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La pelle giusta, Paola Tabet, riassunto completo, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto integrale de La pelle giusta di Paola Tabet

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 18/01/2021

elisalbo
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Scarica La pelle giusta, Paola Tabet, riassunto completo e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! 1 LA PELLE GIUSTA Paola Tabet Introduzione Un sistema di lunga costruzione Il sistema di pensiero razzista della cultura della nostra società è come un motore di un’automobile, non sempre è in moto o spinto alla massima velocità, ma può al momento buono, magari in un momento di crisi partire. In modo e in misura diversi continua a consumare informazioni, materiali e vite. Con l’arrivo in Italia degli immigrati dai paesi del “terzo mondo”, in particolare dalla metà degli anni ’80, questo sistema viene registrato e messo in modo, subisce un’accelerazione e si pone in modo più scoperto. Il discorso razzista diventa quotidiano, invadente, circola veloce ovunque tra gli adulti, ma anche tra i bambini. Questo sistema di pensiero non nasce a un tratto, ma si è formato ben prima, è un sistema di lunga costruzione. Un’immaginazione che è nata dalla storia, negli scontri, nei massacri e nella spoliazione in cui si è attuata una presa di possesso di terre non “scoperte” dalle potenze europee, ma conosciute e abitate da altre popolazioni in Africa, Asia, Oceania e America. È un’immaginazione che coinvolge molti aspetti, è frutto di rapporti storici ed economici specifici e concreti come la schiavitù e il colonialismo ed è necessaria a interpretarli e legittimarli. Il razzismo quindi prima che ideologia è un rapporto sociale. Il passato A metà ‘800 con la crescita della borghesia industriali e l’espansione militare del dominio coloniale viene messa a punto la teoria della razza e con ciò anche la sua legittimazione. L’idea della razza fonda nella natura le differenze tra i gruppi umani e quindi stabilisce una gerarchia, qualcuno domina e qualcuno è dominato. Le relazioni tra i gruppi vengono definite rapporti razziali, proprio come se fossero determinate da caratteri endogeni e naturali e non da rapporti storico-economici tra essi. L’Italia rientra in questo processo storico sia sul piano intellettuale che quello politico (interventi coloniali in Africa). Riguardo al colonialismo italiano viene creato il mito secondo cui è stato più umano, tollerante e diverso dagli altri. Se è vero che la potenza coloniale italiana non sia paragonabile a quella inglese o francese, l’Italia è stata in Africa orientale per oltre mezzo secolo e in Libia per 30 anni. Questo mito nazionale sul colonialismo diverso è messo assai poco in discussione nonostante il lavoro di ricostruzione dei fatti. 2 La politica di segregazione razziale in Africa imposta in modo drastico dal regime fascista rimane quasi ignota. Criminali di guerra come Graziani e Badoglio, non sono mai stati processati nonostante le richieste dell’Etiopia al trattato di Norimberga. Né sono mai stati processati gli altri responsabili dei genocidi compiuti in Africa dagli italiani. La rimozione è quasi totale → la mancanza di discussione su fatti di tale gravità porta anche a una mistificazione e un’ignoranza su altri aspetti della storia coloniale (uso di metodi coercitivi e punitivi disprezzo, leggi inconfondibilmente razziste…). Una rimozione parallela colpisce anche il razzismo come ideologia o senso comune testimoniati e diffusi dai più svariati tipi di testi, - come i resoconti degli esploratori dell’800 - romanzi coloniali o esotici - vignette e satira - quotidiani locali e nazionali - i fumetti con l’immagine del negro servizievole e fido o selvaggio e sanguinario - formulazioni teoriche razziali ottocentesche e del periodo fascista - immaginario colonialistico con lettere e foto Queste rappresentazioni in forma varia permangono ancora. Ci sono stereotipi anche nelle vignette e nei testi di stampa apertamente antirazzista. C’è una storia dietro alle rappresentazioni e agli stereotipi attuali sui neri. C’è un’ideologia, formatasi assai prima del recente arrivo di mano d’opera in Italia. Si può pensare anche ai cliché diffusi dai film americani e nostrani. Anche in altri paesi sono state messe in atto mitizzazioni e rimozioni, in ogni caso in Italia è mancato un processo collettivo di rielaborazione e revisione critica degli eventi e di questo ne scontiamo le conseguenze ancora oggi. Latenza Fino alla fine degli anni ’80 il sistema percettivo razzista è rimasto latente e tuttavia produttivo nel discorso comune, pure se in sordina. La latenza del razzismo in realtà è assai parziale, rimane attivo come sistema di pensiero generale e struttura i rapporti sociali nei confronti di parte della popolazione, che siano meridionali che emigrano al nord o nomadi. All’inizio degli anni ’80 il razzismo nei confronti di africani o di altri stranieri extraeuropei non esiste ancora nella consapevolezza comune, non fa notizia. Il razzismo inizia a fare notizia solo a partire dalla fine ’87, ma viene ancor percepito come un fatto estremo di alcuni individui violenti e non come qualcosa di insito nella struttura della società e nel suo sistema di pensiero. È così spessa la coltre di denegazione o così solida la struttura percettiva razzista nella cultura comune che rende incapaci di cogliere il peso e le implicazioni ideologiche anche della trasformazione sociale in atto. Il salto: una società di ordinario razzismo Dagli anni ’80 l’Italia cessa di essere una nazione esportatrice di forza lavoro, il maggior benessere trasforma lo stile di vita e si creano anche le condizioni per una potenziale domanda di lavoratori disponibili a svolgere compiti che gli italiani non vogliono più fare. 5 Il compito impossibile I temi sono organizzati in due percorsi: - sentimenti espressi di fronte al tema e le rappresentazioni degli altri e di sé alla base - soluzioni e strategie escogitate rispetto alla situazione proposta Paura È espressa paura-ossessione, ne vediamo vari elementi - la simbologia cattolica del nero, diavolo colpa e inferno - spauracchi infantili come l’uomo nero, lo zingaro - stereotipi comuni sui neri delinquenti e violenti - immagini terrificanti di neri che vivono di elemosina frugando nella spazzatura → continua produzione da parte dei media di rappresentazione di miseria e delinquenza Se i miei genitori fossero neri io li manderei di casa anche se fossero buoni. Perché io ho paura dei neri perché uccidono i bambini e fanno del male (IV elementare) In alcuni temi però va al di là di paure specifiche e diventa un’ossessione, diventa totale Io se i miei genitori fossero neri avrei paura per sempre (I elementare) Bisogna mettere prima di tutto in discussione l’idea che questa paura del diverso sia naturale e istintiva. La curiosità, la voglia di conoscere di solito vincono sull’impulso a ritirarsi a meno che non vi siano stati efficaci input terrorizzanti da parte di altri, a meno che, cioè, la paura non sia stata imposta e costruita socialmente. Come si crea una categoria che fa “paura per sempre”? Alcuni studi confermano che i bambini imparano la categorizzazione razziale dal linguaggio e non dalla percezione visiva. La percezione visiva deriva dall’idea di razza e non viceversa. Si impara dunque la paura rispetto a una categoria socialmente definita e nominata prima che vista e percepita. La possibilità di designare le categorie e stabilire chi vi appartiene è un fatto di potere. Il processo di creazione della differenza è un processo sociale e politico e in certi momenti storici si può seguire la creazione artificiosa della paura come dell’odio. La relazione sociale crea la differenza. Viene scelto un tratto fisico vero o inventato e nascono così le categorie “naturali” che di naturale non hanno niente dato è stato il gruppo dominante a decidere la classificazione e la collocazione sociale di persone e gruppi e può decidere secondo una biologia di comodo. Viene stabilito chi è diverso, anche agli effetti visivi dato che la percezione la educhiamo. I temi dei bambini allora rispecchiano e rispettano una specifica classificazione sociale. L’importanza così essenziale attribuita a caratteri biologici come elementi differenzianti dei gruppi sociali e dati costitutivi della persona non appartengono a tutte le culture e non sono propri nemmeno dell’intera storia culturale europea. 6 Alcune culture che differenziano i gruppi di persone in base al fare, al rapporto con il territorio, alla conoscenza di esso e non al sangue → il divenire struttura la persona L’idea di razza non è un fatto né ovvio né universale, ma è solo una particolare modalità culturale di costruzione della differenza di potere tra gruppi connotata da rapporti storico-sociali definiti. La definizione di nero precede la paura e ne è alla base. Paura indotta → costruzione di un’immagine negativa e ossessiva dell’altro. La paura e la diffidenza sono impiantate nei bambini attraverso esperienze penose di negazione dell’umanità altrui. Per disimparare il razzismo è necessario sciogliere il groviglio formato dalla disinformazione e dall’esperienza dolorosa dell’imposizione di questa disinformazione e pregiudizio. I bambini non fanno che rispecchiare con sostanziale aderenza la paura ossessiva presente nell’immaginario comune. Schifo vergogna rifiuto La presenza latente e profonda dello schifo è mostrata dalla sua immediata, collettiva mobilitazione in classi intere. Questo schifo non può in alcun modo essere considerato come la manifestazione di un sentimento soggettivo e istintivo, ma è un sentimento tipico di molti rapporti sociali, rapporti tra gruppi caratterizzati da diseguaglianze di potere economico e politico. Il disgusto è in primo luogo un sentimento costruito