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LA POESIA: metrica, ritmo, rima, versi sciolti e liberi, figure retoriche, Appunti di Italiano

la metrica (la sillaba, l'accento, il verso), il ritmo, le rime (perfette e imperfette) i versi sciolti e i versi liberi, le figure retoriche (di suono, di posizione e di significato)

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 19/02/2023

revelinabutucea
revelinabutucea 🇮🇹

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Scarica LA POESIA: metrica, ritmo, rima, versi sciolti e liberi, figure retoriche e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! La metrica studia la composizione e la struttura del verso, cioè l’unità fonica e ritmica fondamentale del testo poetico. La metrica cambia a seconda della lingua in cui si scrive: la metrica italiana è di tipo accentuativo, cioè si basa sull’alternanza di sillabe accentate o meno (a dierenza di quella latina, quantitativa, basata su sillabe lunghe e brevi). L’unità di misura del verso italiano è la sillaba metrica, che può non coincidere con la sillaba grammaticale. La divisione in sillabe metriche segue alcune regole dette figure metriche, che possiamo così classificare in figure di fusione e figure di scissione. FIGURE DI FUSIONE sinalefe La vocale finale di una parola e la vocale iniziale della parola successiva sono unite in una sola sillaba metrica. Di gente in gente me vedrai seduto - U. Foscolo Sillabe metriche: Di | gen | te in | gen | te | me | ve | drai | se | du | to Sillabe grammaticali: Di | gen | te | in | gen | te | me | ve | drai | se | du | to sineresi Due o più vocali vicine di una stessa parola costituiscono una sola sillaba metrica (quando grammaticalmente ci sarebbe uno iato). Ed erra l’armonia per questa valle - G. Leopardi Sillabe metriche: Ed | er | ra | l’ar | mo | nia | per | que | sta | val | le Sillabe grammaticali: Ed | er | ra | l’ar | mo | ni | a | per | que | sta | val | le FIGURE DI SCISSIONE dialefe La vocale finale di una parola e la vocale iniziale della successiva contano come due sillabe metriche (e coincidono con le grammaticali). Ciò accade quando una o entrambe le sillabe sono toniche. E tu che se’ costì anima viva - D. Alighieri Sillabe metriche: E | tu | che | se’ | co | stì | a | ni | ma | vi | va Sillabe grammaticali: E | tu | che | se’ | co | stì | a | ni | ma | vi | va dieresi Due o più vocali vicine di una stessa parola formano due sillabe metriche distinte (quando grammaticalmente formano dittongo). Viene segnalata con due puntini. Tra le serene costellazioni - G. Pascoli Sillabe metriche: Tra | le | se | re | ne | co | stel | la | zï | o | ni Sillabe grammaticali: Tra | le | se | re | ne | co | stel | la | zio | ni L’altro elemento distintivo dei versi in italiano è l’accento. Occorre distinguere: ● l’accento tonico, che indica la pronuncia corretta di ogni parola italiana ed è indicato, ad esempio, nelle parole tronche (come “perché”); ● l’accento ritmico, o ictus, che indica le sillabe del verso su cui la voce si soerma; la metrica definisce la posizione di questi accenti in base al tipo di verso. In base all’accento tonico le parole italiane si dividono in: ● tronche: parole con l’accento sull’ultima sillaba (“per-ché”); ● piane: con l’accento sulla penultima sillaba (“pià-ne”); ● sdrucciole: con l’accento sulla terzultima sillaba (“sdrùc-cio-le”) Il verso è l’unità fonica e ritmica fondamentale del testo poetico. Un verso non è necessaria- mente un’unità di tipo sintattico o semantico perché risponde primariamente a esigenze di ritmo e musicalità. I versi italiani si definiscono in base al numero di sillabe metriche. Per contare il numero di sillabe metriche occorre tenere presente, oltre alle figure metriche, anche la parola finale del verso; in base all’accento tonico di quest’ultima si parla di: ● versi piani (che sono accentati sulla penultima sillaba); ● versi tronchi (che sono accentati sull’ultima sillaba); ● versi sdruccioli (che sono accentati sulla terzultima sillaba). Poiché nella maggior parte dei casi le parole italiane sono piane, il verso piano è considerato esemplare e la regola fondamentale della metrica dice che ogni verso porta un ictus sulla penultima sillaba metrica. Oltre a questa, c’è un ulteriore regola della metrica: ● i versi parisillabi (cioè con un numero di sillabe pari) hanno ictus, oltre che sulla penultima sillaba, su posizioni fisse; ● i versi imparisillabi (cioè con un numero di sillabe dispari) hanno ictus, oltre che sulla penultima sillaba, su posizioni fisse ma anche su sedi mobili. nome sillabe metriche sillaba con ictus esempio bisillabo 2 fissa: 1° Die | tro - G.A. Cesareo trisillabo 3 fissa: 2° Si | ta | ce - A. Palazzeschi quadrisillabo 4 fisse: 1° e 2° Den | tro | l’oc | chio - D. Campana quinario 5 fissa: 4° + mobili Vi | vrai, | Ve | ne | zia, - A. Fusinato senario 6 fisse: 2° e 5° Al | Re | Tra | vi | cel | lo - G. Giusti settenario 7 fissa: 6° + mobili Quan | to | scam | pa | nel | la | re - G. Pascoli ottonario 8 fisse: 3° e 7° Chi | vuol | es | ser | lie | to | si | a - Lorenzo il Magnifico novenario 9 fissa: 8° + mobili Il | gior | no | fu | pie | no | di | lam | pi - G. Pascoli decasillabo 10 fisse: 3°, 6° e 9° Sce | se | pia | no | e | poi | giù | se | n’an | dò endecasillabo 11 fissa: 10° + mobili E | co | me | po | te | va | mo | noi | can | ta | re - S. Quasimodo La retorica è un’arte che risale al mondo antico, basata sulla capacità di parlare e scrivere in modo ecace e persuasivo. Le figure retoriche sono espressioni che rendono il discorso ecace o piacevole, utilizzando le risorse della lingua. Esistono