Scarica Origini Prima Guerra Mondiale: Attentato Sarajevo e Crisi Austro-Ungherese e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! LE CAUSE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Il 28 giugno 1914, quando il panslavista (patriota che lottava per l’unificazione e l’indipendenza dei paesi slavi) serbo Gavrilo Princip uccide a Sarajevo l’Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie, sarà l’avvenimento storico che porterà alla guerra. Questo fatto, unito ai moti non ancora assopiti dell’Italia, porta ad una profonda crisi dell’impero Austro-Ungarico, la storia europea arriva ad una svolta cruciale: l’Impero Austro-Ungarico era da tempo in una grande agitazione etico- politica, dovuta alle tensioni sorte in quella che era definita la “polveriera d’Europa”. In più, l’Impero sta conoscendo una fase di lungo e lento declino, iniziato con l’indipendenza di Italia e Germania tra 1860 e 1870 ed inasprito dall’emergere della questione slava (a partire dalle due guerre balcaniche) e dalle spinte rivendicatrici delle diverse popolazioni sottomesse all’interno dei suoi confini; a ciò s’aggiunge la debolezza dell’esercito, la paralisi dell’apparato burocratico e gli squilibri nello sviluppo economico-industriale. L’attentato del giugno 1914 diventa allora il pretesto per scatenare una guerra di portata “mondiale”: la Germania è ormai una grande potenza europea, dall’impetuoso sviluppo tecnologico ed economico. I forti nazionalismi portano le grandi potenze a scontrarsi. Ciò suscita naturalmente la preoccupazione di Francia e Gran Bretagna e dà vita ad una complessa ragnatela di alleanze diplomatiche e trattati segreti (come la Triplice Alleanza o la Triplice Intesa) tra le maggiori forze europee. All’ultimatum austriaco alla Serbia (23 luglio 1914) fa seguito la dichiarazione di guerra (28 luglio), la mobilitazione generale della Russia (30 luglio), l’ingresso in campo di Germania (1 agosto), Francia e Gran Bretagna (4 agosto). La Prima guerra mondiale è ormai scoppiata. Perché i Nazionalismi furono pericolosi? Questa convinzione di superiorità portò a ritenere lecito la sottomissione violenta delle popolazioni autoctone. L’Italia è inizialmente neutrale; nel Paese, la netta maggioranza delle forze sociopolitiche (i liberali giolittiani, i cattolici, i socialisti) è contraria all’intervento per motivi di opportunità strategica o per convincimenti religioso-politici. Tuttavia, la rumorosa minoranza degli interventisti - assai variegata al suo interno e sostenuta da voci di intellettuali ed artisti quali D’Annunzio e i futuristi - si fa presto sentire: i democratici vedono nella guerra all’Impero austroungarico l’occasione per completare il processo storico-politico del Risorgimento, mentre altri vogliono accrescere il peso e il prestigio italiano sullo scacchiere europeo. Se i rivoluzionari (nella cui fila milita anche il direttore dell’«Avanti!» Benito Mussolini) sperano che il conflitto indebolisca finalmente il sistema borghese, i nazionalisti cercano il “riscatto morale” dell’Italia e degli italiani dalla democrazia parlamentare attraverso eroiche gesta al fronte. Mentre il 3 agosto si dichiara ufficialmente la neutralità, il Patto di Londra è il frutto delle trattative segrete del governo con le forze dell’Intesa, ratificate il 26 aprile 1915: all’entrata in guerra dell’Italia contro gli imperi centrali corrisponderanno importanti compensazioni territoriali, così che il 23 maggio la Camera approva definitivamente l’entrata in guerra. L’Italia ritiene di dover combattere contro l’impero Austro-Ungarico anche per poter conquistare le terre irredenti. Il termine irredentismo, nell'ottica geopolitica, si riferisce all'aspirazione di un popolo a completare la propria unità territoriale nazionale, acquisendo terre soggette al dominio straniero (terre irredente) sulla base di un'identità etnica.