma fu creata a Cinecittà, la Hollywood l'Italia. Nelle sale cinematografiche le proiezioni erano preceduti dai cinegiornali che propagandavano i successi del regime. Un altro potente strumento di propaganda fu la radio con cui la voce del duce poteva entrare nelle case di tutti italiani. IL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE Per controllare la propaganda venne creato un apposito ministero della cultura popolare, esso fu utilizzato per trasformare ogni momento della vita privata di Mussolini in una rilevante vicenda pubblica e per promuovere consenso nelle operazioni del duce. Famosissimo fu nel 25 la cosiddetta battaglia del grano, intrapresa per eliminare le ingenti spese per l'acquisto dei cereali all'estero e per rendere così l'Italia autonoma sul piano alimentare. Durante questa battaglia infatti Mussolini si faceva spesso riprendere mentre, in mezzo i contadini, trebbiava messi e pronunciava discorsi in piedi sul trattore. La campagna comunque ebbe esiti positivi: il raccolto infatti raddoppiò e divenne sufficiente per il fabbisogno nazionale. Lo stesso Mussolini divenne un modello di umanità superiore, esemplare eccellente del nuovo uomo fascista. IL FASCISMO ITALIANO NEGLI ANNI 30 GLI ANNI DEL CONSENSO E LA CONFERENZA DI STRESA La maggior parte degli oppositori negli anni 30 era stata condannata al confino oppure era stata costretta ad espatriare. Gli anni Trenta infatti sono considerati per il fascismo il periodo del consenso, in cui italiani affidarono le loro sorti al Duce, riconoscendogli apertamente il ruolo di guida. Organizzato lo Stato secondo le logiche fasciste, Mussolini poté dedicarsi maggiormente alla politica estera, sostanzialmente abbandonata dopo il riconoscimento della sovranità 7
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