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La pittura veneziana nel sedicesimo secolo, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Giorgione - Vecellio - Pontorno-Rosso Fiorentino - Correggio - Giulio Romano

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 26/01/2023

caterina-foti-1
caterina-foti-1 🇮🇹

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Scarica La pittura veneziana nel sedicesimo secolo e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Vi sono due concetti particolarmente importanti introdotti dalla pittura veneta: - Pittura tonale: si dà meno importanza al disegno e di più al colore. Nel De pittura, Giambattista Alberti sosteneva la particolare importanza del disegno al quale eventualmente sarebbe stato aggiunto il colore. Anche tratti come la prospettiva si basavano sul. Disegno. Ma a partire dai primi del cinquecento nell’ambiente veneto si svilupperà una nuova tecnica in cui tutto è basato sul colore e sulle variazioni della sua tonalità. Qualcosa di questo principio si può trovare in Leonardo, lui infatti concludeva il disegno con lo sfumato e la prospettiva aerea (entrambi tipi di pittura tonale) (aveva compiuto un viaggio a Venezia proprio nel 1500. Per questo non è escluso che sia stato proprio lui a influenzare la pittura tonale. - Prospettiva cromatica: anche la prospettiva (profondità spaziale) è comprensibile grazie al colore. Ad esempio, la prospettiva aerea di Leonardo. Il colore tende a schiarire verso lo sfondo.Altri imporrano anche profondità spaziale sempre grazie al colore (l’occhio è più sensibile ai colori caldi, che quindi appaiono in primo piano). Cromatica era il desiderio di creare l’atmosfera, la presenza dell’aria. Sempre grazie a questa si può dare una resa fenomenica nei dipinti. - Vi fu un generale studio della luce e degli effetti che questa aveva sugli oggetti (luce fenomenica) - A Venezia vi furono generalmente molti contatti con i pittori fiamminghi, vi è uno scambio tra la pittura fiamminga e quella veneziana. Zorzi da Castelfranco - Giorgione (Castelfranco veneto 1477- Venezia 1510, peste) Di lui si hanno pochissime opere (ebbe molti imitatori, molte opere a lui associate potrebbero non essere sue, anche la nascita è una data incerta, morì giovane di peste. Probabilmente era una persona corpulenta. La sua fama arrivò nel momento in cui dipinse la facciata dei fornaci (magazzini) nel porto di Venezia. E’ considerato l’iniziatore della pittura tonale. Successivamente lavorò quasi esclusivamente per una committenza privata, creando opere di piccole dimensioni, con varie interpretazioni o non interpretabili. I soggetti avevano infatti molti significati allegorici: se il soggetto fosse stato religioso, i suoi significati sarebbero stati chiari; non è così per Giorgione le cui opere erano richieste da ricchi e acculturati mercanti veneziani. I quadri infatti sono molto famosi per tutti gli studi necessari alla loro interpretazione. Le opere sono quindi di carattere filosofico- allegorico. Pala di Castelfranco (1500 come data di commissione) Collocata in una cappella all’interno dell’uomo della famiglia Costanzo. Commissionato da Tazio Costanzo in memoria del figlio, la cui morte era avvenuta in battaglia l’anno prima. Le sue dimensioni sono abbastanza contenute, il soggetto si ispira alla sacre conversazioni. L’ambientazione ha come sfondo un paesaggio naturale ed è una novità portata da Giorgione stesso. La madonna è sopraelevata (altra novità), i santi si trovano su di un cortile circondato da un muro coperto da un drappo rosso, mentre la base del trono ricorda un sarcofago (quello del figlio di Tazio, sul quale è riprodotto lo stemma della famiglia). Il trono sembra sporgere all’infuori del muro. Il paesaggio è riconducibile a Castelfranco, sia per il castello che per i soldati dietro. Sono rappresentati due mondi distanti: figure sacre e non. La Madonna fa da tramite tra lo spettatore e dio, come quando ci si rivolge a lei nelle preghiere. Uno dei due santi è s.Francesco, sull’altro alcuni pensano sia S.Liberale (patrono di Castelfranco), o San Nicasio perchè vestito da cavaliere (era un santo comunque venerato in Sicilia, luogo natale di Costanzo + correlazione tra lo stendardo e l’ordine di San Nicasio, lo stesso ordine cavalleresco di Costanzo). Sullo sfondo vi è ciò che sembra una scena di battaglia, sono due soldati: uno in piedi, uno inginocchiato (rimanda alla morte del figlio del committente); di difficile interpretazione. Cominciano ad essere praticate, soprattutto nel paesaggio, prospettiva cromatica e pittura