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Appunti sulla Pittura nella signoria De' Medici, Appunti di Educazione artistica

Appunti riassuntivi sulla pittura nella signoria De' Medici, con particolare riferimento a vita e opere di Piero della Francesca e di Sandro Botticelli. Accenni su Pollaiolo, Verrocchio e Lippi.

Tipologia: Appunti

2013/2014

In vendita dal 30/06/2014

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Scarica Appunti sulla Pittura nella signoria De' Medici e più Appunti in PDF di Educazione artistica solo su Docsity! LA PITTURA NELLA SIGNORIA DE’ MEDICI IL QUADRO STORICO. Verso la metà del 400 la signoria medicea aveva consolidato il suo prestigio politico e culturale. Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico fu un abile uomo politico, mecenate delle arti e letterato. Egli creò una vera e propria corte, circondandosi di sapienti e uomini di cultura, come Marsilio Ficino (fondatore dell’ Accademia Platonica), Giovanni Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Sandro Botticelli. Questi, ed altri, si riunivano nel giardino del palazzo mediceo dove discutevano di arte, letteratura e filosofia. Alcuni temi importanti erano la nostalgia dell’ antichità e soprattutto la ripresa della filosofia platonica, riletta in chiave cristiana. Sotto la guida medicea Firenze divenne così capitale dell’ arte e della cultura, ma non solo. Infatti, grazie alla sua abilità politica e diplomatica, Lorenzo fu una figura di spicco nel 400 italiano. Da molti era considerato il modello del principe rinascimentale. Divenne sovrano assoluto di Firenze, assumendo ogni potere ma allo stesso tempo mantenne anche il consenso popolare. Questa crescita fiorentina suscitò preoccupazioni nello Stato della Chiesa che, accordatosi con la famiglia dei Pazzi, antagonista dei Medici, ordì una congiura in cui rimase ucciso il fratello di Lorenzo, Giuliano. La vendetta medicea fu violenta, tanto che provocò la scomunica del pontefice. Lorenzo inoltre, per scongiurare le invasioni straniere, strinse molte alleanze, portando ad un periodo di pace e prosperità economica che iniziò nel 1454 con la pace di Lodi e si concluse nel 1492 con la sua morte. E’ in questi anni che salì al potere un frate domenicano, Girolamo Savonarola, che cacciò da Firenze il successore di Lorenzo, il figlio Piero. Contemporaneamente, il re di Francia Carlo VIII approfittò delle divisioni interne in italia per invadere il paese e dare inizio ad una stagione di guerre. Savonarola si schierò contro la Chiesa di Roma e contro la famiglia Medici, ma anche contro la superbia, la lussuria e la corruzione dei costumi, assicurandosi il successo popolare. Egli creò un vero e proprio partito antimediceo, che portò ad una guerra civile che culminò appunto con la cacciata di Piero e l’ instaurazione della repubblica nel 1494. Savonarola divenne il nuovo signore di Firenze, instaurando un regime retto su principi religiosi ed avverso al lusso. Gli ideali del principe vennero celebrati in piazza a Firenze con il rogo delle vanità del 7 febbraio 1497, in cui il frate bruciò oggetti di lusso, libri e quadri. Savonarola, nello stesso anno, fu dichiarato eretico, arrestato dal partito filomediceo, scomunicato ed impiccato. La repubblica sopravvisse fino al ritorno dei Medici nel 1512. Lorenzo, durante la sua vita, non era riuscito a pacificare l’ Italia, che rimaneva quindi divisa. Al Nord le potenze più importanti erano la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano, mentre fiorivano altre piccole corti come quelle di Mantova e di Ferrara. Al Sud c’era il Regno di Napoli, mentre al centro si fronteggiavano lo Stato della Chiesa e la Signoria dei Medici. Sullo sfondo si svilupparono altri piccoli stati regionali, come il Ducato di Urbino, da sempre legato allo stato pontificio da vincoli di vassallaggio. Quì si formò una piccola corte di artisti ed intellettuali sotto Federico da Montefeltro. Alla fine del 400, Urbino, come tutte le altre signorie italiane, conobbe un periodo di lento ed inesorabile declino. PIERO DELLA FRANCESCA. Piero di Benedetto de’ Franceschi, detto Piero della Francesca, nacque a Borgo San Sepolcro in Umbria e si formò a Firenze, dove studiò le opere dei principali artisti e fu collaboratore di Domenico Veneziano dal quale assimilò l’ uso della luce piena e limpida, mentre da Paolo Uccello apprese le tecniche della prospettiva. Reinterpretò in maniera personale e più razionale le novità di Masaccio, mantenendo la plasticità dei volumi ma eliminando la drammaticità. Nella sua pittura nessuna forma è lasciata al caso, i personaggi, immobili e solidi, invitano alla meditazione. L’ atmosfera dei dipinti è solenne, realistica nella rappresentazione dello spazio e della luce. Realizzò la sua prima opera a Sansepolcro, il Battesimo di Cristo. Al centro dell’ opera è posto Gesù, e dal basso verso l’ alto la mano di san Giovanni e una colomba, centro prospettico della composizione. Le figure sono prive di espressioni. La luce, chiara e solare, è protagonista dell’ opera. L’ ambientazione ricorda quella familiare al poeta: il fiume ricorda il Tevere di Sansepolcro, mentre le colline ricordano quelle della città natale di Piero. Ai lati di Cristo, simmetricamente, abbiamo il santo e un albero, che lo