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La Prima Guerra Mondiale: cause, svolgimento e contesto storico, Appunti di Storia

Le cause della Prima Guerra Mondiale, tra cui quelle politiche, economiche, militari e culturali, e il suo svolgimento, con particolare attenzione alla situazione italiana e al dibattito sull'entrata in guerra. Vengono inoltre descritte le principali battaglie e il passaggio dalla guerra di movimento a quella di posizione. Il testo fornisce un quadro completo del contesto storico in cui si è sviluppato il conflitto mondiale.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 03/06/2022

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carlo-755 🇮🇹

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Scarica La Prima Guerra Mondiale: cause, svolgimento e contesto storico e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Prima guerra mondiale La Prima guerra mondiale che va dal 1914 al 1918 ebbe cause di varia natura. Ritroviamo cause politiche di cui fanno parte: - il desiderio di rivincita dei Francesi rispetto alla sconfitta subita dai Tedeschi nella guerra del 1870 con la rivendicazione dei territori della Lorena e dell'Alsazia; - la rivalità fra l'Austria e la Russia per il dominio dei Balcani; - il malcontento presente all'interno dell'impero austro-ungarico in particolar modo degli Slavi e degli italiani del Trentino e della Venezia Giulia; - la crisi dell'impero ottomano e la presenza di due schieramenti di Stati contrapposti quali la Triplice Alleanza (Germania, Austria e Italia) e la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia). Le cause economiche: - La rivalità economica tra la Gran Bretagna e la Germania provocata dopo la crescita industriale di quest'ultima. Inoltre, la presenza economica della Germania nell’area balcanica e nel Medio Oriente preoccupava non solo gli Inglesi, ma anche i Russi; - La necessità di tutte le potenze industriali di espandere il proprio mercato e di garantirsi il rifornimento delle materie prime. Le cause militari: - in questi anni ci fu la corsa agli armamenti dei paesi europei industrializzati. Le cause culturali: dai primi anni del 900 si diffusero atteggiamenti favorevoli alla guerra. La scelta di entrare nel conflitto fu facilitata: - dal diffondersi del nazionalismo che, alimentato dagli intellettuali e dalla stampa, esaltava la potenza militare e la necessità di affermare la propria superiorità sulle altre nazioni; - dalle tesi razziste con lo scopo di salvaguardare l'identità nazionale da ogni contaminazione con razze e culture ritenute inferiori; - dall'applicazione del darwinismo cioè la convinzione che la guerra tra gli Stati fosse l'equivalente della lotta per la sopravvivenza nella natura; - dal fatto che molti giovani vedevano nella guerra l'unica possibilità di cambiamento della situazione sociale e politica; - dall'esaltazione della guerra e della violenza ad opera dei movimenti culturali come il futurismo, secondo cui la guerra avrebbe ripulito il mondo da una grande massa di uomini mediocri. La causa occasionale: il 28 giugno 1914 un nazionalista serbo Gavrilo Princip uccise a Sarajevo l'erede al trono d'Austria, l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie. L'attentato era stato preparato a Belgrado e il governo serbo non aveva fatto nulla per impedirlo. L'Austria approfittò dell'accaduto per motivare un attacco militare alla Serbia e risolvere la questione balcanica. Il 23 luglio l'Austria inviò alla Serbia un ultimatum che richiedeva entro 48 ore: la soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave, il divieto di ogni forma di propaganda anti-austriaca e l'apertura di un'inchiesta sull'attentato condotta da una commissione mista serbo-austriaca. Il governo serbo respinse tali richieste in quanto accettandole avrebbe rinunciato alla piena sovranità sul proprio territorio. Il 28 luglio l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. All’esercito dello zar di Russia il 29 luglio rispose la Germania, appartenente alla Triplice Alleanza che dichiarò guerra alla Russia e alla Francia. Le truppe tedesche attuarono il piano Schilieffen che prevedeva un attacco alla Francia aggirandone le difese militari mediante l'attraversamento di Belgio e Lussemburgo. A questa occupazione successe l'immediato intervento della Gran Bretagna a fianco della Francia e della Russia contro l'Austria e la Germania. Tra i due schieramenti solo l'Italia dichiarò la propria neutralità. I Francesi dopo un'avanzata dell'esercito tedesco riuscirono a bloccare i nemici sul fiume Marna dal 6 al 12 settembre. Dall'autunno del 1914 i due eserciti furono costretti a fronteggiarsi su una linea lunga circa 800 km dal Mare del Nord alla Svizzera. Questi scontri richiedevano efficaci sistemi di difesa ed a questo scopo furono predisposte le trincee, cioè dei fossati scavati nel terreno dotati di ripari e di reticolati di filo spinato. Svanito il tentativo di sconfiggere gli avversari con una guerra di movimento si era passati a una guerra di posizione. Sul fronte orientale i Tedeschi sconfissero i Russi nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri. Il 31 ottobre entrò in guerra anche la Turchia e si ebbe quindi l'apertura dei fronti di combattimento russo- turco in Armenia e anglo-turco in Mesopotamia ed Egitto. Lo storico tedesco Fritz Fischer attribuisce alla Germania una parte decisiva nello scoppio del conflitto in quanto nella società tedesca erano presenti aspirazioni come la costituzione di una Europa federata sotto la guida del Reich e la creazione di un impero coloniale in Africa. Nel 1914 in Germania si era creata una vera e propria psicosi dell'accerchiamento originata dalla formazione delle due opposte alleanze presenti in Europa. Dal punto di vista strettamente militare era la Russia l'oggetto di maggior