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La pelle giusta. Paola Tabet. Riassunto Libro, Appunti di Sociologia

La pelle giusta. Paola Tabet. Riassunto libro.

Tipologia: Appunti

2018/2019
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Caricato il 22/12/2019

Federica0893
Federica0893 🇮🇹

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37 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La pelle giusta. Paola Tabet. Riassunto Libro e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! 1997 "LA PELLE GIUSTA" PAOLA TABET = analisi del funzionamento del pensiero razzista. Tabet fa un'analisi antropologica e spiega come costruisce la sua ricerca. COME COSTRUISCE LA SUA ANALISI? Somministrando delle tracce di tema da sviluppare. Raramente le domande secche fanno emergere il problema, riportano risposte ovvie. Importanti poi sono anche i presuposti iniziali. Aiuta molto avere un obiettivo di analisi, aiuta a fare un piano di ricerca . Paola tabet per spiegare il pensiero razzista utilizza una metafora: paragona il pensiero razzista al motore di una macchina; il motore può essere spento, in folle o può andare a 5000 giri. Ma anche spento è un insieme di elementi messi a punto, collegati tra loro, pronto ad entrare in movimento quando la macchina viene accesa. Il sistema del pensiero razzista fa parte della cultura della nostra società, è come questo motore.Non sempre acceso o spento alla massima velocità. Può essere in folle e poi al momento buono, in un momento di crisi entrare in azione. Con l'arrivo in Italia degli immigrati provenienti dall'Africa a partire dalla metà degli anni '80, questo motore entra in moto e subisce un'accelerazione; così il discorso razzista diventa quotidiano, invadente, circola veloce pressochè ovunque, in varie forme che siano battute, barzellette o scambi di opinioni, circola tra gli adulti e anche tra i bambini. Questo sistema non nasce all'improvviso quando arrivano in italia gli immigrati, ma ha un'origine storica ben fondata -> il frutto di rapporti storici ed economici, la schiavitù e il colonialismo, necessari a interpretarli e legittimarli: questo perchè prima di essere un'ideologia, il pensiero razzista è un rapporto sociale. La diversità è il modo per giustificare lo sfruttamento. Nel '900 in Italia si accoglie forza lavoro in seguito al boom economico, questo motore inizia ad accelerare( fino agli anni '50 circa erano gli italiani ad emigrare). Negli anni '60 migliorano le condizioni economiche, si ha uno spostamento di forza lavoro dal sud al nord. A metà degli anni '80 iniziano ad arrivare gli immigrati nel nostro paese e il motore riparte-> quindi categorizzazione dell'altro ( noi siamo cultura e loro sono natura)-> si riprende quello che era l'immaginario coloniale. La diversità e l'inferiorità era ciò che giustificava lo sfruttamento. Dagli anni '80 fino ad arrivare ad oggi sono rimasti molti stereotipi, pregiudizi, preconcetti. L'esperienza coloniale ha lasciato tracce. I discorsi razzisti si sviluppano per lo più in paesi ex colonialisti o in paesi dove si è sviluppata un'economia capitalistica; quindi economia di sfruttamento dove si sviluppano rapporti gerarchici tra gli individui. In paesi del genere ogni volta che c'è un nuovo processo di emigrazioni il motore si riaccende. Infatti il pensiero razzista è un pensiero latente, ogni tanto riaffiora. Fino quasi alla fine degli anni'80 il pensiero razzista è rimasto latente, tant'è che pochi si sono resi conto di questi pensieri, salvo quelli direttamente chiamati in causa. All'inizio degli anni '80 il razzismo contro i neri non esiste ancora alla consapevolezza comune, non fa notizia. Anche fatti gravi di razzismo non vengono letti in quella chiave. Il razzismo verso i neri inizia a fare notizia solo a partire dalla fine del 1987. Intanto in Italia già da qualche decennio prima si smette esportare forza lavoro, ma viene importata forza lavoro straniera. Riparte il motore: l'immaginario dei neri formatosi in un'altra epoca storica viene recuperato e riaffiora. Il razzismo viene ad essere questa volta interno al paese, quello che era stato nei riguardi dei popoli che abitavano nelle colonie e quello che era stato per i meridionali negli anni 50/60 che emigravano al nord, cioè uno strumento di organizzazione dei rapporti di potere, strumento di classificazione e creazione di categorie sociali. Il razzismo dunque incide sull'organizzazione sociale economica e politica così dopo gli anni di latenza tra il dopoguerra e la fine degli anni '80 si sono rimessi in moto sia i meccanismi del razzismo istituzionale, sia quelli del razzismo quotidiano. Il primo lo fa lo stato nel creare soggetti deboli, oppure creando spazi di ghettizzazione, creando spazi che fanno sentire l'altro diverso; è in questo modo che la burocrazia produce discriminazione sempre stati abituati a sentirci dire "guarda che arriva l'uomo nero che ti porta via" oppure ancora ci sono state trasmesse immagini terrificanti come quelle dell'uomo nero che fa elemosina e fruga nella spazzatura. In alcuni temi la paura tra virgolette non è più giustificata da un fatto, ma diventa ossessione. E' lecito a questo punto chiedersi come mai i bambini hanno paura delle diversità dato che normalmente nei bambini piccoli la curiosità, la voglia di conoscere vincono sull'impulso a ritirarsi di fronte a qualcosa di nuovo. Anche di fronte a tratti somatici diversi, l'inconsueto desta sorpresa e non paura e anche in questo caso la reazione è quella di avvicinamento. Se questo non avviene, ma i bambini provano paura è più probabile che questa sia stata imposta/prodotta e costruita