isolano da tre angeli che simboleggiano la trinità. Un’ altra opera è il Polittico della misericordia, portata avanti con l’ aiuto di collaboratori. A Piero appartengono sicuramente i due santi sulle sinistra, la Crocifissione e la scena centrale con la Madonna. La Crocifissione richiama quella di Masaccio, si basa su uno schema piramidale con al centro la croce, e ai lati, in basso, la Madonna e san Giovanni, colti in gesti disperati che drammatizzano la scena, forse per l’ unica volta nella pittura di Piero. La scena della Madonna al centro invece è frutto di geometrie perfette: l’ ovale del suo volto, il suo corpo cilindrico, il mantello a semicerchio. In seguito Piero viaggiò, e a Rimini conobbe Alberti che gli trasmise ideali di geometria. Compì altri numerosi affreschi anche a Roma, nella decorazione degli appartamenti vaticani di Pio II. Verso gli anni quaranta del 400 venne a contatto con la corte urbinate, ma le prime commissioni risalgono a venti anni dopo, con la Flagellazione e il Dittico, in cui si fa evidente l’ influsso della pittura fiamminga. Nel Dittico, Federico di Montefeltro e sua moglie sono ripresi di profilo, come se si guardassero. Federico è raffigurato molto dettagliatamente, con il naso deformato, le rughe e le escrescenze sulla guancia. La luce piena forma numerose ombre e riflessi, con risultati di raffinatezza notevoli. Battista Sforza, sua moglie, sorprende per i dettagli del vestito, i gioielli e l’ acconciatura. Entrambi i personaggi sono raffigurati su un paesaggio ampie e luminoso. Nella Madonna di Senigallia, Maria tiene in braccio un bambino, con al collo una collana di corallo che simboleggia il sangue versato nella Passione. Ai lati due angeli sono colti in atteggiamenti di adorazione. La luce che entra da una finestra laterale conferisce luminosità a tutta la scena. La Pala di Brera, realizzata ad Urbino, fu commissionata da Federico per la nascita dell’ erede Guidubaldo. In quest’ opera si ha una fusione tra architettura e personaggi: infatti si ha sullo sfondo una luminosissima struttura che ricorda una chiesa. Al centro c’è la Madonna con un bambino che indossa la collana di corallo che richiama la nascita di Guidubaldo, mentre il duca Federico è inginocchiato in segno di sottomissione a Dio. Sulla testa della donna pende un uovo di struzzo, che simboleggia la nascita. Divenuto cieco, Piero se dedicò agli studi prospettici e matematici, con tre trattati su prospettiva, geometria e matematica. Le Storie della vera croce, nel coro della chiesa di San Francesco ad Arezzo, rappresenta le vicende che vedono come protagonista la croce di Cristo. E’ composto da dodici riquadri. Inizialmente venne commissionato da Giovanni Bacci a Bicci di Lorenzo, ma alla sua morte venne chiamato Piero. L’ opera è stata sicuramente conclusa prima del 1466. Sono ben visibili i colori raffinati, la luce chiarissima e i dettagli della composizione misurata. I paesaggi nelle scenette richiamano quelli della val Tiberina. Gli studi prospettici sono invece alla base delle semplici architetture e degli abiti. I corpi umani sono solidi ed essenziali: i volti maschili sono più caratterizzati rispetto a quelli femminili. La luce è diffusa. Gli affreschi non vanno letti nell’ ordine in cui sono, poichè il pittore ha voluto dare risalto alla contrapposizione di determinate immagini rispetto all’ ordine cronologico dei fatti. Tra le scene più importanti vi è l’ Adorazione del sacro legno, e l’ Incontro di Salomone con la regina di Saba, in cui come sempre appaiono una rigorosa prospettiva e una disposizione delle figure che segue uno schema circolare. Il riquadro più celebre è però il Sogno di Costantino, in cui Costantino, prima di una battaglia, credendo di perdere, fu svegliato da un angelo e in celo vide una croce di luce: il giorno seguente vinse la battaglia. In questo caso, la luce è soprannaturale. Dietro alle immagini sono riconosciuti alcuni significati: molte rimandano alla riunificazione delle Chiese d’ Occidente e d’ Oriente. Un altro tema è quello della lotta contro i turchi. La Flagellazione, destinata alla fruizione privata della corte urbinate, vede in primo piano tre figure misteriose che conversano, e in secondo piano Cristo viene flagellato davanti a Ponzio Pilato sul trono, sul cui gradino Piero ha firmato l’ opera. All’ ambiente è conferita profondità soprattutto dalla ripartizione del pavimento e delle pistrelle, dalla fuga delle colonne e da una figura circolare sotto i piedi di Cristo. La luce è diffusa e proviene da destra. I tre personaggi in primo piano sono invece illuminati da una luce solare, mentre sullo sfondo una terza luce, non visibile, rischiara una scalinata. Per alcuni i tre conversanti sono Oddantonio da Montefeltro, predecessore di Federico, insieme a due consiglieri che ordirono una congiura contro di lui. L’ opera quindi alluderebbe alla sua uccisione. Secondo altri si tratta del cardinale Bessarione, di un suo allievo e di Giovanni Bacci, probabile committente di questo quadro. La conversazione tratterebbe della crociata invocata da papa Pio II. Pilato assomiglia ad un imperatore bizantino, mentre il martirio di Cristo simboleggerebbe le sofferenze della Chiesa in quel periodo nell’ Oriente bizantino.
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