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La Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, Sintesi del corso di Storia

Tutti gli avvenimenti importanti e fondamentali della Grande Guerra (Un colore per ogni Stato/potenza)

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica La Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! La Prima Guerra Mondiale 1914-18 La Prima Guerra Mondiale è definita anche come La Grande Guerra per antonomasia (=indica una persona o una cosa, anziché col suo proprio nome, con uno più generico e comune, con una locuzione che ne indichi una qualità caratteristica): è una guerra che ha sconvolto l’Europa e il mondo per il numero di morti, per le dimensioni del conflitto, per la disumanità a cui nessuno era preparato e perché era inaspettata. Dopo il conflitto franco-prussiano, l’Europa aveva passato un periodo senza conflitti tra gli Stati europei sul territorio europeo (i vari conflitti si erano svolti al di fuori del territorio europeo). Quindi, sembrava quasi che le coscienze civili dell’epoca che la guerra fosse un ricordo del passato, fosse ormai accantonata come metodo di difesa, sembrava che il mondo si fosse ormai avviato verso una forma di civiltà per cui i grandi signori delle grandi potenze potevano risolvere a tavolino i loro conflitti. Eppure, dietro questa apparente pacificazione c’erano ancora dei fermenti, delle tensioni sia nel campo economico che politico che militare. Causa Remote: *Nel 1808 Vienna cerca, e riesce, di annettere la Bosnia-Erzegovina, violando così il Trattato di Berlino. Questa iniziativa irritò notevolmente la Serbia, appoggiata dalla Russia (che mirava ad uno sbocco sul Mediterraneo). La Serbia mirava ad unire in un unico stato gli Stati Slavi del sud (quelli che sarebbero poi chiamati Iugoslavia: serbi+bosniaci+sloveni+croati). La Serbia era dominante tra questi Stati. Nel 1912 la situazione precipita: gli Stati del sud, approfittando del fatto che la Turchia fosse impegnata a combattere con l’Italia (che aveva sferrato un attacco in Libia e poi aveva pensato di attaccare direttamente la Turchia), pensano di coalizzarsi per sottrarre all’Impero Ottomano la Macedonia (ricca regione sotto la sovranità turca) e unirla agli Stati Slavi. Questa, sostanzialmente, viene definita Prima Guerra Balcanica, che finirà nel 1913: durerà pochissimi mesi e terminerà con il successo di questa coalizione di Stati e con il favore della Russia, arrivando ad un trattato. Non erano però finite le tensioni tra questi stati: scoppiò una Seconda Guerra Balcanica. Siamo nell’estate del 1913 (appena prima dello scoppio della Grande Guerra) e in queste tensioni si inseriscono nuovi Stati, come la Romania. L’Impero Ottomano cerca di riprendersi le sue terre, però gli altri Stati coalizzati oppongono resistenza. In questa occasione si giunge a una nuova pace, la Pace di Bucarest, che è importante perché nasce un nuovo stato: l’Albania. Quest’ultimo era uno stato molto importante, verso cui anche l’Italia pone l’attenzione per interessi commerciali, in quanto è uno Stato che si affaccia sull’Adriatico. L’Albania diventa così uno stato indipendente, l’Impero Ottomano recupera alcuni territori, ma ne perde altri, dimostrando ancora una volta la sua debolezza. L’attenzione per l’Albania viene posta anche da altri Stati, come la Serbia, ma per il momento si cerca di risolvere in modo diplomatico lasciando questo nuovo stato indipendente. Il bilancio complessivo di queste due guerre risulta molto negativo, non solo per l’Impero austriaco che aveva davanti una Serbia molto forte e rinforzata, ma anche perché la Russia aveva mostrato Politiche - Sentimento di revanscismo della Francia nei confronti della Germania; - Rivalità tra Austria e Russia per lo sbocco sul mare e il predominio sull’area dei Balcani; - Malcontento delle varie nazionalità che volevano l’autonomia presente all’interno dell’Impero austroungarico (degli Slavi del sud e degli Italiani per le terre irredenti); - Crisi dell’Impero ottomano che dà vita alle guerre balcaniche (vedi pag 73) e a legami