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La Prima Guerra Mondiale: cause e contesto storico, Appunti di Storia

Le cause e il contesto storico della Prima Guerra Mondiale, partendo dalla situazione politica nei Balcani e dalle tensioni tra le potenze europee. Si analizzano le alleanze, la corsa agli armamenti e il nazionalismo come fattori scatenanti del conflitto. Viene inoltre descritta l'entrata in guerra dell'Italia e le divisioni tra interventisti e neutralisti. Il testo fornisce un quadro completo della situazione europea dell'epoca e delle dinamiche che portarono allo scoppio della guerra.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 07/05/2023

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Scarica La Prima Guerra Mondiale: cause e contesto storico e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! LA 1° GUERRA MONDIALE (capitolo 4) Agli inizi del 1914 l’Europa aveva il predominio su gran parte del mondo e era diffusa l’idea che il progresso vissuto all’inizio del secolo avrebbe portato un benessere a tutti, inoltre l’integrazione tra le economie e il consolidamento delle istituzioni sembravano del tutto escludere il pericolo di rivoluzioni o guerre. Tuttavia persistevano conflitti sociali all’interno dei singoli paesi e tensioni politiche internazionali, tra le potenze europee erano ancora fortemente vive vecchie rivalità (Austria/Russia per il controllo dei Balcani; Francia/Germania per le regioni Alsazia e Lorena; Gran Bretagna/Germania per gli armamenti navali). CAUSE 1) L’equilibrio europeo si basava sulla contrapposizione di 2 grandi alleanze : la Triplice Alleanza (Germania, Austria, Italia) e la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia); queste alleanze si erano formate in seguito a colonie e possedimenti territoriali, infatti anche se definita “mondiale” è una guerra che riguarda quasi esclusivamente l’Europa. 2) Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si sviluppa il fenomeno della “corsa agli armamenti” intrapresa dalle maggiori potenze europee, iniziano a comprare nuove armi la cui forza distruttiva era nettamente maggiore + la produzione in massa di armi era dovuta anche a causa della crisi europea, che questa produzione bellica avrebbe potuto risolvere MA ciò si traduce in una forte tensione 3) Il nazionalismo era sempre più popolare e diffuso in Europa, ogni nazione vuole dimostrare la sua superiorità, soprattutto i giovani vedevano la guerra come un dovere patriottico e spingevano verso il conflitto soprattutto chi poi ne avrebbe guadagnato economicamente: militari, politici nazionalisti, proprietari di industrie di armi = aumenta la tensione in tutta Europa La guerra era nell’aria, ma per comprendere le origini dello scoppio iniziale bisogna risalire alla situazione politica del tempo nei Balcani. LA POLVERIERA BALCANICA Il territorio dei Balcani, chiamati anche “crocevia politico”, era sempre stata una zona di attenzione per l’Europa, un punto strategico naturale economico e un mezzo tra oriente e occidente, di conseguenza era una zona molto contesa tra le potenze europee. I Balcani erano stati fino a quel momento sotto il controllo dell’Impero Ottomano MA tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 tutti i paesi formante parte cominciano a ribellarsi piano piano e prendono indipendenza dall’Impero. L’Impero Ottomano era molto debole e vulnerabile in quel momento, così la Serbia sviluppa un movimento nazionalista = vuole espandersi MA l’Austria (Impero austro-ungarico) lo impedisce (1° ostacolo) → la zona balcanica è contesa tra Serbia e Austria. Nel 1912 nasce una coalizione antiturca dei paesi sotto l’Impero Ottomano composta da Serbia, Grecia, Montenegro e Bulgaria, i quali si ribellano → 1° guerra Balcanica Vince la coalizione. Nel 1913 tutti questi 4 stati, ormai indipendenti, volevano