preoccupazione per il Reich. Secondo il capo di Stato maggiore dell'esercito tedesco soltanto una guerra preventiva destinata distruggere l'armata russa avrebbe potuto impedire il peggioramento della situazione. Nell'agosto del 1914 il governo presieduto da Antonio Salandra proclamò la neutralità dell'Italia appellandosi alle clausole della triplice alleanza che prevedevano solo guerre difensive. In questo caso l'Austria e la Germania erano gli aggressori e non gli aggrediti. Si aprì un dibattito sulla possibilità di un intervento contro l'Austria che avrebbe consentito di riunire all’Italia Trento e Trieste. Si formarono quindi due schieramenti: i neutralisti che non volevano entrare in guerra e gli interventisti che volevano combattere. Gran parte della popolazione e la maggioranza dei parlamentari non voleva che l’Italia entrasse in guerra, tra questi vi fu Giovanni Giolitti che voleva ottenere Trento e Trieste dall’Austria in cambio della neutralità dell’Italia (i liberali non volevano la guerra). Anche i socialisti ritenevano la guerra uno scontro tra di interessi capitalistici da cui i proprietari avrebbero avuto solo danni. Gran parte dei cattolici rifiutava la guerra e Benedetto XV aveva condannato ogni tipo di conflitto. La scelta di entrare in guerra era sostenuta soprattutto dai nazionalisti e dagli irrendentisti, cioè gli interventisti di destra convinti che la guerra fosse un segno di vitalità della nazione. Fra gli intellettuali interventisti si distinsero Gabriele D’Annunzio e Giovanni Papini che affermò “La guerra fa il vuoto perché si respiri meglio”. Gli interventisti di destra avevano come obiettivo la liberazione di Trento e Trieste dal dominio austriaco in quanto con l'acquisto di queste terre si sarebbe accresciuto il prestigio internazionale dell'Italia. Anche gli alti ufficiali dell'esercito e l'ambiente della corte di Vittorio Emanuele III vedevano la guerra come un'occasione per conseguire maggiore prestigio. A questi si affiancarono la piccola borghesia e i grandi industriali per cui la guerra rappresentava un'occasione di guadagno. L'interventismo di sinistra era invece rappresentato da alcuni esponenti democratici come Salvemini e Chiesa, da alcuni repubblicani e socialisti come Bissolati e Labriola. Per questi l'Italia doveva schierarsi a fianco dei paesi democratici dell’Intesa contro i regimi dell'Austria e della Germania. Il mezzo che permise la diffusione dell'interventismo di sinistra fu il quotidiano “Il Popolo d'Italia” diretto da Benito Mussolini. Mussolini era stato un importante dirigente del partito socialista con l’Avanti, ma passò a favore dell'interventismo e per questo venne espulso dal partito. Per prendere una decisione definitiva il governo italiano agiva per vie diplomatiche. Il 26 aprile 1915 il ministro degli Esteri Sonnino a nome del governo sottoscrisse il patto di Londra, un trattato segreto in cui si affermava l’entrata in guerra dell’Italia nel giro di un mese e garantiva in caso di vittoria dell'Intesa Trento e Trieste insieme ad altri territori. Il 3 maggio l'Italia uscì dalla Triplice Alleanza e il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria. L'esercito italiano non era ancora pronto a sostenere il conflitto, con una scarsa preparazione tecnica e delle carenze nell’armamento. Inoltre, la linea del fronte Italo austriaco, dal passo dello Stelvio alle foci del fiume Isonzo con una forma simile a una S coricata, rendeva difficile la tenuta delle posizioni delle truppe italiane. Lo schieramento presentava un punto debole in direzione dell’altopiano di Asiago dove i nemici aprendo un piccolo varco avrebbero potuto cogliere alle spalle gran parte dell'esercito italiano. Comandante supremo dell'esercito italiano fu il generale Luigi Cadorna che si distinse per la durissima disciplina imposta i soldati, infatti, i tentativi di diserzione erano puniti con la fucilazione e in caso di reati collettivi agli ufficiali era permesso di estrarre a sorte alcuni militari e punirli con la pena di morte. Il generale Cadorna decise di portare un attacco frontale alle posizioni degli austriaci lungo l'Isonzo e sul Carso e tra giugno e dicembre 1915 si svolsero le prime “quattro battaglie dell'Isonzo” che non conseguirono alcun successo. Per tutto il 1915 gli schieramenti rimasero immobili. Nel giugno del 1916 gli austriaci scatenarono la Strafexpedition ossia la spedizione punitiva contro l'ex alleato Italia ritenuto colpevole di tradimento. le truppe austriache attaccarono nel punto debole del fronte italiano e riuscirono ad occupare Asiago. L'offensiva si arrestò in quanto l'esercito austriaco dovette affrontare l'attacco dei Russi sull’altro fronte. Il generale Cadorna decise di attuare una controffensiva sull'Isonzo che portò alla conquista dei Monti San Michele e Sabotino e alla liberazione di Gorizia. I tedeschi riuscirono occupare delle zone industriali della Francia e a controllare le attività produttive ed estrattiva del Belgio. La Russia sul fronte orientale subì una sconfitta nella seconda battaglia dei Laghi Masuri e l’entrata in guerra della Bulgaria favorì il crollo della Serbia. All’inizio del 1916 i Tedeschi prepararono contro i Francesi un’offensiva dando luogo alla battaglia di Verdun. Gli alleati anglo-francesi risposero con la battaglia della Somme che consentì la tenuta del fronte francese. Inoltre, sin dall’inizio del conflitto la Gran Bretagna aveva attuato un blocco navale per non permettere ai porti tedeschi di ricevere materie prime. Il blocco iniziò ad avere delle conseguenze sull’economia degli imperi centrali per cui la flotta della Germania affrontò la Marina inglese nel Mar del nord dove si svolse la battaglia navale dello Jutland. I tedeschi non riuscirono a sottrarre agli inglesi il dominio dei mari.
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