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La nazione del risorgimento, A.M. Banti, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto completo del volume La nazione del risorgimento senza brani compresi nel testo.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica La nazione del risorgimento, A.M. Banti e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Alberto M. Banti – La nazione del risorgimento Intro: L’identità nazionale italiana è un oggetto perduto che non è mai stato davvero studiato. Solo intorno agli anni novanta viene affrontato per via degli eventi interni ma ci si concentra sulla fase post- unitaria. Studio dell’idea di nazione tra il 1796 e il 1861. Cap. 1 1790 circa: mutamento importante. Il termine patria aveva due significati: 1. Luogo dove si nasce, il singolo paese/città o un’area più ampia che corrispondeva ad uno stato o ad un’area culturale 2. Sistema politico-istituzionale verso il quale i sudditi o i cittadini erano leali. Paolo Mattia Doria “La vita civile”, Napoli, 1729: ciò che ispira l’amore per la patria è il rispetto nei confronti di magistrati, senatori, principe che devono essere capaci di conquistarne l’ammirazione assicurando loro sicurezza e felicità. Doria non parla di nessun tipo di governo in particolare. Anche in testi come gli articoli del Caffè, patria significa sistema politico-istituzionale. Nazione ha tre significati: 1. Nascita, estrazione famigliare o sociale, uomini della stessa provincia 2. Senso di collettività dato da usi e costumi comuni e diversi da quelli di altre comunità 3. Inizio settecento: comunità culturale italiana con lingua e letteratura comune. Deriva dall’articolo di Gian Rinaldo Carli “Della patria degli italiani”, 1765, il caffè. Parte da Roma per parlare dell’origine della nazione italiana. Il patriottismo che ne deriva non nega la fondazione della sfera pubblica negli stati antichi ma dimostra che ci sono due modi di essere patrioti: sul piano culturale bisognava collaborare e contribuire per la cultura che accomunava l’Italia e la rendeva una nazione e su quello politico la fedeltà alla piccola patria non doveva sussistere. 1790 circa, cambiamento del lessico dalla Francia e Armata dell’Italia, 1976. Il nuovo linguaggio politico rivoluzionario usava gli stessi termini ma includeva lemmi prima esclusi come “nazione” con un’aggiunta di significato che descriveva la comunità fondamentale, il soggetto ordinario da cui discendeva la legittimità delle istituzioni che dovevano disciplinare la vita collettiva. Inoltre, la morfologia complessiva dei nuovi lemmi derivava proprio da questo arricchimento di significato del termine “nazione” che divenne centrale rispetto agli altri termini. Ora patria indicava un solo assetto costituzionale, ovvero una repubblica dotata di istituti rappresentativi. Erasmo Leso parla di patriottismo come amore per la patria democratica e repubblicana, ovvero l’insieme di atteggiamenti etico-politici dei patrioti. Questi erano soprattutto giovani intellettuali, giornalisti, scrittori, avvocati, medici, ex-preti che avevano seguito la rivoluzione francese. All’inizio del 1790 alcuni avevano provato ad organizzarsi ed erano eventualmente stati esiliati. In quel modo avevano potuto elaborare piani per cambiare l’assetto geopolitico della nazione e avevano accompagnato l’Armata d’Italia e a partecipare durante la creazione delle repubbliche libere. Sono loro a introdurre il nuovo lessico. A volte però veniva usato il vecchio significato, es. Foscolo chiama Venezia la sua patria. Inizia a formarsi il progetto di formazione di uno stato italiano unitario, tra il 1793/94 con gli emigrati e il 1796 con l’Armata d’Italia. Contributo decisivo di Filippo Buonarroti, 1796 quando il Direttorio inizia a pianificare l’azione militare contro il regno sabaudo e la Lombardia austriaca lui è il principale mediatore. Cerca di stimolare una rivolta in Piemonte prima dell’arrivo dei francesi per non far finire il paese in mano ai militari. Per lui all’unità d’azione dei patrioti doveva seguire la formazione di una repubblica democratica italiana. Fu arrestato nel maggio di quell’anno ma i suoi progetti non furono dimenticati. Creando uno stato unito, una repubblica, sarebbe stato più facile difendersi dagli attacchi delle potenze vicine ma l’appoggio alla repubblica dipendeva dal livello di radicalizzazione del patriota. Si partiva dall’idea di nazione per poi pensare ad una repubblica dove gli assetti istituzionali vengono scelti. Si pensava all’esistenza