ognuno il predominio sugli altri, la Bulgaria a maggior ragione voleva più territori per i meriti della guerra precedente ma gli altri stati non erano d’accordo → 2° guerra Balcanica Fondamentalmente era tra Bulgaria e Serbia ma parteciparono anche gli altri stati. Vince la Serbia; dimostra la sua forza e diventa la potenza maggiore nei Balcani. Diventa anche il maggiore ostacolo per l’Austria = le 2 grandi potenze Serbia e Austria si contendono i Balcani. La Russia decide di allearsi con la Serbia per aiutarla e nasce nel paese un movimento irredentista slavo (nazionalista) che voleva la riunificazione dei territori dei Balcani sotto la Serbia: panslavismo L’ATTENTATO DI SARAJEVO Nell’Europa del 1914 quindi esistevano tutte le premesse per una guerra, una catena articolata di cause ed effetti che portò al conflitto con gli anni. Tuttavia la scintilla iniziale fu un avvenimento preciso: il 28/06/1914 un giovane bosniaco Gavrilo Princip, con l’intento di cacciare gli austriaci, assassina l’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando e sua moglie a Sarajevo (capitale Bosnia-Erzegovina). Non era la prima volta che un re o un sovrano in quegli anni fossero vittime di un attentato, ma questa uccisione divenne un caso internazionale su cui si posò tutta l’attenzione. L’INGRESSO DELL’ITALIA IN GUERRA L’entrata in guerra dell’Italia fu una scelta molto contrastata che divise fortemente il paese in schieramenti opposti. Appena scoppiata la guerra il governo Salandra dichiara la neutralità dell’Italia, giustificata dall’alleanza con Germania e Austria che avrebbe obbligato l’Italia a intervenire solo in caso di attacco da uno dei due; scartata quindi l’ipotesi di entrare in guerra con gli imperi centrali, c’era la possibilità di entrare in guerra contro questi ultimi, in particolare contro l’Austria per poi concludere l’ideale risorgimentale e conquistare il Trentino e il Friuli. Il popolo italiano a questo punto si schiera tra interventisti e neutralisti. - interventisti → erano repubblicani, radicali, nazionalisti, i capi del governo Salandra e Sonnino, vogliono che l’Italia entri in guerra a fianco degli imperi centrali perchè erano convinti che l’Italia avrebbe potuto affermarsi e che avrebbe potuto trarre dei vantaggi politici ed economici (sarebbe potuta diventare la potenza egemone del Mediterraneo) + avrebbe potuto espandere i confini + gli industriali volevano l’entrata in guerra perchè avrebbe aumentato la produzione di armi e si sarebbero arricchiti + il re voleva entrare in guerra + alcuni intellettuali, come Gabriele D’Annunzio, che vedevano la guerra come un’opportunità di diventare più moderni, per ripartire (futurismo). Seppur minoritarie nel paese le forze interventiste furono in grado di imporre le loro motivazioni all’opinione pubblica nelle piazze, con manifestazioni, accuse al Parlamento [...]. - neutralisti → erano il partito socialista, di indole pacifica di cui facevano parte molti operai della Seconda Internazionale e voleva creare un’unione europea (ma la guerra non unisce, divide),anche perchè sono i lavoratori, i contadini, gli operai ad andare sul fronte in prima linea, per i lavoratori ci sono solo svantaggi perchè va tutto a costo loro. I liberali, guidati da Giolitti che riteneva l’Italia non fosse preparata a sostenere una guerra del genere, che non sarebbe stata rapida, e avrebbe potuto trarre più vantaggi restando neutrale cercando di stipulare poi trattati con i vincitori, inoltre restando neutrali con una ipotetica sconfitta dell’Austria, le verrebbero tolti i territori. I cattolici sia per motivi etici sia perchè temono che la guerra porti poi alla creazione di repubbliche e temono quindi la laicità dello stato, che adotta ideali in contrapposizione al mondo cattolico. C’è anche un terzo gruppo, gli irredentisti → sono