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LA NOIA - ALBERTO MORAVIA, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Riassunto del libro capitolo per capitolo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 17/01/2019

patrizdif
patrizdif 🇮🇹

4.5

(21)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica LA NOIA - ALBERTO MORAVIA e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! LA NOIA - ALBERTO MORAVIA Alberto Moravia nasce nel 1907 a Roma da una ricca famiglia borghese di intellettuali ed il mondo borghese è sempre al centro della sua indagine. Esordisce giovanissimo, nel 1929, con Gli Indifferenti il cui protagonista, Michele, vede chiaramente la negatività di ciò che lo circonda ma non riesce a stabilire un rapporto con la realtà, ad agire, e si perde nella sua indifferenza. Una ripresa di questi temi si ha ne La Noia (1960) insieme ad altre problematiche molto vive in quegli anni caratterizzati dall’avvento della societa’ industriale e tecnologica, i problemi dell’alienazione e della reificazione cioè spersonalizzazione dell’uomo e riduzione dei rapporti umani a rapporti tra cose. Nel 1984 è eletto al Parlamento europeo nelle liste del Partito Comunista; è sempre stato uomo di sinistra , ma di una sinistra laica e borghese, ed ha rifiutato la diretta militanza comunista. Muore a Roma nel 1990 TRAMA Il romanzo, diviso in un prologo, 9 capitoli ed un epilogo, narra la storia di Dino appartenente ad una nobile famiglia romana, che vive insieme alla madre in una villa sulla via Appia; è assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda e, come era già stato per il padre, disprezza tutti quei valori borghesi che la madre invece considera validi. Quando il conflitto con la madre diventa insopportabile, decide di trasferirsi in un appartamento di via Margutta dove allestisce il suo studio da pittore ma nemmeno la pittura serve a distrarlo. Alla morte del pittore Balestrieri, che aveva lo studio accanto al suo, conosce Cecilia che era stata l’amante di Balestrieri ed inizia con lei una relazione; per Dino anche il rapporto con Cecilia si trasforma in breve tempo in noia a causa della certezza dell’amore di lei ma proprio il giorno in cui decide di lasciarla, Cecilia non si presenta all’appuntamento facendo nascere in Dino il sospetto. In seguito a diversi pedinamenti scopre che Cecilia si incontra con un altro uomo, l’attore Luciani, incontri che lei giustifica con tranquillità. Dino non sa concepire il rapporto con la realtà se non attraverso la categoria del possesso e quindi ricerca ossessivamente il rapporto sessuale con Cecilia, nell’illusione di arrivare a possederla, e poi, insoddisfatto, attraverso il denaro; prende infatti l’abitudine di pagare l’amante dopo i loro incontri con la speranza di riuscire a liberarsi di lei, costruendosi nella sua mente l’immagine della donna come quella di una prostituta. Cecilia però accetta il denaro con completa indifferenza, come lo accettava precedentemente da Balestrieri e Dino si trova sempre più invischiato in una situazione senza via d’uscita: più cerca di liberarsi di lei, più ne scopre le bugie e più si sente attratto da lei che scopre inafferrabile e che non riesce mai a possedere completamente; è diposto ad accettare qualsiasi compromesso pur di tenerla. Arriva persino ad immaginare di ucciderla ma alla fine le chiede di sposarlo con la speranza che la quotidianità del matrimonio gli riveli la banalità della donna; Cecilia, dopo aver ammesso di essere innamorata sia di lui che di Luciani, rifiuta la proposta di matrimonio dicendo che non le va di sposarsi ed intanto si fa dare dei soldi che le servono per trascorrere una vacanza a Ponza con l’altro. Dopo la sua partenza Dino tenta il suicidio, lanciandosi con l’auto contro un albero; al suo risveglio in clinica giunge ad una conclusione: l’unica soluzione è quella di lasciarsi vivere nella pura contemplazione dell’esistente, senza pretendere di stabilire un rapporto con le cose attraverso il possesso e proprio nel momento in cui rinuncia a Cecilia si rende conto che la donna inizia ad esistere per lui (“non volevo più possederla ma guardarla vivere, contemplarla; avevo rinunciato a Cecilia e, a partire da questa rinuncia, Cecilia aveva iniziato ad esistere per me”) Il romanzo si chiude quindi con una morale negativa: ogni lotta per dominare il reale è impari, avvilente ed inutile per cui non rimane