Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La radio del papa. Propaganda e diplomazia nella seconda guerra mondiale, Sintesi del corso di Storia della Chiesa

La radio del papa. Propaganda e diplomazia nella seconda guerra mondiale. Riassunto del Capitolo 4.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 30/08/2020

giubo
giubo 🇮🇹

4.3

(28)

35 documenti

1 / 10

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La radio del papa. Propaganda e diplomazia nella seconda guerra mondiale e più Sintesi del corso in PDF di Storia della Chiesa solo su Docsity! LA RADIO DEL PAPA PROPAGANDA E DIPLOMAZIA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE Capitolo 4 RADIO VATICANA E LA SHOAH 1. Si studia la stampa cattolica e l’antisemitismo nella prima metà del 1900 per capire le reazioni che il mondo cattolico aveva avuto di fronte alla diffusione delle leggi razziali. Il dominatore comune che ha caratterizzato gli articoli delle testate cattoliche era la persistenza dell’antigiudaismo teologico che, quando non contribuiva ad alimentare il moderno antisemitismo, impediva una sua totale condanna. Anche RV per cerci aspetti aveva l’attitudine verso l’antisemitismo dei fogli cattolici, ma non sempre. Una prima cosa è che negli autori delle trasmissioni mancava l’odio antisemita che caratterizzava i padri della CC. Anche se talvolta venivano riproposti i tradizionali stereotipi antisemiti, nelle trasmissioni di RV c’era spazio per la condanna al neopaganesimo razzista, proclami di benevolenza e senso di protezione della chiesa verso gli ebrei. Emerge che RV non si fosse occupata della questione negli anni 30 ma è possibile che noi non abbiamo traccia. Un articolo di Susan Zuccotti ha messo in luce i limiti della denuncia del quotidiano l’OR sulla situazione degli ebrei nei territori controllati dai tedeschi. Negli articoli che comparvero dopo l’invasione tedesca della Polonia il 1° settembre 1939 fino ai primi mesi del 1940 l’OR forniva informazioni sulla deportazione senza usare questo termine e le notizie non erano accompagnate da commenti. A gennaio 1940 RV trasmette la notizia che in Polonia nei territori occupati dai tedeschi, gli ebrei erano deportati e rinchiusi nei ghetti. Usava termini come “deportazioni inumane”, termine non usato da l’OR. Informazioni di questo tipo venivano date frequentemente e l’antisemitismo era un argomento frequente ma le trasmissioni avevano spesso commenti e notizie contraddittorie. Gli interventi ecclesiastici sull’antisemitismo avevano come scopo di attenuare gli effetti delle legislazioni razziali sugli ebrei convertiti al cattolicesimo: - L’arcivescovo di Kalocsa nel giorno di Natale 1939 aveva invitato la diocesi a non abbandonare i fratelli cattolici colpiti dalla seconda legge sugli ebrei. L’episcopato ungherese aveva creato un comitato di assistenza, la Holy Cross Society per prestare soccorso morale e materiale a coloro che erano stati colpiti dalla legislazione antiebraica. - La seconda legge sugli ebrei promulgata dal parlamento ungherese il 5 maggio 1939 restringeva al 5% la percentuale di ebrei che poteva ricoprire cariche di governo, esercitare determinate professioni e attività commerciali. Si lamentava il fatto che venivano definiti ebrei anche coloro che erano stati battezzati dopo il 1 agosto 1919 e dunque di fatto cattolici. La chiesa era quindi impegnata a difendere solo i cristiani toccati dalle leggi. - Il problema della relazione tra ebrei e cattolici fu affrontato in altre trasmissioni, soprattutto per i disagi che l’arrivo dei rifugiati ebrei in un paese avrebbe creato alla popolazione cattolica. 1) Il gesuita italiano padre Pellegrino cita l’esempio di Leopoli occupata dai sovietici, dove alle persecuzioni dei bolscevichi verso i cattolici si aggiungevano le rappresaglie dei giudei. 