culturalmente → l’unico tra i sentimenti di base che è stato totalmente trasformato nella condizione umana (non si riferisce alla sola oralità, ma presenta una complessità che raggiunge anche comportamenti e fatti.) Lo SCHIFO è uno strumento di primaria importanza per la interiorizzazione dei divieti culturali, è un mezzo di socializzazione negativa… siamo ben lontani dall’istinto… il disgusto è una potente forza culturale che trasforma l’attrazione in repulsione (es. pressione verso l’igiene, dall’interesse verso le feci al disgusto) Il disgusto si diffonde per condizionamento sociale e di apprendimento (osservando il disgusto altrui… non solo attraverso la parola) Osservando e prendendo esempio reazioni di disgusto e disprezzo vengono apprese e diventano risposte immediate. Il disgusto crea distanza da un oggetto repellente… dagli altri non propriamente umani. Lo schifo crea una barriera sociale di discriminazione che mantiene il confine tra noi e gli altri, considerati meno che uomini, animali (degradazione e disumanizzazione che giustifica qualsiasi azione contro questi… passo preliminare all’eliminazione) La barriera creata dallo schifo viene interiorizzata profondamente tanto da produrre una risposta psico-fisica individuale, ritenuta naturale e istintiva. La separazione si traduce anche in misure legislative di segregazione o espulsione. Vediamo alcuni esempi nella storia di manifestazioni di disgusto e disprezzo:  Nel medioevo ebrei e prostitute sono considerati fonte di contaminazione quanto i lebbrosi.  Nei rapporti con gli zingari a cui viene attribuita una puzza genetica.  Sempre presente nei rapporti coloniali, espressioni di superiorità nei confronti dei colonizzati.  Nei rapporti di classe, nell’800 le classi subalterne erano considerate diverse per natura 7 Lo schifo e l’idea di impurità si possono trovare anche nel rapporto tra uomini e donne (sangue mestruale elemento di disgusto). E poi ovviamente verso gli omosessuali. Gli esempi non mancano anche in altre culture e civiltà… come in India e gli intoccabili I temi scritti dai bambini evidenziano gli effetti di questa socializzazione negativa. Oltre alla paura emergono odio e disgusto nei confronti dei neri e poi senso di smarrimento e vergogna. Un imbarazzo in cui la vergogna di essere poveri ha un grande peso. Vediamo anche un rifiuto netto e dichiarato, anche riferito esplicitamente alla razza “se fossero di un’altra razza non li vorrei in casa mia” L’immagine dell’Africa Si sono dati anche dei temi di controllo per valutare se i sentimenti di disgusto e avversioni fossero anche una reazione di angoscia provocata dall’idea di un improvviso cambio di genitori… più elementi portano a rifiutare questa spiegazione. Immaginando che i genitori fossero americani vediamo reazioni di entusiasmo per le nuove possibilità… la preoccupazione scaturisce nel dover lasciare il luogo abituale e gli amici, ma non dai nuovi genitori. Invece altri temi emotivamente meno coinvolgenti dove si parla della vita in Africa sono carichi degli stessi stereotipi negativi sui neri, di disprezzo e di disgusto. Quando si tratta dei genitori neri la reazione non prende un percorso casuale, ma piuttosto percorsi noti e largamente praticati, ben tracciati nell’ideologia della nostra società, in cui gli stereotipi della razza sono largamente diffusi. L’idea di Africa viene introdotta nel momento delle grandi esplorazioni e della penetrazione europea. La dominazione coloniale è alla base delle rappresentazioni correnti sull’Africa e queste intossicano ancora uomini e ragazzi. L’Africa è vista come una situazione di natura e non di cultura, un paradiso ecologico in cui non c’è smog, si possono vivere avventure alla Tarzan, ma con un certo ribrezzo verso la “primitività” degli abitanti. La vita degli Africani è una vita selvaggia Nella mente dei bambini sono tutti cacciatori, raccoglitori e a volte anche cannibali. Cacciano, pescano e dormono… e alla sera ballano. Non conoscono i vestiti (si vestono di pelle o paglia), dormono in capanne infiammabili e non si lavano. Nei temi dei bambini le città africane non esistono… ma neanche le case (ci sono solo capanne, caverne o palafitte). L’istruzione non esiste o è impartita da missionari, ovviamente l’arte non c’è. Alcuni gli attribuiscono particolari abilità di sopravvivenza, ma in genere viene descritta una situazione di gravissima arretratezza, fame e sporcizia Li troverei disgustosi e preferirei genitori allo stato moderno e non primitivo Nella mente dei ragazzi ritroviamo altri flagelli come la droga, le malattie contagiose. Ritroviamo la stessa idea di Africa in tutti i timi di temi, sia quelli sui genitori, sia i temi di controllo “la vita della gente in un paese dell’Africa”. Le varie rappresentazioni  Paradiso faunistico, soprattutto nei temi dei più piccoli, immersione nella vita selvaggia  Confronto con la vita in Italia e si evidenzia la povertà, l’arretratezza