sempre più stretti tra la Serbia e la Russia e tra la Turchia e l’Austria*; - Sistema delle alleanze: Triplice Alleanza (Germania+Austria+Italia (che, durante l’età Giolittiana, si avvicina alla Fr e all’In e considera l’alleanza solo di tipo difensivo)) e Triplice Intesa (Gran Bretagna+Francia+Russia) Economiche - Rivalità economica fra la Gran Bretagna e la Germania provocata dalla crescita industriale della Germania; - La necessità per tutte le potenze industriali di espandere il proprio mercato e di garantirsi il rifornimento delle materie prime: vengono infatti creati grandi imperi coloniali che occorreva difendere e espandere Militari - Corsa agli armamenti dei paesi europei più industrializzati (per esempio la Germania); - Politica militarista delle grandi potenze Culturali - Diffondersi dell’ideologia nazionalistica; - Tesi razziste sulla necessità di salvaguardare l’identità nazionale; - Applicazione del darwinismo alle relazioni internazionali; - Atteggiamenti favorevoli alla guerra diffusi tra i giovani, che vedevano nella guerra l’unica possibilità di cambiamento; - Esaltazione della guerra e della violenza ad opera di movimenti culturali, come il futurismo ancora una volta il suo interesse sullo sbocco sul Mediterraneo. Rimanevano delusi anche i nuovi Stati balcanici perché tra di loro non si era riusciti a trovare unità, infatti c’erano molte divergenze tra questi nuovi piccoli Stati: tutti mirano alla costituzione di uno Stato nazionalistico, forte e indipendente. Perfino l’Italia non uscì avvantaggiata perché queste guerre non portarono alla soluzione per le terre irredenti, ma anzi, con la nascita dell’Albania, si trovò ad affrontare un nuovo stato. Alla fine, quindi, queste guerre non risolsero niente, anzi lasciarono gravi tensioni all’interno dei Balcani, che complessivamente vengono definite come la Polveriera Balcanica: i Balcani rappresentavano una regione in cui c’erano continui contrasti, spinte indipendentistiche, spinte egemoniche, tentativi di controllo da parte dell’Austria, dell’Impero Ottomano, della Russia, dell’Italia. Bastava poco perché scoppiasse un nuovo conflitto (vedi pag. 73-74). Causa Occasionale/Scatenante/Casus Belli: Questi contrasti sembrava che riguardassero solo una regione, nella quale era coinvolto anche l’interesse di altre nazioni, infatti nessuno si sarebbe aspettato che questi contrasti avrebbero potuto scatenare una guerra che sarebbe diventata ben presto mondiale. La guerra fu innescata da un evento abbastanza modesto: l’assassinio da parte di un nazionalista serbo a Sarajevo dell’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando, e di sua moglie il 28 giugno 1914. Questo attentato poteva sembrare come uno dei tanti attentati, come per esempio l’attentato in Italia di Umberto I, ma in realtà questo attentato venne preparato già da tempo in Serbia e secondo l’opinione degli austriaci il governo serbo non aveva fatto niente per evitarlo. Quindi l’Austria propose un ultimatum alla Serbia chiedendo di poter intervenire nel giudizio e nella condanna dell’assassino, ingerendo negli affari interni della Serbia: di fatto l’Austria voleva sostituirsi alla Serbia nel giudizio del tentatore. L’ultimatum richiedeva che in 48h venissero soppresse tutte le associazioni che miravano alla liberazione degli slavi (le organizzazioni irredentistiche slave), che l’Austria potesse procedere ad un’inchiesta utilizzando i propri i tribunali e che la Serbia provvedesse a spegnere ogni propaganda antiaustriaca. Inviato l’ultimatum, la Serbia non lo accettò, soprattutto perché era esagerata l’ingerenza nella giustizia interna, inaccettabile per uno Stato perché significava accettare una riduzione della propria sovranità. La Serbia non poteva permettere che la propria sovranità venisse messa in discussione dall’Austria. Scattò così immediatamente il sistema delle alleanze: una volta che l’Austria ricevette il rifiuto dichiarò guerra alla Serbia, facendo intervenire al suo fianco la Germania. La Serbia invece era appoggiata dalla Russia e, di conseguenza da Inghilterra e Francia. All’inizio