tonale: vi sono tonalità contrastanti (in quanto complementari si esaltano a vicenda) come il rosso e il verde. E’usato uno sfumato leonardiano nel volto di s.Francesco e della Madonna: i contorni non sono definiti. Vi sono anche molti riferimenti della pittura fiamminga: i riflessi metallici dell’ armatura che danno una certa resa materica, anche la precisione con cui è concluso il disegno. La Tempesta Marc’Antonio Michel identificherà il dipinto dalla collezione di Gabriele Bengramin, con come un dipinto con una zingara cingana e un soldato. Lui attribuisce la sua interpretazione. Ci sarebbe dovuta essere un’altra figura femminile che si faceva il bagno nel fiume dietro, poi coperta. La città e sicuramente italiana e nelle due torri vi sono delle insegne che fanno riferimento a Venezia e lo stemma della famiglia Carrara, ma in realtà non è un luogo riconoscibile. Vi sono anche delle rovine di architettura romana. In realtà non è presente alcun dato sui personaggi, la donna è in una posizione scomoda ed innaturale ed è chiamata “la zingara”. Nello sfondo vi è della vegetazione che costituisce una sorta di quinte di una scena teatrale. La luce è data dal fulmine. E’ la prima volta che viene dipinto un evento atmosferico tale. Sono state date moltissime interpretazioni a riguardo (le rappresentazioni avevano sempre un significato). Secondo Salvatore Septis, basandosi su un’opera pre-esistente del 1400 (un rilievo in un a formella rappresentante Adamo ed Eva cacciati dal paradiso terrestre) in cui le figure hanno pose molto simili a quelle del dipinto di Giorgione, si ipotizza quindi che anche in questo dipinto sia ritratta la cacciata dall’Eden. Nel dipinto manca la figura di dio, che potrebbe essere rappresentata dal fulmine, rappresentante anche la sua ira. Si pensa quindi siano Adamo ed Eva cacciati dall’Eden: il paradiso terrestre sarebbe la città, il bastone dell’uomo le fatiche che dovrà affrontare, il fulmine l’ira divina e le rovine la nuova condizione dell’uomo (perchè prima l’uomo avrebbe dovuto vivere una vita eterna: dopo il peccato, invece, dovrà invecchiare e andare in rovina) (non la caduta del paganesimo). E’ applicata la pittura tonale e una sorta di prospettiva cromatica. Vi è anche la luce fenomenica: la figura in primo piano pare illuminata dal sole, mentre il fondo è già coperto dalle nubi (il temporale sta avanzando). La luce non è mattutina, è pomeridiana (riflessi dorati). La città sembra quasi disabitata: l’unico elemento che la anima è una sorta di cicogna o airone sullo sfondo. Tra le varie ipotesi, la città è stata identificata come Padova, questo perché vi è sia il leone alato di Venezia e quello della famiglia dei Carrara, vi è anche la cupola della chiesa di Sant’Antonio. sono a sé stanti, ognuna per conto proprio senza alcuna relazione tra di loro. Qua non è così: s.Pietro si rivolge a Iacopo Pesaro, s.Francesco interagisce con Gesù, la Madonna guarda il libro, il bambino si rivolge allo spettatore… Sono più articolate e meno rigide. In particolare le posizioni della Madonna e del bambino, appaiono più naturali: il bambino gioca con il velo e alza il piede in atteggiamenti infantili. Le due colonne potrebbero avere dei significati: danno idea di solidità, mentre l’edificio dietro rappresenta una chiesa. Per cui nell’insieme le figure indicano la saldezza della Chiesa. Troviamo in alto i simboli della passione di Cristo. La Venere Inaugura un modello iconografico di ampio successo che durerà fino al 1800. Come quella di Giorgione, è un’opera realizzata in occasione di un matrimonio. Fa riferimento a dei canti nuziali celebranti Venere. Questa è nota come Venere di Urbino perché commissionata da Guido Baldo della Rovere (Duca di Urbino), in occasione del raggiungimento dell’età matrimoniale della moglie che aveva sposato quando questa aveva 9 anni. Avrebbe dovuto simbolicamente rappresentare le virtù della moglie: la bellezza, la fecondità, l’amore (le roselline rosse), la fedeltà (il cagnolino) e la prosperità (le due domestiche dietro fanno riferimento alla prole che la moglie avrebbe dovuto portare). La scena è ambientata all’interno di un palazzo: vi è un paramento verde che separa le due stanze tipiche di un palazzo rinascimentale italiano (vedi i pavimenti). Le due domestiche sono vestite con abiti del Cinquecento e stanno prendendo gli abiti per la dama nuda. Rispetto a quella di Giorgione la figura è più realistica e consapevole di essere osservata (guarda direttamente l’osservatore), rappresenta la bellezza. L’atteggiamento è sempre quello della Venere pudica e il