e l’ignoranza contrapposte a benessere, modernità e civiltà o Rappresentazione compatta e circostanziata dell’inferiorità degli altri 10 Quando i bambini si immaginano neri, dato che hanno genitori neri le soluzioni sono principalmente due - Trasformare tutti in neri - Tornare in Africa Riportano l’uniformità nel proprio universo. Oppure - Ci si finge bianchi e si cerca di diventare bianchi - Morte per i genitori neri Le soluzioni sono dunque le azioni immaginate o immaginarie in cui si articola il rifiuto, che sia palese o nascosto pervade larga parte dei temi. Per i ragazzi i genitori non possono e non devono essere neri. Paternalismo Di fronte ai neri, molti ragazzi, soprattutto i più grandi, assumono con arroganza inconsapevole la posizione che è stata loro trasmessa da innumerevoli imamgini e discrosi, quella di buoni e paternalistici civilizzatori. Vediamo un rovesciamento di ruoli, i ragazzi insegnano ai genitori o agli adulti neri. E mentre i ragazzi credono di essere benevoli e non razzisti aiutando in TUTTO questi genitori neri vanno a negare ogni dignità, autonomia ed esperienza adulta a questi genitori immaginati come automi più che persone. Si crea una contraddizione intrinseca che i bambini non hanno modo di superare radicata come è nella tradizione europea del pensiero sugli altri. Nel rapporto tra bianco e nero, non importa l’età, è sempre il nero da educare. Il rovesciamento di ruoli (come con i neri) non avviene quando si chiede di immaginare dei genitori diversi, ma non neri. Cosa significativa da notare è che i ruoli non vengano scambiati quando l’ipotesi è che i genitori siano neri e ricchi (anche se per altri il nero rimane comunque elemento negativo) La scelta di civilizzare i propri genitori traduce in ambito familiare la figura di benefattore e civilizzatore degli indigeni- il ribaltamento dei ruoli rappresenta solo un’altra faccia del rapporto sociale di razza, la faccia paternalistica. Espressione di due posizioni che hanno una lunga storia - Differenza biologica e alterità totale → negazione di un universo umano comune, sterminio dei gruppi di razza diversa - Ammette una perfettibilità e una salvezza possibile dei gruppi diversi in un universo comune→ assimilazione e soppressione culturale Strategie argomentative Il rifiuto affiora anche attraverso una scelta di una specifica strategia discorsiva o ancora può prendere corpo attraverso dati linguistici pressoché inconsapevoli. La dissociazione rispetto la proposta è tale che per lo più i ragazzi non accettano di rappresentarsi nella situazione. 11 La forma narrativa e descrittiva pur essendo tra le più diffuse in ambito scolastico sono abbastanza rare nei temi sui genitori neri. Prevale la forma dell’argomentazione. Si adducono argomenti per persuadere, si espongono le ragioni che giustifichino il disagio e il rifiuto. Si cerca comunque di darsi un’immagine positive “io non sono razzista ma…” Nella maggior parte dei temi i bambini non raccontano, ma discutono, cercano di rendere accettabile il loro rifiuto. La forma è la prova della distanza, dell’impossibilità quasi di pensare l’ipotesi. L’uso dell’argomentazione manifesta disagio e rifiuto anche quando nella superficie testale appaiono affermazioni positive (“bisogna amarli perché bisogna amare i negri”) Questo amore però rivela il mondo diviso in due i banchi (persone) e i neri (non-persone). In alcuni temi viene spiegato che i neri non hanno scelto di esserlo… non è colpa loro, lo ha voluto Dio. Altri dicono che non bisogna guardare all’esterno (discorso che non si fa per i belli o normali e quindi significa che non bisogna fare caso a quanto siano brutti) “ perché in fondo hanno l’anima bianca come noi”. Frequente contraddizione e i vari contorcimenti nel percorso argomentativo per ricercare un’accettabilità, per trovare soluzioni più umane… ce però rimangono all’interno della cultura dominante. Testi di questo tipo, discorso retorico, matrice cattolica, incerta solidarietà sembrano più frequenti in regioni meridionali (Dio è presente in maniera maggiore al sud). Io mi domando perché Dio non ha fatto tutti uguali. La Chiesa dice che non c’è differenza tra noi, i neri e i gialli, siamo tutti uguali. Ma invece questo non è vero Nelle ultime classi elementari e nella media dove i ragazzi hanno imparato a fornire quello che ci si aspetta da loro la forma di svolgimento retorico è più frequente e si perde quindi il rapporto con l’esperienza e i pensieri reali. L’impossibilità di immedesimarsi nella situazione di avere genitori neri produce dunque la forma argomentativa del tema al posto del più abituale schema narrativo. La dissociazione si manifesta anche attraverso spie linguistiche inconsapevoli - Uso dei pronomi di persona noi di solito utilizzato per la famiglia non viene usato per i genitori neri “io e loro”; noi viene usato come “noi bianchi” in contrapposizione a “loro neri” L’unità del gruppo di razza prevale sull’unità della famiglia I neri, quindi, non vengono immaginati come famiglia, il compito si rivela impossibile. Attraverso i temi l’ideologia razzista si palesa come un elemento costitutivo della socializzazione dell’individuo un dato centrale della cultura che i bambini ricevono. Paura-ossessione Io, se i miei genitori fossero neri avrei paura sempre (I elementare) La paura occupa questa sezione, una paura che inibisce la normale e viva curiosità e la voglia di conoscere distintiva dell’essere umano. 