che accettarne passivamente le sue manifestazioni. DEFINIZIONE DI NOIA Dino, nel prologo, dichiara di aver sempre sofferto della noia; per lui la noia non è assenza di divertimento, di distrazione, ma una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà. Con una metafora raffigura la noia come “l’effetto che fa, ad un dormiente, una coperta troppo corta in una notte d’inverno: la tira sui piedi e ha freddo al petto, la tira sul petto ed ha freddo ai piedi e cosi non riesce mai a prender sonno veramente” La tematica della noia in Moravia ha una matrice esistenzialistica: questa impossibilità di stabilire rapporti con le cose, che appaiono assurdi e privi di senso, discende dalla “nausea” di Sarte; tuttavia in questo romanzo non è una condizione puramente esistenziale ma è radicata in una situazione sociale, quella del borghese, che non può avere legami con la realtà se non attraverso il denaro ed il possesso e ciò aliena l’uomo dalla realtà che lo circonda. Chi vive passivamente la sua condizione non se ne avvede ma alcuni individui privilegiati, come gli intellettuali, ne hanno consapevolezza e patiscono tutte le conseguenze di tale condizione. La noia provoca nell’animo di Dino disaffezione, incapacità di relazionarsi con gli altri, incomunicabilità; non sa concepire il rapporto con la realtà se non attraverso la categoria del possesso. PROLOGO Inizia la relazione di Dino con la giovane. Cecilia è una figura enigmatica, ha un aspetto duplice di donna e bambina (viene descritta come un fiore capovolto, come adolescente dalla vita in su, donna dalla vita in giù) e questo contrasto tra le due nature si ritrova non solo nel corpo ma anche nell’espressione e nei gesti. Ha una voce neutrale, utilizza un linguaggio scolorito e sommario, quando Dino la interroga per sapere qualcosa su di lei (era figlia unica, il padre era commerciante, era stata educata dalle suore, non era fidanzata) è sempre reticente: dava continuamente l’impressione non tanto di mentire quanto di non essere capace di dire la verità. Anche Cecilia sembra avere quel distacco dalle cose che Dino chiamava noia, solo che a differenza di lui lei non soltanto non ne soffriva affatto ma non pareva neppure esserne consapevole. Dino si accorge che comincia ad annoiarsi con Cecilia proprio per la sua incapacità di rendere reale il rapporto con lei e la sua noia sfocia nella crudeltà: avvertiva infatti l’impulso di tormentarla e di farla soffrire perché gli pareva di ristabilire, in questo modo, i rapporti interrotti dalla noia. Per paura di sfociare nel sadismo decide di separarsi da Cecilia. CAPITOLO QUARTO Dino si reca dalla madre, accetta il denaro che la donna le offre per trascorrere una vacanza in montagna in modo da poter comprare un regalo a Cecilia con il quale le avrebbe comunicato la loro separazione. Cecilia però non si presenta all’appuntamento e per la prima volta Dino si accorge di essere sopraffatto dal turbamento CAPITOLO QUINTO Dino si rende conto che la Cecilia di cui vuole liberarsi è quella innamorata, noiosa cioè irreale mentre la Cecilia che non lo amava acquistava sempre più ai suoi occhi una sembianza di realtà. Scopre che Cecilia si incontra con un altro uomo, l’attore disoccupato Luciani; il sospetto del tradimento provoca dolore in Dino che allo stesso tempo è furente perché si rende conto che, fino a quando avesse sofferto, non avrebbe potuto separarsi da Cecilia come desiderava. Cecilia però giustifica tranquillamente questi incontri nel corso di un interrogatorio quasi poliziesco da parte di Dino e quindi la donna, che gli era sembrata cosi desiderabile finchè aveva sospettato il tradimento, torna ad essere per lui un oggetto insignificante nel momento in cui si convince del contrario. CAPITOLO SESTO Dino si reca a pranzo a casa dei genitori di Cecilia che era figlia unica e viveva con i genitori che non avevano grandi mezzi perché il padre era malato e non lavorava più. La casa era decadente non tanto per l’arredamento logoro ma per alcuni aspetti che indicavano una trascuratezza antica ed ingiustificata (carta da parati scollata, buchi nel soffitto, la sua camera come se fosse la tana di un animale). Cecilia, per evitare che i genitori potessero sospettare della sua relazione con Balestrieri, aveva detto al pittore di corteggiare la mamma ma il padre li aveva visti baciarsi, lo aveva riferito alla moglie ma lei non gli aveva creduto proprio perche