candore la mette in risalto sullo sfondo scuro. Dietro si vede il mirto: simbolo di Venere e amore matrimoniale. I Ritratti Tiziano ebbe particolarmente successo grazie ai ritratti. Fu richiesto da sovrani, papi, dogi, signori delle città italiane. Sovrani come Carlo V, il figlio Luigi II, Isabella D’Este, Andrea Gritti, i duchi della Rovere, letterati come Ariosto (incerto, alcuni lo reputano un autoritratto). Ebbe così tanto successo perché: eseguiva ritratti di varie tipologie (da quello fiammingo, a quello a tre quarti, quello a figura intera, ritratti di gruppo,..) ed inoltre riusciva non solo a rappresentare la figura da un punto di vista fisionomico, ma era in grado di trasmetterne il carattere desiderato (ad esempio Carlo V è ritratto trionfante) La Pietà Abbiamo molte opere di Tiziano perché visse a lungo e dipinse fino alla fine. Questa era la sua ultima opera, fatta per la sua sepoltura. Notiamo delle differenze di stile: inizialmente era molto simile a Giorgione, ora ha invece uno stile molto più originale. E’ passato ad un tipo di pittura molto meno delicato, dove il colore è steso con pennelli grossi o addirittura con le mani. Sviluppa una nuova tecnica, che appare molto più recente. Quindi le immagini appaiono meno definite, il colore molto più pastoso e inizia a sparire: i colori delle opere sono quasi monocromatici, tendendo alle sfumature più scure. Questa è una Pietà: si ha una sorta di non finito, infatti il quadro appare solo abbozzato. Si vede un cambiamento della visione della vita molto più pessimistica. La figura inginocchiata in primo piano potrebbe essere un autoritratto, il santo è San Gerolamo. Il quadretto in basso ha due figure inginocchiate con la figura della madonna: sono Tiziano e il figlio. Quest’opera verrà poi terminata dall’ allievo di Palma aggiungendo l’angelo in alto. Pittura del 500 in generale Lorenzo lotto Lavora soprattutto nel nord Italia. Pala di S.Bernardino E’ una sacra conversazione. A confronto con quella di Giorgione e di Tiziano, sono di impianto tradizionale: - la struttura piramidale - La simmetria della composizione (la posizione dei santi, degli angeli messi in posizioni simmetriche) Riprende di Giorgione: - ambientazione (paesaggio) - Si possono individuare due zone: una anteriore con le figure e una posteriore con il paesaggio) Riprende da Tiziano: -l’interazione tra le varie figure (s. Giovanni che dialoga con s.Antonio Abate, s.Francesco che si rivolge direttamente alla madonna, l’angelo sotto si volta di scatto mentre è intento a scrivere: è lui a fare da tramite tra lo spettatore e il dipinto) - Il drappo verde ha scopo di creare la protezione simbolica data dal santo, ma qua ha anche funzione di creare profondità spaziale dove mancano le linee presenti in basso) Antonio Allegri detto Correggio Famoso soprattutto in area emiliana, ma abbandonerà poi la città natale. Gli affreschi delle cupole di s.Giovanni evangelista Sono quasi rivoluzionarie: per la prima volta si crea lo sfondamento del limite architettonico della struttura, questa è una tecnica che verrà spesso utilizzata in età barocca, quando gli affreschi saranno fatti per poter andare oltre la copertura della volta. Tutta la cupola viene meno in quanto il limite non è più percepibile, rimane percepibile soltanto la base della cupola e le figure su di essa rappresentate. Il soggetto è un episodio della vita di s.Giovanni Evangelista: la visione della figura di Gesù. Il santo si trova nella parte in cui la cupola inizia a curvarsi e a volte la figura appare molto scorciata: è ben visibile da chi entra, rimane invece nascosta a chi si trova nel coro. Vi sono quindi due punti di vista principali. Attorno vi sono gli altri apostoli, Gesù invece è costituito da faccine di Cherubini che sfumano poi nel cielo chiaro. Pietà - Sebastiano Luciani/Del Piombo L’autore era di scuola veneta, si trasferirà poi a Roma e sarà tra le amicizie di Michelangelo. Nel paesaggio troviamo una tecnica ricordante la scuola veneta, le figure umane invece ricordano quelle maschili di Michelangelo (la madonna è molto maschile), la struttura invece è quella rinascimentale piramidale. Per colore e modo di dipingere si vede la scuola veneta, invece si vede la scuola toscana per composizione. Giulio Romano Dopo il sacco di Roma, lascia la città e si sposta a Mantova. Per il duca realizzerà opere architettoniche e tutti gli affreschi di Palazzo Te. I più importanti di questi sono quelli nella sala dei giganti. Palazzo Te era una residenza di Mantova in area extraurbana. Si trattava di un luogo dell’olio, dove si ospitavano