12 Una paura indotta e costruita socialmente che si serve delle rappresentazioni culturali per imprimere con violenza nella mente del bambino il senso del pericolo e l’alterità totale del gruppo razzizzato. Rappresentazioni che fanno leva anche sul disgusto, il disprezzo… Come evitare i genitori neri. Soluzioni Per uscire da questa situazione angosciosa i bambini trovano diverse soluzioni 1. Negazione Se i miei genitori fossero neri io sarei nero ma visto che i miei genitori sono bianchi anchio sono bianco 2. Scherzo 3. Sogno (piano dell’irrealtà) 4. Situazione temporanea Se i miei genitori fossero neri forse si sarebbero presi una malattia spazziale… I miei genitori sono malvagi, brutti, li riconosco appena 5. Adozione a termine da parte di genitori neri 6. Si finge che non lo siano In questo modo ci si allontana e si evita l’incubo di avere dei genitori neri. Fingendo che siano bianchi ci si comporta come davanti a una situazione di imbarazzo, che non dovrebbe esserci. Si nega il diritto di essere e apparire come neri. Se però esistono allora si assume quel tipico atteggiamento (detto di cortesia ed educazione) di fare come se nulla fosse. I bambini trasformano questi genitori in mostri malvagi, in alieni … vediamo non solo gli stereotipi negativi sui neri ma anche la stessa nozione di razza che fa una distinzione fondamentale (o anche di specie) tra gli esseri umani. Schifo-vergogna In una classe di terza elementare a Roma di 30 bambini, 14 discutono se fa schifo o meno essere toccati da un nero, tre dicono di no mentre gli altri undici si. Ecco alcuni esempi. Se avessi i genitori neri mi dispiacerebbe un po’ perché sarei dispiaciuta perché non vorrei che mi toccassero con le mani nere però un po’ anche non me ne importerebbe nulla perché so che loro mi vogliono tanto bene, e io a loro e poi noi siamo tutti figli di Dio… L’affetto (o l’opportunismo) mitigherebbe un po’ il disgusto. Un giorno un bambino nero voleva giocare con me. A me mi faceva un po’ schifo ma poi abbiamo giocato e abbiamo fatto amicizia. A Fano in una terza elementare il disgusto compare in 6 temi su 13 non gli vorrei bene perché i neri hanno la pelle che puzza Io scapperei da casa perché per me i negri sono sporcaccioni e puzzolenti Disprezzo e schifo collegato anche all’idea di sporco sudore cattivo odore si ritrovano espressi in molti altri temi.questo schifo non è causale non è nuovo né inatteso. 15 Noi sempre abbiamo vestiti, eleganti e raffinati, sportivi, mente loro portano vestiti vecchi e strappati. Viene ignorata la grande arte dei colori e la bellezza delle stoffe, dei gioielli… l’insolenza della cultura occidentale rende gli altri del tutto invisibili. Pervade un senso di superiorità e un’arroganza che implicano spesso schifo e avversione, la storia di altre grandi tradizioni culturali scompare completamente. Idea che è stato il colonialismo a creare tutto, persino la bellezza naturale. Ottusa rappresentazione dell’Africa che si trova anche nei discorsi comuni e non solo nei temi dei bambini. Se io fossi un bambino dell’Africa sarei come tutti gli Africani con le ossa fuori, magro e denutrito questo a causa della fame. La vita degli Africani è una vita selvaggia La rappresentazione dell’altro ≪Li chiamavano extracomunitari≫ La chiusura dell’orizzonte conoscitivo e immaginario e la disinformazione viste nei temi che parlano dell’Africa si ritrovano riguardo alla vita dei neri in Italia. I neri, rappresentati come primitivi, poveri e ignoranti in Africa portano incollati su di sé questi attributi, dato che Africa è un concetto sociale più che geografico. E viene aggiunta anche la malvagità e criminalità assente nei temi sull’Africa. I neri quindi sarebbero delinquenti, violenti, cattivi come genitori e brutali verso i bambini. Non hanno neanche alcuna capacità né strumento culturale che gli permetta di costruirsi una vita decente. La povertà sembra decisa dall’altra per ragioni misteriose come il colore della pelle. Io mi chiedo perché Cristo gli ha creati poveri. Secondo me non hanno fatto niente, ma se Cristo ha deciso così, lo sa lui quello che deve fare. La miseria quindi appare congenita, costitutiva del gruppo o della razza e non prodotta da rapporti sociali, sfruttamento, dominio, storia coloniale, rapporti attuali di egemonia economica. Per i bambini il colore nero diviene la spiegazione e la causa de rapporto sociale del rifiuto e dello sfruttamento. Colore e povertà, quindi sono una sorta di punizione di Dio. Il cerchio si chiude giustificando un rapporto di oppressione (come per gli ebrei accusati di deicidio e le donne con il peccato di Eva). Poveri per essenza e senza cultura potranno avere solo aiuti paternalistici. Questa idea di incapacità organica dei neri mina anche i discorsi di uguaglianza. La rappresentazione miserabilista dei neri largamente diffusa dai media che tende a cancellare la loro vita reale e quotidiana di lavoro e di relazione, ha una grande presa e colpisce violentemente i bambini. Lo stereotipo tocca ogni aspetto della quotidianità. 