Balestrieri faceva la corte a lei e lo accusò di esserselo inventato perché geloso. Dino accompagna Cecilia sotto un palazzo nel quale lei dice di avere un incontro con un produttore cinematografico ed in lui torna il sospetto del tradimento. CAPITOLO SETTIMO Dino inizia a pedinare Cecilia appostandosi sotto casa di Luciani, poi si affida ad una agenzia di investigazioni private; è sempre più invischiato in una situazione senza via d’uscita, più scopre le bugie di Cecilia e più si sente attratto da lei e soffre per il fatto di non riuscire a liberarsi di lei. Con un interrogatorio poliziesco cerca di costringerla a confessare la verità del tradimento, che gliela avrebbe fatta disamare; però, nel momento in cui Cecilia confessa il tradimento, Dino la aggredisce verbalmente e lei, senza reagire alle offese, decide di andarsene e di lasciarlo. Dino si rende conto della inafferrabilità di Cecilia, della impossibilità di riuscirla a possedere totalmente (l’unica forma di possesso che era riuscito ad attuare su di lei è quello sessuale), crede allora di poterla possedere con il denaro e quindi ridurre il mistero della sua autonomia ad una questione di tornaconto. CAPITOLO OTTAVO Dino prende l’abitudine di pagare Cecilia dopo i loro incontri sperando cosi di riuscire a liberarsi di lei,creandosi nella sua mente l’immagine di una prostituta; in realtà Cecilia accetta con completa indifferenza i soldi come li accettava in precedenza da Balestrieri, non dimostra di essere venale come Dino sospettava e quindi anche questo tentativo fallisce CAPITOLO NONO Dino non riesce a rassegnarsi alla inafferrabilità di Cecilia, ne soffre, le chiede alla fine di sposarlo con la speranza che la quotidianità del matrimonio gli riveli la banalità della donna. Crede infatti che l’unico modo per liberarsi di Cecilia, annoiandosi di lei, sia sposarla; Cecilia prima prende tempo ma poi rifiuta di sposarlo, dice di essere innamorata sia di lui che di Luciani, che non vuole rinunciare a Luciani e che non le va di sposarsi ed alla fine si fa dare dei soldi per trascorrere una vacanza a Ponza con l’attore. Dino si sente un uomo finito, si rende conto che in realtà è Cecilia a possedere lui e pensa persino di ucciderla ed alla fine tenterà il suicidio lanciandosi con la macchina contro un albero. EPILOGO Al suo risveglio in clinica giunge ad una conclusione: l’unica soluzione è quella di lasciarsi vivere nella pura contemplazione dell’esistente, senza pretendere di stabilire un rapporto con le cose attraverso il possesso e proprio nel momento in cui rinuncia a Cecilia si rende conto che la donna inizia ad esistere per lui (“non volevo più possederla ma guardarla vivere, contemplarla; avevo rinunciato a Cecilia e, a partire da questa rinuncia, Cecilia aveva iniziato ad esistere per me”) Il romanzo si chiude quindi con una morale negativa: ogni lotta per dominare il reale è impari, avvilente ed inutile per cui non rimane che accettarne passivamente le sue manifestazioni. Dice anche che, una volta guarito, sarebbe tornato allo studio ed avrebbe provato a riprendere la pittura. NOTA Cecilia entra per caso nella vita di Dino che ne percepisce la piattezza e pensa quindi di poterla dominare come un oggetto ma il paradosso sarà proprio questo: Cecilia è inafferrabile e Dino non riesce a perdere interesse per lei; si rivelerà un soggetto non riconducibile alla sua volontà. Spera di poter possedere interamente Cecilia per riuscire a provare noia e quindi liberarsi definitivamente ma questo risulta impossibile per l’incomunicabilità che c’è tra i due, per l’aura di mistero che avvolge la giovane. L’unica forma di possesso che riesce ad attuare su di lei è quello sessuale; non riuscendo a possederla completamente pensa persino di ucciderla perché crede che in questo modo l’avrebbe rinchiusa nella prigione della morte facendole perdere la sua inafferrabilità. Dino sceglie anche la strada della crudeltà: nel momento in cui le cose perdono consistenza è possibile ridargliela facendogli del male (episodio in cui Dino racconta del gioco di crudeltà che faceva al suo gatto affamato a cui lasciava la ciotola con il cibo e nel momento in cui si avvicinava per mangiare gliela toglieva; la stessa cosa fa con Cecilia nel momento in cui stanno per avere un rapporto, allontanandola ogni volta con scuse diverse e lei tutte le volte obbedisce).
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