in realtà questa guerra sembrava una delle tante guerre e che potesse risolta in pochissimo tempo. In Germania tra l’altro era stato attuato il cosiddetto Piano Schlieffen che prevedeva di risolvere in pochi giorni la guerra con un attacco massiccio alla Francia, attraverso il confini del Belgio e del Lussemburgo. Così con un attacco fulmineo la guerra sarebbe dovuta durare pochissimi giorni e conclusa a favore dell’Austria e della Germania. In realtà il Belgio e il Lussemburgo erano neutrali, non facevano parte di nessuna alleanza, non avevano infatti dichiarato guerra a nessuno. Il passaggio delle truppe tedesche sui loro territori determinò l’immediato intervento della Gran Bretagna. A questo punto, ad inizio agosto del 1914, si trovano coinvolti in questo conflitto quasi tutti i paesi europei più importanti. L’Italia inizialmente si dichiarò neutrale perché considerava la Triplice Alleanza un’alleanza solo di tipo difensivo (non essendo state attaccate, anzi, decide di non affiancarle perché non aveva alcun vincolo da rispettare) e, inoltre, aveva dimostrato precedentemente un avvicinamento alla Francia. In Italia si apre così un dibattito molto accesso sulla necessità di entrare in guerra (vedi pag. 126-28). Mentre nel paese il dibattito pro o contro l’intervento assumeva toni sempre più accesi, il governo italiano agiva per vie diplomatiche. Il tentativo di ottenere dall’Austria il riscatto dei territori italiani ancora sotto la sua sovranità fu inutile perché il governo austriaco intendeva attendere la fine del conflitto prima di dare attuazione a qualsiasi patto. Al contrario fu raggiunto con le potenze della Triplice Intesa un accordo basato sulla richiesta di sottrarre territori ai paesi nemici. A questo punto, il 26 aprile del 1915, con il Patto di Londra, un trattato segreto stipulato ignorando completamente la volontà neutralista della maggioranza del parlamento e a insaputa del popolo, sottoscritto dal Ministro degli Esteri, l’Italia entra ufficialmente in guerra. Il Patto di Londra garantiva all’Italia, in caso di vittoria dell’Intesa, Trento e Trieste, il Sud Tirolo (l’Alto Adige), l’Istria e la Dalmazia, la base di Valona in Albania, la completa sovranità sulle isole del Dodecaneso e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia. Inoltre fu concordata la possibilità di partecipare all’eventuale spartizione delle colonie tedesche. È evidente che i compensi territori reali richieste andavano ben oltre il semplice recupero delle terre irredenti. Sul fronte italiano (1915-16): Quando l’esercito italiano entra in guerra non era assolutamente pronto: l’esercito era in mano allo Stato, mal equipaggiato ed era guidato dal generale L. Cadorna. Cadorna era un generale molto severo, particolarmente duro e legato alla concezione della guerra antica, nella quale l’eroismo si mostra grazie agli attacchi. Nella guerra di trincea però non vince chi attacca ma chi sta in difesa, chi fa sopravvivere più uomini (chi nn attacca non fa vittime nell’esercito avversario, ma chi attacca muore). Inoltre, egli non si fidava dell’esercito di massa, formato da militari di leva, e ricorse a gravi punizioni per ogni mancanza: i soldati, che si rendevano conto del rischio a cui andavano incontro durante questi attacchi e si ribellavano, venivano puniti con la fucilazione. Addirittura quando un intro gruppo di soldati si dimostrava titubante faceva sorteggiare chi sarebbe, tra loro, stato condannato a morte. Inoltre, chi non avesse il coraggio di uscire dalla trincea veniva obbligato con le armi dai compagni. Questi attacchi frontali si rilevarono la scelta sbagliata anche perché l’Italia aveva schierato il suo esercito sul fronte austriaco: l’esercito era disposto come una specie di “S” coricata che andava dal passo dello Stelvio alle foci del fiume Isonzo, per cui c’era un punto nel quale le difese italiane erano particolarmente deboli e se gli Austriaci fosse riusciti a penetrare la barriera italiana avrebbero potuto aggirare le altre trincee e cogliere gli italiani alle spalle. Nel giugno 1916 l’Austria decise di sferrare