16 Il lavoro più diffuso è quello dei vu cumpra, si trascura totalmente il numero considerevole di immigrati occupati regolarmente nell’agricoltura e industria e che i livelli d’istruzione di alcuni gruppi sono abbastanza elevati. Lo stereotipo arriva allo svilimento profondo della persona, vicina in alcune descrizioni come vicina alla bestialità nel frugare nell’immondizia alla ricerca di cibo, sporca nel corpo come nei luoghi dove abita. Ogni oggetto è squallido e degradato… Avere dei genitori neri è dunque una catastrofe pressochè sicura. In poco tempo perderei tutti i miei amici e nessuno vorrebbe più bene a me alla mia famiglia. Vivremmo nella carestia e nei debiti. Non avrei più nulla. I miei giocattoli, i miei oggetti più cari, li perderei tutti. La totale assenza di luce di molti temi mostra il potere disumanizzante di queste rappresentazioni. Stereotipi di questo tipo non possono che suscitare ansia e produrre distanza e rifiuto, piuttosto che comprensione e solidarietà. Allo stereotipo della povertà assoluta dei neri fa pendant l’esaltazione del benessere del “noi”. Un’idea di benessere spesso esagerata e illusoria che sembra importante per il proprio senso di sé e per costruire la distanza dagli altri e il senso imperialistico di essere padroni del mondo. È una ricchezza tutta relativa, ma questo lusso sembra il fulcro della differenza da mantenere ferma, garanzia della propria diversità e superiorità. “noi” possiamo comrpare, e comprare diventa la misura anche dell’affetto. Come evitare genitori neri. Soluzioni Le espressioni di paura, disgusto, rifiuto e le rappresentazioni stereotipiche diventano il movente che spinge parte dei bambini a immaginare azioni specifiche a eliminare, a disfarsi dei genitori neri che il tema supponeva come ipotesi. 7. Fuga (o addirittura suicidio) 8. Cacciarli via Se i miei genitori fossero neri li butterei fuori da casa a calci nel culo perché sono neri 9. Nasconderli 10. Uccidendoli simbolicamente o realmente in quanto neri imbiancandoli Se i miei genitori fossero neri io proverei a dipingerli con un colore chiaro come il rosa e almeno diventerebbero di pelle italiana. 11. Uccisione L’uccisione vera e propria è molto rara nei temi dei bambini, il tabù dell’omicidio ha evidentemente un forte peso, quindi l’idea di ucciderli si attua in modo più coperto (ad esempio farli morire per malattia o incidente). Prospettiva apartheid Nero con nero, bianco con bianco 17 L’Ideologia razzista appare in questa sezione come ordine del mondo, separazione ineluttabile e indiscutibile che va solo enunciata. La divisione di razza è vista come dato di fatto ovvio. Si tratta di una differenza che non si può superare, una messa a distanza assoluta. “razza diversa”, i bambini usano comunemente la parola razza come la gente nei discorsi quotidiani. L’ideologia della razza è un sistema di percezione del mondo e come tale assolutamente pervasiva. In questa sezione vediamo delle espressioni, quasi delle dichiarazioni di separazione totale, segregazione o apartheid, tra bianchi e neri. La comunicazione è vista come impossibile. A tratti somatici diversi infatti corrisponderebbe una diversità anche di carattere, intelligenza, cultura, gusti. La convivenza è possibile solo tra simili, si è tra simili solo se il colore della pelle è uguale, se si è della stessa razza. La separazione è netta, o sei bianco o sei nero. Da questa visione che pone alla base di problemi e disordini nel mondo il diverso colore di pelle come se le relazioni sociali e tra esse il razzismo dipendessero da caratteri somatici anziché da condizioni economiche e politiche, consegue che non vi è altra soluzione che l’eliminazione o scomparsa di una delle due parti. I neri devono diventare bianchi per ristabilire l’omogeneità. Io non vorrei che i miei genitori fossero negri anche se fossero ricchi o poveri, io in famiglia non vorrei avere negri anche se fossero miei genitori o miei zii. Vorrei avere solo genitori bianchi, io vorrei avere tutta la famiglia bianca. Come evitare genitori neri. Soluzioni In questa sezione i bambini si rappresentano come neri, immedesimazione maggiore nell’ipotesi proposta. L’uso del “noi” indica se stessi e i genitori, la famiglia (quando il bambino si immagina bianco il “noi” è poco usato). La convivenza tra persone di