di un genio della nazione italiana, con la stessa discendenza storica dai romani, sangue comune, religione comune, stessi costumi e lingua e una collocazione geografica precisa. Questi elementi sono sempre trattati superficialmente perché si pensa ci siano punti più importanti. I patrioti pensavano che l’Italia fosse come la Francia e dovesse seguirne l’esempio. Viene usata la stessa simbologia, la Libertà o Democrazia: una donna con il seno scoperto, pronta a nutrire i figli e a liberarsi dalla schiavitù. Immagine veneziana che rappresenta Napoleone che presenta l’Italia alla Democrazia su cui deve ricostruirsi. In un testo si considera l’Italia come diversa dalla Francia e quindi si pensa che sia impossibile voler unire quegli stati in una volta sola ma che bisogna andare per gradi. Unire l’Italia significava fare appello al sentimento unitario che però si sarebbe creato solo con l’unità stessa. Le argomentazioni dei patrioti erano inefficaci per mostrare l’esistenza della nazione italiana. Chi difendeva il sistema degli stati antichi, faceva appello alla sua inesistenza, insistendo sulle differenze locali. Tra fine settecento e inizio ottocento c’erano molti dubbi perché c’erano grandi differenze in base al paese di origine, vi erano 12 stati. All’inizio dell’ottocento si aveva avuto una notevole omogeneizzazione normativa e istituzionale grazie alle riforme dell’età napoleonica. Però era stato un periodo breve (1809-14) e con la Restaurazione e riorganizzazione dei 9 stati, le differenze erano state reintrodotte. Ciò che aveva creato coesione era stato il commercio. XVIII sec: regno di Napoli che sviluppa i commerci, soprattutto di olio, grano per esportazione. Le strade non erano sviluppate e si andava per mare, verso Venezia, Genova, Trieste che si stava sviluppando, Inghilterra, Olanda, Francia. I paesi che richiedevano molto questi prodotti erano ricchi, in fase di industrializzazione. Verso l’ottocento diventa più importante l’olio. Si partecipa indirettamente allo sviluppo industriale. Gli oli di scarto giungono a Marsiglia per i saponi. Poi si aggiunse il vino. Erano ridotti gli scambi con i paesi italiani. Stessa cosa per il Vaticano per via della debolezza dei collegamenti interni, le politiche protezioniste dei paesi. Le varie economie degli stati italiani rendevano poco vantaggiosi gli scambi tra di essi. Le industrie tessili di Piemonte, Lombardia e Veneto richiedevano materie ed energia forniti a basso prezzo dai mercati europei, i mercati meridionali erano mal strutturati al loro interno quindi poco appetibili ai paesi del nord, troppo poveri per quelle merci pregiate: vuoti relazionali tra le varie parti d’Italia. Il patrimonio linguistico e letterario era di pochi: poca gente usava l’italiano come prima lingua, dopo l’unificazione. Veniva usato molto il dialetto, c’erano differenze istituzionali, di interessi economici e commerciali, difficoltà nella comunicazione tanto che la gente chiamava “straniero” chi veniva da un altro stato italiano. Idea della nazione italiana lanciata nel 1796 come base del rinnovamento geopolitico, poco considerata dai patrioti per la pubblicistica perché erano troppo impegnati a elaborare piani di riforma politico-costituzionale e altri problemi per loro più importanti. Però nella prima parte dell’ottocento diventa fondamentale (1802/03: blocco della pubblicazione di argomenti politici da parte delle autorità). Si parlava di politica in organizzazioni settarie, circuiti letterari, gli intellettuali erano importantissimi per la diffusione del discorso politico. I personaggi più in vista del diciannovesimo secolo resero il tema della nazione italiana il tema centrale delle loro opere. In primo piano: Ugo Foscolo, le ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802. La fortuna di questi artisti fu il sapersi muovere nel mercato editoriale o negli impieghi pubblici anche senza sostenitori. Furono proprio gli intellettuali a sviluppare il tema della nazione e fu molto interessante per i colti quindi si sviluppò nelle varie arti decretandone il successo poiché l’arte tocca di più di qualsiasi trattato politico. Ovviamente il mercato editoriale variava per i generi. I letterati con un passato di giacobinismo militante sono quelli che rilanciarono il tema poiché le argomentazioni radicali del triennio non erano state dimenticate e gli uomini nati in Italia erano legati dalla tradizione letteraria italiana come dalle opere di Dante, Petrarca, Machiavelli e Foscolo la esalta nelle sue