2) Il gesuita Padre Joy descrive la situazione dei cattolici ucraini e l’aggravarsi della loro sofferenza con l’arrivo di ebrei dalla Polonia, fortemente ostili ai cattolici. Lo ribadiva anche qualche mese dopo invitando ebrei e cattolici alla convivenza pacifica, e l’unico modo per realizzarla era che gli uni rinunciassero all’antisemitismo e gli altri all’anticattolicesimo. Però non rinuncia anche ad alcuni stereotipi alla base delle leggi razziali ossia che gli ebrei controllavano l’economia/erano un pericolo sociale. Una trasmissione in spagnolo commentava l’influenza degli ebrei rifugiati prendendo ad esempio l’Irlanda: gli irlandesi non erano antisemiti e gli ebrei erano considerati una risorsa però era loro il predominio di industria e commercio. Erano le stesse riserve che aveva il gesuita inglese: lo stereotipo antisemita veicolato da RV non era legato a forme di antigiudaismo religioso ma riguardava la pericolosità sociale degli ebrei. Padre Joy e padre Pellegrino analizzano anche la possibile immigrazione ebraica in Palestina e trovano più rilevante la convergenza di interessi geopolitici tra cristiani e musulmani che portano alla seppur precaria alleanza antiebraica. Padre Mistiaen, locutore francofono:  Istituzione del numero chiuso nelle scuole e nelle professioni liberali Dalla zona occupata, dal campo di concentramento di Drancy il 27 marzo 1942 partì il primo convoglio per Auschwitz, che trasportava ebrei arrestati a Parigi tra agosto e dicembre 1941. Il 16 e 17 luglio ebbe luogo la “grande retata del Velodromo d’Inverno” con l’arresto e la concentrazione nel velodromo di 28'000 ebrei. Ad aprile Laval era tornato al potere come capo del governo di Vichy e aveva rafforzato la sua alleanza con la Germania. Ai primi di luglio, insieme a Petain, diede l’assenso per la deportazione degli ebrei stranieri dalla Francia di Vichy  quest’opera di rastrellamento e deportazione verso Dracy e da lì verso est, ebbe luogo tra 26 e 28 agosto 1942. Il tono di rabbia e di indignazione di Mistiaen nel leggere il testo alla radio riflette lo stato d’animo di un religioso che, consapevole di cosa stava avvenendo in Francia e non solo, tentava di far capire agli ascoltatori la tragicità degli avvenimenti. Le parole di Mistiaen stridono con la linea di prudenza adottata dalla santa sede e dalle gerarchie cattoliche francesi. Ai primi di agosto Valeri dovette informare Roma che le deportazioni erano cominciate anche nella zona libera. Alcuni vescovi francesi come monsignor Saliege e monsignor Theas condannarono dai pulpiti quanto accaduto. La trasmissione di RV non fece alcun riferimento preciso alle deportazioni che avevano avuto luogo. La decisione, presa evidentemente a livelli più alti, aveva anche a che fare con i rapporti della santa sede con Vichy: infatti non era in discussione il lealismo nei confronti di Petain. 2. Se le limitazioni del rapporto ebrei-cristiani esercitavano ancora un peso sulla valutazione dell’antisemitismo, più netta sembra essere la presa di posizione di RV contro il razzismo. La risposta dottrinale, alle scienze naturali che indagavano la corrispondenza tra tratti somatici dei gruppi umani e tratti spirituali, poi l’eugenetica (l’insieme delle teorie e pratiche che mirano a migliorare la qualità generica di una certa popolazione) e infine alle teorie razziste del nazionalsocialismo, fu la rivendicazione del “monogenismo”, ossia l’unità originaria del genere umano in quanto discendente da un unico primo uomo, Adamo, secondo la teoria sostenuta dalla teologia cattolica. Pio XI condannando la limitazione volontaria delle nascite e la sterilizzazione nell’enciclica Casti connubii del 1930, l’eugenetica con il decreto del Sant’uffizio del 21 marzo del 21 marzo 1931 e infine l’esaltazione della razza e la sua divinizzazione come un culto idolatrico nella Mit Brennender Sorge del 1937. Nel corso del 1938 aveva chiarito l’inconciliabilità tra idea di fratellanza universale della dottrina cristiana, il razzismo e il nazionalismo. La Humani generis unitas non fu edita dal suo successore, ma alcune cose furono riprese nell’enciclica programmatica Summi pontificatus, anche se non ci fu nessun accesso esplicito al razzismo. RV dedicò al razzismo molte trasmissioni in diverse lingue: - In spagnolo si condanna il razzismo insieme ad altre ideologie perché frutto della modernità anticristiana. - In francese diretta alla Francia prima del’invasione tedesca si voleva sottolineare l’universalità della chiesa contro l’ineguaglianza