nazionalisti e interventisti MA di nascono vogliono entrare in guerra contro Austria e Germania, cogliendoli di sorpresa. E’ proprio ciò che l’Italia farà di nascosto con il Patto di Londra. Già dal 1914 il governo aveva allacciato rapporti segreti con la Triplice Intesa e il 26/04/1915 il governo Salandra firmò il Patto di Londra, che vedeva l’Italia in guerra alleata con Francia, Inghilterra e Russia. In caso di vittoria l’Italia avrebbe ottenuto il Friuli, Istria, parte della Dalmazia, Trentino, Sudtirolo e le isole adriatiche. L’Italia dichiara guerra all’Austria e il 24/05/1915 l’Italia entra in guerra. I FRONTI DI GUERRA: 1915,1916 L’ingresso in guerra dell’Italia non portò sostanziali mutamenti nel conflitto MA con questa entrata si crearono 3 fronti: il fronte italiano, il fronte francese e il fronte orientale. Fronte italiano 1915 → L’esercito era comandato dal generale Cadorna, estremamente severo, che adottò la politica della coercizione e dell’attacco continuo, di conseguenza quando le truppe austro-ungariche si appostano lungo il fiume Isonzo e sul Carso, Cadorna comanda 4 attacchi da parte degli italiani che fecero 250.000 vittime e non portarono alcun successo. 1916 → le forze austro-ungariche avviano una dura offensiva in Trentino, la strafexpedition, ovvero spedizione punitiva per vendicare il tradimento dell’ex alleato; gli italiani retrocedono e contrattaccano con 5 battaglie MA senza alcun risultato, l’unico è Gorizia (per Italia) + nello stesso anno cade il governo Salandra e nasce il governo Boselli. Fronte francese 1915 → tutti gli schieramenti restano immobili nelle trincee 1916 → i tedeschi attaccano i francesi a Verdun in una battaglia durata 4 mesi che causò 600.000 vittime; a questo attacco seguì la controffensiva dei francesi sul fiume Somme che durò 6 mesi e provocò quasi 1 milione di vittime MA non ci fu nessun vinto né vincitore. Fronte orientale 1915 → inizialmente favorevole agli imperi centrali, i tedeschi costringono i Russi a abbandonare la Polonia e gli austriaci attaccarono la Serbia con successo, l’esercito britannico per aiutare l’alleata prova a mandare una spedizione navale contro i turchi sullo Stretto di Dardanelli ma è un fallimento. 1916 → gli imperi centrali invadono e conquistano con successo la Romania In tutto questo, per 2 anni la situazione rimane identica sui fronti terreni, non c’è nessun vinto né vincitore (=inutile strage) MA la stessa cosa non si poteva dire per i fronti marittimi, in cui si poteva parlare di vincitori → supremazia navale dell’Inghilterra. Fin dai primi mesi di guerra per indebolire le capacità belliche degli imperi centrali la Gran Bretagna aveva imposto un blocco navale sulla Manica che impediva l’accesso alle coste tedesche a qualsiasi nave, bloccando quindi i rifornimenti per gli imperi centrali. Nel 1916 inoltre si ha la più grande battaglia marina della guerra, la battaglia dello Jutland tra gli eserciti tedesco e britannico, ma nemmeno in questo caso si ebbero svolte o effetti risolutivi. La Germania a questo punto decide di intraprendere una guerra totale servendosi dei sottomarini: l’intento era affondare qualsiasi nave nemica, sia militare che mercantile MA colpì anche una nave mercantile statunitense che portava rifornimenti all’Intesa, la Lusitania. Gli Stati Uniti inizialmente non volevano entrare in guerra, avevano appoggiato la triplice intesa ma rimanendo neutrali MA l’affondo di quella nave viene visto come un’attacco diretto agli USA perciò si comincia a considerare l’ipotesi di entrare in guerra a fianco dell’Intesa. Ciò che convinse il presidente Wilson furono principalmente le ragioni economiche, e con il pretesto che la Germania aveva affondato altre 3 navi statunitensi, il 06/04/1917 gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania. IL 1917 L’anno senza dubbio più