opere. Viene creata una mitologia e simbologia, una ricostruzione storia della nazione italiana che ha una grande forza comunicativa perché riuscì a coinvolgere diverse persone e a far nascere l’idea dell’esistenza della nazione che era difficile da identificare. Questo messaggio convinse le persone ad agire e questo costò a molti esilio, prigione e vita. I motivi per cui i diversi protagonisti furono mossi erano diversi, legati alla sfera sociopolitica. C’erano ex giacobini ancora attivi, giovani intellettuali, laureati disoccupati o sottoccupati che convertirono la loro frustrazione nella lotta politica. C’erano anche nobili che volevano recuperare il prestigio perduto, professionisti che volevano contare di più. 1832, Giuseppe Ricciardi che fonda il “progresso delle scienze, delle Auerbach vengono scelti eventi che possano ricordare il risveglio della nazione e che quindi rinnovano il momento di sofferenza della comunità. Quattro configurazioni ripetute: 1. Oppressione degli stranieri 2. Divisione interna degli italiani 3. Minaccia all’onore nazionale 4. Eroici tentativi di riscatto La prima è spesso premessa o esito della narrazione mentre le altre tre sono centrali. Coro del Conte di Carmagnola di Manzoni su battaglia tra veneziani e milanesi a Maclodio, 12/10/1427: fratelli che hanno ucciso i fratelli, stranieri che pensano di scendere in Italia. Anche in Risorgimento di Poerio e Fantasie di Berchet si parla dei conflitti fratricidi, in quest’ultimo viene fatto un discorso da un eroico guerriero morente. La parte peggiore di questi conflitti è che creano disordine tra i vari membri della comunità e i nessi relazionali che ci sono tra di loro. Questi conflitti nascono dalla fragilità dell’animo umano, dall’odio, dall’ambizione ma anche dalle menti degli oppressori come gli stranieri che portano alla perdita della libertà, della terra e degli averi ma soprattutto della purezza del sangue. Il disonore maggiore è la minaccia della purezza delle donne. Di questo tema si parla in tante opere tra cui un quadro di Hayez, commissionato da Alessandro Visconti d’Aragona, marchese assolto dall’accusa di far parte della congiura milanese del 1821. Diverse versioni: c’è una siciliana sorretta dal marito, con il seno scoperto, ai piedi del francese che l’ha assalita ed è stato colpito dal fratello di questa. Nelle prime due versioni ci sono famigliari a e amici che la circondano stupiti o furiosi. Nella terza hanno posture più nobili e sono sprezzanti nei confronti del francese. Sullo sfondo di tutte le versioni c’è una rivolta. Il tema è spesso marginale, trattato da vari punti di vista come una proposta di matrimonio tra genti di due popoli diversi. Quattro varianti: 1. Nella prima la donna (Matilde di Berchet) pensa alla relazione con uno straniero ma non la vuole e inorridisce fino al delirio. 2. Nella seconda, la donna finge di assecondare l’amore dello straniero (Attila di Temistocle Solera per Verdi, con Odabella) 3. Nella terza la donna è innamorata ma rinsavisce (opere di Rossini) 4. Nella quarta la donna invece si innamora (Giselda di Lombardi alla prima crociata) e sa di meritare il disprezzo altrui. Per i romanzi del canone le donne sono quelle più esposte alla deturpazione dell’onore e chi ha dei figli con gli stranieri sono punite senza pietà. Gli uomini devono vegliare sull’onore e la purezza delle donne e la purezza del sangue. Questi elementi sono presenti anche nei romanzi di Guerrazzi e D’Azeglio. Ci sono tre figure fisse: l’eroe con qualità militaria cui viene riconosciuto il ruolo di leader all’interno della sua comunità. Si batte con coraggio, animato dall’amor di patria. Le sue azioni e la sua morte sono testimonianze per contemporanei e posteri. Es. “Assedio di Firenze” di Guerrazzi: l’eroe è Francesco Ferruccio, potenziale campione della libertà italiana che viene tradito. // Niccolò de’ Lapi per l’omonimo romanzo di D’Azeglio, nella Firenze dei Medici ed era un repubblicano che viene tradito. Poi ci sono i traditori e le eroine nazionali che con gli eroi hanno solo la fedeltà ai valori patrii. Sono donne totalmente pure, buone mogli e madri, eventualmente. Se il loro onore è violato, le aspetta la morte. Es. Ginevra, donna di Ettore Fieramosca. In questi romanzi le tre figure sono in relazione secondo l’intreccio della storia e le donne sono importanti perché la loro figura riguarda la difesa dell’onore della patria. A volte sono le donne a incitare gli uomini all’azione perché, per difendere tutto questo bisogna agire. Il metodo