popolazione o colore diverso è impossibile e quindi c’è la necessità per i bambini di essere “uguali” ai genitori. Immaginandosi dall’altra parte il bambino proietta su di se il disagio e le difficoltà del gruppo oggetto di razzismo e cerca soluzioni specifiche per la vergogna e la discriminazione 12. Tutti devono diventare neri 13. Tornare in Africa dai propri simili Ognuno deve vivere con i suoi simili, solo un mondo uniforme, infatti vivrebbe in pace e con pochi omicidi. Ma di che colore è un nero? DEFINIZIONI I razzisti sono le persone che hanno diviso il mondo in 4 parti, poveri, ricchi, bianchi e neri; di solito questo lo fanno le persone che stanno bene che hanno una posizione e sono bianchi. Il colore della pelle non definisce i neri. Anche dei bianchi possono essere definiti neri o negri. Varie, interessanti e a volte complesse sono le definizioni date dai ragazzi. 20 Alcuni li accettano in quanto dono di Dio e anche se fanno “impressione” li si accetta. Se avessi i genitori neri non mi importerebbe perché questo lo potrebbe volere Dio, quindi io non oserei intromettermi in questa faccenda Dio è chiamato in causa in più modi, per un bambino di V elementare Dio si è sbagliato Quando il Signore cu ha creato non doveva cambiare il colore degli uomini e delle donne e dei bambini perché adesso, solo per il colore, succedono delle cose incredibili che non dovrebbero accadere. Non è colpa dei neri se sono così, lo ha voluto Dio per qualche suo motivo. Una scelta divina imperscrutabile come del resto quella della povertà. Un bambino chiede Cosa hanno fatto per essere creati poveri? La povertà sembra un difetto congenito come il colore della pelle. Oppure magari Dio li ha fatti neri per mettere alla prova i bianchi (sempre al centro di tutto ovviamente) Forse Dio ha creato l’uomo nero per vedere se gli uomini bianchi lo accettano come loro, per vedere se hanno un cuore La riflessione sulla scelta e la ragione del colore non è ovviamente mai proposta per i bianchi. Il bianco è. È il colore giusto, naturale, non ha bisogno di giustificazioni. Il nero rimane una cosa brutta, a cui magari non si deve badare troppo anche pensando al volere di Dio. Siamo sempre sul terreno del “non bisogna farne un dramma se i neri sono neri”, non dell’idea che essere neri, bianchi o di qualsiasi carnagione è irrilevante. L’appartenenza stessa dei neri all’umanità è ammessa “a volte” o “in fondo” quasi come per uno sforzo di pensiero. Il senso di superiorità che la società trasmette ai ragazzi si ritrova anche nella vita quotidiana ben percepibile e offensivo per chi lo subisce. All’ombra di queste dichiarazioni di uguaglianza fiorisce l’indifferenza e l’abituale repertorio di rappresentazioni e sentimenti negativi sui neri. Con la scissione emotiva e cognitiva interiorizzata con particolare sofferenza da alcuni bambini. Se non ora, quando? ≪Loro sono di razza diversa≫ I temi costituiscono una specie di lente di ingrandimento di atteggiamenti, rappresentazioni e idee presenti nella società. Nei temi dei bambini viene rispecchiata la concezione dell’umanità come costituita da entità chiuse, distinte, diverse per essenza; si nega il continuum di variazioni sul piano genetico che fa sì che sia impossibile sul piano biologico stabilire una demarcazione. La razza, questa categoria scientificamente immaginaria, ma socialmente reale e mortifera è ciò che sta al fondo delle soluzioni, delle emozioni e rappresentazioni dei bambini. Nei temi non è solo la pelle a essere diversa, il colore determina totalmente un essere umano. 21 Se i miei genitori fossero negri non lo vorrei perché: il colore della pelle è scura. Il carattere è diverso e quindi non sono adatti a me Cultura e razza sono inscindibili, al colore della pelle i ragazzi incollano carattere, gusti, scelte. Sono proprio questi gli elementi fondamentali dell’ideologia della razza:  Classificare i gruppi umani in unità chiuse, distinte e gerarchizzate sulla base di presunte basi biologiche  Attribuire a questi tratti somatici delle qualità psichiche e culturali I bambini suggeriscono a Dio una nuova creazione Se ogni uomo, se ogni essere vivente fosse di un colore diverso ci uccideremmo a vicenda e la terra sarebbe piena di cadaveri, di tombe di sangue. E allora non sarà più bisogno che Dio affoghi gli uomini. Ma dovrà crearne altri uguali di carnagione così si vorranno tutti bene. Quando i bambini immaginano un cambio di colore, con esso cambia di colpo anche le abitudini, il carattere, la lingua, i gusti. ≪Loro sono così≫, tutti e ciascuno così. La persona non è più l’individuo ma il gruppo e ha solo i caratteri ritenuti propri del gruppo → categorizzazione per ogni gruppo minoritario La categorizzazione, l’alterità definiscono la condizione di dominato. Possono anche essere evidenziate delle caratteristiche positive ma queste qualità appaiono in contrasto con l’appartenere al gruppo. ≪nero ma bravo≫, ≪nero ma colto≫, ≪noi