un attacco punitivo nei confronti dell’Italia perché la considerava una traditrice: l’Italia aveva tradito la Triplice Alleanza e meritava di essere colpita direttamente. Gli austriaci scatenarono la Strafexpedition, la spedizione punitiva, e attaccarono nel punto debole dell’esercito, riuscendo a penetrare all’interno del Veneto. Ben presto l’offensiva si arrestò perché l’esercito austriaco dovette affrontare l’attacco dei russi sull’altro fronte. Il generale Cadorna decise allora di sferrare una controffensiva, ancora sull’Isonzo, che portò alla conquista dei monti San Michele e Sabotino e alla liberazione di Gorizia. Sugli altri fronti (1915-16): All’inizio del 1916 i tedeschi prepararono un’offensiva contro l’esercito francese che sfociò nella battaglia di Verdun, che si trova vicino a Parigi, e provocò più di 500.000 vittime. Gli alleati anglo francesi risposero con una battaglia delle Somme, dove, per la prima volta furono usati i carri armati. La Gran Bretagna non aveva ancora visto nessun intervento sul suo territorio, quindi è abbastanza libera di muoversi e cerca di partecipare con un blocco navale per impedire ai tedeschi di arrivare alle materie prime e danneggiare l’economia tedesca. Questo blocco ebbe come conseguenza una reazione da parte della flotta tedesca che, addirittura, affondò il Transatlantico, che portava civili, anche americani, vicino alla costa irlandese, e sarà uno dei motivi dell’entrata in guerra dell’Inghilterra. (vedi pag. 807-16) Il genocidio degli Armeni: Ad alzare il numero delle vittime, oltre a quelle dei civili e dei soldati coinvolti nella Grande Guerra, ci fu quello che viene considerato il primo genocidio della storia: il genocidio degli Armeni. Questo genocidio è uno degli esempi più chiari riguardo al coinvolgimento dei civili in un conflitto militare. All’interno dell’Impero Ottomano, così come all’interno di alcuni Stati slavi, abbiamo visto l’emergere di tendenze sempre più nazionalistiche e intolleranti nell’ambito religioso, soprattutto nei confronti delle minoranze cristiane, che venivano prese di mira già negli anni precedenti. Inoltre, l’Impero turco aveva dovuto concedere a certe minoranze l’indipendenza. Gli Armeni erano una popolazione cristiana, con il territorio disperso su vari regioni verso il confine con la Russia. Gli armeni cercarono di rivendicare la loro autonomia, ma, a causa delle pressanti richieste dei nazionalisti, questa autonomia non fu loro riconosciuta, proprio perché erano dispersi su più regioni: se l’Impero avesse dato l’autonomia agli Armeni avrebbe perso delle regioni indebolendosi. Quindi, gli Armeni già prima della guerra furono oggetto di attacchi, sommosse popolari e persecuzioni da parte dei nazionalisti. In particolare, quando, nell’Impero Ottomano, il movimento dei Giovani Turchi, che era fortemente nazionalista, riuscì a diffondere il proprio governo, prese di mira proprio la popolazione armena. Allo scoppio della guerra nel 1914 agli Armeni fu imposto di entrare nell’esercito e di combattere a fianco dei turchi. Gli Armeni all’inizio chiedessero di esercitare un’obiezione di coscienza, ma gli fu negata e vennero costretti ad entrare nelle file dell’esercito turco per combattere contro la Russia. Questa adesione nell’esercito fu accettata dalla popolazione armena. Ci furono però delle sconfitte molto gravi con perdite molto ingenti e furono accusati di queste sconfitte proprio gli Armeni, accusati di diserzione e di aver tradito l’esercito turco. Per questo motivo ci fu una mobilitazione ancora più massiccia nei confronti degli Armeni, che vennero perseguiti in modo ufficiale. Gli Armeni ricordano questa loro persecuzione, che portò a una sistematica eliminazione della popolazione a partire dal 1915, come il Grande Male: il 24 aprile viene ancora ricordato il giorno della memoria e del ricordo di questo sterminio. Gli uomini furono il gran parte catturati e uccisi sul posto nelle città in cui si trovarono. Furono organizzate delle carovane di donne, vecchi e bambini che furono fatti uscire con la forza dalle città in cui abitavano e