più utilizzato per lo scontro è il duello, che è come un rituale. Non è solo uno scontro individuale ma anche per la difesa dei valori e della dignità della comunità intera. Di solito si scontrano due persone di nazioni diverse ed è come una piccola guerra. La guerra però è considerata sacra rispetto al duello perché è uno scontro per l’onore e per il riscatto della caduta della nazione, come viene ripreso da Mazzini che la considera sempre una guerra santa se fatta per la nazione. Discorso di incitamento in Niccolò de’ Lapi d’Azeglio da parte di Lamberto per la battaglia. I temi che tratta, il legame della comunità dato da sangue, lingua, religione, territorio e l’oppressione di stranieri che deturpano l’onore della nazione sono i temi principali dell’immagine risorgimentale della nazione. Cap 3. Berchet è l’unico a riflettere sul rapporto da tenere con il pubblico; Lettera semiseria, 1816 sulla letteratura romantica per il popolo. Rapporto emotivo tra scrittore e pubblico. Lettera agli amici d’Italia, 1829: parla dei principi di metodo messi al servizio della poesia civile. L’obiettivo politico è quello di svegliare gli italiani alla consapevolezza della propria italianità. Per fare questo costruisce immagini che facciano pensare a valori e a ideali, non importa se erano vere o false. Lui lavora in esilio dal 1821 al 1848 e si impegna a costruire quelle immagini. Queste e le forme narrative di quel periodo sono ispirate a forme e immagini già esistenti ma manipolate per dare forza comunicativa all’idea di nazione. L’idea di nazione come comunità etnica con aspetti biologici e culturali in comune, una realtà oggettiva animata dalla volontà divina o naturale o della storia è nata anche grazie a Giambattista Vico intorno al 1810/40. Tra i suoi lettori vi era anche Vincenzo Cuoco, Manzoni, Foscolo, Berchet e altri. Il primo riprende l’idea dell’origine preromana però le immagini mitografiche non erano apprezzate dal pubblico poiché troppo poco famigliari. Essendo la storia di Roma piena di guerre civili e di oppressione dei popoli, non è molto utile per una nazione nascente che è oppressa dagli stranieri e ha divisioni interne. Cuoco recupera da Vico, che era un filosofo napoletano, l’idea delle nazioni come soggetti collettivi dotati di un proprio spirito e di un proprio carattere fondamentale condizionato dall’azione della storia. Ha una mente il cui contenuto essenziale è dato dall’inizio. Passa attraverso fasi diverse per perfezionarsi e poi decadere di nuovo e riattivare il ciclo storico, condizionato da diversi fattori ma lo spirito della nazione non viene attaccato. “Saggio sulla rivoluzione di Napoli”, 1799: nazione napoletana come un soggetto uno e trino formato da attributi plurimi che la rendono tale. L’unità è garantita da caratteri originali condivisi da tutti i suoi membri. La rivoluzione napoletana fu passiva perché la nazione napoletana era divisa in due parti: una che si era formata sui modelli stranieri e una che era rimasta selvaggia ma che era comunque più vicina ai caratteri originari. C’era quindi una divisione tra strati alti e strati bassi della società e il carattere originario era stato cambiato producendo una terza faccia dell’identità nazionale. “Frammenti di lettere dirette a Vincenzio Russo” su tre assunti principali: 1. Un’unica costituzione dipendeva dal fatto che esisteva una comune nazione napoletana che conservava la propria natura originaria. 2. Questa costituzione doveva rendere accessibile la sfera pubblica a chi aveva i giusti requisiti affinché potessero essere guide della nazione. 3. Bisognava anche lasciar spazio alle autonomie locali per via delle differenziazioni che si erano create. Questo modello fu rilanciato quarant’anni dopo dalla proposta giobertiana. Dalla rilettura dei testi fatta da Cuoco si capiva che bisognava riconoscere un’ontologia naturale alle nazioni che bisognava sempre considerare per evitare catastrofi come la rivoluzione del 1799. Però il ragionamento di Vico era troppo complesso e indefinito, infatti nelle opere di Foscolo ecc… ciò che dà forza all’idea di nazione come soggetto collettivo che possiede i suoi caratteri originari è la traduzione di quest’immagine indefinita in alcune più chiare come quella di nazione come comunità parentale, territoriale perché terra e reticolo parentale sono le dimensioni a cui ancorare gli aspetti culturali della nazione, la storia e quindi le diversità rispetto alle altre nazioni. Benedict Anderson osserva che così come non si sceglie la