abbiamo avuto in classe una bambina nera ma era intelligentissima≫. I ragazzi trasportano nella loro reazione personale al tema ciò che sentono di continuo nel discorso quotidiano. La costanza della svista o comunque l’accostamento non può che rimandare a un sistema di percezione collettivo sottostante, all’universo mentale della razza come entità di evidenza naturale, come gruppo naturale radicalmente distinto. Esempi tratti da giornali, spot televisivi o programmi che accostano la differenza tra specie tra animali alle presunte differenze di razza degli uomini “la differenza è naturale e tutti comprendono che esiste una diversità tra cane e gatto, fra un cinese e uno svedese”. Questa persistenza è ancora più esplicita in Fantasia di Walt Disney alla festa di Bacco, da un lato centauri con il corpo di cavallo e i tratti europei nella parte umana e dall’altra i servi di Bacco, donne africane nella parte umana e zebre nella parte animale… la differenza razziale è differenza di specie. Se i miei genitori fossero neri io gli vorrei bene soltanto se anch’io fossi nero o della loro specie. La nozione di razza, oggi rifiutata dagli scienziati, non era stata creata dalle solo scienze naturali, appartiene altrettanto alla storia del pensiero filosofico-sociale, è stata costruita. È l’invenzione sociale di una categoria naturalistica. Questa nozione, tuttavia, continua il suo percorso quasi indisturbato nella mentalità comune e nei rapporti sociali. La razza è e resta ben reale non come fatto naturale ma come categoria sociale radicata nella storia. Resta un efficace strumento di oppressione e eliminazione. 22 La trasmissione e riproduzione del razzismo La trasmissione delle rappresentazioni e dei comportamenti inizia assai precocemente e non ha sempre bisogno del supporto verbale. L’apprendimento di un fatto sociale, come il razzismo, non è lineare, ma si organizza in modelli mentali complessi che integrano immagini, cognizioni sensoriali, aspetti cognitivi di pratiche apprese, valutazioni, ricordi di sensazioni e di esempi. Fatti di cronaca appaiono nei testi, vengono assorbiti dalla tv, fonte di informazioni e rappresentazioni negative sui neri. A imprimere stabilmente queste rappresentazioni contribuiscono i commenti e i comportamenti delle persone intorno ai bambini. Deformazione ossessiva della realtà, idea che gli ≪extracomunitari≫, tutti e ognuno, siano dei delinquenti → paura collettiva. Atteggiamenti assurdi e di grave incultura, ma diffusi e facilmente riscontrabili nei discorsi quotidiani. I media e i quotidiani locali alimentano questa atmosfera con il costante ingigantire banali episodi di microcriminalità. E i bambini non fanno che assimilare e riflettere l’atmosfera di diffidenza presente negli adulti. È l’uso stesso di categorie razziali, l’idea stessa di razza che è un prodotto del razzismo né è possibile un uso neutro di essa. Il linguaggio del corpo può trasmettere significati diversi e anche contradditori rispetto alla comunicazione verbale, significati che vengono inconsciamente colti e decifrati. Consapevolezza, paura e pratica della discriminazione possono comparire anche là dove l’intera classe scrive temi nei quali sono espressi sentimenti di ≪accettazione≫ dei neri. Ciascuno dice che se fosse nero sarebbe deriso e maltrattato dai compagni di classe. Ma nei temi appare a volte anche un senso di sconforto alla vista della discriminazione e una capacità di percepire situazioni i razzismo spesso più acuta di quella riscontrabile in molti adulti. Sottili comportamenti sociali quasi automatici di messa in disparte e discriminazione: non solo non avrei più amici, e le mamme degli altri bambini sono sicurissimo che direbbero: ≪Non andare vicino alla madre o al padre perché se no diventi negro anche tu! Capito?≫. Se succederebbe qualcosa, per esempio un bambino rompersi la gamba, e i miei genitori negri sono stati vicino a loro seduti, darebbero la colpa sicuramente ai miei genitori negri. Alle riunioni a scuola nessuno gli chiederebbe: ≪Tuo figlio come va a scuola? Come si chiama? Quanti figli hai? Vuoi una sigaretta?≫ Queste rappresentazioni vengono riproposte attraverso mille canali, la nostra cultura ne è satura. Da ≪musi neri≫ un dolce di cioccolata, alla candeggina ≪negretta≫, allo spot dei gelati Sanson (estate 1996) con l’immagine del nero come stupido sorridente e selvaggio. I luoghi comuni sulla primitività africana sono così tenaci e diffusi che capita spesso di trovare totale ignoranza e credulità. Esempio della storia di Pik Badaluk che rimanda a un’immagina di Africa tutta di immaginazione. In altri generi, film d’avventura o fumetti consumati anche da ragazzi si trova in genere una suddivisione tra protagonisti-eroi pressochè bianchi e ≪gli altri≫, i neri, personaggi privi di intelligenza e umanità, personaggi insignificanti e ridicoli in cui non ci si identifica.
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