portati verso la città di Aleppo. Durante il tragitto molte donne furono violentate e/ o uccise, a molti furono amputate le mani (pare che fosse un’abitudine dei turchi amputare gli arti per evitare sommosse) a moltissimi prigionieri, che venivano lasciati senza viveri, possibilità di scaldarsi. I Turchi non riconoscono ancora oggi né il genocidio degli Armeni né l’eccidio: non solo pensano di non essere colpevoli dello sterminio della razza (genocidio), ma non pensano neanche di aver commesso una strage (eccidio). Adesso si stima la perdita all’interno del popolo di almeno un milione di morti. I Turchi ne riconoscono non più di 300 mila, che considerano accettabili e inevitabili per la situazione dovuta dal conflitto mondiale. Pochissimi Armeni si salvarono: molti trovarono scampo all’estero e salvati da navi inglesi, francesi che gli accolsero in Europa. Altri riuscirono ad approdare a Venezia. Qualcuno emigrò negli Stati Uniti. Al momento sono pochissimi quelli sopravvissuti e le loro testimonianze. Risultano preziosissime le testimonianze dei tedeschi perché questi, alleati con la Turchia, in alcuni casi riuscirono a denunciare la situazione, aiutando alcune comunità. Dalla svolta del 1917 alla conclusione del conflitto: Nel 1917 ci fu una svolta importante all’interno della guerra: sin da febbraio 1917 i tedeschi decisero di intensificare la guerra sottomarina, molto vantaggiosa per loro, impedendo i rifornimenti ai paesi nemici, con lo scopo di isolare economicamente l’Inghilterra. Proprio la guerra sottomarina e il bombardamento alla Lusitania (nave civile) aveva fatto nascere un forte dibattito interno degli Stati Uniti sulla possibilità o meno di intervenire in guerra a fianco dell’Intesa, perché venivano minacciati interessi commerciali americani. L’America, con il blocco navale e con la presenza della guerra sottomarina, si trova costretta ad entrare nel conflitto a fianco dell’Intesa il 6 aprile del 1917. Inoltre, nel febbraio dello stesso anno ci fu all’interno della Russia una rivoluzione (vedi pag 169): il regime degli zar venne sostituito da una repubblica. Il nuovo governo provvisorio decise di proseguire la guerra, però questa aveva costi enormi. I consigli operai si mostrarono però contrari a queste spese ingenti che portarono la popolazione sul lastrico: i soldati furono costretti a ritirarsi permettendo ai tedeschi di sfondare il confine. In seguito alla rivoluzione d’ottobre del 1917 (vedi pag 171) durante la quale il partito comunista guidato da Lenin assume il controllo del governo, viene chiamata una pace in fretta e furia, la pace di Brest-Litovsk, in cui la Russia va incontro a numerose perdite, infatti è una pace molto penalizzante perché la Russia viene costretta a molte concessioni: - cessione alla Germania delle regioni comprese tra la Bielorussia e il Caucaso; - riconoscimento dell’indipendenza della Finlandia e dell’Ucraina; - rinuncia alle pretese territoriali sui paesi baltici e sulla Polonia. In Italia la situazione cambia proprio quando la Germania e l’Austria non devono più combattere sul fronte orientale: essendosi ormai sistemata la situazione, le due potenze possono concentrarsi sul fronte occidentale, in particolare sul confine che separa l’Austria dall’Italia. In Italia, la situazione in cui erano collocate le trincee sul lato austriaco, era molto difficile per via di questa s rovesciata, infatti una volta sfondata la prima trincea era facile accerchiare l’esercito italiano. In Italia oltretutto la situazione era molto difficile e penosa dato che le azioni militari erano presiedute dal generale Cadorna, che era abituato ad un modello di guerra che ormai non era più possibile, dato che le guerre di trincea le vince chi sta più in difesa, quest’ultimo invece costringeva i suoi soldati a numerosi attacchi, obbligandoli ad uscire allo scoperto ed esporsi, ordinando anche ai soldati di sparare ai propri compagni in caso si fossero sottratti all’ordine di attaccare, tutto ciò porto alla paralisi dell’esercito (paura, feriti, prigionieri, automutilazioni per non dover più