tre tipi di figure retoriche in poesia: di suono, di ordine (o di posizione) e di significato. Le figure retoriche di suono agiscono sui suoni delle parole: usandole si ottengono eetti fonici che raorzano i significati del testo. Le più semplici figure retoriche di suono sono le rime e le rime imperfette. ● Allitterazione: ripetizione dello stesso suono (o degli stessi suoni) all’inizio o all’interno di parole vicine es. O immagina un’immagine di me, ristrutturata da te (a stralci, a strappi), tra gli stracci - E. Sanguineti ● Onomatopea: riproduzione o imitazione di un suono prodotto da un oggetto, da un fenomeno naturale o animale. Le onomatopee sono: ○ proprie, se prive di significato autonomo es. c’è un breve gre gre di ranelle - G. Pascoli ○ improprie, se costituite da parole dotate di un loro significato ma capaci di evocare suoni e rumori connessi con tale significato es. il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo - G. Pascoli ● Paronomasia: accostamento di termini dal suono simile ma dal significato diverso es. La luce si fa avara - amara l’anima - E. Montale ● Fonosimbolismo: tipico della poesia novecentesca, è l'utilizzo di determinati suoni linguistici per richiamare alla mente sentimenti ed emozioni. Per esempio, vocali come a ed e rimandano a immagini serene, mentre la i e la u alludono a stati d’animo più cupi es.1 sensazione di tranquillità → Chiare, fresche e dolci acque - F. Petrarca es.2 sensazione di paura → volaron sul ponte che cupo sonò - A. Manzoni Le figure retoriche di ordine (o di posizione) agiscono sul piano sintattico: spesso viene alterata la regolare disposizione delle parole nella frase per mettere in risalto alcuni termini. ● Anastrofe: inversione dell’ordine abituale degli elementi di una frase es. Dolce e chiara è la notte - G. Leopardi ● Iperbato: due termini che dovrebbero trovarsi vicini si trovano invece distanziati tra loro per l’inserimento di altri elementi della frase es. Un lungo dei fanciulli urlo s’innalza - G. Pascoli ● Climax: successione di elementi disposti in ordine di intensità crescente o decrescente es. climax crescente → fredde, tacite, smorte - G. Leopardi es. climax decrescente → E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi! - G. Pascoli ● Anadiplosi: ripetizione all’inizio di un verso di una o più parole disposte alla fine del verso precedente (o tra due frasi contigue) es. Ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi - G. Leopardi ● Anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio di versi o strofe o in frasi consecutive es. Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente - Dante Alighieri ● Chiasmo: disposizione incrociata di elementi sintattici o semantici che risultano in questo modo speculari secondo lo schema AB BA es. Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori - L. Ariosto ● Parallelismo: disposizione degli elementi sintattici o semantici della frase in modo simmetrico secondo lo schema AB AB es. S’aduna voglioso, si sperde tremante - A. Manzoni Le figure retoriche di significato agiscono sul significato delle parole, talvolta attribuendo significati secondari e simbolici a una parola o a un’immagine. ● Similitudine: paragone esplicito tra due elementi del discorso, collegati tra loro per mezzo di chiari nessi logici di raccordo; es. Tu sei come una giovane, una bianca pollastra - U. Saba ● Metafora: accostamento di due elementi legati da un rapporto di somiglianza, senza che questo rapporto venga esplicitato (detta per questo anche “similitudine abbreviata”) es. Erano i capei d’oro a l’aura sparsi - F. Petrarca ● Analogia: accostamento di due elementi sulla base di associazioni soggettive (può essere spiegata indagando sulla sensibilità e sulla storia personale del poeta) es. Su un oceano di scampanellii repentina galleggia un’altra mattina - G. Ungaretti ● Sinestesia: accostamento di termini legati a sfere sensoriali diverse es. Il divino del pian silenzio verde - G. Carducci ● Metonimia: trasferimento di significato tra due termini posti in relazione di vicinanza materiale, spaziale, temporale, causale (es. contenuto per contenitore, causa per eetto, materia per oggetto) es. materia per oggetto → Spinge egli il ferro nel bel sen di punta - T. Tasso ● Sineddoche: caso particolare di metonimia in cui si indica un elemento attraverso un altro che abbia con il primo un rapporto di tipo quantitativo (es. parte per il tutto) es. parte per il tutto → Va una vela spiegata, e nel silenzio la guida un uomo - S. Penna ● Antitesi: accostamento di espressioni di significato opposto es. Et temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio - F. Petrarca ● Ossimoro: particolare forma di antitesi in cui nella stessa espressione si accostano parole di significato opposto che sembrano escludersi l’un l’altra es. Bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto - G. Pascoli ● Iperbole: espressione volutamente esagerata es. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale - E. Montale ● Personificazione: attribuzione a oggetti, idee, animali e sentimenti caratteristiche umane es. Sotto il maestrale urla e biancheggia il mar - G. Carducci ● Perifrasi: indicazione di un concetto indirettamente attraverso una circonlocuzione o un giro di parole es. per indicare Michelangelo→ e l’arca di colui che nuovo Olimpo alzò in Roma a’ Celesti - U. Foscolo ● Antonomasia: sostituzione di un nome comune con un nome proprio o viceversa es. per indicare Dante → e tu prima, Firenze, udivi il carme che allegrò l’ira al ghibellin fuggiasco - U. Foscolo
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