duro ma anche quello che segna una svolta nella 1° Guerra Mondiale è il 1917. La stanchezza degli eserciti e le difficoltà economiche misero a dura prova i paesi coinvolti nel conflitto, la crisi riguardava soprattutto l’agricoltura perchè la scarsità dei generi alimentari fu particolarmente sentita e si fecero anche sempre più frequenti episodi di scioperi e proteste contro la guerra (anche il Papa Benedetto XV) Gli Stati Uniti entrano in guerra contro gli imperi centrali. La Russia invece esce dalla guerra per affrontare gravi problemi interni: nel marzo 1917 uno sciopero generale degli operai si trasformò in una grande manifestazione contro la guerra e il regime zarista, a cui i soldati dell’esercito si rifiutarono di sparare e si unirono con i manifestanti, quindi lo zar Nicola II fu costretto ad abdicare e questo collasso militare causò l’uscita della Russia dalla Grande Guerra. E’ l’anno più duro anche per i soldati dal punto di vista psicologico: la vita in trincea è insostenibile. Concepita all’inizio come un rifugio, una volta stabilizzate le posizioni diventa la sede permanente degli eserciti, infatti vennero allargate, dotate di ripari e protezioni, diventando sempre più difficili da invadere; la vita all’interno era rischiosa e monotona, logorava i combattenti moralmente e fisicamente che vivevano anche in condizioni igieniche deplorevoli senza potersi cambiare nè lavare, esposti al freddo e alle intemperie. Scomparve così anche l’entusiasmo patriottico iniziale, anche perchè era sempre più difficile cercare di spiegare ai militari le motivazioni del conflitto, i soldati combattevano perchè erano costretti e obbligati dall’apparato militare oppressivo MA con il passare del tempo aumentarono sempre di più i fenomeni di diserzione, renitenza alla leva militare e autolesionismo (per non andare al fronte o essere mandati a casa). LA DISFATTA DI CAPORETTO (1917) Anche per l’Italia il 1917 fu l’anno più difficile. Il fallimento di una serie di attacchi italiani sull’Isonzo spinse le truppe austriache all’offensiva → la notte tra il 23-24 ottobre 1917 gli austriaci mettono in atto la tattica dell'infiltrazione: gli austro-tedeschi durante la notte scendono dalle montagne, camminano lungo la valle e risalgono poi alle spalle degli italiani, accerchiandoli e cogliendoli alle spalle (= infiltrazione). Per l’Italia è una disfatta totale, una catastrofe, perchè interi battaglioni si sfaldano, vengono fatti oltre 300.000 prigionieri, l’esercito è drasticamente dimezzato ed è costretto a ritirarsi sul Piave dopo aver perso i territori del Friuli e parte del Veneto. Sul Piave resistono e fanno retrocedere infine gli austriaci. I 14 punti di Wilson Il nuovo assetto europeo avrebbe dovuto tenere conto dei principi di giustizia e democrazia stilati nei 14 punti che il presidente americano aveva scritto nel 1918 prima che la guerra finisse e che riguardavano l’organizzazione geopolitica europea a fine guerra: 1) Diplomazia aperta 2) libertà di navigazione per tutti i mari 3) rimozione delle barriere doganali 4) armamenti ridotti al minimo 5) principio di autodeterminazione dei popoli e riconoscimento dei loro diritti inviolabili → da questo articolo si mettono le basi per la decolonizzazione dei territori come l’Asia, l’Africa etc e le nazioni sottoposte alle grandi potenze capiscono di ribellarsi per autogovernarsi. 