feste, banchetti e figure importanti. La sala dei giganti E’ un ambiente di forma quadrata, di dimensioni circa 7*7, coperta da una volta. Pareti e volta sono dipinti con un’unica rappresentazione. Quindi si tratta di un’unica scena che ingloba tutto e continua senza preoccuparsi dei cambi di direzione delle pareti, che tendono persino a sparire seppur l’angolo non fosse smussato. Questo è valido anche nella volta. Quindi all’interno della sala si percepisce un’immersione totale nella rappresentazione. E’ la prima volta che si realizza un’opera di questo tipo. Poi ci sono molti effetti illusionistici: lo sfondamento (visto nella cupola del Correggio, qua non è all’infinito, ma tutta la rappresentazione fa sembrare la cupola molto più in alto). Il soggetto rappresentato è mitologico: la caduta dei giganti, dei titani, che volevano conquistare l’Olimpo, sono in battaglia con le divinità (l’Olimpo è rappresentato nella parte superiore). Il Manierismo veneto Veronese e Pintoretto: sono due artisti formatosi a Venezia, allievi di Tiziano. Operano nella seconda metà del 1500. Pintoretto: R i t r o v a m e n t o d e l c o r p o dell’evangelista MArco Questo fu trovato da due mercanti, che ne portarono le reliquie a Venezia, di cui divenne il patrono. Il ritrovamento avviene in un luogo che sembra una chiesa dove si trovano diversi sarcofagi a parete. Ci sono persone che li stanno aprendo tutti, sappiamo che lo trovano in uno a pavimento dalla luce che emette. Poi San Marco appare steso per terra: anche in questo caso emette luce ed è stato r i c o n o s c i u t o ( u n a d e l l e f i g u r e s i inginocchia). S.Marco appare una terza volta come apparizione: alza il braccio e si rivolge ad altri che stanno sollevando un altro corpo, per far segno loro di fermarsi. Troviamo altre tre persone in primo piano che rappresentano un miracolo di San Marco: la guarigione di un indemoniato. Vanno oltre i criteri rinascimentali per: la luce (vi sono molte fonti luminose e tutto l’ambiente ha una luce molto radente, che mette in risalto l’architettura, creando ombre molto nette). Il luogo sembrerebbe una chiesa, ma vi sono molte tombe a parete ed è coperto da un tetto a botte. L’ultima cena Qua abbiamo delle novità rispetto alla tradizione: tradizionalmente, l’ultima cena è vista con un tavolo frontale e tutti gli apostoli, con la figura di Cristo al centro, sono nel lato opposto all’osservatore eccetto Giuda. In questo caso il tavolo è posto diagonalmente, le figure però sono comunque disposte tutte dallo stesso lato di Gesù. Normalmente la scena avverrebbe in un luogo privato e raccolto, qua invece no: è infatti rappresentato in una taverna, dove si vedono le persone che stanno servendo il pasto e gli abbigliamenti lasciano capire che si tratti di una taverna del 1500. E’ un notturno: le uniche fonti di luce sono una lanterna, gli apostoli e Cristo. Oltre l’evento sacro, si vedono tutti gli altri compiere le loro azioni: una signora coglie le stoviglie, un altro sta prendendo del cibo per sé… tuttavia oltre la luce emanata dalle figure, gli angeli confermano la sacralità della scena. Veronese: Decorazioni di Villa Barbaro Non è il primo caso, ma sono abbastanza evidenti esempi di pittura illusionistica: ci sono dipinti che sulla parete imitano delle architetture (ad esempio si mischiano porte reali e porte finte, spesso queste hanno persone che si affacciano). Ci sono poi falsi balconi che si affacciano su un paesaggio Vi sono anche delle figure che si affacciano da false balaustre. Cena in casa levi E’ una cena ambientata in un palazzo contemporaneo (l’architettura è rinascimentale), in un loggiato che dà su uno scorzo della città e su un cortile. Qua si presenta una tavolata lunga. In realtà il soggetto iniziale era un ultima cena. Tuttavia, nel momento in cui la realizza, la cosa causò scandalo perché si sarebbe dovuta trattare di una scena solenne e monumentale, ma qua si tratta di un banchetto con molte figure poco appropriate: un nano, un paggetto di colore, due soldati che bevono del vino, un uomo che scende le scale con un fazzoletto macchiato di sangue, … Questo andava contro quella che sarebbe dovuta essere la sobrietà della situazione. Quindi il tribunale dell’Inquisizione lo processa, lui suoi difende dicendo che ai pittori, come ai pazzi e ai poeti sono concesse delle licenze. La giustificazione fu accolta e lui non fu condannato, ma imposero che la rappresentazione n o n r i t r a e s s e l’ultima cena, ma che si trattasse della cena in casa Levi.
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