famiglia, non si sceglie la nazione e questo concetto rafforza l’intera idea. C’è una relazione intertestuale che collega i testi patriottici alla tradizione religiosa, questo anche per rafforzare l’idea di una religione comune. A volte serviva per giustificare un’azione vendicativa o di guerra oppure per enfatizzare l’intervento di Dio soprattutto nella storia della nazione italiana. Momento fondamentale nella storia del cristianesimo: IV/V sec. Cristiani come comunità che si differenziano dagli altri. Importante per la nazione italiana. Il collegamento è esplicitato da Mazzini parlando delle pratiche associative. La santità dell’associazione si trasmette a quelle non religiose, soprattutto alla nazione che unisce tutti i membri in quelle tendenze comuni a tutti gli uomini. È quindi una comunità di fratelli sacra. Anche la triade dei personaggi si lega alla cristianità e anche il sacrificio di Gesù. La morte di un eroe è piena di sofferenza ma questo sacrificio è ciò che può liberare l’intera comunità dal disonore. Diverse opere sul tema: “l’esule” di Giannone, All’armi di Verdi ma scritta da Mameli, Marino Faliero di Bidera ma anche gli articoli di propaganda di Mazzini. Il risorgimento è come una resurrezione, cancellazione delle colpe originarie. I traditori sono la causa della sofferenza della nazione e dell’eroe e del suo sacrificio. Mazzini in Anatema! Parla dei traditori come di Giuda. Per quanto riguarda le eroine, esse sono come la Vergine Maria (tipo Laudomia nel Niccolò de’ Lapi). Se si parla della minaccia alla purezza allora ci si rifà alle sante martiri. La resistenza all’oltraggio è dimostrazione di purezza e la morte, come quella di Ginevra nell’Ettore Fieramosca, è espiazione ma anche completa difesa dell’onore e della purezza. A volte si ha anche il suicidio come per Laudomia. Anche se la cristianità è molto famigliare al popolo, vi sono dei problemi tra i paragoni. Cristo si batte per un amore senza barriere mentre gli italiani si battono per esaltare delle barriere. Quella di Cristo è un’opera di pace mentre gli eroi sono soldati. Manzoni parla di queste contraddizioni nel coro della Carmagnola quando lo straniero arriva e sfrutta le guerre fratricide a proprio favore. Silvio Pellico durante il carcere riflette molto e non rinnega mai il suo essere patriota e l’essere cristiano quindi cerca di far combaciare le due cose. Per Gioberti il principio nazionale non era fondativo ma neanche il mezzo per unire di più l’umanità. Anche papa Pio IX si era unito in questa lotta nonostante la sua posizione religiosa. Nel 1848 il suo esercito aveva partecipato nella guerra dei sardi, toscani, napoletani contro l’Austria ma poi si ritirò per via della sua posizione, dicendo al popolo italiano di rimanere attaccati ai propri principi. Ovviamente questo influenzò i cristiani e le loro idee sulle lotte. All’origine dell’idea risorgimentale di nazione c’è il linguaggio dell’onore. I valori principali da difendere e riscattare sono la valentia militare, la concordia e la purezza delle donne. Ognuno di questi valori corrisponde a una funzione diversa dei vari personaggi e vengono collocati in un sistema gerarchico dove il secondo e il terzo dipendono dal primo. Per vivere in concordia e mantenere la purezza delle donne, serve che gli uomini mostrino il loro valore militare per ottenere il rispetto degli stranieri. Il tema della minaccia alla purezza delle donne è fondamentale perché nel linguaggio dell’onore, la purezza e la verginità sono espressioni simboliche che scandiscono i confini relazionali di un gruppo rispetto agli altri. Il confine simbolico circonda comunità diverse e le caratteristiche fondamentali appartengono alla sfera dell’etnicità e della territorialità. Questi confini sono controllati dagli uomini e lo stupro o mesalliance sono violazioni di questi e offendono anche gli uomini poiché incapaci di proteggere le donne. Per contrastare questa cosa si usano duelli, guerre e insurrezioni. Tra le categorie socioprofessionali, spiccano i militari e i duelli diventano reato penale con il codice del 1890 ma con pene lievi dato che spesso vengono usati per risolvere problemi legati all’onore. Sono sfide individuali e la parte importante è accettare e mostrare coraggio. Il rispetto delle regole era necessario ed era pericoloso ma non sempre mortale. Serviva a mostrare che il tradimento non era dovuto ad una mancanza di mascolinità. Levi e Gelli parlarono di dover limitare il duello che
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