6) evacuazione dei territori russi 7) reintegrazione del Belgio 8) restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia 9) riorganizzazione dei confini italiani 10) autonomia al popolo austriaco 11) evacuazione dei tedeschi dai Balcani 12) garantire la sicurezza al popolo turco (anche armeni) 13) indipendenza della Polonia 14) istituzione della Società delle Nazioni, un nuovo organismo internazionale che avrebbe dovuto assicurare la pace e il rispetto dei trattati e prevedeva la rinuncia alla guerra. Nonostante ciò gli USA si scontrarono spesso contro Francia e Inghilterra riguardo le decisioni da prendere perchè Wilson aveva come obiettivo principale instaurare la pace MA Francia e Inghilterra, avendo subito più danni economici e territoriali, volevano guadagnarci. Si vedevano in disaccordo principalmente riguardo 3 punti: 1) Gli USA vogliono la pace, Francia e UK volevano vantaggi economici e potenza 2) Riguardo al 5° punto dei 14 punti di Wilson, Francia e UK non sono d’accordo perchè l’autogoverno delle colonie appariva loro come una perdita di territori, quindi si arriva a un compromesso e nasce il concetto di “mandato” (= tutela temporanea affidata alle potenze in modo da avviare l’indipendenza dei territori ex-ottomani), anche se alla fine i mandati si rivelano essere veri e propri controlli politici, vere colonizzazioni. 3) La Germania era ritenuta l’unica responsabile della guerra e bisognava accordarsi su come punirla; gli Stati Uniti volevano una pace democratica MA Francia e Inghilterra si unirono per punirla in maniera estremamente severa. Su tutti i punti ebbero la meglio Francia e Inghilterra, essendo 2 e avendo subito maggiormente il trauma della guerra, e viene quindi firmato il Trattato di Versailles ( o “Diktat”) in cui si impongono le aspre imposizioni per la Germania. IL “DIKTAT” Conteneva clausole territoriali, militari ed economiche per punire la Germania a titolo di riparazioni di guerra per i danni subiti nel corso del conflitto Clausole territoriali - viene tolta Danzica - vengono tolte l’Alsazia e la Lorena + alcune regioni orientali - la Germania perde tutte le colonie che vengono divise tra Francia, Inghilterra e Giappone Clausole militari - viene abolito il servizio di leva militare - rinuncia alla marina di guerra - rinuncia agli armamenti pesanti Clausole economiche - viene smilitarizzata la Renania, ricca di giacimenti minerari e industrializzata, e presidiata da truppe inglesi, francesi e belghe - obbligo di pagare un’indennità di guerra pari a 132 miliardi di marchi. LE CONSEGUENZE GEOPOLITICHE DELLA GRANDE GUERRA Con il Trattato di Versailles vengono stabilite le clausole solo per la Germania, dal giugno all’agosto 1920 vengono sanciti tutti gli altri trattati con le condizioni per gli altri paesi: - Trattato di Neuilly: riguarda la Bulgaria, c’è un ridimensionamento del paese che diventa indipendente e perde vari territori, l’esercito è diminuito e deve pagare una pesante indennità di guerra - Trattato di Saint-Germain: decadenza dell’Impero austro-ungarico e formazione della nuova Repubblica di Austria, ⅛ di quello che era prima; tra i territori persi alcuni vanno all’Italia - Trattato di Trianon: riguarda l’Ungheria, che perde le regioni slave e diventa indipendente - Trattato di Sèvres: decadenza dell’Impero Ottomano e formazione dello stato nazionale turco, perse molti territori dati agli stati vincitori + si formarono nuovi territori: la Polonia torna ad essere indipendente, nasce la Repubblica di Cecoslovacchia, il Regno di Jugoslavia, l’ Irlanda diventa indipendente, nascono 4 nuovi “stati cuscinetto” (cordone sanitario) al confine tra l’Europa e la Russia ovvero Estonia, Lettonia, Lituania e Finlandia L’Italia ammette il Sud Tirolo, il Trentino, il Friuli, l’Istria e parte della Dalmazia. Gli imperi non esistono più e nascono 13 Repubbliche. Inoltre, con il crollo degli imperi, viene sempre più il principio di nazionalità MA ciò era difficile da applicare nei territori in cui convivevano gruppi etnici diversi nello stesso paese; la presenza delle minoranze comincia ad essere percepita come una minaccia all’unità e omogeneità delle nazioni e furono applicati trasferimenti forzati di milioni di persone in base alla loro provenienza.
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