socialmente. Recenti studi di psicologia confermano che i bambini imparano la razza dal linguaggio e non dalla percezione visiva. La razza prima di percepirla/vederla si ode. Ne consegue che i bambini già in età prescolare hanno un'idea delle altre razze e possono provare paura, antipatia, schifo,secondo quanto viene trasmesso dal loro ambiente circostante. Quindi si impara la paura verso una categoria socialmente definita prima di averla vista e percepita. La relazione sociale crea la differenza, è un processo sociale che crea la differenza. Categorizzazione di individui sulla base di un tratto biologioco perlopiù. In questo senso i temi dei bambini non sbagliano, riproducono e rispecchiano una specifica classificazione sociale. I temi testimoniano come questa paura venga indotta. Alal paura nei temi si mescola lo SCHIFO; questo schifo non può essere considerato come la manifestazione di un sentimento istintivo e soggettivo. Questo perchè il disgusto è un sentimento costruito culturalmente o comunque lo è sicuramente quando non si limita più alla sola oralità ( quando si manifesta come rifiuto immediato ad una sostanza) ma quando arriva a riguardare comportamenti e fatti modali. In questo caso diventa un mezzo importante di socializzazione. Siamo ben lontani dal piano dell'istinto. E' una potente forza culturale che trasforma l'attrazione in repulsione. La trasmissione sociale ha un ruolo importante nella creazione del disgusto, i disgusto si diffonde per condizionamento sociale e apprendimento. I bambini hanno la possibilità di osservare svariate situazioni di reazioni e atteggiamento di schifo degli adulti e lentamente attraverso l'esempio assorbono e incorporano queste reazioni. Esse diventano le loro risposte immediate a situazioni cose o persone. Ciò che produce disgusto è distanza "viene mobilitato per difendere la persona da qualsiasi aumento di intimità con un oggetto repellente". Il diverso, quello "non come noi" è repellente, non umano. Quindi lo schifo ha un preciso scopo nei rapporti di potere tra gruppi sociali: stabilisce il confine tra noi e loro, tra umanità e non umanità. Il diverso, quello che ha abitudini diverse fa schifo. Processo di disumanazione dell'altro che giustifica qualsiasi azione contro. Quello che si nota nei temi dei bambini è che lo schifo viene talmente interiorizzato da produrre una risposta psico fisica immediata. Quindi oltre alla paura nei temi emergono odio e schifo (disgusto) ma anche senso di smarrimento, fortissima ansia, vergogna all'idea di essere neri. Abbiamo visto come alcuni stereotipi si sviluppano nei bambini e portano ad avere paura, disgusto... Successivamente sono stati dati dei temi di controllo per valutare se questi sentimenti fossero anche anche una reazione di angoscia provocata dall'idea di un improvviso cambiamento dei genitori. Più elemento portano a negare questa affermazione: la risposta ansiosa appare meno forte e frequente quando si propone ai bambini di immaginare per esempio di avere genitori americani. Qui per lo più la reazione è di entusiasmo per le nuove possibilità che si aprono: di viaggi,videogiochi nuovi... Se c'è una preoccupazione sembra essere piuttosto l'idea di avere una vita più difficile in un paese diverso da quello abituale e dalla perdita degli amici, ma non si esprime paura o disgusto verso i nuovi genitori. Si nota che quando si tratta di genitori neri, la reazione non prende un percorso casuale, ma percorsi noti e largamente praticati nell'ideologia della nostra società. QUAL'E' L'IMMAGINE CHE I BAMBINI HANNO DELL'AFRICA? Nei temi dei bambini più piccoli appare come un ambiente faunistico, una situazione di natura e non di cultura. Ambiente non inquinato da smog, popolata da leoni, scimmie e elefanti.Visto come un ambiente preistorico "la vita degli africani è una vita selvaggia", gli africani cacciano e pescano, mangiano da selvaggi, mangiano vermi e insetti ( per moltissimi ragazzi l'Africa sembrerebbe non conoscere l'agricoltura). Cacciano, pescano o oziano. Secondo i bambini gli africani non conoscerebbero la tessitura " indossano vestiti fatti da pelli di animali o di paglia". Dormono in capanne e poi stereotipo maggiormente diffuso-> non si lavano, puzzano, sono sporchi. Insomma da questi componimenti viene fuori una società super arretrata che non conosce l'agricoltura, la tessitura, la scuola, le città. Un altro tema dove si pone maggior distanza tra se e gli altri è "La mia vita e la vita della gente in Africa". In questi temi la povertà, l'arretratezza, vengono contrapposte al nostro benessere, alla modernità, alla civiltà. Viene fuori una rappresentazione dell'inferiorità degli altri; si ha spesso un' estremizzazione della miseria degli africani e un' ostentazione della ricchezza, dei comfort che noi possiamo avere. Da qui a considerarli immigrati/diversi il passo è brevissimo. Infatti da questa rappresentazione dell'Africa segue che gli africani saranno considerati anche quando sono nel nostro paese come sporchi, primitivi, ignoranti, portatori di malattie, ma soprattutto immigrati. E' una visione complessiva di cui ovviamente non sono responsabili i bambini. Si tratta di una rappresentazione collettiva ben sedimentata nelle nostre menti che non deriva solamente dall'immaginario coloniale. Essa è il risultato anche di una produzione o diffusione ideologica di cui sono responsabili i media. Attraverso i media gli stereotipi sugli altri vengono aggiornati e riciclati riadattandoli alle nuove situazioni. Viene svolto continuamente un lavoro di formazione delle opinioni che si attua attraverso 3 passaggi:
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