continuare). Nell’ottobre del 1917 l’esercito italiano subì la più grande sconfitta a Caporetto (tant’è che oggi si usa dire è stata una Caporetto per intendere una disfatta totale) subendo gravissime perdite e soprattutto lo sfondamento del fronte, in seguito a questa sconfitta clamorosa ci furono immediate ripercussioni politiche: - fu formato un nuovo governo (Vittorio Emanuele Orlando) - Cadorna viene sostituito dal generale Armando Diaz Armando Diaz aveva un atteggiamento molto più comprensivo nei confronti delle truppe e sapeva incoraggiare i suoi soldati al contrario di Cadorna, infatti la situazione migliorò notevolmente, inoltre vengono arruolati i ragazzi del 99’ (i boccia del 99’), furono, in misura massiccia, impiegati a difendere il fronte occidentale al confine con l’Austria. L’arrivo di nuove forze, lo studio di controffensive migliori e il ritiro di alcuni stati dalla guerra, portò alla vittoria di una battaglia molto importante nel 1918 a Vittorio Veneto e alla firma dell’armistizio a villa giusti nei pressi di Padova, che celebrava la vittoria dell’Italia sull’Austria. Sia l’imperatore austriaco (Carlo I) che l’imperatore tedesco (Guglielmo II) abdicarono e proclamarono in entrambi gli Stati la repubblica. I trattati di pace Nel momento in cui furono stipulati i trattati di pace si tennero presenti i Quattordici punti di Wilson, presidente degli Stati Uniti, con cui W. aveva elaborato una sua idea che avrebbe dovuto rappresentare la base per una convivenza pacifica del futuro. In realtà questi punti lasciarono aperti molti nodi e problemi, da cui deriveranno alcuni problemi che rappresenteranno una delle cause remote della Seconda Guerra Mondiale. Nell’ottobre del 1918 il consiglio nazionale della città di Fiume, in Dalmazia, nella quale erano confluiti molti alleati/eserciti, chiese di annette la città all’Italia in base al principio di nazionalità, in quanto la maggioranza della popolazione di Fiume era italiana. Questa richiesta però entrava in conflitto con altre richieste avanzate da altri Stati, in particolare con le stesse indicazioni accettate nel Patto di Londra (24/06/15) dove non si faceva cenno della città di Fiume. L’Italia si vide così Anno Avvenimento 28/06/1914 Attentato a Sarajevo 28/07/1914 L’Austria dichiara guerra alla Serbia 30/07/1914 La Russia dà l’ordine di mobilitazione generale 01/08/1914 La Germania dichiara guerra alla Russia 03/08/1914 La Germania dichiara guerra alla Francia 04/08/1914 La Gran Bretagna interviene in guerra a fianco della Francia 10/08/1914 Il governo Salandra proclama la neutralità dell’Italia 06-12/09/1914 Battaglia della Marna: i Francesi bloccano i nemici sul fiume Marna 26/04/1915 Patto di Londra (Italia+Triplice Intesa) 24/05/1915 L’Italia dichiara guerra all’Austria giugno-dicembre 1915 Prime 4 battaglie dell’Isonzo 05/10/1915 La Bulgaria entra in guerra contro la Triplice Intesa ottobre 1915 Sconfitta definitiva della Serbia febbraio-luglio 1916 Battaglia di Verdun 31/05/1916 Battaglia navale dello Jutland fra la flotta tedesca e inglese giugno-luglio 1916 Spedizione punitiva austriaca contro l’Italia marzo 1917 Crollo del regime zarista e crisi militare russa 06/04/1917 In coincidenza con l’intensificarsi dell’attività bellica dei sottomarini tedeschi, gli USA decidono di partecipare alla guerra 27/06/1917 La Grecia entra in guerra a fianco dell’Intesa ottobre 1917 In Russia si forma il governo dei soviet guidati da Lenin 24/10/1917 Offensiva austrotedesca in Italia; Disfatta di Caporetto e arretramento del fronte a Piave; Il generale Diaz sostituisce Cadorna 08/01/1918 Wilson propone i Quattordici punti per la pace marzo 1918 Ultima offensiva tedesca in Francia, che viene respinta 03/03/1918 Pace di Brest-Litovsk fra Russia e Germania agosto 1918 I tedeschi si ritirano dal territorio francese 24/10/1918 Battaglia di Vittorio Veneto; Vittoria dell’Italia e liberazione di Trento e Trieste novembre 1918 Capitolazione degli Imperi centrali e dei loro alleati 18/01/1918 Inizia a Parigi la Conferenza per la pace
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