delle razze. - In tedesco: una serie Chiesa e società che dichiarava che in una società che negava l’uguaglianza del genere umano non poteva esserci il diritto e nel febbraio 1941 spiega che tutti gli uomini erano figli della Chiesa. - Il locutore tedesco padre Ambord dopo aver diffuso il decreto del Sant’Uffizio contro la sterilizzazione lesse la traduzione dell’articolo di Cordovani che commentava la condanna dell’opera di Stroothencke che giustificava la prassi della sterilizzazione per salvaguardare i caratteri razziali dal punto di vista cristiano. Queste affermazioni erano in contrasto con la dottrina antieugenetica di Pio XI nella Casti connubi. Nonostante le trasmissioni francesi fossero disturbate, l’articolo fu letto anche da Mistiaen. - Un’altra trasmissione di padre Ambord dichiarava non esistente il legame razza-religione sostenuto dagli uffici razza di Berlino e Roma. - 20 novembre 1941 il monitor della BBC annotava che il locutore tedesco citava discorsi di Pio XI che lodava la chiesa cattolica perché univa tutte le nazioni e tutte le razze. - Qualche giorno dopo sintesi del discorso di Pio XI del 28 luglio 1938, censurato dal regime fascista, che stabiliva l’incompatibilità tra cristianesimo e razzismo. - Una posizione meno negativa sull’esistenza della razza e sull’impiego del concetto di razza fu di padre Pellegrino che affermava che non esistono razze che non si possono evolvere ma il mescolarsi delle razze conduce al miglioramento. Mistiaen era preoccupato per le divisioni tra razze di elite e razze inferiori che dominavano la società. Bisognava tornare al principio dell’uguaglianza di tutti gli uomini. Il 16 aprile 1942 lesse un discorso del cardinale arcivescovo di Malines alle donne di Azione Cattolica riunite a Bruxelles il 4 marzo “la persona umana non può essere subordinata alla razza. Il sangue come elemento materiale non è fonte di intelligenza ma l’anima e il corpo costituiscono la persona umana. Tutte le razze sono perfettibili e per questo sono uguali, perché hanno la stessa origine, lo stesso fine e sono riscattate da Cristo redentore”. L’opposizione al razzismo dei locutori di RV si fonda essenzialmente sulla difesa dei diritti della persona in quanto creatura di Dio. L’uguaglianza era fondata sull’essere tutti figli di Dio e della Chiesa. In tutte le condanne al razzismo manca il nome delle vittime. Le generali asserzioni servivano a estendere la condanna il più possibile o a non prendere le parti dei perseguitati? L’ordine di rimanere generici era l’attitudine generale della gerarchia ecclesiastica anche negli anni precedenti. Gli ebrei erano un affare della chiesa perché popolo depositario delle rivelazioni veterotestamentarie, in seno alle quali nacque Cristo, e in quanto parte del piano di salvezza cristiana. Alla protezione che la chiesa aveva promesso agli ebrei si contrapponeva il riconoscimento della colpa di aver ucciso il Messia. La connotazione razziale conferita loro dai regimi nazionalsocialista e fascista collideva con i principi cristiani. Ecco che sulla base del ruolo affidato al popolo ebraico nell’economia di salvezza la Chiesa aveva ragioni teologiche per contrapporsi alla discriminazione e alla persecuzione degli ebrei, ma non lo fece perché quelle stesse ragioni suggerivano da secoli la colpa originaria di deicidio, che col tempo non era più solo in campo teologico ma anche morale, sociale, economico e politico. La sorte degli ebrei non fu negli anni 30 e durante la guerra un problema prioritario per la chiesa: se dal punto di vista morale ci si aspettava una condanna esplicita e definitiva dell’antisemitismo e del razzismo, per la chiesa dell’epoca diversa era la scala delle proprie priorità e la salvaguardia dei suoi diritti e di quelli dei suoi membri erano al vertice. 3. 10 aprile 1941 proclamato stato indipendente di Croazia guidato da Pavelic. 20 giorni dopo furono promulgati due decreti razzisti: - Sull’appartenenza razziale: prevedeva che un individuo fosse considerato ariano se poteva avere un discendente ariano mediante certificato di nascita, matrimonio o battesimo dei suoi
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved