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La prima Guerra Mondiale (1914-1918), Schemi e mappe concettuali di Storia

La prima Guerra Mondiale (1914-1918)

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 27/11/2022

sery04
sery04 🇮🇹

4.2

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Scarica La prima Guerra Mondiale (1914-1918) e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Lo scoppio della prima guerra mondiale All’inizio del XX secolo si parla di belle Epoque in quanto vi era un clima ottimistico. Era nato il movimento operaio socialista con cui si vuole rivendicare più giustizia, uguaglianza e diritti dei lavoratori. Prevalevano le componenti moderate che non volevano ricorrere alla rivoluzione ma bensì a riforme per migliorare la vita dei lavoratori. Uno degli esponenti era il tedesco Bernstein e con lui l’idea di rivoluzione non andrà più ad influire le decisioni politiche, soprattutto nella socialdemocrazia tedesca.però vediamo in tale quadro pacifico vi erano delle contraddizioni che avrebbero turbato l’equilibrio internazionale. Tra il 1906 e il 1908: costruzione della flotta navale tedesca (riarmo anche nella Gran Bretagna); • rivoluzione dei giovani turchi nell’impero ottomano.• La corsa al riarmo tra Germania e Gran Bretagna All’inizio del 900 il primato navale britannico era incontestabile e fu elaborato un criterio per misurare la soglia di sicurezza dell’ordine internazionali dalla Royal Navy: Nel momento in cui la somma delle unità navali britanniche sarebbero state inferiori a quella delle due più grandi flotte militari europei la pace europea e mondiale avrebbe corso seri pericoli.quindi la somma delle unità navali britanniche dovevano essere superiori. Già dal 1600 lo Stato inglese si era impegnato a costruire la propria flotta e difendendo con le armi i loro interessi commerciali. Nel 1906 questo equilibrio si spezzò in quanto Guglielmo II, Con la Germania, avviò la costruzione di una flotta navale che potesse sostenere le ambizioni imperialistiche del suo paese che era giunto tardi all’unificazione nazionali e chi era rimasto estraneo alla spartizione coloniale. Le sue flotte navali non avrebbero avuto nulla da invidiare per dotazione tecnologica a quelle britanniche. Per il riarmo tedesco fu considerato da Londra come non solo una sfida ma anche un attentato alla pace mondiale, che essa considerava come un sinonimo del proprio stesso primato.il governo britannico intensificò gli sforzi economici industriali per rispondere al riarmo tedesco. Gli interessi in gioco La corsa agli armamenti aveva sì ragioni politiche militari ma anche interessi economici in quanto rappresentò un’occasione per incrementare i propri profitti. Lo Stato chiedeva di produrre armi per poter aumentare la potenza della nazione; le industrie grazie alle commesse pubbliche, ovvero la domanda di beni rivolta dallo Stato all’industria privata, si arricchivano e ciò accentuava la competizione fra gli Stati. La corsa al riarmo rappresentò una causa della guerra? Gli studiosi hanno opinioni ben differenti da una parte c’è chi ritiene che questa corsa al riarmo non comportò necessariamente la guerra, assegnando alle scelte politiche dei singoli Stati un ruolo decisivo; invece altri studiosi pensano che tale politica comportasse necessariamente un rischio bellico. Quest’ultima posizione afferma che la politica di riarmo contiene un rischio difficilmente controllabile. Per alimentare il meccanismo economico infatti, gli arsenali, nel momento in cui furono riempiti dovevano essere prima o poi utilizzati. Solo in questo modo la catena produttiva non si sarebbe spezzata e gli interessi dei grandi gruppi industriali, legati alle commesse militari, si sarebbero alimentati di nuovo. Questa seconda tesi quindi connette la guerra all’industrializzazione infatti in molti casi la guerra è servita come acceleratore dell’industrializzazione della modernizzazione, imponendo a strutture socioeconomiche arretrate una rapida evoluzione, E in tempi di pace avrebbe richiesto molto più tempo. La rivoluzione dei giovani turchi Un altro elemento che comportò una crisi nell’ordine internazionale fu la rivoluzione che scoppiò nel 1908 nell’impero ottomano, ovvero la rivoluzione dei giovani turchi. Questa rivoluzione fu promossa da giovani ufficiali dell’esercito che sostenevano un programma di laicizzazione dello Stato, ovvero che la vita pubblica e statale si doveva sganciare dei condizionamenti culturali posti dalla religione. Il sultano per cercare di arginare il moto rivoluzionario concesse una costituzione dei tratti liberaleggianti, che trasformava la Turchia in una monarchia costituzionale. La rivoluzione ebbe però conseguenze inattese: Essa non accelerò solamente il rinnovamento dello Stato ma liberò quelle energie distruttive che erano rimaste comprese dall’autoritarismo ottomano. Questo impero era un grande organismo multietnico in questa vasta aria le aspirazioni nazionalistiche dei popoli erano state domate con la forza. Il nuovo regime turco non riuscì a contenere queste spinte nazionalistiche ma bensì le alimentò. Alcuni paesi europei e le nazionalità balcaniche ritennero finalmente maturi i tempi per infliggere il colpo definitivo la potenza ottomana senza però valutare le conseguenze che il crollo di questo impero avrebbe provocato. L’impero ottomano debole ma strategico La crisi dell’impero ottomano rappresentò un colpo mortale per l’equilibrio europeo infatti tale impero aveva impedito il divampare di conflitti per il controllo della regione. Grazie al presidio ottomani l’aria non era caduta nelle mani dell’impero russo il quale era interessato ad aprirsi uno sbocco verso il Mediterraneo. 1908 Vienna e l’annessione della Bosnia Erzegovina Nel 1908 l’Austria Ungheria forza alla mano annettendo la Bosnia Erzegovina, una regione slava che si trovava il confine meridionale tra l’impero asburgico e quello ottomano. La Bosnia Erzegovina era un avamposto quindi un piccolo riparto di soldati che aveva lo scopo di proteggere la sublime porta nel cuore dei Balcani. La sublime Porta era l’ingresso al palazzo del gran visir a Istanbul, il luogo dove il sultano teneva la cerimonia di benvenuto per gli ambasciatori stranieri. Le ragioni di questa iniziativa furono due da un lato estendere l’egemonia asburgica sfruttando la debolezza turca dall’altro contrastare la Serbia Che cercava di indebolire le posizioni di Vienna. L’iniziativa militare austriaca compromise le relazioni politiche e diplomatiche fra Austria e Serbia con conseguenze incalcolabili. La Serbia considerò l’annessione della Bosnia Erzegovina come un grave freno alle proprie aspirazioni espansionistiche a causa del quale il risentimento contro Vienna crebbero e furono centrali nella propaganda serbia. 1911 1913 dalla guerra di Libia alle guerre balcaniche Nell’area balcanica si concentrarono le mire espansionistiche delle grandi potenze e le aspirazioni nazionalistiche dei popoli oppressi. Tra il 1911 e il 1912 le truppe italiane occuparono la Libia e rivelò al mondo la fragilità ottomana e la possibilità di approfittarne. Nel 1912 gli Stati dei Balcani Serbia Romania Bulgaria Grecia e Montenegro si unirono in una lega balcanica che Avevano lo scopo di impedire l’espansione dell’Austria. Approfittando dell’indebolimento dell’impero ottomano gli Stati della lega balcanica decisero di dichiarare guerra all’impero ottomano per ottenere la regione della macedonia. Scoppiò la prima guerra balcanica che si concluse con la vittoria della lega e la pace di Londra obbligò l’impero turco a ritirarsi dei territori europei e la macedonia fu suddivisa tra Bulgaria Serbia e Grecia. Successivamente però scoppiò la seconda guerra balcanica in cui gli Stati balcanici alleati si dividono da un lato la Bulgaria, sostenuta dall’Austria, dall’altro tutti gli altri Stati. Questa seconda fase della guerra si concluse nell’estate del 1913 con la sconfitta della Bulgaria. Alla fine della seconda guerra balcanica la Serbia emerge come potenza egemone. Non solo si annette una parte della macedonia ma diventò lago della bilancia di un’area particolarmente critica e stabile nella quale si concentravano interessi geopolitici esplosivi che Dalia poco si sarebbero deflagrata dello scoppio della prima guerra mondiale. La guerra di Libia nel 1911 ebbe effetti drammatici sull’intero sistema delle relazioni internazionali. Rivelando la fragilità dell’impero ottomano si alimentò tutti i nazionalisti e si rafforzò le aspirazioni di quegli Stati che consideravano la sublime Porta un ostacolo alle loro ambizioni di potenza. Sarajevo 28 giugno 1914 Le vicende che sarebbero accadute nell’estate del 1914 avrebbero cambiato per sempre gli equilibri mondiali portando ad una crisi che si sarebbe chiusa in una guerra mondiale. Tra la fine di giugno e l’inizio di agosto del 1914 l’equilibrio politico e diplomatico si sgretolò . L’epicentro della crisi finale furono i Balcani e più precisamente Sarajevo, la capitale della Bosnia ed Monica che era stata annessa all’impero asburgico solo sei anni prima. Il 28 giugno Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico e sua moglie durante una visita furono uccisi da Gabrilo Princip , uno studente bosniaco di nazionalità serba. Quindi i due furono vittime di un attentato ordito dall’organizzazione nazionalista bosniaca “Manonera”, la cui aveva il sostegno del regime serbo. Francesco Ferdinando voleva riequilibrare i rapporti politici interni all’impero favorendo il popolo composto dai popoli slavi del sud. Il filo slavismo però anziché avvicinarlo ai nazionalisti slavi gli alienò le simpatie dei nazionalisti più radicali, che volevano abbandonare l’impero e conquistare l’indipendenza. Una volta sceso al vertice della monarchia asburgica Francesco Ferdinando avrebbe potuto favorire un rinnovamento dell’impero su basi federative. Fu la sua disponibilità a renderlo bersaglio in quanto i nazionalisti volevano liberarsi completamente della tutela di Vienna e che quindi temevano la democratizzazione della politica estera nei Balcani. Il 5 luglio una delegazione Austria si recò a Berlino per assicurarsi l’appoggio dell’imperatore tedesco. Quest’ultimo lo concesse inviando un messaggio alla Russia per cercare di frenare i suoi desideri di espansione. L’Austria però non si preoccupò di avvisare l’Italia l’altro membro della triplice alleanza del 1882. L’ultimatum alla Serbia Il 23 luglio il governo austriaco rivolse un ultimatum alla Serbia la quale era ritenuta responsabile dell’attentato. La durezza di tale ultimatum sembrava studiata per giustificare il ricorso alle armi. Alla Serbia fu chiesto di condurre un’inchiesta all’interno del movimento nazionalista e si esigeva che le indagini venissero svolte anche dalle autorità austriache. Quest’ultimo aspetto però violava il rispetto della sovranità nazionale e si chiese solo quarantott’ore per decidere. Il 25 luglio la Serbia accettò quasi interamente l’ultimatum salvo però la richiesta austriaca di partecipare alle indagini sull’attentato, affidando in tal modo all’Austria la responsabilità di un eventuale scoppio della crisi. Dichiarazioni di guerra a catena Il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia nonostante i continui tentativi della diplomazia tedesca di frenare Vienna. Il 30 luglio la Russia decise di difendere la Serbia. Il 1 agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia il 3 agosto alla Francia. La Francia dal 1907 era alleata della Russia e della Gran Bretagna nella triplice intesa. Il 4 agosto la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania l’Austria. In poco più di un mese le maggiori potenze europei si trovarono un conflitto dagli esiti incerti che molti speravano potesse concludersi nel giro di poche settimane con un nuovo accordo internazionale ma purtroppo la speranza si rivelò infondata. Quindi l’effetto domino dovuto al sistema delle alleanze porta le maggiori potenze europee in guerra nel volgere di una sola settimana 28 luglio 4 agosto.Gran Bretagna Francia e Russia da un lato Germania e Austria Ungheria dall’altro l’Italia rimane inizialmente neutrale. All’inizio si pensava che la guerra potesse essere una guerra lampo ma dura molto di più. infatti i tedeschi progettare una guerra lampo che in poco tempo dovrebbe condurli a piegare la Francia ma la resistenza prima belga e poi francese vanifica tali speranze la guerra diventa così una guerra di posizione combattuta lungo trincee lunghe centinaia di chilometri. La guerra diventa lunga e sfaticante, mette in difficoltà soprattutto le potenze arretrate in particolare la Russia. I tedeschi sconfiggono i russi sul fronte orientale sul fronte occidentale invadendo la Francia, passando dal Belgio neutrale vengono bloccati a pochi chilometri da Parigi fallisce così la strategia della guerra lampo e la Turchia si schiera con gli imperi centrali. La situazione della Russia in breve La Russia infatti non era in grado di reggere il peso di una guerra tanto lunga e impegnativa; le industrie non riuscivano a rifornirsi di materie prime a ritmo imposto dalle nuove necessità e si fermarono una dopo l’altra. Le comunicazioni ferroviarie dal momento che carbone scarseggiava finirono nel caos. La produzione agricola infine a causa della forzata assenza di milioni di contadini chiamati sotto le armi fu per alcuni anni disastrosa e provocò un’immediata penuria di viveri. Le perdite del primo anno di guerra avevano inoltre raggiunto la cifra di 3.400.000 uccisi in battaglia 1.500.000 prigionieri feriti o mutilati. Tutto questo generò all’interno del paese una notevole tensione sociale che esplose già nel 1915 con scioperi che furono repressi dall’esercito. L’intervento dell’Italia nel conflitto La scelta neutrale dell’Italia L’Italia nel 1914 era alleata con Germania e Austria Ungheria formando così la triplice alleanza. Nel 1882 il governo Depretis aveva stretto questa alleanza con gli imperi centrali in quanto la politica coloniale francese nord Africa ostacolava gli interessi italiani nel Mediterraneo. Francesco Crispi aveva risaldato l’alleanza attribuendole un significato conservatore e autoritario. Nel luglio 1914 però gli austriaci avevano agito impulsivamente senza consultare l’Italia come era previsto dal trattato della triplice alleanza. Di fronte a un’opinione che addossava a Vienna le responsabilità della crisi e dello scoppio della guerra, divenne sempre più importante la voce di quegli italiani che giudicavano inopportuno e dannosa per gli interessi nazionali l’alleanza con gli imperi centrali. La triplice aveva un carattere difensivo e erano obbligati a intervenire solo in caso di aggressione subita e non provocata. Visto che era stata l’Austria a dichiarare guerra alla Serbia, il debole governo Salandra, che si era formato la caduta del governo di Giolitti, poté così sottrarsi dall’abbraccio mortale conviene Berlino. Di fronte a un’opinione pubblica ostile alla guerra il governo addebito all’Austria la quale aveva violato i fatti la fine della triplice alleanza dichiarando, il 3 agosto 1914 che l’Italia sarebbe rimasta neutrale. Quindi Le popolazioni civili: fame miseria e repressione delle proteste Nel 1916 la flotta inglese cerco di isolare gli imperi centrali bloccando e perquisendo tutte le navi che si dirigevano presso i porti tedeschi per bloccare i rifornimenti delle armi e dei generi di prima necessità.la Germania rispose colpendo le navi inglesi attraverso la guerra sottomarina. Tutto ciò blocco il commercio marittimo Ripercuotendosi sulle popolazioni civili che iniziarono a non trovare più i beni di prima necessità e assistettero a un rialzo dei prezzi provocati dalla guerra commerciale. La guerra non veniva più combattuta solo nelle trincee ma anche sul fronte interno dove il nemico aveva il volto della fame della miseria. Fronte interno: Si definisce così la situazione interna di un paese in guerra. Per vincere in un basto l’esercito ben addestrato ma è necessario l’appoggio dell’opinione pubblica perché sacrifici che la guerra impone siamo accettate e condivise. Nel 1917 questo malessere sociale si tradusse in scioperi e manifestazioni che sfidavano la legge di guerra e subirono una repressione. Di fronte allo sfaldamento del fronte interno in quasi tutti i paesi si formarono governi di coalizione nazionale ai quali parteciparono anche le opposizioni con lo scopo di sostenere lo sforzo bellico contro il pericolo di un generale disfattismo. fu il crollo del fronte interno austriaco e tedesco che accelerarono la sconfitta che comunque, grazie anche all’intervento degli USA, non sarebbe tardata. Ammutinamenti e diserzioni La guerra restava un problema senza soluzione e tutto ciò iniziò a pesare fortemente sullo stato d’animo dei soldati le cui forse erano state messe duramente alla prova dai lunghissimi mesi in trincea. Si andava così a diffondere un malessere, un distacco profondo dalla guerra, un sentimento di protesta che in molti casi portò all’insubordinazione.furono soprattutto i soldati francesi a dar segno di un crescente rifiuto della guerra. Nel momento in cui la nuova offensiva voluta dal generale Nivelle provocò 200.000 vittime i fanti cominciarono ad ammutinarsi. Più di un centinaio di reparti si rifiutavano di obbedire agli ordini ed impegnarsi degli assalti preparati dallo Stato maggiore. Ci furono violenze contro gli ufficiali e il governo francese reagì processando i principali che avevano fomentato le rivolte e sostituendo generale con uno nuovo, Petain che riuscì a riportare ordine nell’armata. La guerra italiana mostra subito enormi difficoltà sia militari, gli errori tattici del generale Cadorna sia politiche la debolezza del governo Salandra. Le perdite umane sono in mensa e il Papa Benedetto XV fa appello ai governanti europei contro l’inutile strage. La svolta del 1917 la rivoluzione russa e l’intervento americano Due eventi decisivi In Russia il malcontento diede vita a una rivoluzione che determinò la definitiva uscita del paese dalla guerra. Il 6 aprile 1917 gli Stati Uniti dichiararono guerra la Germania fornendo l’appoggio decisivo alle forze dell’intesa. Fu la prima volta che andarono contro alla dottrina Monrea, essa fu stabilita nel 1823 e prevedeva che gli Stati Uniti si interessassero solo di ciò che accadeva all’interno del continente e non di ciò che accadeva in Europa. Il presidente Wilson portò a sostegno di questa scelta in contrasto con il tradizionale isolazionismo. L’argomento centrale fu quello che si stava combattendo una guerra fra la democrazia la quale è rappresentata da Francia Inghilterra e gli antichi regimi rappresentati da Germania e Austria. A determinare la scelta di partecipare alla guerra furono anche interessi economici. La guerra fu considerata un affare da cui gli Stati Uniti avrebbero ottenuto dei grandi guadagni e inoltre volevano occupare una posizione di grande potenza mondiale. L’ingresso degli Stati Uniti fu molto importante in quanto l’apparato industriale era molto moderno; aveva disposizione molte risorse umane, non combatteva nel proprio territorio. L’esercito americano però subì delle gravissime perdite e caddero più di 100.000 soldati. L’ultima offensiva austrotedesca Nel momento in cui gli Stati Uniti annunciarono l’entrata in guerra gli imperi centrali si prepararono a un grande sforzo offensivo sperando di riuscire a risolvere il conflitto prima che le truppe americane potessero sbarcare in Europa. Nell’ottobre del 1917 dopo il fronte russo si era chiuso in quanto la Russia era uscita dalla guerra molti soldati tedeschi furono richiamati dal fronte orientale e si unirono all’esercito austriaco per sferrare un attacco massiccio sul fronte italiano considerato l’anello debole dell’intesa. I soldati italiani apparivano sempre più stanchi e demotivati le parole del Papa e la campagna pacifista dei socialisti rendevano sempre più difficile accettare la terribile esperienza della trincea. La crisi morale dei soldati italiani dipendeva anche dal fatto che iniziarono a giungere le prime notizie di quanto era avvenuto nella lontana Russia. In Russia infatti un governo che si riferiva di operai e contadini aveva deciso la fine della guerra. Si trattava della prima volta che le classi subalterni sfruttate prendevano il potere attraverso l’iniziativa rivoluzionaria. I comandi degli eserciti in guerra fecero di tutto per impedire che le notizie si diffondessero e accendessero l’entusiasmo rivoluzionario dei soldati. Per questo motivo fu applicata la censura ma ciò consolidò il mito della Russia bolscevica che resisti per molti anni nell’immaginario delle masse sfruttate. La disfatta di Caporetto Il 24 ottobre del 1917 vi fu la disfatta dell’esercito italiano a Caporetto sotto l’offensiva austriaca. Allora l’esercito italiano di fronte all’avanzata nemica silique fa infatti migliaia di soldati scapparono e lasciarono materiali bellici in mano austriaca.vi furono episodi di diserzione insubordinazione fuga disperata nel vano tentativo di fare ritorno alla propria abitazione. Quindi di fronte all’attacco austriaco l’esercito italiano era impreparato e i soldati decisero di fuggire per tornare a casa. La responsabilità del generale Cadorna Il generale Luigi Cadorna Fu accusato di essere il responsabile di tale misfatto e fu rimosso dal comando delle forze armate. Il generale Cadorna cercò di coprire le sue responsabilità scaricando la colpa sulle truppe accusati di debole spirito combattente. Il governo italiano approfittò della disfatta di Caporetto per rivedere completamente la condotta bellica di Cadorna, incurante dei costi umani necessari al suo compimento. Cadorna riteneva la guerra come una sfida nei confronti dell’Austria in cui si doveva impegnare ogni risorsa umana. In questa visione strategica si dava importanza agli scontri frontali tra enormi masse di soldati. Cadorna fu quindi rimosso dal suo incarico e il generale Armando Diaz prese il suo posto. La sua strategia bellica era improntata sulla difesa del fronte. Questa visione bellica la percezione che avevano gli stessi soldati convinti di offrire loro sacrificio per difendere il proprio paese e non più per soddisfare ambizioni dissennate La vittoria dell’intesa Per tutti i primi mesi del 1918 i tedeschi e gli austriaci cercarono in ogni modo di raggiungere una vittoria rapida sia in Francia che in Italia. Le linee dell’intesa avessero e tra settembre ottobre la controffensiva delle forze dell’intesa sbaragliò completamente nemico.la vittoria fu dovuta da due fattori l’intervento degli Stati Uniti Con truppe fresche bene equipaggiate il cedimento del fronte interno sia in Germania sia in Austria infatti dopo quattro anni di guerra la popolazione era stremata e ridotta la fame. La produzione si era concentrata esclusivamente sulle forniture militari e gli alleati avevano posto un embargo che aveva tagliato quasi tutte le linee di rifornimento. Per embargo si intende il fatto di chiudere le frontiere terrestri e marittime in modo da impedire l’accesso di merci e rifornimenti e costringendo quindi i paesi a contare solamente sulle sue risorse interne. Nei confronti della Germania l’embargo posto dalla Gran Bretagna fu efficiente e venne protratto anche dopo la fine della guerra fino al 1919. Nel novembre 1918 i tedeschi austriaci e gli altri loro alleati chiesero l’armistizio alle potenze dell’intesa Alitalia il 3 novembre 1918. L’inutile strage come aveva definito il Papa era finita sul campo erano rimasti più di 8 milioni di morti. Gli Stati Uniti quindi entrano in guerra al fianco dell’intesa e le sorti del conflitto si spostano a favore di quest’ultimo e la guerra termina nel 1918 con la disfatta degli imperi centrali e la vittoria dei paesi dell’intesa. 23 maggio del 1915 l’Italia dichiara guerra all’Impero austro-ungarico (era rimasta neutrale nei primi mesi della guerra) 26 Aprile 1915 L’Italia firma il “Patto di Londra” Il Regno Unito e la Francia promettono all’Italia la restituzione di Trento e Trieste, che sono ancora in territorio austro-ungarico. l’entrata in guerra dell’ Italia Interventisti: - gruppi e partiti della sinistra democratica (sogno di un’Europa fondata sulla democrazia e sul principio di nazionalità) - gruppi liberal-conservatori (affermazione della potenza italiana, rafforzamento del prestigio della monarchia) - Benito Mussolino, era uno dei leader dei socialisti e per la sua forte determinazione nel voler partecipare alla guerra fu cacciato dal partito che invece era avverso ad essa - Gabriele D’Annunzio, si improvvisò capopopolo e guidò diverse manifestazioni a favore della partecipazione alla guerra Neutralisti: - Antonio Salandra, a capo del governo, aveva inizialmente sostenuto che, essendo la Triplice Alleanza un accordo di carattere difensivo, non era necessario l’intervento dell’Italia nel conflitto - Giovanni Giolitti, sostiene che l’Italia non è pronta ad affrontare una simile guerra, era inoltre convinto che la neutralità avrebbe permesso agli italiani di ottenere dei territori dai vincitori - Papa Benedetto XV - Partito socialista, condanna nettamente la guerra L’Italia si dichiara inizialmente neutrale al conflitto, ma poi si forma una spaccatura interna tra interventisti e neutralisti Di fatto però la scelta sta nelle mani del capo di governo, del ministro degli esteri e del re La scelta viene presa con il solo consenso del Re e all’insaputa del Parlamento e degli altri membri del governo Di fatto poi l’entrata in guerra dell’Italia non porta i risultati sperati Nel corso del 1915 gli italiani attaccano gli austriaci nelle quattro “battaglie dell’Isonzo” senza alcun successo Giugno 1916 Gli Austriaci lanciano un attacco improvviso chiamato poi Strafexpedition (= spedizione punitiva) che viene con grandi difficoltà bloccato Salandra si ritira e sale al governo Boselli Situazione di stallo Radiose giornate di maggio
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