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La Prima Guerra Mondiale, Appunti di Storia

Le cause e lo svolgimento della Prima Guerra Mondiale, con particolare attenzione alla situazione italiana e alle sue scelte politiche. Vengono inoltre analizzate le ripercussioni economiche e psicologiche della guerra sui soldati e sulla popolazione.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 08/06/2022

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Scarica La Prima Guerra Mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! La Prima guerra mondiale Nel 1912 c'era stata la campagna italiana per la conquista della Libia, la quale si era conclusa con il trattato di Losanna. Questo prevedeva la bipartizione della Libia in Tripolitania e Cirenaica. Nello scenario europeo invece, crescevano da una parte le tensioni fra gli Stati, dall'altra cresceva di importanza lo stato tedesco. In questo clima si sviluppa quella che viene definita “corsa agli armamenti”, ovvero l’intenzione da parte di ogni stato di affermare la propria supremazia militare. Per fare ciò si ricorre al potenziamento sia delle armi che degli eserciti. In particolare, la Germania godeva di una forte flotta navale. Nel frattempo, però, si presentò anche la questione relativa ai Balcani: l'impero austro-ungarico mirava infatti alla conquista della Bosnia; quest'ultima confinava con la Serbia, che era alleata della Russia e grazie alla quale poteva ottenere uno sbocco sul Mediterraneo. Accadde che, nel giugno 1914, un bosniaco nazionalista di nome Gavrilio Princip attentò, a Sarajevo, alla vita di Francesco Ferdinando, futuro imperatore. L’Impero austro-ungarico dunque capì le intenzioni della Serbia: questa infatti aspirava alla creazione di uno stato slavo finalizzato al controllo dei Balcani. L'impero austriaco decise quindi di mandare un ultimatum alla Serbia che, tra le condizioni, prevedeva il riconoscimento nel coinvolgimento nell’attentato contro Francesco Ferdinando. La Serbia però non accettò; dunque, un mese dopo l'attentato, l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. Seguì una fase di grande mobilitazione, soprattutto per la velocità che aveva interessato gli spostamenti delle truppe ma anche della stessa artiglieria pesante. Proprio qui si distinse la Germania, la quale mostrò la sua efficienza logistica; godeva infatti di un importante rete ferroviaria che consentì rapidi spostamenti. Per quanto riguarda l'artiglieria, in questo periodo ci fu lo sviluppo, in particolare, dell'industria pesante, finalizzato a fornire munizioni militari e in generale tutto ciò che era necessario per combattere. Si assistette inoltre al perfezionamento delle armi già esistenti, come il fucile, il cannone o addirittura anche l'utilizzo delle prime mitragliatrici. Ancora una volta la Germania si distinse: fu la prima potenza ad utilizzare dei gas mortali che presero il nome di “iprite” e che, ovviamente, crearono stupore negli eserciti nemici. Al momento dello scoppio della guerra, si crearono due correnti di pensiero. Da una parte vi erano i militari e la gente comune, favorevoli alla guerra; dall’altra i politici, che invece volevano evitarla. Ed in particolare questi ultimi erano: il re d’Inghilterra Giorgio, il kaiser Guglielmo e lo zar Nicola, in quanto cugini. Si crearono, fra gli stati, due sistemi di alleanze: l’Intesa, formata da Gran Bretagna, Francia e Russia; e gli Stati Generali, formata da Germania e impero austro-ungarico. Di fondamentale importanza fu l’appoggio dell’opinione pubblica, attraverso mezzi di propaganda e incitamento delle folle. In un primo momento infatti, la guerra aveva generato non poco entusiasmo tra il popolo, che vedeva questa occasione come una missione storica di affermazione della supremazia del proprio paese. Ma la guerra ebbe, fin da subito, pesanti ripercussioni sull’economia. Anzitutto il sistema economico venne impoverito dalla riduzione della forza lavoro, proprio perché tutti gli uomini dovevano partire per il fronte. D’altra parte, ogni stato doveva garantire agli eserciti risorse, munizioni, forniture che però rappresentavano un grande dispendio economico. Ma non solo, lo stato doveva farsi carico del sostentamento di chi non partiva in guerra. Aumentò il debito pubblico, la fame, le carestie e la denutrizione. Tra le potenze che in un primo momento rimasero neutrali, ci furono il Belgio e l’Italia. L’esercito tedesco, per attaccare i francesi, avrebbe dovuto invadere il Belgio; questa mossa però avrebbe provocato la reazione da parte degli inglesi, i quali detenevano il controllo su alcuni porti belgi. Nonostante ciò, l’esercito tedesco avanza, e, sul fronte occidentale, si combatte lungo la Somme e la Marna. L’esercito francese riesce a prevalere. Si passa quindi da una guerra di movimento ad una guerra di posizione, e dunque di logoramento. I soldati scavavano chilometri di trincee sotto il terreno. Le condizioni di vita erano estremamente precarie: topi, cadaveri, insetti, ristagni di acqua e di escrementi erano come compagni di guerra. Non meno importanti furono le ripercussioni psicologiche dei soldati, costretti ogni giorno a vedere compagni morire, a convivere con la paura di non far rientro a casa. L’I Italia nel frattempo si era spaccata in due: da una parte vi erano gli interventisti, che spingevano per l’entrata in guerra. Erano prevalentemente industriali, democratici e nazionalisti, che vedevano la guerra come ultima possibilità, per l’Italia, di liberarsi completamente della dominazione straniera. D’altro canto, vi erano i neutralisti, che spingevano invece per una neutralità dell’Italia. Tra questi vi furono: Giolitti e i suoi sostenitori, i socialisti, come Mussolini, e i cattolici. Tuttavia, in parlamento, Salandra e Sonnino avevano iniziato le trattative per l’ingresso in guerra. Queste si conclusero con il Patto di Londra, che sanciva l’ingresso dell’Italia al fianco dell’Intesa e non degli Stati Generali, nonostante il legame con la Triplice alleanza. L’alleanza prevedeva infatti l’intervento delle potenze solo in caso queste venissero attaccate: nel caso di questa guerra però, era stata proprio l’Austria a dichiarare guerra per prima. Nel 1915, l’Italia entra in guerra. Decide di dirigersi verso Trieste, dove si stanziò sull’Isonzo e sferrò undici attacchi. Occupò la città di Caporetto, che suscitò la reazione da parte dell’Austria. L’esercito austriaco avanzò da nord, ma incontrò la resistenza dell’esercito italiano. Dunque, sul fronte occidentale si combattevano le battaglie di Verdanne e della Somme, su quello orientale si scontrarono russi e tedeschi. Successivamente entrarono in guerra la Bulgaria, al fianco degli Stati Generali, e la Romania e il Portogallo, al fianco dell’Intesa. Si parla quindi di Grande guerra di carattere mondiale, perché non coinvolse soltanto le potenze europee, ma anche tutte le loro colonie, che da alleate garantivano le risorse necessarie. Il 1917 fu l’anno della grande stanchezza: la Russia, a causa di una rivoluzione interna, si ritirò dal conflitto, indebolendo l’Austria; gli eserciti erano stremati fisicamente e psicologicamente, avevano fame. Si crearono conflitti e ribellioni all’interno degli eserciti stessi, che portarono al razionamento dei battaglioni. Nell’esercito italiano stesso ci furono diversi episodi, generati soprattutto a causa dell’atteggiamento del generale Luigi Cadorna, eccessivamente rigido e accusato di non proteggere l’esercito. Il 1917 è l’anno dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, al fianco dell’Intesa, della Grecia e del Brasile. Ma soprattutto è l’anno della drammatica sconfitta dell’esercito italiano a Caporetto. L’uscita della Russia ebbe pesanti conseguenze sull’Italia: l’Austria infatti, indebolita, chiese aiuto alla Germania, nettamente più preparata e forte. I due eserciti avanzarono verso l’Isonzo, e l’esercito italiano non fu capace di resistere: fu una sconfitta epocale. L’esercito italiano fu spinto fino al Piave; una volta attraversato il fiume però, l’esercito, guidato dal nuovo generale Armando Diaz, ottenne un’importante vittoria nella battaglia di Vittorio Emanuele. L’Austria venne sconfitta e venne stipulato l’armistizio. Nel fronte occidentale l’esercito tedesco subì una pesante sconfitta: è il 1918, la guerra termina. Tra il 1918 e il 1923 vennero stipulati i vari accordi di pace. Il presidente Wilson alla Conferenza di pace di Parigi fissò i “14 punti”, ovvero le premesse che avrebbero risistemato l’assetto mondiale. Venne siglato il trattato di Versailles con la Germania, che prevedeva il pagamento di un grande indennità di guerra, la cessione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, e la costituzione dell’esercito tedesco al solo scopo difensivo. Poi il tratto di Saint-Germain con l’Austria, che comportava la perdita di numerosi territori e la privazione dello sbocco marittimo. In seguito, il trattato di Trianon con l’Ungheria, che portava alla perdita di numerosi territori quali la Jugoslavia, che diventò un nuovo stato. Infine, il trattato di Sèvres con la Turchia che comportava la rinuncia di tutti i territori non turchi dell’impero. L’Italia invece si vide confermate le conquiste della Libia e del Dodecaneso, ma soprattutto vide la conquista del Trentino e dell’Istria. Nel 1919 nacque la Società delle Nazioni, un organo formato dalle cinque potenze vincitrici, Stati Unti, Italia, Giappone, gran Bretagna e Francia; questo aveva come compito il mantenimento della pace. Tuttavia, a causa del rifiuto delle trattative di pace da parte degli Sati Uniti, l’organo fu politicamente molto debole.
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